Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 21/10/2010 alle 20:27

 
“Il modello multiculturale tedesco ha fallito”, perentoria Angela Merkel qualche giorno fa. I dati della Germania sono impressionanti: 16 milioni di cittadini di origine straniera, quasi 4 milioni musulmani solo in parte integrati, 30% i bambini con almeno un genitore nato all’estero. La Cancelliera, afferma la maggior parte degli osservatori, crede ancora nella convivenza di culture diverse ma riconosce che l’integrazione è un obiettivo difficilissimo ed ha paura che possa crescere qualche pericoloso movimento xenofobo.
Non mi avventuro certo in una discussione teorica sulla società multiculturale in Europa (Angelo Panebianco oggi sul Corriere). Non sono affatto attrezzato per sostenerla. Solo qualche semplice considerazione su un argomento che appassiona e divide gli italiani. Il dato di fondo è che l’immigrazione nella società globalizzata è ineliminabile. In Italia già oggi è necessaria sotto il profilo demografico (siamo un paese con troppe poche nascite), sotto il profilo economico e sotto quello previdenziale (aiutano a pagare le nostre pensioni). Il bisogno che noi abbiamo non si rivolge tanto ad ingegneri e tecnici come in Germania. Riguarda i lavoratori delle stalle, le badanti, le colf, gli operai edili, gli addetti alle mansioni più umili.
La ricerca dell’integrazione è una strada obbligata. Ma esige il rispetto dei doveri, l’apprendimento della lingua, il riguardo verso le tradizioni esistenti. Il Paese ospitante deve a sua volta offrire disponibilità ad accogliere, apertura sociale, risorse per i servizi come la scuola e l’assistenza. Facile a dirsi, complesso e arduo da realizzare. Qualche idea è già stata avanzata. Perché non concedere ai nativi la cittadinanza? Perché non far partecipare gli immigrati al voto amministrativo dopo un certo numero di anni? Perché non cercare di coinvolgerli di più nella vita delle comunità locali dove vivono?
L’argomento è spinoso e divisivo perfino dentro una stessa famiglia. Ma non è eludibile. E’ bene che se ne parli anchesui blog.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 31 commenti -
L'obiettivo in Italia non è ancora quello di una società multiculturale. I numeri sono molto inferiori di quelli tedeschi o inglesi. Ci sono ancora le condizioni per una buona integrazione. Ci vuole volontà e pazienza per intessere un dialogo che spesso manca.
Scritto da Giovanni il 21/10/2010 alle 22:10
Ho letto questa mattina l'articolo di Panebianco. Alla fine pestava l'acqua nel mortatio. Proposte chiare: zero. Un bel minestrone di tante cose diverse. Non ho visto molta lucidità. Eppure l'ho letto due volte.
Scritto da Gino Bucci il 21/10/2010 alle 22:25
E i problemi di sicurezza dove li metti. Vedo che non ne parli. Però esistono e sono gravi. Qualche settimana fa dicevi tu stesso sul blog che la popolazione carceraria è fatta soprattutto di immigratii.
Scritto da Pironi L. il 21/10/2010 alle 22:28
In questo post c'è tutta l'armamentario della sinistra con un tocco finiano sul voto agli immigrati. Caro Adamoli quale deriva per un ottimo politico come te! Se salta Berlusconi salta anche il Pd. Allora ci ritroveremo.
Scritto da Veneroni il 21/10/2010 alle 22:54
Nelle parrocchie si fa accoglienza in modo serio e concreto. Il fatto è che non si parla di accoglienza in senso culturale, non diventa educazione civile. Il Cardinale parla di questi temi spessissimo. Nelle parrocchie si lavora ma si tace. Questo è un peccato.
Scritto da Cittadina cattolica il 21/10/2010 alle 23:20
L'integrazione per avere successo ha bisogno di politiche di sostegno da parte degli enti locali che oggi hanno soltanto lacrime da versare non servizi da offrire. Questa è l'amara verità. Eppure, visto che gli immigrati ci sono e aumenteranno, qualcosa bisognerà fare. Cercare di farli partecipare di più alla vita dei quartieri e dei paesi è una via possibile.
