Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 10/1/2011 alle 10:29

 

Nel 2011 Milano potrebbe avere un sindaco nuovo. Avrà anche un Arcivescovo nuovo? Oppure il Papa concederà un’altra proroga al Cardinale Dionigi Tettamanzi (77 anni)? Non ci saranno le “primarie” per la nostra enorme Diocesi ma le consultazioni, secondo le ricostruzioni giornalistiche più accreditate, sono già in corso. Alla fine deciderà solo Benedetto XVI.
Molti temono, non solo a sinistra, che possa essere scelto il Patriarca di Venezia Angelo Scola, grande amico di Roberto Formigoni. Non ho questa paura. Intanto sono forti i segnali a favore del Cardinale e biblista Gianfranco Ravasi (nella foto col Card. Martini), che sarebbe adattissimo per Milano. E poi la “grazia della carica”, cioè l’autorevolezza di “governo” che cresce quando si è investiti di un incarico più importante, vale per gli uomini di chiesa in modo particolare.
Dal mio punto di vista di cittadino, prima ancora che di cattolico diocesano, mi interessano tre cose. Che l’Arcivescovo contribuisca sempre a sprovincializzare Milano. Che venga incrementato il dialogo interreligioso. Che l’apertura sociale verso i nuovi deboli di qualsiasi nazionalità sia una costante dell’azione arcivescovile. Tettamanzi si è occupato dei disoccupati, degli operai dell’Alfa Romeo, dei baraccati, delle famiglie in difficoltà.
Tutto ciò fa parte della grande tradizione della nostra Diocesi.  Questo sarebbe uno scenario adatto per sviluppare una proposta politica “progressista”. Purtroppo l’impresa si sta rivelando difficilissima.
 
 
Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 22 commenti -
Le ultime righe appaiono sconsolate. Purtroppo tra l'insegnamento sociale della chiesa e il comportamento sociale dei praticanti c'è un abisso. Sarebbe materia di profonda riflessione per tutti.
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 10/1/2011 alle 11:40
Meno male che per l'Arcivescono non ci sono le primarie. A parte gli scherzi, la nostra Diocesi è sempre stata molto aperta socialmente. Spero che continui ad esserlo, Anzi, sono sicuro che lo sarà.
Scritto da Marchini Gaetano il 10/1/2011 alle 12:01
Gianfranco Ravasi è un teologo stimato, un insigne biblista, un grande esperto di arte e di archeologia sacra. Conosce tre lingue morte e una sepolta. E’ un discreto pianista. E’ telegenico. E' un conversatore affascinante, un elegante dicitore. Ha un sorriso affabile. Conosce l'ironia, è sarcastico in dosi omeopatiche. Perfetto in un salotto, pagherei per averlo nel mio. Ma cosa c’entra con i poveri, i disoccupati, i baraccati?
Scritto da Filippo Valmaggia il 10/1/2011 alle 13:16
L'insegnamento della diocesi non ha dato grandi risulati, al contrario viviamo nella terra più egoista che ci sia. Colpa dei fedeli o della cattedra?
Scritto da Servillo Giuseppe il 10/1/2011 alle 13:29
Dionigi Tettamanzi,per la sua opera sopratutto nel sociale, è sempre stato "indigesto" a Lega e al PDL di tutte le anime. E' scontato che faranno di tutto per far nominare un prelato più "adattabile" a Formigoni e soci. Il timore di Giuseppe è anche mio. Le alte gerarchie quasi sempre sono state disponibili a sentire i richiami di chi ha il potere politico. O sbaglio ?
Scritto da A.V. il 10/1/2011 alle 14:24
Concordo con la tua aspettativa di cittadino e con l’auspicio che, indipendentemente dal nome del successore del Cardinale Tettamanzi, venga incrementato il dialogo interreligioso e sia una costante dell’azione arcivescovile l’apertura sociale verso i nuovi deboli di qualsiasi nazionalità. E non solo perché sia garantita la continuità di una consolidata tradizione della Diocesi di Milano, ma perché c’è un gran bisogno, soprattutto a Milano, di una Chiesa che sia realmente vicina ai più deboli e che sappia arginare il rischio di derive egoistiche oggi presente nel popolo lombardo.
