Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 14/1/2011 alle 14:02
I giornali di oggi riportano la direzione del Pd di ieri con toni canzonatori oppure allarmati e drammatici. Il Pd si è spaccato, affermano. Tre quarti della relazione Bersani sui problemi del Paese è stata approvata da tutti. Ma in effetti, su tre temi sicuramente importanti e attualissimi - Fiat, alleanze e primarie - c’è stata una forte divisione. E la minoranza non ha partecipato al voto, il che equivale praticamente al voto contrario.
Ma che cosa si doveva fare: fingere di essere tutti d’accordo quando non è vero? M’interessa poco se c’è una parte del partito che dissente. Se è un dissenso reale, meglio che venga espresso alla luce del sole.  Che razza di un partito democratico, di massa e plurale è quello che, sulle questioni che dividono la società, non ha contrasti interni? O li vuole celare? L’unità di fondo va sempre perseguita ma questa balla della gestione unitaria a tutti i costi è un’ipocrisia insopportabile a tutti i livelli. Perfino Tony Blair, nell’apice della sua carriera, aveva un minoranza interna. E l’ha mai demonizzata. Il problema è un altro. Bisogna vivere le differenze di opinione senza che suonino con preannunci di scissione. Comportarsi così è da irresponsabili.
L’importante è che la linea del partito, quella della maggioranza sia chiara. E' questa che deve essere comunicata al Paese. Lo è? Questa è la domanda alla quale mi preme avere una risposta. Ho votato Bersani e, ripensandoci col senno di poi, lo farei ancora. Il suo antagonista, Dario Franceschini, con una gran giravolta è diventato un suo fedele sostenitore. Questo dimostra che l’alternativa era debolissima. Eppure, uno), sulla Fiat mi sento più vicino a Veltroni, Letta, Chiamparino e Fassino. Due), credo che perseguire un’alleanza che includa tutti da Vendola a Fini e Casini sia un modo per prolungare nel tempo la scelta. Tre), le primarie si possono ulteriormente aggiustare ma non affossare.
Ragionare così pubblicamente è delitto di lesa maestà verso il segretario che pure ho votato e ancora sostengo? Non scherziamo. Quando dico che siamo troppo simili al passato intendo anche denunciare questa visione del partito: o l’unanimismo, oppure la sindrome scissionista. Strada perdente e mortificante.
Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 30 commenti -
Tu sei un liberale di formazione, lo si vede perfino da lontano. Ma sei in un partito che fatica ad esserlo. Questa mi pare la contraddizione. Tu dici in sostanza: il Pd è in costruzione, quando sarà ultimato (sebbene un partito moderno sia sempre in divenire) sarà diverso dai due partiti del passato e la convivenza sarà più facile e così pure la dialettica maggioranza-minoranza. Il tuo ragionamento ci sta tutto. Ma io non sarei così ottimista.
Scritto da Roseto senza rose il 14/1/2011 alle 14:34
Questa volta sono perfino d'accordo anch'io. Ma tu sei più un uomo di opposizione che di maggioranza. Non sono ancora convinto che il PD sia la tua casa definitiva.
Scritto da Enne enne (Varese) il 14/1/2011 alle 15:11
Ribadisco quanto già sostenuto pubblicamente in occasione del congresso provinciale di Varese, ovvero la mia netta contrarietà ad ogni forma di unanimismo di facciata. Le differenze, se opportunamente esplicitate e valorizzate attraverso un franco e democratico confronto interno, possono addirittura rappresentare un valore aggiunto alla vita di un partito realmente democratico. L’importante, però, è che le differenze siano qualcosa di più di semplici distinguo. Già, perché a ben vedere le posizioni dell’attuale minoranza Veltroniana, mi sembra proprio che di questo si tratti. Dal momento che non mi risulta che Bersani e la sua maggioranza siano attestati su posizioni di sinistra, ad esempio sulla questione Fiat e sulle alleanze politiche, così da giustificare la nascita di una minoranza moderata e ancora più disposta alle lusinghe del centro di quanto lo siano i vari Bersani, D’Alema, Franceschini, Letta, ecc., mi domando su che cosa stia maturando una spaccatura all’interno del PD. Altrettanto si può dire dei “rottamatori”, uniti nel criticare il metodo e nel condividere l’opportunità di una svolta generazionale ai vertici del PD, ma a loro volta divisi quando si tratta di confrontarsi seriamente su contenuti politici, come il giudizio su Marchionne e sulla vicenda Fiat. Su questi argomenti, infatti, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha riscoperto il proprio moderatismo ed ha preferito smarcarsi prontamente da Pippo Civati per evitare il rischio di ritrovarsi ad una prossima fermata in compagnia di movimenti troppo sensibili ai richiami della Fiom. Insomma, usciamo da tutte le ipocrisie ed evitiamo tanto l’unanimismo a tutti i costi, quanto le gare tra chi è più moderato e riformista nel PD.
