Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 13/7/2011 alle 10:55

 

 
Il mio è un commento a caldo. Mi è stato richiesto questa mattina da vari messaggi.
Ho bisogno di leggere e rileggere il testo approvato ieri dalla Camera dei deputati. Ora passerà al Senato.
I presupposti per il mio giudizio li ho chiari in testa.
Vorrei una legge che: 1) mi consenta di fare il mio testamento biologico; 2) consideri indispensabile la collaborazione fra medico, famiglia e paziente ma tenga conto della volontà espressa da quest’ultimo; 3) impedisca allo Stato di invadere  la sfera più intima della persona.
Non mi pare che tutto questo sia rispettato nel testo approvato ieri. Non sarei favorevole ad una legge che vanifichi totalmente la Dichiarazione anticipata di trattamento (Dat).
Per ora comunico un sentimento. Nelle prossime settimane, e comunque prima che la legge vada all’esame del Senato, ne riparleremo con calma e con tutta la documentazione sotto gli occhi.


 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 34 commenti -
Caro Giuseppe, concordo con la tua dichiarazione e, in particolare, con i tre punti che dovrebbero informare la legge. Grazie, ulderico
Scritto da ulderico monti il 13/7/2011 alle 11:40
Un democristano laico, non c'è dubbio. Spero che si apra un bel dibattito su questo post o sugli altri che verranno.
Scritto da Pd Pavia il 13/7/2011 alle 12:19
Mi pare una legge equlibrata che evita gli eccessi in un senso o in quello opposto Mi spiace che il P.D.non l'abbia votata. Alcuni suoi esponenti sembrano più preoccupati di far morire "con dignità" vecchi e invalidi che di rendere sopportabile la loro condizione. Case di riposo insufficienti, code bibliche, rette al doppio delle pensioni, terapie anti-dolore sottovalutate. L'anziano non ha paura della malattia ma della solitudine e dell'abbandono. Sta venendo meno la cultura della vita?
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 13/7/2011 alle 12:38
Post equilibrato e fine come è lo stesso Adamoli. Sono d'accordissimo con questa posizione. Vediamo il dibattito che si aprirà oggi su più fronti.
Scritto da Ex democristiano il 13/7/2011 alle 12:42
Una legge del genere non sopravviverà al sicuro referendum che verrà richiesto dagli elettori.
Scritto da Mario T. il 13/7/2011 alle 13:25
Anch'io vorrei leggere bene la legge e discuterla anche col mio parroco a tu per tu, in modo confidenziale. E' una persona culturalmente aperta. Quando gli faccio vedere i tuoi post, spesso è d'accordo. La sua posizione pubblica tiene presente naturalmente dell'impostazione ufficiale della Chiesa. Ma è capace di sfumature importanti anche nelle riunioni.
Scritto da Cittadina cattolica il 13/7/2011 alle 13:32
Che necessità c'era di approvare questa legge in questo momento drammatico per la nostra economia? Lo si è fatto di proposito per approfittare del fatto che i cittadini pensosi stanno pensando ad altro? Magari ai deputati Papa e a Milanese sotto richiesta di arresto? Di questo dovrebbero rispondere i capi della maggioranza.
Scritto da Giulio Randon il 13/7/2011 alle 14:18
Ha ragione Rosy Bindi: "Prima la dichiarazione di volontà non era regolata. ora è impedita".
Scritto da Una lettrice il 13/7/2011 alle 15:39
Non sono in grado di esprimermi sul voto del PD perchè non ho seguito la vicenda, comunque di una delicatezza estrema e sulla quale condivido gli spunti di Adamoli. Per il resto, sentita ieri sera la notizia, la mie considerazioni sono state analoghe a quelle del signor Fiori.
Scritto da FrancescoG. il 13/7/2011 alle 15:49
Ai timori sempiterni che angustiano l’uomo, le forze inarrestabili della natura e la fragilità del corpo umano, l’organizzazione statale democratica ha portato un’ulteriore paura, determinata dalla supervalorizzazione dell’individuo. L’uomo è solo, ridotto da un pernicioso “umanesimo di stato” a singolo individuo. Persi i legami sociali, sfilacciato il tessuto connettivo delle istituzioni, orfani di figure di riferimento ed esempi elevati, siamo scaduti a pura merce di scambio. Lo Stato ci ha venduto, il Mercato ci ha trasformato. L’insicurezza del lavoro, la paura del futuro nostro e dei nostri figli ci opprime. Soli, spaventati e insicuri ora siamo perfettamente governabili. Uno Stato che abdica e che non sa regolare la nostra vita non può permettersi di regolare la nostra morte.
