Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 25/1/2011 alle 09:55

 

Il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, ha pronunciato ieri parole chiare e pesanti: “La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica e respira un evidente disagio morale”. Il suo bersaglio, pur senza pronunciare il nome, era trasparente. I critici affermano che la sua denuncia era troppo diluita in un discorso che ha chiamato criticamente in causa la magistratura e l’eccesso delle indagini. Per chi conosce la prudenza dei vescovi italiani, questo richiamo all’equilibrio dei poteri dello stato non è una sorpresa.
Sulla bufera che ha investito il Presidente del consiglio ho sottoscritto due giorni fa una lettera di dirigenti cattolici del Pd (per Varese anche Alessandro Alfieri e Paolo Rossi) nella quale, oltre alla denuncia vi sono queste domande: “Quali modelli offriamo ai giovani? Quali prospettive educative si aprono di fronte ai più piccoli? Che cittadini siamo formando?”
La mia opinione è che la questione morale, nella sua accezione più completa, non riguarda soltanto la separazione fra sfera privata e sfera pubblica. In altre parole lo stile di vita personale.  Di più, riguarda la separazione fra diritto, politica ed etica. Per fare qualche esempio riguarda l’evasione fiscale, l’atteggiamento verso le mafie, il malaffare nell’amministrazione pubblica. Questo, secondo me, questa concezione più larga rappresenta l’antidoto affinché la questione morale non diventi moralismo facile, facile.  

 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 31 commenti -
Concordo Giuseppe, concordo pienamente! Come ti ho già espresso, mi piacerebbe che tu ti prendessi cura di questi aspetti formativi ed etici... Anche perché hai sempre avuto questa attenzione verso noi giovani e verso i canali di dialogo che non hai mai chiuso, alla cui base stanno lo stile e l'etica che hai espresso nel tuo post...
Scritto da Pietro Resteghini il 25/1/2011 alle 10:44
Sorpresa positiva l'ultimo brano del post. Mettere in guardia dal moralismo in questa fase nella quale sarebbe comodo e facile impalcarsi a moralisti, è un atteggiamento responsabile che mi persuade. Trovo migliore questo post della lettera che Adamoli ha firmato, insieme ad altri dirigenti lombardi del Pd, proprio per questa ragione.
Scritto da Roseto senza rose il 25/1/2011 alle 11:39
Mi trovo concorde con Roseto senza rose. La parte finale del post è la più bella.
Scritto da Emanuela il 25/1/2011 alle 11:52
La collettività è ancora più sgomenta di fronte alla pedofilia, ma non è un problema che tocca i vescovi; i quali preferiscono prendere un bagno di mare anziché prendere posizione.
Scritto da Filippo Valmaggia il 25/1/2011 alle 11:57
Purtroppo la politica è zuppa di cattolici una tantum: difensori del valore della famiglia nell'accezione cristiana e poi son divorziati (giusto per fare un esempio). La questione morale viene colta solo per motivi di facciata e poi non ci si pongono problemi veramente morali. Non si è cattolici a comando: o sei cattolico o non ti atteggi ad essere cattolico. Concordo con te: è etica e morale l'evasione fiscale? è etico e morale il gioco d'azzardo per stare nel piccolo?
Scritto da Federico Antognazza il 25/1/2011 alle 12:06
Mi sembra illuminante la conclusione del bell’ aticolo di Vito Mancuso apparso oggi su Repubblica e che invito a leggere: “Le parole di Bagnasco sono state per molti tratti un buon esempio di cosa significa parlare di politica senza fare ingerenze politiche, perché la nostra situazione non è più questione di destra o sinistra ma di decenza e di dare un governo vero al Paese che ne ha urgente bisogno. Alla fine però ha ceduto alla diplomazia, ha usato il bilancino che le consente di avere tutti i forni sempre aperti. E così il sale evangelico ha perso ancora un po’ del suo sapore”.
Scritto da Angelo Eberli il 25/1/2011 alle 12:17
Adamoli, domanda secca, lei crede di poter impartire lezioni di moralità nei rapporti tra diritto, politica ed etica?
