Una grande soddisfazione fra molte amarezze. Ieri il Consiglio regionale, dopo una maratona durata complessivamente quattro giorni e un anno di intensissimo lavoro della Commissione che presiedo, ha approvato con un solo voto di astensione il nuovo Regolamento del Consiglio regionale. Chi ha idea della complessità dei regolamenti parlamentari, ne comprende l’importanza. Non per nulla a Roma si parla da anni di una loro riforma che non si fa mai.
Il Regolamento regionale non è soltanto uno strumento per attuare lo Statuto di autonomia entrato in vigore l’1 settembre; oppure per migliorare l’efficienza e la produttività della macchina regionale; oppure per riequilibrare il rapporto fra Consiglio regionale, sede della rappresentanza popolare, ed Esecutivo. Non è soltanto questo. È il mezzo per aumentare la trasparenza della politica, per rendere possibile la maggior partecipazione delle organizzazioni sociali, economiche e culturali all’elaborazione delle leggi e degli atti amministrativi, per immettere più donne negli organismi e nelle nomine regionali, per incrementare la vigilanza e il controllo del Consiglio (e in particolare delle opposizioni) sull’attuazione delle leggi e sugli effetti delle politiche regionali.
Sono argomenti ostici, me ne rendo perfettamente conto, ma sono scelte decisive per la funzionalità democratica della Regione.