Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 12/9/2011 alle 15:53

 
 
Sono passati circa tre mesi dall’insediamento dei sindaci. E' un tempo congruo per una prima impressione. A Milano si respira un’aria di cambiamento profondo. L’unico elemento di continuità è l’Expo 2015 (scelta giusta) per il resto le novità saranno importanti. Cambierà anche il Piano di Governo del Territorio (PGT) che era già stato approvato dalla giunta di Letizia Moratti.
A Varese si nota l’attivismo positivo di Attilio Fontana come presidente dell’Anci regionale, ma la città rimane ferma. Del PGT non ci sono notizie. Eppure sull’asse Varese Milano corre il terzo grande investimento pubblico, l’Expo appunto, dopo l’aeroporto e la grande fiera di Rho-Pero.
Quel che avviene a Milano in termini di sviluppo urbano tocca, anzi investe, anche Varese che invece appare estranea.
Qui si innesta il discorso leghista di padroni a casa nostra”. In quest’era nella quale le distanze si sono enormemente accorciate non ha più nessun significato. Quale sarebbe “casa nostra”? L’equivoco è pericoloso. Non metto in discussione l’identità del cittadino col proprio comune. E’ uno dei retaggi sociali che per fortuna contano ancora.
Ma dal punto di vista ambientale e infrastrutturale Varese e Milano sono  interconnesse, appartengono alla stessa grande area urbana. “Casa nostra” è questa. Milano potrebbe anche fregarsene, sbagliando, di Varese, Gallarate e Busto. Non può accadere il contrario.
Per la preservazione del territorio non ancora compromesso, per evitare espansioni edilizie inutile e dannose, per realizzare economie di scale nei servizi vanno messe in campo tutte le sinergie possibili superando il concetto anomalo e pernicioso di “casa nostra”.
Un concetto che ha avuto una vita fin troppo lunga.

 

