Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 7/9/2011 alle 09:35

 


Ieri a Brescia al funerale di Mino Martinazzoli c’era il “suo” popolo. Non solo le rappresentanze della diaspora democristiana ma di più, molto di più. Un mix di generazioni, di culture e tradizioni politiche tenute insieme da valori e principi senza i quali la politica sarebbe una scatola vuota.
Tante le domande che affollavano la mia mente. Sopra tutte una: come mai l’uomo che vincendo le elezioni amministrative a Brescia era stato - e giustamente si riteneva – il precursore dell’Ulivo non ha mai voluto aderire al Pd?
Se qualcuno la ritiene una domanda futile, la cancelli subito. Invece è soltanto una domanda scomoda che coltiva il dubbio, che non placa l’inquietudine che molti di noi si portano dentro. L’inquietudine di chi ritiene che il cattolicesimo democratico non sia stato un incidente della storia, che abbia ancora un compito nella politica.
Qualche giornata di studio sull’eredità di Martinazzoli sarebbe senz'altro utile. Dovrebbero parteciparvi molti giovani, laici e cattolici, che sentono il dovere dell’impegno sociale e politico non in nome di una ideologia ma di un ideale di giustizia sociale.
Forse daremmo una risposta alle difficoltà del centrosinistra. Forse sarebbe un’ulteriore opportunità di riflessione sociale anche per la Chiesa italiana.


 
Commenti dei lettori: 40 commenti -
la domanda è scomoda ma pertinente, e purtroppo la risposta è introvabile nelle nebbie dell'attuale politica italiana.
Scritto da bm il 7/9/2011 alle 10:55
certo che non è un accidente della storia, come non lo è stato il movimento operaio, nella declinazione socialista e comunista : abbiamo tentato di trovare l'amalgama, ma non è facile. in questo sistema elettorale, bisogna essere insieme...torniamo al proporzionale puro, dividiamoci sulle identità più che sui programmi, e ricostituiamo le nostre grandi famiglie, amiche e alleate, ma separate. economia, etica, tutto diverrà più semplice per tutti, nessuno dovrà fare cose per lui innaturali.
Scritto da marco il 7/9/2011 alle 11:16
segue / sarebbe però una ben triste rinuncia, non credi ?
Scritto da marco il 7/9/2011 alle 11:17
Forse perché sapeva distinguere fra Ulivo (alleanza) e PD (partito unico), e capiva che nel PD le ragioni dei democratici cristiani sarebbero diventate flebili. Forse perché sapeva distinguere fra realtà amministrativa locale e politica nazionale. Forse perché intuiva che, anche nell'era della politica "liquida", una cultura che voglia offrire qualcosa necessita di un minimo di autonomia. Mi auguro che occasioni di studio della sua figura non manchino, ma temo che il catt. dem. finisca qui.
Scritto da Giuliano N. il 7/9/2011 alle 12:26
Complimenti per le foto che scegli. Le nuvole copriranno il sole o vivecersa? Temo che si stia avverando la prima ipotesi ma oggi sono di umore nero.
Scritto da Nicola il 7/9/2011 alle 12:35
Bella domanda. La mia risposta è: perchè uno come Martinazzoli poteva permettersi il lusso di farlo. A noi poveri militanti ci tocca sporcarci le mani anche con un partito che non ci piace del tutto, e di prenderci qualche torto ogni tanto... ma l'alternativa qual'è? se vuoi è una risposta un po' brechtiana, ma non credo lontana dal vero (anche se ciò che non piace a me di questo PD non coincide necessariamente con quello che non piace ad altri...
Scritto da roberto caielli il 7/9/2011 alle 12:46
"... molti giovani, laici e cattolici, che sentono il dovere dell'impegno sociale e politico non in nome di una ideologia ma di un ideale di giustizia sociale". Eravamo giovani, frequentavamo quasi tutti l'oratorio e ci veniva proposto quello stesso impegno di 'ideale di giustizia sociale' invitandoci, allora, ad iscriverci nelle Acli. Un... bel pò di anni fa. Gli ideali, allora come oggi, sono sempre gli stessi; l'entusiasmo, l'impegno, la passione dei nostri giovani, forse (molto) meno?