Scritto da Canziani M. il 21/10/2010 alle 23:40
"Cittadina cattolica" centra il problema. La liturgia della parola sui problemi sociali la fa quasi soltanto l'arcivescovo. Nelle parrocchie non se ne parla. Hanno paura della Lega? Non lo so, ma la realtà è questa.
Scritto da Nicora Luigia il 21/10/2010 alle 23:57
Mi domando cosa ci potrebbe essere oltre la difficile strada dell'integrazione. L'articolo di Panebianco citato fa un'analisi generale affermando che hanno fallito sia il multiculturalismo sia l'assimilazionismo francese. E allora? Mi pare che i suggerimenti pratici sotto forma di domande contenute nel post siano saggi, e tutto sommato, niente affatto irrealizzabili.
Scritto da Nardello Luigi il 22/10/2010 alle 08:44
Caro Giuseppe, sono molte le questioni che poni e che meritano riflessione. Innanzitutto: multiculturalismo o pluralismo culturale, la distinzione non è indifferente né di lana caprina. Rispetto delle tradizioni dei paesi di provenienza o accettazione totale delle leggi e degli usi del paese ospitante? Concentrazione abitativa per etnie o favorire la dispersione? Sono alcune delle domande che mi vengono in mente. Certo abbiamo davanti a noi tre fallimenti ed un successo. Germania, Francia ed Inghilterra terre di lunga immigrazione oggi affrontano problemi gravissimi e ci dicono che il loro modello nazionale ( modelli diversi ) di integrazione è fallito. Gli USA appaiono, viceversa, come l’unico paese in grado di assorbire non centinaia, ma milioni di immigrati tutti gli anni. Non solo. Appaiono l’unico paese, sia pur tra diverse contraddizioni, in grado di assorbire costantemente anche migliaia di clandestini. A questi paesi, tutti, io credo, occorre guardare per imparare e non ripetere gli stessi errori dobbiamo guardare con sano realismo. Personalmente punterei su: quote di entrata, interventi nei paesi di origine per preparare gli immigrati alla realtà italiana ( corsi di lingua, corsi culturali etc, etc ), diversificazione programmata tra immigrazione con alta professionalità ( da incentivare ) e immigrazione meno professionale, permessi di soggiorno con tempi più lunghi, tutor di accompagnamento istituzionale ( mediatori culturali, programmi scolastici potenziati etc, etc, ), diritto di voto alle elezioni amministrative dopo cinque anni di residenza in Italia e diritto a richiedere la cittadinanza entro 7 anni di permanenza ( non scarterei la cittadinanza ottenuta attraverso un percorso a punti ) e cittadinanza automatica per chi nasce in Italia. Massima attenzione e apertura su “richiedenti asili o accoglimenti umanitari”. Molte sono le riflessioni che dobbiamo fare e dobbiamo farle laicamente senza pregiudizi ideologici o “pietistici”. L’affrontare il problema immigrazione con le lenti dell’ideologia o del pietismo significa favorire il razzismo ed il pregiudizio. O, più banalmente, le ricette demagogiche e inutili della Lega che soddisfano i giusti timori della “sciura Maria”. Un ultima battuta e scusami per la lunghezza: il mondo cattolico fa molto e lo fa in silenzio, tuttavia, è anche “popolo” cattolico quello che, uscendo da messa alla domenica mattina, va ai gazebo della Lega a firmare contro l’immigrazione. Anche su questo dovremmo interrogarci.
Scritto da roberto molinari il 22/10/2010 alle 10:42
Mondo cattolico con doppia atteggiamento? Forse è così. Diventa più facile per ciascuno di noi fare qualcosa di concreto di fronte ad un caso pietoso che non accettare l'dea della convivenza nello stesso palazzo, scuola o quartiere. E' un fatto culturale che richiederà un salto generazionale almeno. Parlarne senz pregiudizi però è utile.