Scritto da Filippo Valmaggia il 13/7/2011 alle 16:09
Condivido solo in parte ciò che dice Camillo Massimo Fiori, e mi spiego: 1)quando egli solleva la questione della disastrosa situazione dell'assistenza agli anziani, in special modo quelli affetti da malattie degenerative croniche quali sono le Demenze,tocca un punto focale: nei fatti le cosiddette "badanti" costano molto, e le rette delle Case di Cura non sono da meno, e l'assistenza economica dello Stato sopravviene solo tardivamente, cioè quando la famiglia, dopo un penoso iter burocratico, tramite una documentazione che spesso consiste di test neuropsicologici, riesce (se gli va bene) a dimostrare l'assoluta mancanza di autosufficienza del soggetto. In realtà anche minimi residui di funzionalità, di certo insufficienti per una vita autonoma del soggetto affetto da demenza, impediscono che la valutazione della commissione medica porti a quel necessario aiuto economico alla famiglia che assiste il malato.Siamo insomma di fronte ad una situazione scandalosa "sotto la cenere" che, con l'ingente invecchiamento della popolazione, comporterà effetti sempre più deleteri sulle famiglie.Non dissimile è il discorso per i soggetti affetti da malattie degenerative che colpiscono in giovane età, quali le diverse forme di sclerosi.Tali situazioni non sembrano interessare in alcun modo i grandi media e la politica. 2)non concordo con Fiori però quando egli insiste sulla dicotomizzazione "cultura della vita versus cultura della morte", perché non credo rispecchi la realtà delle posizioni.Obbligare il medico, per legge, a far sopravvivere artificialmente il malato, qualora egli sia considerato in condizioni cliniche che non prevedono evoluzioni possibili, tramite i macchinari di cui la medicina moderna dispone, è assurdo, quanto è parimenti assurdo, data la continua evoluzione della medicina stessa, far prevalere delle dichiarazioni dell'individuo, redatte in precedenza, sulle valutazioni cliniche effettuate dal medico nel momento in cui si trova di fronte al paziente.Condizioni considerate "irrecuperabili" dalla medicina di trent'anni fa sono, dalla medicina odierna, considerate "recuperabili". Presupporre che il soggetto, ignaro di qualsivoglia nozione medica, effettui fini distinzioni tra le varie situazioni che comportano un'assenza dello stato di Coscienza e possa imporre al curante, che queste distinzioni è ingrado di farle perchè adeguatamente formatosi nella professione medica, è discutibilissimo, e ciò non riguarda posizioni aprioristiche, come quelle dei vari fronti contrapposti "Chiesa versus-laici", ma il buon senso umano e clinico. Facciamo un esempio tratto dalla cronaca recente:qualcuno ricorderà il caso della 31enne Laura, rimasta per 70 minuti senza battito cardiaco, e rianimata, o con una metafora giornalistica " tornata alla vita", grazie alla perseveranza di una dottoressa ed a un'equipe medica ben organizzata e dotata di mezzi adeguati.
Scritto da Carlo il 13/7/2011 alle 16:22
bene ha fatto il governo a far approvare alla camera il testo di legge; non si può lasciare alla mera discrezionalità di un giudice scelte di questa natura. Certamente è un campo difficile in cui muoversi ma vale la pena di fare una scelta . Il referendum abolirà la legge? la testimonianza sui valori non teme questi confronti
Scritto da anziano cattolico il 13/7/2011 alle 17:11
Sono tra coloro che probabilmente firmerebbero il referendum. Adamoli è molto prudente e fa bene. Io che cattolico non sono, credo necessario elevare la mia protesta.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 13/7/2011 alle 17:27
Argomento scabroso per noi cattolici. Condivido il tuo approccio. Per un commento definitivo aspetterò anch'io. Grazie per questi contributi, molto utili per me.
Scritto da Giacomina il 13/7/2011 alle 17:35
Ci si muove su terreni delicatissimi dove sono presenti sensibilità differenti che devono essere tutelate e non negate. Di fatto la legge approvata spoglia i cittadini del diritto di decidere sul passaggio finale della propria esistenza per affidarlo in forza di legge ai medici, alla loro prudenza deontologica ma molto spesso anche al loro arbitrio tecnicistico. Piuttosto di una legge che impone il "sondino di stato" meglio nessuna legge, come da tempo sostiene Umberto Veronesi.
Scritto da cesare chiericati il 13/7/2011 alle 18:17
La prima cosa che ho pensato dopo aver letto un articolo che riportava sommariamente i passi salienti della legge: appena mi sento male, devo passare il confine e andare all'estero. E non è una battuta. Ma è possibile ridursi così in un Paese che si definisce civile?
Scritto da Laura S. il 13/7/2011 alle 18:50
Approccio critico elegante. Condivido. Bisogna parlarne cun attenzione e scrupolo.