Scritto da bm il 25/1/2011 alle 12:30
Caro bm, non mi sento di impartire nessuna lezione e infatti non lo faccio. Anzi, come hanno rilevato alcuni lettori, sta lontano dal moralismo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/1/2011 alle 13:08
Il discorso del Card. Bagnasco mi ha un pò deluso. Avrei preferito una presa di distanza più netta dal premier e dai suoi comportamenti privati e anche pubblici.
Scritto da Mario Contini il 25/1/2011 alle 13:13
Alcuni osservatori e giornalisti dicono che Bagnasco doveva essere meno prudente. Io sono soddisfatto così. Cosa avrebbe dovuto fare? La prudenza della chiesa cattolica con il governo, tutti i governi anche di centrosinistra, è una costante della sua azione.
Scritto da Giovanni Costa il 25/1/2011 alle 14:05
Condivido anch'io, come hanno già fatto altri, le parole di chiusura del post. E' quello il punto di partenza della nostra riflessione (come persone e come partito) per non cadere in un moralismo che, alla fine, non va da nessuna parte. Rispondo anche a @Mafalda che mi ha interpellato nel post di ieri su mio cugino: come puoi ben immaginare, mio cugino arcivescovo parla esattamente come il card. Bagnasco. Non è una sorpresa. Quando lo incontro a cena e non è in veste ufficiale, è tutta un'altra cosa e magari sui fedeli della domenica la pensa come noi ;-)
Scritto da Ex democristiano il 25/1/2011 alle 14:57
Nell’attuale fase politica credo ormai che ci troviamo di fronte ad una duplice questione. La prima è quella prettamente “morale”, che si origina dall’abuso delle posizioni di potere detenute e dall’utilizzo strumentale e demagogico della funzione di rappresentanza. Come se il detenere la maggioranza del consenso elettorale determinasse un diritto all’impunità e fosse una condizione sufficiente per legittimare comportamenti e pratiche in violazione della legge. Lo credevano ieri i partiti della prima repubblica, quando basarono su questo convincimento il sistema tangentizio. Ne è convinto oggi anche Berlusconi, che invoca il medesimo diritto per i tutelare i suoi interessi personali e giustificare l’esuberanza dei propri stili di vita. La seconda questione, invece, è quella “etica” e riguarda, più in generale, la profonda crisi di senso in cui versa la politica nell’attuale fase delle democrazie cosiddette avanzate e che investe tutti i partiti e l’intera classe politica. E’ questa crisi che impedisce alla politica di autoriformarsi, che spiega l’incapacità da parte delle opposizioni di generare un’alternativa credibile, che impone la Magistratura quale unico argine alla deriva della morale. Su tutto questo la prudenza della Chiesa conta assai poco, ancor meno per coloro che non si limitano a dirsi cristiani, ma lo sono veramente, nel profondo della propria coscienza.
Scritto da Leonardo C. il 25/1/2011 alle 15:10
Ho ascoltato con interesse e compiacimento la deprecazione del card. Bagnasco e mi sono detta: era ora! Ma dopo i richiami alla sobrietà “in cauda venenum”: un bel richiamo alla magistratura, con l’impersonale “mentre qualcuno (chi?) si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti d’indagine”. Complimenti Bagnasco!
Scritto da G.B. il 25/1/2011 alle 15:45
Concordo sulla questione morale. Bagnasco equilibrato, segue il Magistero. La Chiesa ha molte anime: provate a confrontare la lettera dei cattolici PD e quella dei cattolici PDL. Penso che chi cerca di tirarla per la giacca dimostri debolezza - capita soprattutto a dx, al centro, a volte nel centrosx - e finisce con l'elemosinare i voti in cambio di favori (federalismo: esenzione tasse comunali). Se l'obiettivo è alto - persone e comunità- non si possono usare strumenti bassissimi.