Scritto da Sofia il 22/10/2010 alle 10:58
Diciamolo francamente, questi stranieri sono insopportabili. Lo saremo stati anche noi negli altri paesi quando l’Italia era terra di migranti ma ciò non toglie che la presenza degli extracomunitari ora si fa sempre più ingombrante. Non mi piace vederli nelle nostre periferie a far gruppo, a creare ghetti. E’ colpa nostra che non li integriamo? Forse. Comunque in parte. La verità è che si autoescludono per motivi culturali e religiosi. Ci odiano. Sono i primi che cercano di isolarsi. Due piccoli ma significativi aneddoti. Durante un’edizione dei mondiali di calcio ho assistito una partita con un gruppo di egiziani. Tifavano per la squadra che giocava contro di noi. E non era certo l’Egitto né alcuna altra squadra nordafricana. Ho visto più volte extracomunitari lamentarsi con i controllori dell’azienda dei trasporti che volevano controllare i loro biglietti. Gli stranieri dicevano che venivano controllati per razzismo. Naturalmente nessuno di loro aveva il biglietto di viaggio… Sono brutti, sporchi e spesso cattivi. Ha ragione Adamoli a ricordare che le carceri sono piene di loro.
Scritto da Ranuccio il 22/10/2010 alle 11:13
Penso che Adamoli abbia sintetizzato bene la via da percorrere. Sottolineo l'importanza della scuola, nel momento in cui i tagli di Tremonti la indeboliscono anche in questo compito. Così come è importante organizzare programmi di coinvolgimento sociale delle donne immigrate, soprattutto quando non lavorano. Integrare le donne equivale a integrare le famiglie. Se quindi c'è una questione su cui essere rigidi è proprio questa. Non tollerare il confinamento della donna nelle mura domestiche, che equivale a non tollerare la famiglia come “zona franca” esclusa dalle regole della nostra vita civile. Per il resto massima apertura a tutte le tradizioni culturali.
Scritto da Sergio Moia il 22/10/2010 alle 12:00
Comprendo benissimo quanto sostengono @Cittadina cattolica e @Nicora Luigia. Però le omelie del nostro Cardinale ed il lavoro svolto dalle Parrocchie (anche mediante la Caritas) confinano il fenomeno in un ambito prettamente “caritatevole”. E così facendo, si rischia di non cogliere le criticità indubbiamente presenti. Sottopongo alla riflessione due aspetti: accoglienza e sicurezza pubblica. Sull’accoglienza, qualsiasi dirigente dell’Ufficio Servizi Sociali di uno qualsiasi dei nostri comuni potrebbe testimoniare che gli extracomunitari sono i maggiori (sino a qualche anno fa anche i principali) beneficiari dei contributi economici erogati dai Comuni stessi o dalla Regione tramite i Comuni. Qualche esempio: contributi scolastici, assegno di maternità, buono luce e buono gas, “sportello affitto”, diritto alle case popolari (se si risiede in Lombardia da almeno cinque anni e in Italia da almeno 10). Insomma, mi pare che sotto questo aspetto il nostro Paese si possa definire accogliente in quanto attribuisce loro gli stessi nostri diritti (ad eccezione del recente provvedimento del Comune di Tradate che, però, è stato il frutto della precisa scelta di quella amministrazione e non riguarda la generalità dei comuni lombardi). Sull’ipotesi di diritto di cittadinanza ai nativi sono favorevole (purchè venga conferita la doppia cittadinanza) mentre sul diritto di voto sono un po’ più conservatrice ….. Il secondo aspetto, quello della sicurezza pubblica legata al fenomeno della clandestinità, non è da sottovalutare. Giusto per citare un esempio fra i tanti, non è stato per me entusiasmante, un giorno, constatare di essere l’unica donna italiana presente su un autobus della linea 90/91 a Milano. E provo rabbia e profondo senso di ingiustizia quando leggo, ad esempio, del giostraio nomade che, ubriaco e a bordo di auto di grossa cilindrata, imbocca una strada contromano e miete vittime. (Mi permetta una divagazione: il nostro Burlando, il giorno che è entrato in autostrada contromano e senza patente, era addirittura sobrio … Ma questa è tutta un’altra storia).
Scritto da Mafalda il 22/10/2010 alle 12:04
Ciò che stiamo facendo in Italia è diverso da quanto si è fatto in Germania o in Svezia. Mia pare che stiamo formando un nostro modello pragmatico e pratico. Ci vorrebbe più coraggio e più apertura ma io non sono insoddisfatto dela lavoro che si sta portando avanti.