Scritto da Leonardo C. il 14/1/2011 alle 15:22
Dove trovi la forza di questa lealtà di fondo al Pd per me resta un mistero. Non ho mai fatto parte di un partito, forse dariva da questo fatto la mia incapacità di capirti. Il tuo libro, nella descrizione del tuo percorso politico, è un documento che i ragazzi inclini alla politica dovrebbero leggere. Per me è troppo tardi.
Scritto da Bianchi Giò il 14/1/2011 alle 15:50
@Leonardo C. - Sottoscrivo con entusiasmo le tue ultime righe. Cosa voglia dire essere moderati e riformisti non mi è affatto chiaro. Finché non lo si specifica meglio con le proposte è acqua che scorre sul marmo. Il discorso vale soprattutto per il "riformismo" che storicamente definiva chi, nel Pci e nella sinistra, non era massimalista. E oggi? Siamo tutti riformisti e cioè, detta solo così, né carne né pesce. I documenti recenti del Pd contengono qualcosa di più. Speriamo che si continui.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/1/2011 alle 16:02
Caro Giuseppe, analisi corretta. Un appunto: non faccio il difensore ufficiale di Franceschini ma ti vorrei sottolineare che in politica le giravolte, ammesso e non concesso che quella di Dario lo sia, purtroppo le hanno fatte in molti. Le giravolte sono una modalità ahimè conclamata poi sono tutti più o meno bravi a giustificarle. Di grande coerenza c'è ne è in giro pochina pochina. Non occorre andare a Roma per rendersene conto, basta guardare anche alle ns latitudini e dalle ns parti.
Scritto da paolo rossi il 14/1/2011 alle 16:10
Nel caso leggesse qualche giovane, l'unanimismo apparteneva al PCI, lo scissionismo al PSI, espressioni di due culture di sinistra che venivano da lontano. Entrambe hanno provocato ritardi e limiti nella crescita di una cultura di governo progressista una volta assodato che mai l'Italia sarebbe diventata una Repubblica Popolare "Democratica". Credo anch'io che le divisioni interne siano fisiologiche a patto che poi decida la maggioranza su un progetto preciso al quale forse siamo prossimi.
Scritto da cesare chiericati il 14/1/2011 alle 16:25
Paolo, per carità, non era mia intenzione fare la morale a Franceschini. Mi conosci abbastanza per non sapere che sto lontano da queste valutazioni delicate. Però il cambiamento è stato profondo e abbastanza rapido. Questo lo devi ammettere. Una cosa voglio ribadire con nettezza. La posizione della minoranza, se non è basata su distinguo strumentali e se è sostenuta con idee e proposte serie, è un valore, non un disvalore, di un grande partito democratico. Questo lo affermavo anche quando la minoranza era guidata da Dario. E tu lo sai bene.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/1/2011 alle 17:07
Giuseppe, vorrei sapere due cose. Se fai ancora parte della commissione per la riforma dello statuto nazionale del partito e qual'è la tua idea sulla modifica delle primarie che Bersani vorrebbe introdurre nello statuto.
Scritto da Rodolfo D. il 14/1/2011 alle 17:19
Il fatto che ci sia stato un cambiamento rapido, significa poco. Come ricorderai si era detto durante le primarie: "chiunque sarà eletto segretario sarà il segretario di tutti". Questo è chiaro non elimina le distinzioni interne. Non è colpa di Franceschini se qualcuno ha tradito questo spirito e si sta preparando (perchè è così e non parlo di Veltroni) le valigie ( speriamo solo preparando). Veltroni poi, prima sparisce e ignora Dario e poi a giochi fatti ritorna in campo. Di chi la giravolta?
Scritto da paolo rossi il 14/1/2011 alle 18:16
Quando è stato eletto il segretario nazionale, molti ex margheritiani e "moderati" hanno appoggiato Bersani (come lei e Alfieri) e non Franceschini e credo che tra le giustificazioni (ho partecipato a due riunioni nel mio circolo e a Varese), quando è stato chiesto perchè, ci fosse proprio quella della ricerca di unità programmatica e di metodo. Ora ritrovo nelle sue parole un discorso che mi pare smarcarsi da quella scelta. Fatico molto a capirvi.
Scritto da P.C. il 14/1/2011 alle 18:22
Mi piace la tua nettezza poco democristiana. Fai bene. E' necessario scuotere il partito anche localmente.