Scritto da Ex Legnanesi & Bustocchi il 7/9/2011 alle 12:56
Sono estraneo al cattolicesimo democratico, non sono del Pd e non voto Pd, non condivido il tuo post di ieri sullo sciopero della Cgil, ma questa è onestà intellettuale.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 7/9/2011 alle 13:16
Ottima la frase finale: "Forse sarebbe un’ulteriore opportunità di riflessione sociale anche per la Chiesa italiana". La condivido totalmente.
Scritto da Ernesto Losa il 7/9/2011 alle 13:42
Domanda scomoda peccato che Martinazzoli sia morto e non potremo più fargliela, potremmo però rivogerla a qualche fulgido esempio di cattolico democratico impegnato in politica, mmmm.... non mi viene in mente nessuno, non è che nel 2011 basterebbe togliersi un poco di paglia dal culo? Ho visto troppi pseudo-cattolici democratici eletti con i voti ex PCI/PDS/DS o della CGIL per credere alle fiabe.
Scritto da Lele il 7/9/2011 alle 14:23
Forse perchè, da persona acuta qual era, intuì ciò che molti di noi, io per primo, non capimmo: cioè che il cattolicesimo democratico nel PD si sarebbe ridotto all'attuale irrilevanza.
Scritto da mattia cattaneo il 7/9/2011 alle 14:25
Non conosco molto del cattolicesimo democratico. Mi piaceva Martinazzoli e qualche epigono ma non faccio il nome...
Scritto da Bianchi Giò il 7/9/2011 alle 14:50
Caro Giuseppe questa volta non sono d’accordo con la tua domanda. Se mi consenti, la domanda non è perché Martinazzoli non aderì al PD. Martinazzoli non aderì neanche alla Margherita figuriamoci se poteva sposare l’idea del PD. “….Quindi nasce a Brescia l’epifania non dell’Ulivo, come qualcuno ha detto, ma del centro-sinistra con il trattino. Un minimo di saggezza, che avevo imparato nell’esercizio della politica, ci consigliava di spiegare ai giornalisti che arrivavano da tutta Italia che questo non era un laboratorio di un bel niente. Non stavamo giocando una partita a scacchi con la nazione, stavamo parlando delle elezioni di Brescia e quindi non c’era niente di esemplare in questo.” ( Mino Martinazzoli in “Uno strano Democristiano” ). Martinazzoli aveva in testa una alleanza centro – trattino – sinistra. Credeva nella forza del popolarismo e nella sua capacità di rinnovare la presenza del cattolicesimo nel nostro Paese. Credeva nell’identità del “popolarismo” non nel “meticciato politico”. La sua idea si scontrò con i limiti delle persone che dovevano incarnare questo, con una società diversa e cambiata e con un partito ridotto al 2%. Io credo, allora, riflettendo su Martinazzoli che i presupposti da porre siano altri: il popolarismo è un patrimonio ideale immenso, vincente nella storia, ciò che è stato sconfitto è la sua dimensione organizzativa e partitica. E questo è avvenuto due volte nell’arco di cento anni; l popolarismo ha una dimensione di laicità e presuppone una maturità politica del laicato cattolico che la Chiesa non ha mai fatto crescere ne condiviso tant’é che nel secondo dopoguerra nacque la DC e non il PPI e il generoso tentativo di Martinazzoli non ha certamente giovato di aiuto da parte di una Chiesa già entrata nella logica di rappresentare senza mediazione di partiti di ispirazione cristiana “i valori e gli interessi cattolici”; c’è ancora un compito per il cattolicesimo democratico nel nostro Paese? Credo che queste siano, alla fine, le domande a cui il cattolicesimo politico e non devono dare una risposta.
Scritto da roberto molinari il 7/9/2011 alle 15:49
La sua idea, secondo, me era quello di mantenere viva l’identità di una posizione centrista e popolare in un quadro di valori cattolici. Mi sembra che non abbia aderito neanche alla Margherita. Pur di inseguire quel sogno si era alleato con Mastella (Alleanza popolare).La sua ferma volontà di rappresentare in autonomia il cattolicesimo politico, di non farsi strattonare né di qua né di là , gli ha forse impedito di avere quella flessibilità politica necessaria nel dopo tangentopoli.
