Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 22/2/2010 alle 09:10

Le case popolari sono sempre nell’occhio del ciclone. Costano troppo, i tempi per costruirle sono lunghissimi, c’è una permanente polemica sulla formazione delle graduatorie. Non sempre i comuni le gradiscono per paura di tirarsi in casa famiglie povere che pesano sul bilancio dell’assistenza. Era un poco così anche a cavallo fra gli anni ottanta e novanta quando ero l’assessore regionale competente. Oggi la situazione si è fatta più grave per effetto dell’immigrazione e dell’impoverimento delle classi medio basse.
Un’idea innovativa e suggestiva è venuta ad alcuni imprenditori e all’architetto Stefano Boeri che conosco e stimo (non solo e non tanto perché è un “progressista"). Costruiamo case in legno, con costi bassi e tempi realizzativi ristretti. Il target è vasto, composto da studenti, single di ogni tipo, famiglie economicamente deboli, anche rom che accettino di abbandonare i “campi”. Boeri è fiducioso: “Basta un’area, magari lasciata finora al degrado, e una piattaforma di cemento. La struttura si assembla sul posto”.
Il costo potrebbe essere duemila euro al metro quadrato, tutto compreso, a Milano dove i prezzi sono proibitivi. Altrove possono essere sensibilmente inferiori. Sono favorevole alla sperimentazione che deve essere fatta propria dai comuni. Star fermi non si può.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 18 commenti -
Mi piace la tua proposta, si scontra però con i desideri di una pletora di amministratori che aspettano solo un cenno per alienare il patrimonio immobiliare dei Comuni, per le ragioni che ben illustri nelle premesse del tuo post. Nel mio Comune se parli di edilizia pubblica, ti guardano come un extraterrestre e ti additano al pubblico ludibrio, solo ciucca e baracca, no case popolari!
Scritto da Lele il 22/2/2010 alle 11:44
Ok, va bene, facciamo qualsiasi cosa pur di dare una risposta che ad esempio per i giovani e le giovani coppie è DIVENTATO ORMAI IMPOSSIBILE TROVARE UN TETTO QUALSIASI PER COMINCIARE A COSTRUIRE IL PROPRIO FUTURO, MAGARI ANCHE COME SOLUZIONE TRANSITORIA. Robinews
Scritto da robinews il 22/2/2010 alle 12:06
Conosco persone che hanno realizzato con questa tecnologia. Il grande vantaggio è dato dai tempi di esecuzione. Inoltre hanno bassi consumi energetici per ciclo di esistenza. E' un sistema sostenibile. Una casa finita (dove i terreni non costano come a Milano, s'intende) pare abbia un costo tra i 1200 e 1400 € al mq. Buona proposta. Concreta e percorribile. Sposata con un'urbanistica di quartiere decente (esempio Germania), è una delle soluzioni.
Scritto da FrancescoG. il 22/2/2010 alle 12:21
Buona idea. Bisognerebbe anche favorire l'autocostruzione edilizia (o costruzione in cantieri auto gestiti). Una metodologia edificativa di alloggi nella quale gli attori del processo costruttivo sono gli stessi proprietari, che si costituiscono in gruppi organizzati e vengono diretti nei lavori da tecnici abilitati ed esperti. Favorisce la conoscenza e si genera condivisione. Regione Lombardia nel passato ha favorito qualche sperimentazione ma poi si è fermata.
Scritto da giovanni barbesino il 22/2/2010 alle 13:59
Buono questo uno-due sui grattacieli e sulla case popolari in due giorni. Se non fa solo politica tradizionale diventerò un frequentatore abituale del blog.
Scritto da Pigi il 22/2/2010 alle 14:28
Perchè no? Proviamo. Nel target, oltre alle categorie indicate nel blog, ci possono essere anche lavoratori che si muovono da un luogo all'altro. Questa mobilità diventerà sempre più un contrassegno della società moderna.
Scritto da Giovanni Barbi il 22/2/2010 alle 14:32
Le case popolari, o meglio, l'housing sociale hanno bisogno di innovazione e flessibilità se non si vogliono solo parole al vento. Ben vengano queste sperimentazioni.
Scritto da Amm.re locale PV il 22/2/2010 alle 14:51
Lele centra il problema. Spesso i sindaci hanno paura delle case popolari. Nel post è anche detto il perchè. Bisogna fare promozione culturale. E' importantissimo.