Scritto da Giancarlo il 14/1/2011 alle 18:30
Condivido tutto il post. Unanimismo e scissionismo sono due malattie della sinistra che vanno scongiurate. Per quanto io sia scettico sul Pd.
Scritto da Bortoluzzi il 14/1/2011 alle 19:08
Caro Paolo, il segretario è sempre di tutti, anche della minoranza. Non c'è neanche bisogno di dirlo. Quanto a Veltroni, non mi metto a difenderlo, difendo lo spazio di una minoranza di cui nel Pd c'è bisogno, stante le differenze messe in luce tutti i giorni. E' una semplice operazione di chiarezza. Su Fioroni e sulla sua volontà di uscire dal Pd, io sarei molto cauto. Proprio per questo bisogna considerare legittime le posizioni minoritarie, altrimenti si cade nella sindrome scissionista. Non vorrei che si perdessero altri pezzi, un'altra volta verso il centro. Sarebbe una catastrofe.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/1/2011 alle 19:21
Nel Pd ti vedo sempre di più come un padre nobile anche se qualcuno gradirebbe che tu uscissi. Solo perche gli fai ombra. Se tu non ci sei alle riunioni loro si sentono dei giganti invece sono dei poveri cristi pieni di boria ma con poca cultura politica.
Scritto da Giovane Varese il 14/1/2011 alle 20:24
Insomma, tu dici che se si negano, nei fatti ovviamente non in teoria, i diritti delle minoranze di svolgere la propria funzione, si creano le condizioni per lasciare il partito. Non sono un iscritto ma il ragionamento non fa una piega. Fra Franceschini e Fioroni poi è la solita lotta dei fratelli coltelli. Se tu ne sei stato fuori fin dall'inizio, come mi è sembrato di capire in questi mesi che ti seguo, sei stato lungimirante.
Scritto da Roseto senza rose il 14/1/2011 alle 21:24
Ma dai, prepara le valige anche tu. Io ti seguirei subito. Lo so che non lo farai. Ma che ci stiamo a fare in questo Pd? Lasciamo pure dentro quelli che hanno qualche carica da difendere e andiamo a respirare aria più nuova.
Scritto da G.S. il 14/1/2011 alle 21:28
Il senatore Rossi scrive “si era detto durante le primarie ‘chiunque sarà eletto segretario sarà il segretario di tutti’”. Sull’argomento “segretario”, così si pronunciava Michele Serra nella rubrica “Satira preventiva” de L’espresso. Badate bene: non L’espresso di questa settimana ma sul n. 52 del 4 gennaio 2007 (pag. 13). Al punto dedicato al “LEADER” dell’allora costituendo Pd, Serra scriveva così: “Escluso che un partito così vasto, e complesso, possa affidarsi a un solo leader. Meglio tornare alla vecchia idea prodiana del pullman: potrà contenere almeno 46 leader. Per le tribune politiche, è già stata studiata un’inquadratura che permetterà di contenere tutti i 46 volti del leader collettivo, e probabilmente anche un pezzetto di cravatta. Più difficile pensare che i 46 dicano tutti la stessa cosa: per non creare confusione, l’audio verrà dunque concesso per sette secondi a testa. Un’altra ipotesi è che si crei comunque un solo coordinatore da scegliere, in una spianata fuori Roma, con il sistema degli Orazi e Curiazi. Ciascuna componente del partito avrà comunque il diritto, durante i comizi del coordinatore, di interromperlo momentaneamente per spiegare direttamente le proprie posizioni”. Aggiungo io: quattro anni trascorsi invano … Diminuiscono i voti ma non i pullman ….
Scritto da Mafalda il 14/1/2011 alle 22:11
Caro P.C., avevo votato Bersani al congresso perchè mi sembrava il migliore dei candidati in campo sia per l'esperienza sia per la proposta politica. Lo sostengo tuttora anche se continuo con le mie libere riflessioni come ho sempre fatto. Però vorrei che si garantisse alle minoranze una agibilità adeguata. Se così non avvenisse potrebbero essere incoraggiati impulsi di abbandono. Sull'unità "programmatica e di metodo" è certo che non bisogna stancarsi di perseguirla ma, se non viene raggiunta, la tutela della minoranza è un dovere della leadership.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/1/2011 alle 23:26
Ti vedo preoccupatissimo di eventuali nuove uscite dal Pd. Credo che tu abbia ragione. Da questo punto di vista capisco la necessità di non dare pretesti a nessuno che abbia questa tentazione. Chi pensa che l'uscita di alcuni possa rafforzare l'unità del partito fa uno sbaglio. L'abbiamo già visto con la Binetti, con Rutelli e suoi. Lo vedremmo anche con Parisi, Fioroni e Gentiloni. Meglio prevenire, non c'è dubbio.