Scritto da sergio gambarini il 7/9/2011 alle 16:59
@Marco e @Roberto Caielli - Sono d’accordo con te, Marco, sarebbe una rinuncia che in questa fase non sarebbe giusto compiere. Come lascia intendere anche Roberto c’è ancora molto da lavorare per erigere una casa nella quale nessuno si senta ospite di altri. Ma il progetto c’è, spero che il direttore o i direttori dei lavori sappiano portarlo a termine. Ma i muratori, quando sentono che qualcosa è fuori posto debbono alzare la voce. Belare sempre in coro è la cosa più sbagliata del mondo. E’ l’abitudine contratta in un partito-chiesa che non può più esistere.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2011 alle 17:10
A una riflessione del genere parteciperemmo in tanti. Fai sapere a tutti se e quando ci sarà.
Scritto da GFG il 7/9/2011 alle 17:22
Caro Adamoli, se come dici il progetto c'è, non so se ci sono i direttori dei lavori adatti ed i muratori preparati per alzare la voce.Diceva don Primo Mazzolari, che Martinazzoli stimava:"Il mondo si muove se noi ci muoviamo,si muta se noi ci mutiamo,si fa nuovo se qualcuno scatena la belva che è in ognuno di noi. L'ordine nuovo incomincia se qualcuno si sforza di divenire un uomo nuovo" - Seneca aggiungeva: "Il vento non soffia mai dalla parte giusta per chi non sa dove andare" E noi,,,,,
Scritto da Ravani il 7/9/2011 alle 17:46
@Ravani; se ammetti che c'è il progetto accetti anche l'idea che si sa quale è il porto. In questa metafora dove sono i capitani e dove sono i marinai? Dove sono cioè i condottieri? Questo è forse il nostro deficit e da questo punto di vista concordo abbastanza.
Scritto da Vittorio il 7/9/2011 alle 20:55
Caro Roberto, non c’è dubbio che l’Ulivo era un’alleanza di centro-sinistra col trattino, un’alleanza fra diversi. Resta il fatto che senza l’Ulivo non ci sarebbe mai stato il Pd. E non c’è dubbio che Brescia aveva giocato un ruolo importante per la nascita dell’Ulivo. Lo diceva pubblicamente Beniamino Andreatta, l’inventore di Prodi leader e, nella sua ritrosia, lo riconosceva anche Mino. La tua domanda finale: “c’è ancora un compito per il cattolicesimo democratico nel nostro Paese?” è anche la mia quando sottolineo che la riflessione sociale sul pensiero di Martinazzoli farebbe pure alla Chiesa italiana. Ma l’interrogativo sul perché lui non abbia aderito al Pd ci porterebbe diritti nella realtà di oggi e sarebbe molto utile al nostro partito.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2011 alle 21:07
Caro Sergio, è verissimo che Martinazzoli non aveva aderito nemmeno alla Margherita. Pensa che dal 2000 al 2005 in Regione faceva parte del nostro gruppo di sette consiglieri ma come indipendente e ci teneva a presentarsi così. E’ altrettanto vero, però, che la sua scelta di campo per il centro-sinistra era ferma e inflessibile. Con Berlusconi e i suoi, ha scritto e detto centinaia di volte, non trovava assolutamente nessun punto di contatto. Questo non potrai mai smentirlo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2011 alle 21:14
Caro Giuseppe,concordo con Roberto ma ritengo attualissima l'idea di una riflessione sul pensiero sociale cristiano di Mino, sottolineo cristiano, che ebbe ad esprimere magistralmente nel convegno che si fece a Gallarate con l'aula stracolma di persone nel maggio 92 che io e te organizzammo. Il momento era tragico per la DC e i cattolici e anche oggi si riscontrano le medesime condizioni se non peggiori.
Scritto da Giancarlo Bettinelli il 7/9/2011 alle 22:02
In un lungo colloquio che ebbi nel suo studio nel 94 quando si dimise da Segretario, non mancò di riaffermare con ferma autorevolezza e profonda convinzione il ruolo e le ragioni dell'impegno in politica dei cattolici " per essere protagonisti nei processi di cambiamento della società,perchè la storia è il movimento di molti, anche degli anonimi che non finiranno sui libri " L'invito che ti faccio caro Giuseppe è di promuovere la giornata di riflessione che hai pensato. Giancarlo Bettinelli
Scritto da Giancarlo Bettinelli il 7/9/2011 alle 22:13
Il cattolicesimo democratico e sociale di Moro, Zaccagni e Martinazzoli non può che sposarsi con le idee della sinistra democratica. Non vedo altre possibilità.
