Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 23/3/2011 alle 16:31
 


La discussione in Parlamento sul “fine vita” sta entrando, pare, nella fase conclusiva. Poiché considero che questa legge sia delicatissima penso che la sua approvazione debba avvenire dopo la campagna elettorale amministrativa che impegnerà molte grandi città. Esiste infatti il pericolo  di una grave strumentalizzazione.
Il blog ha già discusso questo tema varie volte con voci diverse e dissonanti. Oggi riproduco alcune frasi di un articolo scritto dall’amico Camillo Massimo Fiori. Poiché è più lungo dei soliti post ho atteso la pubblicazione su RMFonline.it  per poterlo linkare.  Ecco alcuni passaggi, ma ne consiglio la lettura integrale.
 …”Sorge un primo interrogativo: l’uomo è davvero il padrone assoluto del suo corpo e della sua vita?"
…”L’approccio individualista a questo drammatico problema sembra inadeguato, insufficiente, semplicista”.
…”La chiesa cattolica non dovrebbe andare oltre i limiti fissati dalla sua dottrina morale: no all'eutanasia e no all'accanimento terapeutico; ogni vita è unica, ogni morte è diversa".
…”A maggior ragione va guardato con diffidenza l'intervento dello Stato che deve avere ben chiari i propri limiti: non spetta ad esso stabilire quando la vita cessa di avere valore e non vale più la pena di essere vissuta".
…”Dopo il "caso Englaro" una regolamentazione del problema può essere opportuna ma essa deve limitarsi a pochi aspetti essenziali per evitare che prevalgano decisioni unilaterali con le conseguenze problematiche che ne possano derivare". 


 
Commenti dei lettori: 16 commenti -
Sì, attenzione alla campagna elettorale. Mi pare che giustamente il PD abbia proposto un rinvio di sei mesi alla discussiione in corso alla Camera.
Scritto da A. Vaghi il 23/3/2011 alle 17:28
Una raccomandazione: continui (continua?) a parlare di questi questi problemi in maniera aperta. Nelle parrocchie non se ne discute proprio. Ce n'è bisogno.
Scritto da Cittadina cattolica il 23/3/2011 alle 17:38
La tua insistenza su questo problema mi da l'impressione che hai paura che il Pd si possa spaccare definitivamente. Ormai i cattolici con le valige in mano non si contano più.
Scritto da R. G. il 23/3/2011 alle 18:08
L'immagine che hai scelto è troppo leggiadra per l'argomento trattato. Stiamo parlando di fine vita, non di inizio vita.
Scritto da Una donna sofferente il 23/3/2011 alle 18:41
L'articolo è interessante perchè argomenta senza la pretesa di indicare le ricette giuste per tutti. E' l'unico approccio valido su argomenti tanto complessi e delicati. Detto questo, i tuoi post delle settimane e dei mesi scorso li ritenevo più vicini alla mia sensibilità. Riconosco però di essere abbastanza volubile su questi problemi. Magari la prossima volta dirò una cosa diversa.
Scritto da Baroffio Loredana il 23/3/2011 alle 18:57
Apprezzo la prudenza del post e dell'articolo. Piuttosto che una brutta legge, troppo lassista o troppo ingombrante, sarebbe meglio nessuna legge. Certe decisioni le deve prendere la coscienza delle persone coinvolte senza eccessivo clamore e pubblicità.
Scritto da Giovanna G. il 23/3/2011 alle 20:48
Chiesa e Stato su queste questioni saranno sempre in contrasto. Non conta molto il grado di laicità dell Stato. Il fatto è che la Chiesa ha il compito dell'educazione religiosa e della predicazione dei suoi valori mentre l'autorità politica quello di trovare una sintesi accettabile da tutti o quasi tutti. Dunque lo Stato faccia la sua parte, senza arroganza e senza timidezza predendo tutto il trempo necessario.