Scritto da FrancescoG. il 25/1/2011 alle 15:56
Cari amici del blog, permettetemi di dissentire questa volta da Giuseppe. Non mi sono piaciuti, nel discorso del card. Bagnasco, l'eccesso di diplomazia, l'attenzione ad evitare un j' accuse chiaro nei confronti del premier, l'uso della bilancia per cui il disagio morale per comportamenti licenziosi e lascivi è associato alla critica per gli eccessi della magistratura. Ancora una volta vedo una Chiesa più attenta al rapporto tra istituzioni potenti, tra stati, che a lanciare un preciso messaggio educativo e pastorale. Credo che in questo momento la nostra società abbia invece più bisogno di educatori e di profeti, che di politici usi al compromesso ed allo scambio, anche per ragioni di basso interesse. E d'altra parte la Chiesa nel corso della sua storia, quando ha saputo richiamarsi agli insegnamenti biblici, non ha mancato di denunciare con forza la corruzione, il degrado dei costumi, il male in ogni suo aspetto. Soprattutto non ha avuto timore di usare parole ferme di condanna nei confronti di re e imperatori, a partire da Sant'Ambrogio che costrinse ad una pubblica espiazione l'imperatore Teodosio, grondante del sangue innocente degli abitanti di Tessalonica. Penso che molti si aspettino una Chiesa che faccia più uso della virtù della fortezza che di quella della prudenza, una Chiesa che abbia il coraggio di essere severissima con i potenti della terra, come fece Samuele con il re Saul, che non aveva ascoltato la voce del Signore. E, se non ora, quando sarebbe il momento di far sentire a qualcuno le parole di Gesù, che lanciava anatemi contro i Farisei, gridando loro che "di fuori apparite giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità" ? Questo, a mio parere, è mancato nelle parole fin troppe circospette e prudenti del cardinale, preoccupato forse di non apparire antigovernativo.
Scritto da Mariuccio Bianchi il 25/1/2011 alle 15:59
Innanzitutto sono d’accordo con @Roseto senza rose. Questo post è di gran lunga più chiaro e completo della lettera. Oltre che condivisibile. Al contrario, la lettera mi ha lasciata perplessa. Forma e contenuto da insufficienza. Rimandati a settembre gli estensori (mi sa che è stata scritta a più mani). Scherzo? Sì, scherzo, però solo in parte. L’ho riletta più volte e non riesco a coglierne l’oggetto, la trama, un’eventuale proposta. La musa ispiratrice è stata la Baio Dossi? E Pizzul l’avrà riletta? Infine, la “Lettera a Diogneto” (citata nelle conclusioni) è più credibile se enunciata da monaci trappisti anziché da politici. Il Suo post, invece, è concreto e, per questo, immune da sterili moralismi. Anch'io, come @Eberli, condivido il commento del teologo Vito Mancuso (che trovo molto in gamba), in particolare l'ultimo periodo. E riguardo a Lei, si accinga a trascorrere una bella serata. Incontrare la gente è la forma più alta e più soddisfacente della politica e Lei questa sera lo farà. P.S. Non ne abbia male per questo mio giudizio sulla lettera. Non è malevolo. Come potrei? Conosco personalmente alcuni sottoscrittori della lettera, ai quali riconosco la mia stima. Inoltre, io non saprei scrivere di meglio. Ed è per questo che mi sarei astenuta dallo scrivere. Ancora, buona serata.
Scritto da Mafalda il 25/1/2011 alle 16:50
Caro Mariuccio, nel mio post non avanzo giudizi sul discorso del Cardinale. Affermo che non mi ha sorpreso la sua prudenza e nemmeno l'adesione esplicita alla teoria dell'equilibrio dei poteri. Il suo è un discorso ad ampio raggio nel quale si trovano affermazioni forti sulla contestazione studentesca che merita una riflessione non scontata; sulla drammaticità della disoccupazione giovanile; sulla crisi economica che mette in rovina molte famiglie; sull'etica della solidarietà e del lavoro. Infine c'è il richiamo alla mole delle indagini giudiziarie, quasi a mitigare la nettezza contestatrice delle altre affermazioni. Una cautela eccessiva? Si, ma stiamo attenti a portare troppo il discorso sull'inchiesta della magistratura. Non vorrei che, da questo punto di vista, si risolvesse tutto in una bolla di sapone. La gravità dei comportamenti va molto oltre le conclusioni giudiziarie.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/1/2011 alle 17:14
Condivido fino all'ultima parola quanto ha scritto Mariuccio Bianchi e le preoccupazioni di numeosi amici circa l'eccessiva diplomazia delle Gerarchie per avere " tutti i forni sempre aperti". Non vorrei che bastasse la promessa di buoni benefici fiscali per indurre le Gerarchie a guardare dall'altra parte per non vedere il marcio. Sarebbe troppo.