Scritto da Giacomina il 22/10/2010 alle 12:17
caro adamoli,scusa una domanda che non c'entra niente con il blog di oggi,se vado su scrivi il tuo commento mi risultano 500caratteri disponibili ma c'è chi di caratteri disponibili ne usa 2000,problemi di democrazia o solo,da parte mia, ignoranza informatica
Scritto da angelom il 22/10/2010 alle 12:44
Ranuccio, stai esagerando. Sono brutti, sporchi e cattivi. Che cosa dovremmo fare? Convivere è necessario. Si controllino i flussi in entrata ma poi il problema di come integrarli rimane tutto intero.
Scritto da Acanfora Giacomo il 22/10/2010 alle 13:38
La società multiculturale e multirazziale non è il risultato di una scelta ideologica per la quale ci si deve dividere tra favorevoli e contrari. E’ piuttosto l’effetto di un modello di sviluppo basato sulla circolazione su scala planetaria delle merci, delle persone e, con esse, delle culture e delle idee. Come sottolinea giustamente Giuseppe, “ l’immigrazione nella società globalizzata è ineliminabile”, salvo che non si voglia adottare un approccio al problema che, rinunciando o derogando ai principi consolidati e universali della civiltà democratica, introduca elementi di discriminazione in base all’etnia o al credo religioso. Volendo, invece, mantenere il timone sulla rotta della civiltà, rimane il problema di come fare in modo che i processi d’integrazione siano efficaci e sostenibili. Qui sta tutto il problema di un Paese che presenta un sistema istituzionale ed amministrativo strutturalmente fragile, inefficiente e incapace di assicurare controlli adeguati. Non riesce (o non vuole) a farlo sull’evasione fiscale e sul lavoro nero, vere piaghe irrisolte della società italiana, figuriamoci su un fenomeno complesso e particolare qual è quello dell’immigrazione, che dovrebbe essere gestito, seguito e controllato in tutte le sue fasi, istituendo un unico sistema informativo (oggi inesistente) che integri tutte le informazioni relative ai flussi. Il risultato è che l’immigrazione, di fatto, da un lato contribuisce ad alimentare l’illegalità (lavoro nero, evasione fiscale, riciclaggio denaro sporco, abusivismo delle locazioni, ecc.) e le organizzazioni criminali, dall’altro costituisce il comodo alibi per mantenere il Paese con i suoi problemi endemici irrisolti, a beneficio di quanti, da sempre speculano e si arricchiscono sulla pelle degli altri, siano essi italiani o stranieri. In conclusione, come dice Giuseppe, “la ricerca dell’integrazione è una strada obbligata”, ma perché ci sia reale integrazione occorre prima di tutto una pubblica amministrazione efficiente, che sanzioni e persegua duramente quanti offrono lavoro nero, coloro che affittano abitazioni fatiscenti ed a canoni proibitivi, le società e le banche che garantiscono prestiti e finanziamenti indipendentemente dalla solvibilità del richiedente, le piccole e medie imprese che non rispettano la normativa sulla sicurezza. Solo dopo che questi fattori di rischio saranno stati rimossi e le persone avranno l’opportunità di un lavoro regolare e di una casa abitabile, allora avrà inizio, di fatto ed in modo naturale, l’integrazione sociale e culturale.
Scritto da Leonardo C. il 22/10/2010 alle 14:11
Caro Adamoli oggi affronti un tema bruciante. Complimenti per il coraggio e per la disponibilità a trovarti anche risposte "molto antipatiche". Pongo un quesito a chi è stato Sindaco ed amministratore di lunga data. Tornando per un momento all'inizio degli anni '70,quando gli extracomunitari erano gli eroi del pallone e/o del basket, non trovi che l'intero mondo della sinistra e della politica abbia sbagliato l'approccio ad uno dei temi importanti per la Ns. società?
Scritto da Fabrizio Piacentini il 22/10/2010 alle 14:33
@ Sergio Moia - Credo che tu abbia sottolinerato un problema cruciale per l'integrazione degli immigrati. Aiutare la donna ad uscire dalle mura di casa, ad assumere un ruolo meno passivo nella vita civile (ad esempio nella scuola), è una freccia decisiva all'arco delle comunità locali. Il fatto è che questo risulta relativamente facile con chi proviene dall'est europeo, difficilissimo con i musulmani. Questa è la sfida vera.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/10/2010 alle 15:07
@ Angelom - Rispondo alla tua precisa domanda. Per superare i 500 caratteri devi scrivere su Word e poi copiare e incollare nello spazio del commento. Oppure puoi occupare più di uno spazio. Il limite dei 500 caratteri è stato stabilito dall'esperienza dei blog perchè i commenti più letti sarebbero quelli più brevi. Personalmente do la stessa attenzione a tutti, indipendentemente dalla loro lunghezza.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/10/2010 alle 15:11
"Sono brutti, sporchi e spesso cattivi". Ranuccio mi ha sorpassato a destra! ;-) No, io non trovo che siano brutti ...