Scritto da Elisabetta il 13/7/2011 alle 21:06
Ha pienamente ragione Cesare Chiericati. Meglio nessuna legge che una cattiva legge. La leggeremo tutti con calma e ci accorgeremo che sono stati rispettati i diritti di tutti all'infuori di quelli della persona interessata. Dovremo poter dichiarare le cure che intendiamo ricevere e NON quelle che NON intendiamo avere per non prolungare artificialmente la nostra vita nel caso essa non abbia più possibilità di riprendersi. Bella libertà. Avranno un bel da fare i giudici.
Scritto da A.V. il 13/7/2011 alle 21:15
“Il corvo gracchiando forte non dice l'anno, la rondine fugge via e non dice l’ora”. Questo è un brano della canzone “Immagini” dei Nomadi. L’ho scelta per commentare questo Suo post che tratta un argomento lacerante. Io, come ho già scritto più volte, in forza degli esempi che ho visto nella mia famiglia, non staccherei mai la spina ad un mio familiare (a costo di passare il resto dei miei giorni al suo capezzale con abnegazione e tenacia). E nemmeno vorrei la si staccasse a me. Però, in virtù del mio essere cittadina laica (non potrei mai definirmi “cittadina cattolica”), sono favorevole alla libera scelta da parte dell’individuo, senza condannare alcuno. Libera scelta come già accade per l’aborto. Che dire, invece, dell’EUTANASIA ASSISTENZIALE che anche i pregevoli commenti di @Camillo Massimo Fiori e di @Carlo sottolineano? Conosco un caso esemplare. Famiglia composta da tre persone: moglie, classe 1930; marito, classe 1926; unico figlio, disabile, classe 1973. Reddito familiare complessivo: 1.750 euro mensili composto da pensione marito, invalidità civile (figlio) e un assegno di accompagnamento. La moglie, sino allo scorso anno, era il fulcro della famiglia che riusciva a gestire in maniera autonoma nonostante l’età. Lo scorso anno ha avuto una ischemia che l’ha messa fuori gioco (ora è in carrozzina) e che ha reso necessaria la presenza di una badante, oltre alla assistente familiare che segue il marito ed il figlio. Spesa mensile per le due operatrici: 1.600 euro. Avanzano 150 euro mensili. E, per fortuna, la casa è di proprietà. Il Comune, l’anno scorso è intervenuto con 4.500 euro annuali. Quest’anno, invece, il contributo si è ridotto a 1.800 euro. Conosco bene questa situazione perché ho cercato di farmene carico. Al di là del dibattito sulla scelta tra “vivere” o “morire”, questa situazione di “sbilancio” familiare induce il sofferente consapevole (in questo caso, la signora) ad augurarsi una fine rapida pur di non gravare sulle spese familiari. Viene anche da chiedersi cosa ne sarà del figlio alla morte dei due anziani genitori. Un caso molto triste ed emblematico di un welfare carente e di una scarsa cultura della vita come direbbe @Camillo Massimo Fiori.
Scritto da Mafalda il 13/7/2011 alle 21:51
Chi non vuole questa legge vuole altri casi Englaro. Questa mi pare la conclusione più logica e sensata.
Scritto da A.M. il 13/7/2011 alle 22:00
@Carlo ha fatto un commento scientifico di alta qualità, per quello che posso giudicare io che non sono medico. Anch'io non credo che sia giusto affermare che in campo ci sia la dicotomia "cultura della vita versus cultura della morte". Non si tratta di questo. Conosco persone che sono pronte al referendum ma che sono totalmente votate, non solo a parole, alla cultura della vita.
Scritto da Giovanna G. il 13/7/2011 alle 22:10
Al contrario di quello che ha affermato Rosy Bindi, molto meglio questa legge che nessuna legge.
Scritto da Franca il 13/7/2011 alle 23:23
Vedo che si susseguono commenti lunghi o molto lunghi. Qual'è il tuo parere? Sono efficaci, sono letti, non sono troppo barbosi? Io quando scrivo di solito sono brevissimo, non sarebbe meglio rispettare lo spazio prefissato?
Scritto da Umbertone da Giussano il 14/7/2011 alle 08:27
Caro Giuseppe, ci sarebbe la necessità di parlare di questi problemi anche nelle parrocchie. Purtroppo non se ne parla mai. Qualche accenno dal pulpito ma nient'altro. In questo modo il confronto è annullato o sopito. Non si fa formazione e i cattolici rischiano di dividersi per mancanza di una discussione serena.