Scritto da Leonardo C. il 10/1/2011 alle 14:30
@ A.V. Hai ragione per i problemi sociali però, diciamo la verità, per i problemi etici il Cardinale Tettamanzi è stato indigesto anche alla sinistra. Credo che bisogna accettare l'insegnamento della Chiesa, per quello che è, dopodiché laicamente uno si comporta come la sua coscienza comanda.
Scritto da Cattolico adulto il 10/1/2011 alle 15:30
Sui temi citati, vi segnalo uno stralcio dell'omelia del 31 dicembre 2010 di Mons. Coletti, vescovo di Como. http://www.youtube.com/watch?v=LjlZEaNcAU4&nofeather=True
Scritto da FrancescoG. il 10/1/2011 alle 16:13
Il post propone un altro tema interessante. Che rapporto c'è fra pastorale cristiana e progresso sociale? Sono da parecchio tempo scettico sulla capacità della chiesa di formare le coscienze dei cittadini, anche di quelli che si sentono praticanti, ma riconosco che "meno male che la chiesa c'è", per usare uno slogan berlusconiano. La diocesi è stata un punto di riferimento importante per una cultura aperta al mondo. Spero che conitnui ad esserlo.
Scritto da Roseto senza rose il 10/1/2011 alle 16:58
Il contenuto del commento di @Valmaggia è anche il nostro (ma noi, pur con tutto il rispetto, non lo vorremmo in salotto, il cardinale ovviamente; neppure "a gratis").
Scritto da L. & B. il 10/1/2011 alle 17:40
Premetto che il salotto di Filippo a me risulterebbe un po’ noioso. Per il mio salotto ho ambizioni più alte: l’antropologa Luciana Littizzetto ;-) Detto questo, vorrei rispondere alla domanda che pone sempre Filippo: “Ma cosa c’entra (Ravasi) con i poveri, i disoccupati, i baraccati?” Nulla, appunto. Non c’entra proprio nulla. Ravasi, a mio modesto giudizio, è persona che “non prende parte” (un po’ come si è autodefinito ieri sera Adamoli). I suoi pregevoli scritti ed editoriali a me hanno comunicato anche freddezza. Sicuramente è un uomo fine, è un uomo di cultura ma temo prediliga i manoscritti della Biblioteca Ambrosiana alla contaminazione con il popolo ambrosiano. Probabilmente mi sto sbagliando. Anzi, vorrei sbagliarmi … Al contrario, ho molto ammirato la ieraticità del cardinale Martini che con uno sguardo “bruciava” tutti i politici che aveva davanti a sé. Pur non essendo un “uomo del popolo”, era questo il suo modo di “prendere parte”, a tutela della dignità dell’essere umano. Ho apprezzato, in questi anni, il calore e la bontà di Tettamanzi ed il suo essere uno di noi. Ravasi, ahimè, mi ricorda troppo l’ethos democristiano. Magari è di quelli che ti apprezzano in privato e non si pronunciano in pubblico. E che, pur di non prendere posizione, cercano la convergenza fra due rette parallele …
Scritto da Mafalda il 10/1/2011 alle 17:51
Qualcuno degli attenti commentatori ricorda molto opportunamente l'egoismo, che tuttavia non è una caratteristica di una certa parte della gente o della società ma riguarda ogni persona, individualmente. Così come l'altruismo, la generosità solidale e sociale di un popolo appartiene al cuore e alla mente e alla coscienza di ciascuna persona. Generalizzare non è onesto intellettualmente nè oggettivamente.
Scritto da Rosella e Carlo il 10/1/2011 alle 18:06
Ormai la dottrina sociale dela Chiesa è acqua sul marmo. Non incide più. E' la conseguenza della civiltà che avanza. Verso dove? Questo è l'interrogativo.
