Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 7/8/2011 alle 16:05


 

La Corte suprema tedesca settimana scorsa ha emesso una sentenza che solleva un padre dall’obbligo di pagare gli alimenti all’ex moglie che ha dei bambini con più di tre anni.
E’ una delle prime decisioni in Europa di questo tipo.
Anche in Italia ci sono gruppi di padri separati che si stanno organizzando per avanzare istanze che vanno in questa direzione. In molti casi si tratta di inquietanti episodi di “guerra fra i poveri” (vedere qui un servizio fotografico).
L’argomento è serio. Nelle Opere assistenziali in Italia raccontano di padri che dopo aver pagato gli alimenti vanno alla ricerca di un sostegno economico, che peraltro considerano umiliante soprattutto verso i figli.
Anche le madri, pur con gli alimenti, faticano enormemente.
Le donne hanno una maggiore capacità di resistenza in queste situazioni ma spesso non sono in grado di lavorare e poi non si può caricare sulle loro spalle l’ennesimo pesantissimo fardello. Affermare che tutto ciò dovrebbe indurre le famiglie in crisi ad un supplemento di riflessione prima del divorzio appartiene alla sfera educativa e culturale. Qui sto solo evidenziando un problema sociale e politico.
In Lombardia la situazione non è meno drammatica che in altre regioni (i divorzi sono aumentati di quasi il 45% in sette/otto anni) e ammontano a 10mila in un anno.
Devono muoversi urgentemente le Istituzione.
Per questo segnalo con piacere il progetto di legge che è stato presentato in Regione dal gruppo del Pd. Le risorse finanziarie a disposizione saranno poche ma è necessario smuovere le acque a affrontare il tema anche nei palazzi pubblici.
 

 