Scritto da Filippo Valmaggia il 22/10/2010 alle 15:39
Sono perfettamente d’accordo con @ Leonardo sulla piaga dell’evasione fiscale, del lavoro nero, ecc. Tuttavia nel sistema produttivo italiano ci sono molte realtà che non potrebbero sopravvivere altrimenti. Il “piccolo e bello” che era stato per tanti anni il leit motiv della piccola impresa italiana è ora travolto dalla concorrenza del mondo globalizzato e deve ricorrere sempre di più al lavoro nero, anche extracomunitario. Questo non è certamente giusto ma le associazioni di categoria cosa dicono? Il discorso che fa Leonardo è perfetto ma come mai non riescono a debellare il lavoro nero? Perche gli ispettori del lavoro possono arrivare fino ad un certo punto e basta. In Sicilia, un muratore, tra non lavorare e lavorare in nero preferisce questa seconda soluzione. Anche in Lombardia, ma in Sicilia è più diffuso. Sul piano teorico siamo tutti d’accordo, facciamo gli studi, facciamo i convegni, ecc. Sul piano pratico non si riesce. Andreotti sosteneva che l’evoluzione della società italiana si evolve con “ritmi un po’ romani”, cioè con lentezza. Inutile paragonarci sempre a Germania, Svezia, Norvegia, ecc. Siamo italiani!
Scritto da Ex democristiano il 22/10/2010 alle 15:57
Il gusto estetico non manca a Filippo Valmaggia. E tanto meno gli manca la capacità di scrivere e di sorprendere, tenendo conto del carattere di questo bel blog. Se mi "sorprendesse" talvolta meno mi piacerebbe di più anche nei contenuti. Per me però va bene il confronto virile e aspro. (Resta la mia curiosità mai appagata fino in fondo: come mai è finito su questo blog? Forse Mafalda, che lo sta studiando bene, mi può aiutare nella risposta).
Scritto da Il pirata il 22/10/2010 alle 16:29
Dati i tanti interventi faccio un commento cumulativo. @“Cittadina cattolica” e @ Nicora Luigia hanno posto un problema reale: le parrocchie fanno effettivamente assistenza la quale però non si trasforma in cultura civile. Questo fatto è stato colto sia da @Roberto Molinari quando afferma che i praticanti dopo la Messa firmano documenti contro l’immigrazione, sia da @Mafalda che sottolinea come l’azione positiva dei cattolici rimanga nell’ambito caritatevole. Credo che qui si imponga un salto di qualità. Chi minimizza i problemi della sicurezza sbaglia. Eppure questi sono forse più risolvibili di quelli relativi all’accettazione dell’immigrato che @Ranuccio estremizza ma che sono nella testa e nell’animo di moltissimi italiani. @Leonardo C., condiviso @dall’ex democristiano, indica uno scenario dai tempi lunghi per approdare all’integrazione sociale e culturale. Temo che le sue considerazioni siano fondate ma è necessaria una forte accelerazione se non vogliamo che la “bomba” ci scoppi in mano. Il compito dovrebbe riguardare tutta la società e tutta la politica. Non ho difficoltà ad ammettere che, come dice @Fabrizio Piacentini, ci siano state ritardi e limiti anche del centrosinistra. Concordo totalmente con chi, ancora @Roberto Molinari, afferma che questi problemi vanno affrontati senza pregiudizi ideologici di alcun tipo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/10/2010 alle 16:47
@ Il pirata. Sono approdato a questo sito per la grande stima che nutro nei riguardi del nostro ospite. Credo che pochissimi uomini politici siano puliti, sinceri e appassionati come Giuseppe Adamoli. Questo è un blog che gli somiglia e mi trovo bene. Anche perché non potrei scrivere in altri blog senza incorrere negli strali di “Edward Mani di Forbice” … ;-) Ho risposto io perché sono contemporaneo ma gradirei lo facesse anche Mafalda che, si sa, mi piace moltissimo.