Scritto da Francesco C. il 14/7/2011 alle 08:53
@Umbertone da Giussano - Non saprei proprio come risponderti nel senso che non ho riscontri dai lettori. Penso che conti di più la qualità del commento che la sua lunghezza. Certamente, gli scritti brevi invogliano la lettura. Secondo gli esperti 500 caratteri dovrebbero bastare per esprimere un concetto ma questa è una regola che conosce le sue eccezioni. Io cerco di essere sintetico ma non sempre ci riesco.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/7/2011 alle 10:06
Dibattito difficilissimo ma coraggioso. La testimonianza di Francesco C. è da meditare seriamente da parte di chi frequenta le parrocchie,
Scritto da Andrea il 14/7/2011 alle 10:13
La gente non è mai contenta. Farsi venire i dubbi sulla lunghezza dei commenti dopo aver letto quello di @Carlo e di @Mafalda vuol dire colpire la professionalità e il cuore perché è di queste cose che ci parlano i due commenti. Il “miracolo” della ragazza rimasta per 70 minuti senza battito cardiaco non me lo ricordavo. La famiglia che ci ha descritto @Mafalda a me ha stretto il cuore. Perchè non commentiamo questo?
Scritto da Ex democristiano il 14/7/2011 alle 11:23
Aggiungo qualche considerazione. 1) Il princio di autodeterminazione (giusto) si accompagna spesso ad una concezione proprietaria della vita (sbagliata). L'uomo può darsi la morte ma non può annullarla. Ne consegue un concetto distorto di libertà. La libertà è ancorata ad un etica oggettiva che la distingue dell'arbitrio umano influenzato da considerazione soggettive. La libertà umana, secondo Dante, è "il seguir virtute e conoscenza"; non è il libertinismo individualista ...
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 14/7/2011 alle 11:39
2) Il legislatore non può limitarsi a recepire passivamente l'opinione pubblica come somma delle soggettività ma deve anche confrontarsi con l'etica oggettiva. 3) E' paradossale che la sinistra abbracci il libertinismo individualista e, invece di attuare i diritti umani oggettivi, insegua opinioni, preferenze, desideri con la pretesa di imporli come diritti nel campo delle questioni eticamente sensibili. E' il "pensiero unico universale", individualista e materialista. Serve un'alternativa.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 14/7/2011 alle 11:48
@Ex democristiano - Sotttoscivo il tuo commento delle 11.23. All'apprezzamento per le opinioni articolate di @Carlo e @Mafalda, aggiungerei quello per @Camillo Massimo Fiori. Sono pareri culturalmente diversi che ci consentono un confronto molto interessante. In fondo è questo lo scopo del blog.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/7/2011 alle 16:27
Mah. Il signor Camillo Fiori ha scritto stranamente le cose che ha scritto il signor Valmaggia. Per loro apparteniamo allo stato, per valmaggia non a questo stato lui starà pensando a quello con capitale Berlino, e lo sfrenato individualismo ci manda all'ammasso. Personalmente voglio decidere io della mia vita. Se soffro soffro io, non i medici e tanto meno i politici che dovrebbero decidere benaltre cose. Per esempio da questa crisi economica si esce? Secondo me no neanche con la manovra.
Scritto da Claudio Ennam il 14/7/2011 alle 17:45
Bella discussioni, va bene, ma adesso quali sono le tue conclusioni? Nel dibattito non sei praticamente intervenuto.
Scritto da Lorenzo il 14/7/2011 alle 19:14
Caro Lorenzo, non voglio tirare nessuna conclusione. Sono lieto del dibattito aperto e rispettoso su un argomernto difficilissimo nel quale il presunto "partito della vita" accusa l'avversario di essere "portatore della cultura della morte". Inqualificabile. Evviva l'equilibrio di questo blog, allora. Per quanto mi riguarda confermo i tre punti del post e continuo a coltivare il dubbio. Un compagno di viaggio saggio che mi ha sempre accompagnato.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/7/2011 alle 20:39
Caro @Ex democristiano, che il signor @Umbertone da Giussano si sia stufato di leggere i commenti lunghi, potrei anche ritenerlo comprensibile (diciamo così ...). Ciò che mi sconcerta è che anche la - sicuramente cattolicissima - signora @Luigia Nicora si sia annoiata alla lettura della famiglia povera (o povera famiglia) che io ho sopra descritto. Ipotizzo questo perché la signora Nicora, nel post “Expo. Sto con Pisapia” (15 luglio 2011), chiede ad Adamoli di “metterci un rimedio” ai commenti lunghi. Rimedio? Brrr, che brividi. La parola “rimedio” mi richiama il taglio, la censura. In realtà, dovremmo tutti imitare la signora Nicora: venire sul blog, fare un “bisognino” veloce e poi andare via. Ovviamente un “bisognino” privo di contenuti (quelli richiedono troppo sforzo culturale e di ragionamento) ma denso di insegnamenti sui “metodi” per scrivere i commenti. P.S.: Te lo dirà anche il tuo cugino arcivescovo (avevi scritto che è nunzio apostolico all’estero, ricordo bene vero?) che andare a messa alla domenica a volte è inutile.
Scritto da Mafalda il 17/7/2011 alle 11:55
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