Scritto da Ambrogio V. il 25/1/2011 alle 17:31
E' evidente che non sono abbastanza cattolica - vorrei dire che sono troppo giovane per l'irruenza con cui affronto questo argomento, ma non è proprio più così! - perché non capisco questo timore degli evidentemente "veri"cattolici di dire le cose come stanno. Un certo stile di vita, cucito addosso al nostro maggior rappresentante istituzionale, checché se ne dica e se ne pensi di lui, fa schifo. Ci ripugna. E diciamolo, no! Che timori abbiamo? O vale sempre e solo il principio del colpo al cerchio e uno alla botte di cui sembra essersi fatto garante anche Bagnasco nel suo discorso? Magari è la paura di incorrere nel peccato di superbia a frenare così tanti commenti che sembrano spaventati dall’idea di giudicare la pagliuzza nell’occhio del premier rispetto alla trave che pensano di avere nel loro. E chiamiamola pagliuzza. Posso essere d’accordo sul fatto che la lettera dei cattolici del Pd non sia di facile lettura e abbia troppi riferimenti filosofico-teologici, ma trovo che se non si fa nemmeno questo passo, veniamo piallati senza pietà dal sistema mediatico-informativo-deviante del premier.
Scritto da Laura S. il 25/1/2011 alle 17:32
Qualche tempo fa ci chiedevi un consiglio sulle tue eventuali repliche, se farle o non farle. Io ti dico di farne qualcuna in più. Servono molto, almeno per me.
Scritto da Vittorio (Luino) il 25/1/2011 alle 17:45
@ Mariuccio Bianchi. Aurelio Ambrogio, detto Santo, era un politico come tutti gli uomini di Chiesa di oggi e di ogni tempo. Egli, per aumentare il potere della Chiesa, sostenne la causa dell’umanità e delle persecuzioni con pari energia. Due anni prima di quella specie di scomunica indiretta comminata a Teodosio, Aurelio Ambrogio, detto Santo, si contrappose all’Imperatore che aveva condannato l’incendio della sinagoga di Kallinikon da parte dei cristiani. Ambrogio scrisse a Teodosio che quell'incendio non era affatto un crimine: perché bruciare le sinagoghe era un “atto glorioso” affinché “non possa esserci luogo in cui Dio è negato”. Provocatoriamente, egli si assunse la responsabilità dell'accaduto. Dalla lettera di Ambrogio a Teodosio, leggiamo: “...io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato loro l'incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato[...]. Che cosa è più importante, il mantenimento dell'ordine o l'interesse della religione?”. Il mantenimento del potere ecclesiastico e l’interesse materiale della Chiesa, rispondo io.
Scritto da Filippo Valmaggia il 25/1/2011 alle 18:14
Concordo con @Laura S. Ho letto la lettera firmata anche da Adamoli - è la prima firma, tra l'altro - e l'ho trovata un pò difficile ma molto chiara nelle sue intenzioni. Però chiedo a Laura: che cosa si potrebbe fare di più?
Scritto da Giacomina il 25/1/2011 alle 18:46
Avevo dato ragione a Mariuccio Bianchi, poi la risposta di Giuseppe mi ha messo amcora nel dubbio. Ringrazio entrambi. Queste discussioni mi arricchiscono. Giuseppe ha il pregio della sintesi e della chiarezza. Glielo riconosco anche quando non condivido.
Scritto da Giovane Varese il 25/1/2011 alle 18:49
Da laico mi piace il post e ancora di più la risposta a Mariuccio Bianchi. C'è una presa di coscienza che la chiesa può svolgere un ruolo importante ma che non può essere troppo invadente sulla sfera pubblica. Siccome io non voglio questa invadenza, non la gradisco neanche quando può essere antiberlusconiana.
