Non sono corso a dare giudizi di colpevolezza sul disastro ecologico del fiume Lambro. È una mia persistente abitudine. Preferisco aspettare prima di fare mie congetture tutte da dimostrare. Il sabotaggio sembra ormai confermatissimo. Vendetta dei lavoratori di Lombarda Petroli? Speculazione edilizia su aree ambientalmente pregiate per costruire ville e villette? Ne abbiamo sentite di tutti i colori e non mi ci addentro per niente. Sarà la magistratura a valutare le varie ipostesi investigative. Tutti auspichiamo che lo faccia presto e con severità.
Il problema che coinvolge le istituzioni (regione, ente parco, province, comuni, agenzie ambientali) è un altro. Si sono omessi dei controlli? Da parte di chi? Questo accertamento non è compito solo della magistratura. È un vero peccato che il Consiglio regionale non si riunisca più. Sarebbe la sede più autorevole per la verifica pubblica delle responsabilità politiche. C’è poi un allarme che abbiamo più volte lanciato senza conseguenze importanti. Ci sono altre “Lombarda Petroli” nella nostra regione? Probabilmente sì, certamente ci sono siti industriali dismessi in totale stato di abbandono ricchi di amianto, di scorie pericolose, di residui nocivi di ogni tipo che andrebbero monitorati e poi resi innocui con una lunga, paziente, rigorosa azione di prevenzione e di bonifica.
Il costo di questa azione sarà alto, ma la Regione può sicuramente attribuirsene almeno una parte. L’importante è che il piano d’intervento  sia trasparente e che le opere siano assegnate a chi ha le carte in regola e non agli amici degli amici. Come si è verificato negli anni scorsi almeno in provincia di Pavia.