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 14/1/2011 alle 23:40
Condivido Giuseppe la tua precisazione. Una cosa è però essere minoranza altra è l'attacco di Veltroni e c., in un momento molto delicato, perpetrato a suo tempo attraverso un documento politico dato in pasto ai media prima che di essere divulgato dentro il partito. Chi come noi viene dalla dc, sa molto bene cosa significava all'ora la dialettica, ma io direi anche, lo scontro interno. Non sono un nostalgico dico solo: una cosa del genere non sarebbe mai successa e da l' idea di una labilità.
Scritto da paolo rossi il 15/1/2011 alle 00:07
Caro Giuseppe, apprezzo molto la tua riflessione e soprattutto la chiarezza di espressione su temi importanti ed attuali. Credo che il problema di comunicazione del PD sia ovuto alla totale incapacità di semplificare i messaggi e renderli comprensibili come hai fatto tu.
Scritto da Angelo il 15/1/2011 alle 09:17
Se il Pd ha una linea chiara e comprensibile l'esistenza di una minoranza non è un problema. Non vorrei che Bersani facesse come Berlusconi: "la colpa è sempre delle minoranze."
Scritto da Alberto Fumagalli il 15/1/2011 alle 09:18
Franceschini ha cambiato campo. Questo è un fatto indiscutibile e non significa niente il dovere di rispettare Bersani come segretario di tutti. L'alternativa che proponeva Franceschini e che io avevo votato (facendo polemica con Adamoli), era chiara. Mi ricordo bene una riunione a Milano dove ero stato troppo cattivo con Adamoli e Giovanni Bianchi mi aveva strigliato. Adesso Dario è d'accordo su tutto con Bersani, ma mi faccia il piacere.
Scritto da Giorgio S. il 15/1/2011 alle 10:25
Il tuo post non mi aveva convinto del tutto. Le tue repliche successive (fanne di più!) mi hanno chiarito il quadro e mi hanno persuaso. Dei rapporti Franceschini-Fioroni-Veltroni non m'importa un fico. Se c'è un dissidio forte nel partito, nasconderlo è negativo e si crea una palude dove chiunque può restare impantanato.
Scritto da Agosti Rino il 15/1/2011 alle 10:33
Questa discussione vista dall'esterno mi pare inutile. E' chiaro che ha ragione Adamoli. Conta la linea del partito che deve essere comunicata bene ed è indispensabile riconoscere il ruolo della minoranza se c'è e vuole essere opposizione interna. Non so dove è il problema.
Scritto da Claudio Giorgi il 15/1/2011 alle 13:20
Caro Giorgio, mi ricordo bene la riunione alla quale ti riferisci. Mi accusavi di aver tradito Franceschini e di aver sostenuto Bersani per assicurami un incarico importante in Regione o a Roma. Ma io non avevo votato Veltroni gia due anni prima quando la sua vittoria era certissima. Il tempo, come sempre è galantuomo. Allora difendevo lo spazio vitale per Dario come adesso lo didendo per Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Sono sicuro che ti farà piacere.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 15/1/2011 alle 15:37
Caro Rodolfo D., faccio ancora parte della commissione dei quaranta per la riforma dello Statuto nazionale del Pd. Al tema delle primarie dedicherò un post nei prossimi giorni.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 15/1/2011 alle 15:40
Dire, caro Giorgio, che Franceschini è in sintonia su tutto con Bersani è solo una 'comoda' e vera e propria eresia. Per quel che conta (forse poco), conosco bene Dario e so di non parlare a vanvera (almeno da questo punto di vista). Si può pensarla anche in modo distinto i questo partito senza, per questa ragione, dover sempre sparare a zero. Forse viviamo la politica all'interno del pd in modo eccessivamente conflittuale. Sbaglio?
Scritto da paolo rossi il 15/1/2011 alle 20:09
@ Paolo Rossi Vedo da un commento che sei un senatore. Non ti conosco e ti devo rispetto. La tua è una difesa d'ufficio più che comprensibile dato che i parlamentari vengono scelti dai capi. Io dico solo il mio pensiero di militante. Franceschini era durissimo contro il Bersani vecchio socialdemocratico. Durissimo contro la sua idea di Pd. Durissimo nella difesa delle primarie. E adesso? Tutto il contrario. Se penso come l'avevo sostenuto al congresso mi viene un gran rabbia.
Scritto da Giorgio S. il 16/1/2011 alle 17:07
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