Scritto da Bortoluzzi il 25/1/2011 alle 19:48
Vicenda Berlusconi-Minetti: le news dell’ultima ora informano che, da oggi, Guido Podestà non sia più il coordinatore lombardo del Pdl. Gli viene attribuita una scarsa difesa della Minetti, in particolare dagli attacchi della “rottamatrice” del Pdl, Sara Giudice. Io, piuttosto, sarei dell’idea che Podestà abbia deciso di investire le sue energie nel Consiglio delle Autonomie Locali, del quale è Presidente dallo scorso venerdì. Come Lei, Adamoli, ben saprà (avendo presieduto la Commissione Statuto del Consiglio Regionale ed essendo, quindi, lo stesso Statuto una Sua “creatura”), il Cal è un organo di nuova istituzione, con compiti di raccordo fra la Regione ed il sistema delle autonomie locali. Tra l’altro, il Cal dovrebbe esprimere parere obbligatorio su determinati progetti di legge (attinenti la finanza locale ed il conferimento agli enti locali di funzioni amministrative) nonché esercitare la funzione legislativa sempre sui medesimi argomenti. Un organo, quindi, destinato ad avere un certo peso politico-istituzionale. Ritengo probabile che Podestà abbia optato per questo incarico di rappresentanza istituzionale (che va ad aggiungersi alla Presidenza della Provincia di Milano), abbandonando – forse volentieri - quello politico.
Scritto da Mafalda il 25/1/2011 alle 21:05
Alcuni commenti mettono il dito nella piaga e sono di alta qualità. Dovrei citarne più d’uno ma farei un intervento troppo lungo. Mi limito questa volta a quello di @Leonardo C. Dico subito che condivido la sua denuncia di una “crisi di senso in cui versa la politica”, per questo incapace di autoriformarsi. Soggiungo però una mia idea dura a morire: nel motore della storia c’è una forza inerziale che porta i popoli, salvo qualche eccezione, sempre avanti. In un sistema democratico le fasi di degrado contengono quasi sempre antidoti capaci di realizzare rimbalzi positivi e felici. Una grande forza politica di centrosinistra dovrebbe saperlo, non vedere solo nero e cogliere tutti i segni di speranza e fiducia. Questo, almeno, è ciò che penso io. PS. Sulla lettera dei cattolici del Pd non svelo un segreto se dico a @Mafalda che l’estensore è stato Fabio Pizzul.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/1/2011 alle 00:27
la chiesa sembra non capire che, se l'Italia da questa immagine di sfacelo, chi ne paga il prezzo più salato in termini di consenso internazionale è lei. per il resto del mondo, l'Italia è in primo luogo il paese del Papa, uno dei pochi posti in cui la gerarchia cattolica influenza le cose : essere associati a questa gomorra-e di fatto,nell'opinione comune fuori d'italia, lo sono - è deleterio per il proselitismo, e per la credibilità. qui no, ma fuori..le religioni sono tante !!
Scritto da marco il 26/1/2011 alle 10:41
Le domande che ponete nella lettera sono tutte giuste. La situazione nella quale ci troviamo è insostenibile. Spero che nelle prossime elezioni la gente se ne renda conto.
Scritto da Luigino il 26/1/2011 alle 14:18
Ho ricevuto quattro commenti questa mattina assolutamente illegibili, mittenti compresi. I caratteri erano irriconoscibili, non so per quale ragione. Invito gli autori a inviarmeli nuovamente affinché possano essere letti. Grazie.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/1/2011 alle 14:27
@ marco. Per il resto del mondo l'Italia è il Paese del parmigiano reggiano. Il papa conta poco o nulla. Nell'ecumene vivono cinque miliardi di non cattolici e tutti, o quasi, apprezzano latticini e derivati.
Scritto da Filippo Valmaggia il 26/1/2011 alle 15:33
Lo dicevo io che Fabio Pizzul non l'aveva riletta! Il crollo di un mito… ;-) In verità, il mio mito è Giovanni Colombo. Ce ne fossero, nel Pd, di 10, 100, 1000, 10.000, 100.000 Giovanni Colombo! Ah, sarebbe un altro partito ...
Scritto da Mafalda il 26/1/2011 alle 15:49
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