Scritto da Giovanna G. il 7/9/2011 alle 22:21
Mi associo all'invito di @Giancarlo Bettinelli.
Scritto da Lorenzo il 7/9/2011 alle 23:41
@Ravani, le grandi esplorazioni, le grandi conquiste marittime sono quasi sempre avvenute viaggiando controvento. Per restare nel “nostro stagno di rane”, i venti spirano da nord ovest, tutto l’anno, e infatti furono i fenici prima e i greci poi a fondare le prime colonie e i primi imperi commerciali (Colombo, due millenni dopo, viaggiò con il vento in poppa sfruttando gli alisei ma quella è un’altra storia). Non c’è memoria, nel panorama politico italiano, di qualcuno che sia andato controvento. Eppure più che coraggio ci vuole astuzia: chi viaggia con il vento in faccia è sicuro che poi tornerà a casa più facilmente per la stessa via. Ma no, i politici nostrani sono sempre stati soltanto incrostazioni sotto la linea d’acqua delle grandi imbarcazioni mercantili. Perché @Ravani non parla di calcio? Una volta disse che io ero il migliore calciatore del paese. Era Gemonio, quarant’anni fa; in quel tempo Bossi stanziava ancora a Cassano Magnago, senza sapere cosa fare del diploma conseguito per corrispondenza alla Scuola Radio Elettra.
Scritto da Filippo Valmaggia il 8/9/2011 alle 08:23
Perché la D.C. è scomparsa dopo il crollo del comunismo, ma non invece la CDU tedesca? Perché il sistema dei partiti è stato travolto da tangentopoli ,ma non anche il P.C.I. che era sovvenzionato dall’ “oro di Mosca”, dall’apporto delle cooperative rosse che avevano il monopolio dei commerci con i Paesi dell’Est? Perché di fronte alla valigetta di un miliardo inviata da Gardini alle Botteghe Oscure non si applicò il teorema “non potevano non sapere”? Gli uomini della D.C. hanno sbagliato ma il partito era sano e il suo programma era quello che aveva consegnato l’Italia alla democrazia e allo sviluppo industriale. Che cultura aveva il partito di Occhetto ? Il “mattarellum” fu subìto dalla D.C., ignorata dal sistema mediatico (anche quello statale) che enfatizzò le estreme, compresi i nuovi, rozzi soggetti populistici, e legittimò il bipolarismo presso l’opinione pubblica. Ciò nonostante il Partito Popolare di Martinazzoli ebbe il 12 per cento dei consensi ma i sette milioni di voti furono trasformati dalla nuova legge maggioritaria in un pugno di parlamentari. Fu democrazia ? Il Partito Popolare conservò gran parte dei suoi quadri e degli iscritti e raggiunse il dieci per cento dei voti; fu Prodi, con la scissione dell’Asinello, a ridurlo ai minimi termini e a rendere necessaria la costituzione della Margherita (la nemesi della storia vide poi la doppia sconfitta del leader, fatto fuori dalla sinistra). La cultura dei democratici cristiani è l’unico patrimonio politico che ha ancora qualcosa da dire, dotato di senso e di finalismo, di principi e di valori. Salvo l’ansia di giustizia, il cattolicesimo democratico non ha mai avuto niente in comune con il social comunismo; la stessa sinistra D.C. non era filocomunista e la si confonde erroneamente con i catto-comunisti che non erano democristiani. Mino Martinazzoli (con Guido Bodrato e pochi altri) è stato un testimone coerente fino alle estreme conseguenze e ha rinunciato a quel successo che le sue non comuni doti umane e politiche gli