Scritto da Stefano Sandri il 23/3/2011 alle 21:00
Su questo argomento, ribadisco quanto già espresso tempo fa: personalmente sono contraria all’eutanasia ma, analogamente all’aborto, ritengo che la norma debba garantire la volontà individuale in questa delicata sfera. Condivido il passaggio di Fiori: “La Chiesa Cattolica non dovrebbe andare oltre i limiti fissati dalla sua dottrina morale: no all'eutanasia e no all'accanimento terapeutico; ogni vita è unica, ogni morte è diversa. (omissis) A maggior ragione va guardato con diffidenza l'intervento dello Stato che deve avere ben chiari i propri limiti: non spetta ad esso stabilire quando la vita cessa di avere valore e non vale più la pena di essere vissuta. Tanto più che la decisione dello Stato si affida ad un mezzo molto grossolano e approssimativo, di ordine meramente quantitativo, come quello della maggioranza che decide per tutti; ma essere in maggioranza non significa avere ragione”. Un solo distinguo: la maggioranza del nostro Parlamento è composta da “atei devoti” e da “praticanti non credenti” in linea con il Vaticano. Non corriamo, pertanto, i rischi paventati nello Stato etico descritto da Fiori.
Scritto da Mafalda il 23/3/2011 alle 22:19
Mi permetto una segnalazione letteraria sul tema. Proprio in questi giorni sto leggendo il romanzo “Accabadora” della sarda Michela Murgia (grazie al quale vinse il Premio Campiello 2010). Non conosco l’evoluzione della storia narrata (sono giunta ad un quarto del libro). Mi limito ai cenni essenziali. In sardo, “accabadora” è colei che “finisce” (deriva dallo spagnolo “acabar” che significa, appunto, “finire”). Il romanzo si incentra, infatti, sulla figura di Bonaria Urrai, un’anziana sarta sempre vestita di nero, in una Sardegna degli anni ’50, “un mondo antico con proprie regole e divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi”. Bonaria Urrai, quando chiamata dai familiari, “è pronta ad entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell’accabadora, l’ultima madre”. Pare fosse una figura-chiave della tradizione sarda. Il Museo Etnografico di Luras ne custodisce un reperto storico: un martello in legno d'olivo utilizzato dall’accabadora. Secondo quanto riportato nel sito del Museo, veniva tollerata dalle istituzioni e dalla Chiesa ma rimossa, ora, dalla coscienza e dalla tradizione gallurese.
Scritto da Mafalda il 23/3/2011 alle 22:29
Cara cittadina cattolica, lo so che non ci conosciamo personalmente ma devi continuare a darmi del tu, come fai spesso, non del lei. Nel merito hai perfettamente ragione. Nelle parrocchie questo argomento è rigorosamente tabù.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 23/3/2011 alle 23:05
Spiace che ci sia una blogger che abbia scelto di firmarsi con un nickname così triste: @Una donna sofferente. Evidentemente rispecchia la sua attuale condizione. La solidarietà virtuale di un’estranea serve a ben poco ma mi sento di offrirgliela ugualmente. Riguardo all’immagine scelta da Adamoli, le due mani fanno librare in volo una colomba bianca, simbolo di gioia (quella dell’inizio, come sottolinea la signora) ma anche di pace.
Scritto da Mafalda il 23/3/2011 alle 23:39
Mi sono sempre chiesto se problemi così drammatici possano essere trattati su un blog. A volte si leggono considerazioni volgari, stupide, insulse. La qualità dei commenti nell'ultimo anno (da quando seguo questo blog) mi ha però convinto che non solo è possibile ma anche utile, come ha notato "cittadina cattolica".
Scritto da Brielli Giuseppe (Lecco) il 24/3/2011 alle 00:08
Siamo alle solite. Voi cattolici di sinistra siete sempre pronti a mettere limiti e paletti alla Chiesa. Chiamate di solito interferenze quelli che sono i normali insegnamenti dell'autorità religiosa. Autorità per chi la riconosce come tale. Non so perchè continuate a professarvi cattolici se non lo siete, o non lo siete più.
Scritto da Antonio il 24/3/2011 alle 08:46
Avete notato le ultime tre foto? Il vento che soffia, i terreni coltivati a verde, una colomba liberata nel cielo. Il nostro Adamoli, almeno nelle immagini, è preso dalla vena poetica.
Scritto da Bulgheroni Carlo il 24/3/2011 alle 09:06
Faccio mio il bel pensiero rivolto da @Mafalda a @Donna sofferente. Non so se la comunità virtuale possa essere di aiuto morale, ma è giusto provarci con il cuore.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 24/3/2011 alle 11:30
Questa volta sono perfettamente d'accordo con i tre interventi di Mafalda. Perfetti. L'abbraccio
Scritto da Zorro il 24/3/2011 alle 17:32
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