Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 3/12/2009 alle 10:30

Che cosa pensi di Gianfranco Fini” mi ha chiesto un lettore? È certamente un ottimo presidente della Camera dei Deputati. Difende la centralità del parlamento, cerca di ridurre le decretazioni di urgenza, assolve ai compiti della terza carica dello Stato in armonia esplicita, dichiarata, naturale con il Presidente della Repubblica. La “grazia della carica” ha fatto breccia in lui con sorprendente facilità.
Come politico Fini è invece ancora un enigma, la sua evoluzione è stata rapida, profonda, ha riguardato non tanto i “modi” della leadership, quanto i capisaldi della sua cultura costituzionale e politica. Direi l’ispirazione ideale. Non c’è più quasi niente in lui delle “idealità” che avevano spinto Giorgio Almirante a sceglierlo, giovanissimo, come suo erede nella guida post fascista. La stessa considerazione vale se guardiamo il più recente periodo berlusconiano. Che cosa ha in comune il Fini di oggi che propugna una nuova concezione di cittadinanza con quello della legge Bossi-Fini sugli immigrati? Qualche anno fa sembrava un “doroteo”, da quei leader democristiani che sapevano governare evitando i marosi, gli scogli, le scelte troppo nette e rischiose. Oggi la sua specialità è andare in controtendenza. Oggi non accetterebbe più senza fiatare il partito berlusconiano del predellino ed è passato così poco tempo da lasciare tutti esterrefatti, soprattutto i seguaci di una volta. Le dietrologie, ovviamente, si sprecano. Vuole succedere a Berlusconi, punta ad un accordo con il Pd per la presidenza della Repubblica. Il campionario delle congetture è infinito.
Io, che non da oggi lo rispetto, spero che stia semplicemente elaborando i presupposti culturali di una destra europea moderna, liberale e di governo. Di questo ci sarebbe in Italia un gran bisogno.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 10 commenti -
E' un ex. Vale ciò che si è stati o vale ciò che ora si è? Un discorso che vale per chiunque. Ma chi è, ora, qui, per davvero, la persona? Dentro, realmente, è rimasto il passato o c'è il presente? Quanti interrogativi che si sentono in giro: opportunismo, carrierismo, progetti ambiziosi...? Adamoli, in altro post ti dicevamo: si comincia a frequentarsi e a camminare insieme, e trovarsi poi a correre insieme... Memento...
Scritto da Robecco sul Naviglio il 3/12/2009 alle 10:55
L'evoluzione di Fini ha radici profonde. Almirante, "padre putativo" dell'attuale presidente della camera, già nel 1972 indicò la via al suo delfino esaltando i valori della resistenza in quanto "valori di libertà". Ancora prima, negli anni cinquanta, l'appoggio di Almirante all'entità sionista fu incondizionato e il suo americanismo, rivoltante per chi aveva creduto in lui, si fece sempre più convinto. Il tradimento è una malattia di "famiglia".
Scritto da Filippo Valmaggia il 3/12/2009 alle 12:08
Hai scritto un post sereno ed equilibrato, lontano dal dramma del PDL. Tu pensi che Fini stria costrunedo una destra moderna ed europea. Vorrei sperarlo anch'io.
Scritto da Vanzulli Remo il 3/12/2009 alle 13:13
La "grazia della carica" o la voglia di far fuori il premier eletto dal popolo e sostituirlo? La mia risposta è la seconda. Lo chiamo traditore e basta. Caro Adamoli, ti conosco personalmente da molto tempo. Tu avresti potuto mandare al diavolo il centrosinistra e accomodarti da noi con tutti gli onori e le cariche, ma non l'hai fatto anche se avresti dovuto. In nome di questa coerenza dovresti condannare Fini.
Scritto da Taborelli il 3/12/2009 alle 13:34
Mi viene da dire: se son rose fioriranno. Certo, di fronte allo sprezzo delle regole dello Stato di Diritto manifestato da mister B, la figura di Fini giganteggia. Mi va di credere che questa catarsi sia sincera. Rappresenta comunque una boccata d’ ossigeno per chi spera che questa terribile “nuttata” debba passare. G.B.Vico teorizzava i corsi e ricorsi storici; speriamo che dopo questi anni bui, il ricorso sia dietro l’angolo.
Scritto da Angelo Eberli il 3/12/2009 alle 14:08
A Gianfranco venne imposto tale nome in ricordo di un cugino assassinato a 20 anni dai partigiani; il nonno paterno di Gianfranco era un militante comunista. E' fondatore e presidente di una fondazione che propone valori democratici... Su Internet si trova tutto. Chissà se la metamorfosi di Fini è sinceramente democratica. Chi può dire o giudicare? Probabilmente, dentro, vive contrasti e convinzioni...
Scritto da Rosella il 3/12/2009 alle 16:08
Fini ha compiuto è sta compiendo un percorso di legittimazione repubblicana incredibile, forse sta effettivemente creando i presupposti per il Quirinale... Non altrettanto i suoi "gerarchi" di un tempo appiattiti ottusamente sul berlusconismo, da Gasparri a La Russa. Se Fini rompesse con B. non lo seguirebbero, AN si è liquefatta nel PDL. Giusto quindi che faccia con scrupolo il custode delle regole, il gendarme del premier. Alla fine i nodi verranno al pettine per Berlusconi e per la destra.
Scritto da cesare chiericati il 3/12/2009 alle 16:28
Taborelli confonde la critica profonda e aspra con il tradimento ma sono due atteggiamenti diversi. E' come un innamorato non corrisposto ma la poltica è anche razionalità.
Scritto da Ex A.N. il 3/12/2009 alle 19:57
Che cosa voglia Fini è difficilissimo dlrlo. Condivido la prudenza di Adamoli. Spero solo che sia un atteggiamento sincero e leale e non tattico.
Scritto da Tettamanti M. il 4/12/2009 alle 09:14
Sono convinto che sia metamorfosi vera. Dove possa portare nessuno può dirlo, però per fortuna qualcosa si muove nella politica italiana.
Scritto da Luigi Fiore il 4/12/2009 alle 10:13
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