Scritto da Filippo Valmaggia il 22/10/2010 alle 17:46
I suggerimenti del post sono semplici e chiari. E' opportuno discuterli apertamente e dire se si è d'accordo o no. Io lo sono convintamente.
Scritto da Fiore il 22/10/2010 alle 17:53
Ex democristiano ha ragione da vendere. Lo dico io che sono un ex comunista. Ecco perchè è nato il Pd che ha un sacco di difetti ma, per fortuna, c'è. Per adesso...
Scritto da Gualtiero il 22/10/2010 alle 18:36
Commento molto interessanti ma troppo lunghi. Non si potrebbe essere più sintetici?. Ne guadagnerebbe la lettura e la comprensione.
Scritto da Vittorio (Luino) il 22/10/2010 alle 20:46
@Pirata – Giustamente sono già stata preceduta da Filippo Valmaggia in quanto chi meglio di lui può raccontarci i motivi del suo approdo a questo blog. Certo che tu, Pirata, pensi che io sia una “Freud in gonnella” … Non è così anche se, in effetti, una certa propensione all’indagine ed all’analisi la possiedo. Devi sapere che nella mia precedente vita sono stata consulente di un importante processo che si tenne dal 1945 al 1946. L’attitudine allo studio dei “filippi valmaggia” potrei averla maturata in quel frangente ;-) ;-) ;-) (Sorridi anche tu, Filippo, come vedi non uno, ben tre emoticon …). Comunque, vista la accorata richiesta – espressa dal narciso Filippo – di poter acquisire il mio “parere tecnico” su di lui, potrei dire che è un abile e dissacrante affabulatore. Intelligente, anche se ossessivamente coerente con la “diversità” del suo “credo”. Furbo, anche se dimentica che la furbizia femminile è di gran lunga superiore a quella maschile. Ottimo scrittore al punto che potrebbe benissimo pubblicare con la sua casa editrice preferita. Mentre oscilla tra un pessimismo brancatiano ed un edonismo dannunziano trova il piacere ed il tempo di scrivere sul blog di Adamoli che, oltre ad essere un “padrone di casa” intelligente e di classe, rappresenta, con la sua visione cristiana della vita, un’ottima sfida al paganesimo di cui, immagino, Filippo sia cultore. Poi, ha quel tocco di elitario “superomismo nietzscheano” (o nicciano) difficilmente riscontrabile a sinistra ... Insomma, caro Pirata, questi sono, a mio parere, i motivi per cui Filippo scrive sul blog di Adamoli. E’ parte integrante della nostra “comunità virtuale” …..
Scritto da Mafalda il 22/10/2010 alle 21:12
@ Mafalda dieci con lode e bacio accademico. ;-) Alle donne manca soltanto il genio, che è la sublimazione dell'anormalità; per il resto sono in tutto superiori all'uomo. Sono più intelligenti, intuitive, costruttive, oneste, sincere, serie e coerenti. L'uomo si rappresenta, spesso con toni ridicoli; recita. La donna è pragmatica, lascia la platea ma dirige con sensibilità le cose della vita.
Scritto da Filippo Valmaggia il 23/10/2010 alle 07:44
Tema del blog molto intressante ,trattato in maniera pratica priva di ideologie. Credo di concordare al 100% con Leonardo e in maniera considerevole con Molinari esclusa la "scura Maria".E che diavolo non lo trovate qualche imbecille maschio che faccia da esempio? (Io ne vedo tanti in giro e sono peggio delle donne perchè hanno in genere meno cuore).Non cito gli altri per nome ma credo che tutti abbiano contribuito in maniera determinante a scrivere un post civile da cui attingerò mi si dovesse riproporre di discutere la questione. PS: Ranuccio troppo sbrigativo o forse troppo sincero: (certi sentimenti di fastidio e paura anche se istintivi vanno contrastati con il cuore e la ragione), ma anche lo Stato deve fare la sua parte..
Scritto da Maria Rossa il 23/10/2010 alle 19:03
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