Scritto da Rachele il 22/2/2010 alle 14:57
Un'idea che potrebbe essere sconvolgente e risolutiva. Purchè ci sia la volontà politica, sociale, di tutti, di agire con estremo buon senso, in modo mirato, razionale, efficiente, lineare, senza il retaggio della burocrazia e i freni degli interessati o gli acceleratori degli speculatori, sempre in agguato. Allora, certo, proviamo! Utopia? Che ci sia un garante di estrema credibilità (un nome facile da suggerire che ora indichiamo solo con le sue iniziali, per esempio G. A.).
Scritto da Legnanesi e Bustocchi il 22/2/2010 alle 16:36
La proposta fatta è come colui che si dichiara vincitore solo perché gli hanno dato la medaglia di legno....quarto arrivato....non cerchiamo di perdere anche quel po che è rimasto....
Scritto da Rugiero il 22/2/2010 alle 20:40
@FrancescoG. Sarebbe interessante poter avere informazioni, suggerimenti e pareri da chi ha realizzato con questa tecnologia. Buttata là, tra amici, la notizia proposta ha avuto qualche osservazione: d'accordo, ma il mattone è sempre il mattone, nel senso della durata della casa di legno nel tempo. Che poter rispondere?
Scritto da Robecco sul Naviglio il 22/2/2010 alle 21:32
Se si sta fermi con le case popolari come si son fatte fin qui negli ultimi dieci anni, fra altri dieci non avremo risolto niente. Per me è difficile dare un giudizio tecnico, mi limito a dire che ogni novità è meglio che niente.
Scritto da Ubaldo F. il 22/2/2010 alle 21:42
Giovanni Barbesino butta lì un'altra idea. Mi interessa tutto ciò che può cambiare l'attuale immobilismo. Conosco una famiglia che è in graduatoria da moltissimo tempo ed ha una un bisogno assoluto di essere aiutata. Niente di niente.
Scritto da Cittadino di Busto A. il 22/2/2010 alle 21:51
Conosco e stimo anch'io il collega Stefano Boeri. La sua idea progettuale non è nuova affatto. Negli Stati Uniti è realtà da lunghissimo tempo. Il problema è se in talia abbiamo la mentalità giusta per accettare una tipologia abitativa di questo tipo. Sono per provare ma sono scettico.
Scritto da Architetto a Milano il 22/2/2010 alle 22:45
Per Robecco s/N. Provo a darle qualche informazione. La durata delle case in legno è notevole: esistono ancora abitazioni medievali :-) A parte la battuta, durano. Ce ne sono già parecchie in giro, da molti anni. Il legno non è a vista, coperto da finiture esterne. Indistinguibili anche nell'estetica. Legno trattato per resistere ai parassiti. Aziende: Haas, Rubner, Rensch. Costi simili al tradizionale. I tempi ed i consumi energetici ottimi. Ci sono anche prefabbricati in cemento molto buoni.
Scritto da FrancescoG. il 23/2/2010 alle 08:45
Chi ha la casa in legno si trova bene. Isolato dai rumori esterni e con comfort interno elevato. Da una ricerca su internet: http://www.fhs.it/fhs_categorie_giallo_archivio.asp?IDCategoria=11 Da qui qualche informazione generale: http://www.casapassiva.com/case/case_prefabbricate/
Scritto da FrancescoG. il 23/2/2010 alle 08:53
La proposta del signor Barbesino è interessante. Ho letto che laddove è stata fatta ha funzionato anche dal punto di vista dei contatti umani. Rilancio: il problema degli edifici vuoti. Affitto sconveniente in troppi casi. la proposta dell'aliquota al 20% per proprietario e della detrazione per l'affittuario, fatta dal PD a suo tempo, era molto buona. Si stimola il recupero edilizio, c'è meno consumo di suolo. Più vitalità. Interessa dare un luogo in cui vivere. Non dare solo proprietà.
Scritto da FrancescoG. il 23/2/2010 alle 09:01
@FrancescoG. Ok. Case popolari allora, e anche non popolari, in legno. Perchè no? Sarebbe un sostanziale cambiamento della nostra mentalità e cultura secolare, non una rinuncia. D'altra parte bisogna "fare i conti" anche con la situazione economica e, soprattutto, con il periodo storico epocale, globale che stiamo vivendo: ci stiamo trasformando in Villaggio Globale, con interrogativi e problematiche altrettanto storiche, epocali. Chissà, magari è un bene scoprire strade (e case!) diverse.
Scritto da Robecco sul Naviglio il 23/2/2010 alle 10:43
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