Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 27/5/2010 alle 11:29

Dal balletto delle cifre intorno alla manovra finanziaria emerge la conferma di profonde e crescenti ingiustizie sociali, territoriali, di reddito, di occupazione, di opportunità per i giovani, di veridicità fiscale. In sostanza siamo una nazione troppo disuguale. Uso questo vocabolo convinto come sono che l’Italia è, e dovrebbe essere considerata, una sola nazione e non un insieme di nazioni diverse. Perché questa realtà così amara? La politica e i governi hanno le loro colpe, ma di questo parliamo sovente e vorrei buttare lì qualche ragione culturale.
Una causa può essere la suggestione che la via d’uscita non sta più nella salvezza nazionale ma esclusivamente nella difesa feroce di ciò che ti è più vicino: il tuo territorio, la tua impresa, il tuo ceppo famigliare, l’individuo singolo. Le analisi più recenti ci dicono che la percentuale di coloro che pensano che la responsabilità di una persona è verso la famiglia e non verso la collettività è cresciuta negli ultimi anni dal 9 al 35 per cento. Se ci interrogassimo sul significato di questi dati potremmo capire qualcosa di più della crisi italiana. Ha vinto la cultura “arricchitevi tutti e vivete felice e contenti”, che in soldoni vuol dire “arricchisca chi può”. Le ideologie di una volta, da lasciare per sempre alle spalle, per carità, avevano però qualche contenuto educativo.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 17 commenti -
Un post che fa pensare. E' giusto non buttare sempre tutto in politica e individuare qualche tratto culturale. Ce ne sono altri ma l'egoismo di gruppo, familistico, territoriale, di piccola categoria ha fatto sentire i suoi effetti.
Scritto da Valceresio il 27/5/2010 alle 12:14
Caro Adamoli, hai condensato nella concisione di un post intelligente e profondo gli spunti per un vero trattato di antropologia. Ci sarebbe da discutere all'infinito con il coinvolgimento della realtà sociale, politica, culturale, etica della collettività e gli aspetti psicologici dell'individuo. E' quanto commentano en passant le studentesse di psicologia, compagne di studi della figliola.
Scritto da Rosella e Carlo il 27/5/2010 alle 12:15
Leggere uno di sinistra che enfatizza il concetto di "nazione" mi suona sempre curioso. Ma lei è di sinistra? questo è il dubbio mi frulla per la testa.
Scritto da Giacomina il 27/5/2010 alle 13:30
NAZIONE, una volta tanto sarà contento Filippo Valmaggia, un fascista impenitente ma per questo sincero e da rispettare.
Scritto da Pietro di sinistra il 27/5/2010 alle 13:33
L'importanza della dimensionale nazionale dei problemi si sta perdendo proprio nell'approssimarsi dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell'unità d'Italia. Credo sia necessario riflettere bene su questa ricorrenza perchè il bisogno dell'unità nazionale non si è affatto affievolito.
Scritto da Restelli Giacomo il 27/5/2010 alle 13:59
Sì un Paese troppo diseguale e a farne le spese sono i soliti che non possono sottrarsi alla già vessatoria pressione fiscale. A tale proposito mi sembra illuminante la vignetta di Altan che propone il seguente dialogo tra un un Tizio e Berlusconi: " E se tassassimo i ricconi? - No, basta col conflitto di interessi!" Per quello che riguarda l'aspetto culturale molto è anche legato al degrado dell’istruzione. Ho sentito troppe persone ritenere che la tassazione è una soperchieria dello Stato e che potrebbero cavarsela benissimo da soli. All’obiezione “e chi farebbe strade, scuole, ospedali, (e via enumerando)” rispondono con un’alzata di spalle come se la questione non li riguardasse. La frase “non mettere le mani nelle tasche degli Italiani” è demagogia pura. Lo Stato non può esimersi: deve però farlo con equità, ciò che non accade nel nostro malgovernato Paese.
Scritto da Angelo Eberli il 27/5/2010 alle 14:00
Quello che tu dici è vero ma tieni conto che quel 35% citato ha cambiato idea perchè vuole avere un'arma di difesa contro il globalismo che ha provocato un sacco di guai all'Italia e all'Europa. Se non si parte da qui si sbaglia analisi anche sui rimedi strutturali da introdurre con la manovra finanziaria.