Scritto da Sommaruga Giuseppe il 10/1/2011 alle 18:17
Cara Mafalda, il mio blog è un continuo "prendere parte". Se non fosse così non avrebbe questo seguito e tu probabilmente non ci scriveresti (indebolendolo). Lo faccio a mio modo, forse con l'ethos democristiano che mi è rimasto. E che non voglio perdere. Quando è il caso apprezzo in privato e mi pronuncio in pubblico. Quando è il caso. Cioè, quando la mia opinione non è già chiaramente implicita. Sul Card. Ravasi non sono affatto così severo. Al contrario. Mi ricordo certi giudizi scettici su Martini, poi smentiti dai fatti. Le due personalità sono diverse ma proprio Martini dimostra che anche gli uomini di cultura, messi alla prova più difficile, sanno graffiare come le tigri. Il nostro discorso, comunque, è puramente accademico. La Chiesa ha saputo spesso rovesciare le previsioni che sembravano più attendibili.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 10/1/2011 alle 18:31
@ Mafalda und @L&B. "ora mi annoio più di allora neanche un prete per chiacchierar..." (Paolo Conte, Azzurro) Non sono messo così male: mi annoio molto, molto raramente ma ogni tanto un prete può scatenare il mio furor polemico, sempre un po' represso ;-)
Scritto da Filippo Valmaggia il 10/1/2011 alle 19:09
Il problema che poni nelle utlime righe è serissimo. Chiama in causa non solo il centrosinistra. Anche nell'altro versante dovrebbero meditare sulla sproporzione fra dottrina sociale cattolica e risultati concreti sul piano della lotta alla povertà, dell'accoglienza, della condizione operaia.
Scritto da Giovanni B. il 10/1/2011 alle 20:59
C'è un grande desiderio di chiesa carismatica, più che di chiesa gerarchica.
Scritto da Amici di Robecco sul Naviglio il 10/1/2011 alle 21:49
L'ambiente ecclesiale e la tradizione contano moltissimo. Milano non è una diocesi come un'altra. Non solo perchè è la più grande del mondo. Gli eventi sociali più delicati li ha vissuti con una particolare sensibilità. Chiunque sarà l'Arcivescovo i punti vitali indicati nel post saranno rispettati.
Scritto da Giacomina il 10/1/2011 alle 22:21
Mi piacerebbe sapere, ma non lo sapremo mai, chi farà la scelta concreta, Benedetto XVI o gli alti prelati del Vaticano? La Chiesa è l'organizzazione più antica e complessa del mondo con regole che sfuggono a tutti noi. Per la diocesi di Milano ho fiducia che sarà scelta la persona giusta.
Scritto da Pietro il 10/1/2011 alle 23:35
Condivido le preoccupazioni di Valmaggia e Mafalda. Un "pacchetto" ( presidente regionale più il cardinale) non gioverebbe alla Chiesa ambrosiana e neppure ai lombardi. La Chiesa è pluralista al suo interno più di quanto si creda, saprà indicare un uomo in linea con la grande tradizione "sociale" della Diocesi senza avallare per la Lombardia il pensiero unico ciellino. Senza nulla togliere ad Angelo Scola, uomo di grande statura intellettuale in prima linea nel dialogo intereligiso
Scritto da cesare chiericati il 11/1/2011 alle 09:57
Ha ragione @Giacomina. Milano non è una diocesi come le altre. Senza presunzione dobbiamo ammettere che abbiamo una marcia in più. Mio cugino tre anni fa è stato nominato arcivescovo in una nunziatura estera e prima aveva già avuto incarichi inferiori in alcune diocesi italiane. Quando andavo a trovarlo potevo toccare con mano il tipo di approccio che avevano i fedeli. Noi abbiamo una fede più adulta, meno superstiziosa. Siamo una diocesi matura e siamo stati sempre fortunati perché abbiamo sempre avuto degli ottimi Pastori. Ha ragione anche @Mafalda, anche a me Ravasi sembra un po’ freddo per questo ruolo. Valmaggia lo vuole nel suo salotto? Sarebbe un’esplosione di cultura. Invita anche EF così impara a stare in società. La Mafalda non ne ha bisogno, è già upper class, come dicono in Bocconi.
Scritto da Ex democristiano il 11/1/2011 alle 10:44
Volevo concludere la discussione con un mio ulteriore parere. Ma non è neanche necessario. Mi limito a sottolineare che condivido, oltre a molti altri interventi, i due commenti finali di @Cesare Chiericati e @ "ex democristiano".
Scritto da Giuseppe Adamoli il 11/1/2011 alle 11:08
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