Commenti dei lettori: 15 commenti -
Ho letto un attimo fa su Varesenews che nella Lega è in corso una lotta intestina terribile. Quei metodi non mi piaciono. Bisogna invece contrastare la cultura leghista che ha fatto breccia in tanti lombardi genuini. Questo è un metodo che condivido.
Scritto da Valceresio il 12/9/2011 alle 16:21
Quel che conta per la Lega ormai non è "casa nostra" ma "cosa nostra", non in senso mafioso naturalmente. Anzi Maroni sta facendo bene, ma nel senso di accapparrare tutti i posti possibili. Lo dicono anche loro stessi.
Scritto da G.S. il 12/9/2011 alle 16:43
Anche voi a Gallarate state facendo ben poco. E' tutta la provincia di Varese che è ferma non soltanto il capolugo.
Scritto da Basso Luca il 12/9/2011 alle 17:17
"Padroni a casa nostra" è l'unica reazione possibile alla globalizzazione che infuria e che ci massacra. Per questo gli elettori ci hanno premiato e continueranno a farlo.
Scritto da Leghista vero il 12/9/2011 alle 17:30
Caro Giuseppe alla fine tutti i nodi vengono al pettine. È una visione culturale la differenza e questa differenza si vede anche nei processi amministrativi. La Lega è culturalmente rappresentante dell’idea ( anche condivisa da molti in maniera più o meno convinta ) che la risposta alla perdita di identità provocata dalla paura frutto della globalizzazione si combatta e si freni solo con la chiusura. Chiudersi nelle proprie certezze, chiudersi nelle proprie tradizioni, chiudersi nell’idea che nulla deve mutare e tutto deve stare fermo. Questo alla fine è stato il ventennio leghista. Un ventennio che ha visto gli amministratori varesini fermi e subenti le decisione prese altrove, in Provincia o in Regione. Sul tuo ragionamento innesterei solo un particolare. La risposta ai bisogni “immateriali”. Tutti gli interventi, siano essi urbanistici o infrastrutturali, devono muoversi e muoversi celermente nella nostra società a dare anche risposte di questo tipo. Bisogno di cultura e culture, bisogni di spiritualità, bisogni di sapere, di conoscenza, di informazione e di comunicazione in modo veloce. Questo porta al superamento delle barriere spazio/tempo, ma anche di quelle spazio/luogo. La sfida è suggestiva perché ti consente di ridisegnare il futuro. Per farlo occorre essere aperti al nuovo e alle novità. Questo è incompatibile col “padroni in casa nostra”. E’ per questo che il nostro nord si è fermato. Ha interrotto la sua vera forza e tradizione. La capacità di assorbire tutte le “genti”, di prendere il meglio di tutti e di trasformare in meglio tutto.
Scritto da roberto molinari il 12/9/2011 alle 18:05
La Lega era antieuropea, adesso è europeista, anche questo è un segno dei tempi. Non sanno più neanche loro che cosa vogliono. Intanto il federalismo fiscale è morto. Amen
Scritto da Alessandro Vitelli il 12/9/2011 alle 20:27
Le idee guida dei partiti sono tutte più o meno in crisi. Basti pensare che la crisi di Berlusconi è profonda e il Pd non riesce ad approfittarne. Quali sono le idee guida del Pd? Un generico senso di giustizia non basta più. Ci vorrebbe altro ma il centrosinistra non lo trpva e le ricette dell'estrema sinistra sono velleitarie e pericolose.
Scritto da Roseto senza rose il 12/9/2011 alle 20:36
Di questi temi si era parlato poco anche in campagna elettorale. Si era parlato tanto dei servizi sociali ma una certa difficoltà a dipingere uno scenario urbanistico che andasse oltre la città era evidente.
Scritto da Iscritto Varese il 12/9/2011 alle 21:19
Caro Adamoli, sottoscrivo tutto con una osservazione che penso sia importante. La visione non deve nemmeno limitarsi all'asta Varese-Milano ma comprendere anche Como e il Canton Ticino. Si deve ragionare in questo modo altrimenti Varese non si rilancia più.
Scritto da Bortoluzzi il 12/9/2011 alle 21:27
E' una rilessione importante su cui è difficile intervenire. Credo che non ci saranno decine e decine di commenti. Finita la campagna elettorale su questi problemi cala il sipario.
Scritto da Bernasconi Luisa il 12/9/2011 alle 22:40
@Roberto Molinari - Sono d'accordo con la tua riflessione sui beni immateriali. Tra le infrustrattture di cui parlo si possono benissimo ricomprendere anche quelle di informazione, comunicazione e cultura. Del resto, per fare solo un esempio, la grande fiera sulla Milano-Varese sembra una struttura super economica ma in realtà è fonte di tante occasioni di incontri di straordinaria rilevanza umana e sociale fra saperi diversi e tra "genti diverse".
Scritto da Giuseppe Adamoli il 12/9/2011 alle 22:52
Padroni a casa nostra non è stato uno slogan ma una poltica seguita dalla Lega che per fortuna ha dato i suoi frutti. Fontana deve ricordarsi che è sindaco perchè lo ha voluto Bossi altrimenti sarebbe ancora un avvocatino.
Scritto da Bossiano doc il 12/9/2011 alle 23:17
"Padroni a casa Nostra" e "Dazi doganali sulle merci dalla Cina". Ora che il governo comunista cinese ci verrà in aiuto acquistando il nostro colossale debito pubblico, il partito euroscettico per antonomasia, La Lega Nord per l'indipendenza della Padania, cosa dirà? Cosa dice del aiuto che la banca centrale europea compie per salvarci? "Usciamo dall'Euro" oppure "Uniamoci al Canton Ticino"?
Scritto da Alessandro Zoccarato il 13/9/2011 alle 08:18
Lo spunto è interessante.Non conosco la realtà varesina.Condivido la visione d'insieme,collaborativa, su area vasta,come integra @ Bortoluzzi.Serve un patto per la nostra zona.Ci sono potenzialità per migliorare la qualità di vita e creare altro lavoro e benessere.Sarà che amministrare è più difficile che prendere i voti.Saranno i vincoli procedurali,il farsi bastare gli slogan:il tempo passa e poco cambia.Ma sono fiducioso,vedo persone concrete che si danno da fare.Senza interessi personali.
Scritto da FrancescoG. il 13/9/2011 alle 09:10
@Bernasconi Luisa - la considerazione è azzeccata. Certi temi dopo la campagna elettorale quasi scompaiono. Invece bisognerebbe tenerli in vita. A ben vedere non hanno solo un contenuto amministrativo e politico ma soprattutto culturale. Il contrasto alla Lega, se vuole essere vincente, deve avvenire su questo piano. Certo, se parlassi del Pd e dei suoi problemi interni a livello locale e nazionale avrei più commenti ma ne vale la pena?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 13/9/2011 alle 09:52
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