avrebbero garantito per essere fedele ai suoi ideali. Le ragioni della fine della D.C. non sono così chiare come sembra. Il vuoto che ha lasciato non è stato colmato perché troppo importante è stato il ruolo dei cattolici democratici nella storia italiana: la perdurante crisi del nostro sistema politico è la conseguenza. Si è voltato pagina con troppa fretta e troppa disinvoltura. Si è dimenticato che le alleanze si fanno con i diversi e le fusioni con gli uguali. C’erano e i ci sono interessi colossali, non solo italiani, per eliminare una voce scomoda. Dietro il bipolarismo – in realtà un proporzionalismo mascherato con un iperbolico premio maggioritario – c’è la volontà che nessuno disturbi la nuova ideologia edonista-liberista, il pensiero unico universale.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 8/9/2011 alle 08:44
Condivido pienamente quanto scrive @Giovanna G.. Utile la ricostruzione storico-politica di @Camillo Massimo Fiori. Sottoscrivo l’invito che @Giancarlo Bettinelli rivolge ad Adamoli circa l'organizzazione di una giornata di riflessione sull’argomento. Non sono, invece, d’accordo con Bettinelli quando scrive: “Il momento era tragico per la DC e i cattolici e anche oggi si riscontrano le medesime condizioni se non peggiori”. Io non vedo, attualmente, questa grande "tragicità" e, soprattutto, non comprendo la “sindrome d’accerchiamento” nella quale continuano a crogiolarsi i cattolici, in particolare gli ex democristiani che “accusano” il Pd di non rappresentarli adeguatamente. Se il tormento è questo, si consolino pure questi “cattolici in pena”, perché siamo in tanti a non sentirci più rappresentati da soggetti politici ed istituzionali. Mi riferisco alle tante persone di buona volontà che lavorano e pagano le tasse e vivono in prima persona gli effetti non solo della crisi contingente ma, soprattutto, dei cambiamenti che riguardano la società, il mondo del lavoro, la famiglia che incidono sulla qualità e sulla progettualità della vita. Sono le stesse persone che appoggiano le motivazioni più che legittime di chi è sceso in piazza l'altro ieri per protestare contro questo governo. Sono persone che vivono il proprio disagio nel sentirsi abbandonate dai politici, dai sindacati e da quanti dovrebbero avere a cuore l’interesse delle famiglie, dei giovani e degli anziani. Insomma, mentre un pugno di cattolici ex militanti della DC ogni giorno è alla ricerca di un proprio smarcamento ideologico (ad es. su temi come la famiglia, il testamento biologico, le coppie di fatto, oppure sui questioni come il moderatismo, il riformismo ...) per rivendicare l’identità e la rappresentanza politica smarrite, migliaia di persone si domandano perché mai dovrebbero votare questi politici. A questo quadro non fa eccezione il PD intero che, imbrigliato tra i tanti vincoli dovuti a ideologismi ed appartenenze residuali, dimostra la propria sostanziale incapacità di aprire le maglie organizzative all’apporto di nuove idealità e alla ricerca di un nuovo linguaggio che sostituisca le vecchie e consunte categorie della politica. E l’unica categoria veramente “accerchiata” (o, al contrario, “isolata”) ritengo sia quella della persone in buona fede, sia che provengano dall’ex DC oppure dall’ex PCI ...
