La grande assente delle elezioni europee è l’Europa stessa ed è un vero peccato. Si trascurano i problemi politici, istituzionali e sociali del continente che rappresenta la più grande economia del mondo occidentale. E poi si riducono queste elezioni a un semplice test politico nazionale. Si tratta di un vizio italiano questa volta ingigantito.
Per anni abbiamo assistito ad una sfida fra il modello superliberista americano e l’economia sociale di mercato europea. Dove il termine “sociale” non indicava più una inclinazione statalista, definitivamente abbandonata dopo molte liberalizzazioni, ma la necessità di regole e di norme di comportamento che le istituzioni pubbliche dovevano dettare agli attori dell’economia. Fino a non molto tempo fa il modello americano sembrava sul punto di prevalere nettamente. Nell’ultimo anno lo scenario è cambiato, l’economia “sregolata” degli USA ha prodotto il collasso finanziario e la recessione economica. Barak Obama ha sterzato profondamente e l’Europa ha riguadagnato prestigio nel mondo.
Dal punto di vista politico, malgrado il ripensamento e la propaganda di Tremonti, è il centrosinistra che ha le carte più in regola da giocare in questa competizione elettorale. Lo dimostrano anche i tardivi riconoscimenti di alcuni ministri, tra cui Scaiola, sulla funzione fondamentale giocata dall’euro per contenere in Italia gli effetti devastanti della crisi. Tutti ci ricordiamo però gli insulti sanguinosi ricevuti da Ciampi e Prodi colpevoli di aver portato l’Italia nell’euro. Molte dunque  sono le frecce al nostro arco. Un altro esempio: Obama  parla di green economy, ma chi in Italia, meglio del centrosinistra, può impugnare la bandiera della trasformazione dei processi produttivi nel rispetto dell’ambiente e delle logiche di uno sviluppo sostenibile?
L’oscuramento di queste problematiche è una penalizzazione per tutto il centrosinistra. Bisogna evitare che questo accada anche nell’ultima settimana di campagna elettorale.