Commenti dei lettori: 18 commenti -
Argomento delicatissimo. Si parla tanto di nuove povertà. Quella delle famiglie separate è una di queste. Servirebbero più servizi scolastici, più asili nido, più mense nelle scuole. Solo così le madri potrebbero lavorare e vivere con alimenti bassi dall'ex marito.
Scritto da Cittadina cattolica il 7/8/2011 alle 17:23
Chiunque di noi conosce situazioni economiche disperate di genitori separati. Cosa si possa fare per aiutarli non lo so. Ma il problema è grave.
Scritto da Bernasconi Luisa il 7/8/2011 alle 17:45
Con i tagli del governo agli enti locali non riesco a capire come si possano trovare i soldi per questi servizi. Tu dici che è importante sollevare culturalmente questi problemi, OK, ma non si fanno le nozze coi fichi secchi.
Scritto da Il pirata il 7/8/2011 alle 17:56
Le regioni possono fare poco se non arriva in fretta il federalismo fiscale. Questa è l'unica arma che le regioni come la Lombardia avranno in mano.
Scritto da Bossiano doc il 7/8/2011 alle 18:33
La cosa che non mi piace proprio è sentir dire che i padri separati sono conciati socialmente peggio delle madri separate. Le donne trovano un lavoro (magari part-time) molto più difficilmente di un uomo. Gli alimenti pesano ma almeno loro hanno un'occupazione. I figli chi li cura quasi sempre? La compagna del padre? Per carità.
Scritto da Una divorziata il 7/8/2011 alle 18:48
Condivido @Una divorziata. I supporti pubblici, se e quando ci saranno, dovranno andare a entrambi i genitori separati anche se l'osservazione del post sulle donne che sanno gestire meglio certe situazioni è fondata.
Scritto da Perrucchetti Luigi il 7/8/2011 alle 20:29
Non vivendo questa situazione, mi è un po’ difficile intervenire in questo post in quanto qualsiasi cosa io scriva potrebbe risultare sbagliata ed acontestuale. Ci provo, chiedendo preventivamente scusa. Un tempo la separazione era, essenzialmente, un problema morale. Oggi è, soprattutto, un problema sociale. Sicuramente per le proporzioni del fenomeno. Ma non solo. A parer mio sono gli STILI e gli STANDARD di vita che accrescono i bisogni considerati irrinunciabili. Ad esempio, le statistiche enumerano cifre consistenti di famiglie che ricorrono a prestiti per spese non necessarie quali vacanze in luoghi esotici, televisori all’ultimo grido ed altre nuove tecnologie (spesso, quest’ultime stridono con l’analfabetizzazione tecnologico-informatica dell’acquirente). Certo, non si può generalizzare ma sono tante le famiglie che vivono al di sopra delle proprie possibilità e conducono scellerati stili di vita. Con le separazioni, ovviamente, la situazione non può che aggravarsi. Porto come esempio una famiglia di miei conoscenti composta da sei persone: padre, madre e quattro figli grandi, tutti laureati e ancora in famiglia. Ha sempre lavorato solo il padre (un solido aclista) che ora è in pensione e percepisce non più di 28mila euro annuali. Il loro matrimonio è sempre stato solidissimo, anche nelle difficoltà. E sono molto felici. Non si sono mai rivolti ai servizi sociali. Questo per dire che il post è complesso in quanto può essere visto da diverse angolazioni. E offre spunti di dibattito su innumerevoli questioni. Ad esempio: 1) educazione affettiva e sentimentale; 2) educazione sessuale; 3) assunzione di responsabilità nei confronti dell’altro (che sia il coniuge o i figli); 4) educazione ad una gestione responsabile delle proprie risorse economiche; 5) efficacia del sistema fiscale (non sono rari i casi in cui la donna non percepisce gli alimenti in quanto l’ex marito non dichiara integralmente il proprio reddito. Così come vi sono i casi di mogli separate che lavorano in nero in modo da risultare disoccupate e percepire gli alimenti).
Scritto da Mafalda il 7/8/2011 alle 21:08
La foto mostra due persone ancora giovani ben vestite, probabilmente con un buon livello scolastico e professionale. Forse loro non conosceranno i problemi economici di cui parla il post ma i problemi li avranno i loro eventuali figli. Se economicamente la famiglia separata sta bene saranno tirati su bene anche loro e andranno a scuola fino all'università, altrimenti?
Scritto da Manfredi Luigi il 7/8/2011 alle 22:18
Guardate il servizio fotofrafico. Le donne sole non sarebbero mai ridotte in quel modo. E' un servizio istruttivo.
Scritto da Elisabetta C. il 7/8/2011 alle 22:28
Ma per l'amor di dio, organizzare i servizi per i separati? Pensiamo a quelli che sono poveri non per loro colpa. che è meglio.
Scritto da G.S. il 7/8/2011 alle 23:17
Caro Giuseppe, si tratta delle nuove povertà. Tu metti l'accento sulla parte economica, è quella più evidente. Ma esiste poi un grave problema di tipo esistenziale per queste persone che poi devono rifarsi una esistenza. Ho avuto amici che hanno trovato grande aiuto nell'istituto "La casa" di matrice cattolica a Varese. Peccato però che poi il cattolicesimo mette paletti molte volte ingiusti creando preoccupanti distanze. E' importante che le istituzioni facciano qualcosa a livello locale.
Scritto da mauro prestinoni il 8/8/2011 alle 07:54
@Mafalda centra il problema quando afferma che è più sociale che morale. Sul piano sociale molto possono fare le Onlus cattoliche e anche laiche ma le istituzioni debbono occuparsene. La sentenza della Corte tedesca dovrebbe essere ben valutata poichè potrebbe avere ripercussioni anche nella giurisdizione italiana.
Scritto da Francesca P. il 8/8/2011 alle 08:25
Diecimila divorzi in un anno in Lombardia sono tantissimi. Queste disgregazioni pesano poi sui figli in specie, ma non solo, quando le difficoltà economiche segnano l'esistenza dei genitori separati. E' un problema sociale di prima grandezza.
Scritto da Basso Luca il 8/8/2011 alle 08:51
Un nervo sensibile, uno dei tanti, della società che si è andata costruendo negli ultimi tre decenni. Al fondo il problema riguarda la banalizzazione crescente dei rapporti tra i giovani e una visione, "consumistica" da "gratta e vinci" delle relazioni interpersonali. Sui diversi aspetti sociali ha ragione Mafalda. Trovare le risorse e una via d'equità non sarà facile, giusto però porre la questione.
Scritto da cesare chiericati il 8/8/2011 alle 10:21
L'argomento proposto è di quelli che apre una finestra sul ritardo con cui le politiche pubbliche, non comprendendo appieno le dinamiche reali della società, molto spesso rispondono alle nuove domande sociali. Il problema dei separati acuisce un fenomeno più generale che è quello del crescente numero di famiglie costituite da persone sole, per lo più anziani, oltre a separati, divorziati e adulti soli. In una città come Saronno, ad esempio, questo segmento pesa per il 35,2% sul totale delle famiglie. Sui redditi mediamente bassi di questi nuclei le voci di spesa per vivere (casa, utenze, ecc.) pesano moltissimo e per situazioni già al limite della sussistenza è molto facile precipitare nell’area della povertà e dell’emarginazione nel caso di eventi traumatici, come la perdita del lavoro, la malattia, la crisi economica. Al di là dei giudizi morali e sugli stili di vita, la domanda da porsi è come sul piano politico ed amministrativo la società intenda attrezzarsi di fronte a questi cambiamenti, che inevitabilmente aumentano la domanda di prestazioni sociali ed assistenziali proprio nel momento in cui il welfare è messo in discussione. Non solo, l’altro enorme problema è quello dell’efficacia delle politiche sociali e dell’accesso a tali prestazioni affinché ne fruisca solo chi ha veramente bisogno.
Scritto da Leonardo C. il 8/8/2011 alle 10:55
Problema drammatico che, come scrive @Leonardo C, riguarda una fascia larga di cittadini ai quali si aggiungono i single per vocazione e le persone rimaste sole per qualsiasi ragione. I separati hanno in più il carico famigliare (bambini e figli grandi non ancora sposati). Per una parte di loro la vita è un inferno. Sul piano affettivo la comunità può fare ben poco, sul piano assistenziale potrebbe e dovrebbe fare di più.
Scritto da Giacomina il 8/8/2011 alle 12:07
A Milano le situazioni disastrose sono infinite. Nelle grandi città il welfare famigliare e anche quello comunitario sono deboli. Le famiglie disgregate sono tante. Quello che scrivono @Mafalda, @Chiericati e @Leonardo è verissimo. Siamo di fronte ad un problema sociale che si aggreverà ulteriormente.
Scritto da Nicola il 8/8/2011 alle 14:18
Caro Mauro, è vero, ci sono Istituti cattolici che si prodigano in maniera esemplare per alleviare le sofferenze delle famiglie separate e contemporaneamente in certe comunità parrocchiali si tende ad avere un atteggiamento troppo moralmente severo e distante. Sono contraddizioni che richiederebbero un salto di qualità culturale che tarda ad arrivare.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/8/2011 alle 15:41
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