Scritto da Mafalda il 8/9/2011 alle 10:13
@Camillo Massimo Fiori - Considero i tuoi scritti delle considerazioni su cui riflettere senza repliche da parte mia. Questa volta desidero aggiungere qualche sintetico elemento. La Dc e il comunismo italiano si sono contrapposti per un lungo arco di tempo ma non avevano in comune solo “l’ansia di giustizia”. Condividevano i valori costituzionali e la difesa delle istituzioni democratiche da cui prese slancio la “solidarietà nazionale” di Moro e Berlinguer, anche se quest’ultimo puntava al compromesso storico cioè ad un “governo insieme” che il leader Dc non voleva. Se questa era, più o meno, la realtà di gran parte della prima repubblica, negli ultimi vent’anni la condizione politica si è profondamente trasformata. Chi è cambiato di più culturalmente, politicamente e socialmente sono proprio gli eredi della tradizione comunista. Persistono ideologismi residuali e legami organizzativi e correntizi vecchia maniera ma spesso danno mostra di un pragmatismo persino eccessivo che li porta a modificare la linea fin troppo disinvoltamente. Fa eccezione una certa rigidità nella concezione del partito ritenuto ancora depositario di un “verbo” che non esiste più. E noi chi siamo e cosa rappresentiamo oggi? Che fine ha fatto la nostra proverbiale cultura di governo? Se il cattolicesimo democratico appare debole nel centrosinistra la responsabilità è molto più nostra che loro. Basterebbe il ritorno al proporzionale per rivitalizzare una cultura? Non è il caso di proseguire insieme nell’elaborazione di un pensiero nuovo e di sperimentare fino in fondo una moderna forza di centrosinistra? Ripeto, non è una replica. Sono spunti di ulteriore riflessione, compatibilmente con gli spazi ristretti di un blog.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/9/2011 alle 10:54
Caro Giuseppe, forse c’è un sottile malinteso nel nostro confronto di idee. Ho il sospetto che tu ed altri pensiate che io sia un nostalgico che vuole il ritorno della Democrazia Cristiana, mentre voi (giustamente) siete nella realtà auspicando lo sviluppo dell’esperienza del Partito Democratico. Non è così. Nella nostra storia unitaria c’è sempre stato un soggetto per esprimere la cultura e il patrimonio ideale del cattolicesimo democratico ma tale esperienza si è realizzata in varie fasi nella discontinuità. La Democrazia Cristiana di don Romolo Murri non era il Partito Popolare di don Luigi Sturzo che era diverso (e meno clericale) della D.C. di De Gasperi e poi di Moro. Per non parlare dell’unità politica dei cattolici che oggi non è più praticabile. Se un nuovo soggetto politico “cristiano” ci sarà, dovrà farsi carico di una situazione completamente nuova e non potrà far capo alla generazione di quelli che hanno fallito. Non sono neppure un nostalgico del sistema proporzionale, ma bisogna trovare un sistema che non ossifichi l’esistente e non permette l’emergere di altre culture, anche diverse da quella cristiana. Questo (falso) bipolarismo è un incentivo alla conservazione . Condivido la tua constatazione della inadeguatezza attuale della cultura politica cattolica, ma quando non si ha la possibilità di esercitarla mancano i presupposti per un suo ulteriore sviluppo. Poi c’è la divisione della Gerarchia (Curia vaticana e CEI) che subisce - come ha anticipato profeticamente don Giuseppe Dossetti – la seduzione tentatrice della nuova “signoria” liberista. Non voglio essere invadente: se ritieni che il commento non interessi i lettori non pubblicarlo. Cordialmente. Massimo
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 8/9/2011 alle 12:20
Grandi eleganti crescono. E' in ascesa il numero degli uomini eleganti con le donne. Sacconi, nell'emulare il premier, si è impegnato, in una iniziativa che lo vedeva seduto accanto a quel Robin Hood di Bonanni, a raccontare una barzelletta. Argomento: suore e violenza sessuale. Forse non sa raccontare le barzellette. Oppure, ha tralasciato qualche pezzo. Fatto sta che in sala è calato il gelo. Confido in una pronta indignazione di tutti noi, uomini e donne, unitamente a quella della Chiesa Cattolica. Colgo l'occasione per ricordare suor Rita Giaretta e suor Eugenia Bonetti che, da vere cattoliche democratiche, hanno già tuonato contro il premier l'inverno scorso.
Scritto da Mafalda il 8/9/2011 alle 12:58
Non pensiate che questa discussione serve solo a voi post Dc e ad altri che si sentono cattolici democratici. E' interessante e utlissima anche a me che vengo da un'altra tradizione. Finalmente un partito dove si respira un'aria nuova. Per voi sarà poco, per me è molto.
Scritto da Ex Pci Gallarate il 8/9/2011 alle 13:20
@ Giuseppe: capita di rado, ma stavolta non sono d’accordo con te e sposo appieno il pensiero di C.M. Fiori: il cattolicesimo democratico e il comunismo, a parte l’ansia di giustizia, non avevano nulla a che spartire. Gli elementi comuni da te citati, “i valori costituzionali e la difesa delle istituzioni democratiche”, non erano erto prerogativa esclusiva di cattolici democratici e comunisti; la democrazia e la Costituzione erano care anche alle culture socialiste, repubblicane, liberali e azioniste. O ci dimentichiamo, solo per fare due nomi, Einaudi e Bobbio ? La realtà è che, se non ci fosse stata la discesa in campo dello statista di Arcore, oggi (post)comunisti e cattolici democratici sarebbero in partiti diversi. Magari alleati, ma ciascuno con la propria identità.