Scritto da Un amico leghista il 27/5/2010 alle 14:14
Non ha torto >. La spinta globalistica ha accentuato alcuni tratti negativi della cultura nazionale portata alla solidarietà nelle emergenze (vedi catastrofi) e all'egoismo quotidiano. Il senso dello Stato inteso come appartenenza a una casa comune è diminuito. Per decenni l'evasione fiscale è stata vissuta come un merito e non come un reato, fiumi di risorse sono state gettate al vento, altre hanno ingrassato una macchina statale da Sudamerica. Si raccoglie il seminato.
Scritto da cesare chiericati il 27/5/2010 alle 15:31
L'ideologie delle nazioni diverse (Lombardia o Lombardo-Veneto. Piemonte, Puglia, Piemonte ecc.) è la base ideologica che giustifica le differenze. Perchè io lombardo dovrei solidarizzare economicamente con uno di una nazionalità divera? Il 150esimo dell'Italia unita dovrebbe servire a riflettere su chi siamo e dove stiamo andando.
Scritto da Mentasti Enrico il 27/5/2010 alle 15:32
Ottimo il commento di Angelo Eberli. Collega bene le considerazioni culturali all'attualità politica. Ciò che mi sorprende è il comportamento leghista sempre prone al berlusconismo. E' vero che sono gli artefici del localismo egoistico ma certe cose non dovrebbero andare bene neanche a loro.
Scritto da G.G. il 27/5/2010 alle 15:53
Andare alla ricerca delle ragioni profonde delle disuguaglianze è una cosa molto seria e utile. Purtroppo il blog non consente a nessuno approfondimenti elaborati per i tempi di lettura che devono essere rapidi. Tuttavia le indicazioni tematiche del post, pur di carattere generale, sono valide. Mi auguro che si possa continuare su questa linea anche in futuro.
Scritto da Giovanni il 27/5/2010 alle 18:30
Alla fine e sotto sotto ve la prendete sempre con la Lega. Avete torto marcio. Te lo dico anche se tu personalmente io ti rispetto molto.
Scritto da Un bossiano il 27/5/2010 alle 18:35
Che la natura dei problemi economici e finanziari dello stato italiano sia anche di carattere culturale è indubbio, ma la politica invece di contribuire a risolverli li aggrava. Questo è il problema italiano.
Scritto da Fieschi R. il 27/5/2010 alle 19:30
La Storia, scriveva Braudel, è una continua serie di interrogativi rivolti al passato in nome dei problemi, delle inquietudini e delle angosce che assediano il presente. E quindi, perché siamo giunti a questo punto? Avvento del cristianesimo, rivoluzione francese, sconfitta militare dei fascismi europei. Sullo sfondo di questi avvenimenti epocali: il Giudeo. Disomogeneità razziale, individualismo, disgregazione sociale. Tre flagelli, un’unica matrice: il Giudeo. Io non ho il complesso dell’olocausto ma riconosco che ormai il problema non è più il Giudeo, la sua visione delle cose e del mondo ci è stata inoculata come un virus e ormai il problema siamo noi.
Scritto da Filippo Valmaggia il 27/5/2010 alle 20:00
Valmaggia dice che il virus che ci è stato inoculato è esiziale per una società giusta, se ho capito bene, e che il problema siamo noi. Tutto sommato una conclusione simile a quella del post pur partendo da premesse completamente diverse. Questo dimostra che le ideologie del secolo scorso sono lontane, ma qui do ragione ad Adamoli. In qualche vecchia ideologia c'erano elementi educativi che spero non si siano persi per sempre.
Scritto da Pietro di sinistra il 27/5/2010 alle 21:19
Mah, io di questa manovra non ho ancora capito molto. Sarà giusta l'analisi culturale, anzi è giusta, ma ciò che m'importa è sapere quando potrà andare in pensione veramente mio padre che non sta bene e rischia di perdere il posto proprio per questa ragione fra qualche settimana. (Aggiungo che capisco il suo piccolo datore di lavoro che non può sopportare il peso di una persona ormai quasi invalida).
Scritto da L. B. il 27/5/2010 alle 21:25
Lo spirito della collettività e dei doveri verso di essa è sicuramente molto calato. In questo calo ha giocato una parte importante la sfuducia verso le istituzioni e i partiti. E' il cane che si morde la coda. Da che parte incominciamo? Dico che si dovrebbe iniziare dalla classe dirigente, o no?
Scritto da Mariani Luigi il 27/5/2010 alle 23:15
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