Scritto da Mattia il 8/9/2011 alle 15:00
Non sono in grado di entrare nella discussione portando una testimonianza diretta. No ho vissuto quei tempi e non mi sento molto coinvolto in una discussione sulla cultura cattolico-democratica. E' necessario un partito per farla rivivere oggi? Ognuna delle tante culture storiche di questa Italia non suò sopravvivere contaminandosi con le altre? Se non ce la fa il prezzo sarebbe quello di una politica che non volta mai pagina.
Scritto da Roseto senza rose il 8/9/2011 alle 15:12
@Mattia, lasciamo stare Einaudi: era un banchiere e da tale si comportò. Fu lui a suggerire l’articolo 11 della carta, e la sua estrazione di finanziere la si ritrova nella seconda parte del comma. Un “esproprio” che la democratica carta fece subire agli italiani: perdere l’indipendenza senza potere esprimere il proprio parere. L’articolo 11 è consapevolmente europeista nel senso voluto dalla Grande Finanza. Bastava aspettare. Ha ragione Adamoli, invece, furono la DC e il PCI a scrivere la Costituzione. Fanfani intinse la penna nello stesso inchiostro di Marx e scrisse l’articolo 1. Una schifezza ma, come abbiamo visto, non l’unica.
Scritto da Filippo Valmaggia il 8/9/2011 alle 15:21
Caro Giuseppe alla domanda scomoda potresti rispondere direttamente Tu, nel senso che avendo mantenuto dei contatti posso supporre che tu abbia parlato delle tue scelte politiche.diverse dalle sue. Dalla discussione sul blog si può tentare di dedurre una risposta e cioè Martinazzoli per usare un'espressione di C.M. Fiori faceva distinzione fra alleanze e fusioni; ci teneva, vale a dire, a una propria e autonoma identità dei cattolici in politica.
Scritto da sergio gambarini il 8/9/2011 alle 16:22
Mah, non sono molto competente. A questo punto della discussione mi pare che Adamoli abbia tenuto bene il timone e sia stato convincente.
Scritto da Cittadina cattolica il 8/9/2011 alle 17:14
Caro @Mattia, se è per questo posso aggiungere che con repubblicani, liberali, socialdemocratici, e più tardi socialisti, avevamo in comune la democrazia occidentale, l'atlantismo, l'europeismo e molto altro ancora. Nessuno può dire cosa sarebbe successo se Berlusconi non fosse "sceso in campo". Magari avrebbe vinto Occhetto e noi saremmo stati la sua opposizione. Chissà? Ma la storia, come si dice sempre, non si fa con i "se" e con i "ma". Oggi siamo messi così e io, a differenza tua (mi spiace molto), credo ancora nel progetto Pd. Concedimi almeno che non fingo per interesse personale o per la ricerca di qualsivoglia consenso. Ma questo tu lo sai benissimo e ti ringrazio per l'amicizia che è rimasta intatta.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/9/2011 alle 18:32
Non hai risposto a @Giancarlo Bettinelli che ti chiede conferma della iniziativa culturale su Martinazzoli. Va bene che l'avevi proposta tu nel post ma una conferma non sarebbe inutile.
Scritto da Ex Pci Gallarate il 8/9/2011 alle 18:49
Martinazzoli non ha mai aderito alla Margherita e all'Ulivo ma ha sempre votato per l'Ulivo. Questo ce lo ha confidato lui anche negli utlimi tempi della sua vita.
Scritto da Amico di Brescia il 8/9/2011 alle 20:32
Caro Giancarlo, ti ringrazio per la tua attenzione e per il ricordo del 1992. La mia idea - lo dico anche all'ex Pci di Gallarate - non è quella di un convegno classico con una rievocazione storica ma di un seminario che sia rivolto al presente e al futuro di cui siano protagonisti anche molti giovani. Ne parleremo presto e lo faremo, per quanto mi riguarda , se queste premesse potranno essere rispettate.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 8/9/2011 alle 22:16
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