Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 26/9/2011 alle 15:20

 

“La comparsa del movimento ecologista nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può né ignorare né accantonare”, Benedetto XVI al Bundestag, il Parlamento della Germania.
Il Papa, o un altro grande leader mondiale, potrebbe mai indirizzare un tale riconoscimento all’ambientalismo italiano nel nostro Parlamento? Assolutamente no. Perché?
- Vi è uno scarso sentimento ambientalista nel “Paese più bello del mondo”?
- All’ecologismo italiano è mancato un leader?
Il PCI, allora egemone nella sinistra, gli ha impedito di affermarsi per paura della concorrenza?
- Sono stati gli immancabili poteri forti, naturalmente senza precisa identità, a frenarne l’ascesa?
Le ragioni possono essere tutte queste mescolate insieme ed altre ancora.
Forse la causa principale è stata la fretta dei verdi nel tingersi politicamente di rosso.
Se il motivo dominante è stato quest’ultimo (non ci giurerei), la lezione dovrebbe essere interiorizzata celermente da tutto il movimento di centrosinistra.
L’ecologismo è una cultura politica e di governo, non è una ideologia chiusa in se stessa. Non è né di destra né di sinistra. Non dovrebbe esserlo.
 
 
 
Commenti dei lettori: 37 commenti -
Forse nelle parole del Papa si può scorgere anche un motivo tattico. Una parte degli ambientalisti, insieme a tutta la sinistra, erano assenti polemicamente al Bundestag. Lui ha voluto probabilmente lanciare un messaggio di comprensione. Resta il fatto eclatante di un Pontefice che incoraggia l'ecologismo. Ne sono rimasto favorevolmente colpito.
Scritto da Roseto senza rose il 26/9/2011 alle 16:06
Che assist Giuseppe. L'ambientalismo italiano non sfonda perché: estremista e troppo politicizzato! E soprattutto frammentato e non fa rete. Si sposano le battaglie solo perchè sono "proprie" non ci si allea mai agli altri. Mancano strumenti ambientali forti in Italia, ce li chiede l'UE, ma noi nicchiamo e gli ambientalisti urlano solo col nucleare ma dimenticano tante altre cose che potranno cambiare anche l'economia... I Verdi tedeschi non gridano...
Scritto da Federico Antognazza - vice pres. Italian Climate Network il 26/9/2011 alle 16:10
Bel tema, giustamente ricco di interrogativi e dubbi. Anch'io non ho una spiegazione pronta. In questo caso valgono più le domande che le risposte.
Scritto da Bortoluzzi il 26/9/2011 alle 16:10
Penso che i cosiddetti poteri forti, in questo caso costruttori e organizzazioni padronali, abbiano le loro grosse responsabilità. La corruzione politica si è foraggiata con questi affari edilizi avvalendosi di faccendieri alla Tarantini.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 26/9/2011 alle 16:45
Herr Ratzinger ha una memoria intermittente. Ricorda gli orrori del “nazismo” e quella “banda di briganti” che governò il suo Paese quando lui portava i lederhosen (pantaloncini di pelle). Quando però affronta il tema dell’ambientalismo, la sua mente si offusca, come una lampadina che piano, piano si spegne. Eppure la Germania nazionalsocialista ha espresso il governo più verde della storia tedesca. Ecocompatibilità del lavoro con il territorio, salvaguardia e rispetto degli animali, controllo dell’urbanizzazione, riequilibrio dei dissesti ecologici causati dall’abuso delle risorse, limitazione della tecnologia nel lavoro della terra, considerazione degli impatti ambientali sono tutti obiettivi che troviamo nella politica agricola e ambientale varata dal ministro dell’Agricoltura del Reich Richard Walther Darrè. Fra le sue emanazioni ci fu la legge del 1934 per il rimboschimento di molte aree che erano lasciate brulle; stabiliva il divieto di disboscamento per creare aree agricole e i rapporti da mantenere fra specie di piante. A questa seguì una legge del 1935 sulla protezione della natura che diede la possibilità alle autorità di frenare i danni derivati dagli effetti distruttivi dello sviluppo economico nelle campagne, stabilì dei vincoli paesaggistici e la fondazioni di enti per i parchi. Impose, inoltre, severe norme nell’ambito dell’edificabilità di strutture e infrastrutture a fronte del loro impatto ambientale. Darrè fu anche autore di studi sui dissesti idrogeologici, sulla pericolosità di fertilizzanti chimici e sulla conservazione della biomassa a fini agricoli. La sua legge sulla protezione degli animali prevedeva pene severe contro chi provocava deliberatamente sofferenze agli animali e contro chi sfruttava le bestie da lavoro. Una legge apposita proibiva la vivisezione animale. La legge contro la caccia, di Goering se non ricordo male, invece poneva fine alle modalità secolari di cacciare a cavallo e con la muta di cani, e furono varate severe limitazioni ai cacciatori. Quest’ultima legge è tutt’ora in vigore.
Scritto da Filippo Valmaggia il 26/9/2011 alle 16:48
Caro @Federico, non ero a conoscenza di questo tuo nuovo incarico. Mi complimento vivamente. Meno male che i giovani bravi qualche volta fanno strada.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/9/2011 alle 17:07
L'ecologismo,nel mondo,è autonomo, forte nelle nazioni dove si vive nella e con la natura.Mentre in Italia la natura è stata vissuta come un limite alle libertà personali,ai diritti individuali. Ora la sensibilità sta cambiando. I verdi italiani hanno preferito collocarsi politicamente piuttosto che puntare al risultato. Investire sull'ambiente crea lavoro e benessere non delocalizzabili.Le sinergie con la cultura, l'agricoltura di qualità, il turismo,sono importantissime per il nostro futuro.
Scritto da FrancescoG. - ing. ambientale. il 26/9/2011 alle 17:12
Il tema è sicuramente interessante, ma non sono d'accordo con la diagnosi di Giuseppe. In tutta Europa i Verdi militano a sinistra, in alcuni casi, come in Danimarca dove hanno preso il 12% alle recenti politiche, si chiamano socialisti. Sulla Germania non mi trovo d'accordo con Federico, perchè il più grande successo dei Verdi tedeschi, la vittoria in Baden-Württemberg, è dipeso (anche) dall'opposizione radicale alla stazione di Stoccarda. Facendo un improprio paragone italiano, a là No Tav
Scritto da andrea mollica il 26/9/2011 alle 17:36
Caro Giuseppe ogni confronto tra i verdi italiani e quelli tedeschi ci dimostra, ancora una volta, quanta sia arretrata la cultura politica nel nostro Paese. Innanzitutto la storia. I grunen hanno una tradizione “alternativa” rispetto al sistema non solo politico, ma anche sociale tedesco. Nascono tra coloro che facevano contro-cultura nell’università, tra coloro che occupavano case sfitte, nascono dalle “comuni” e dal pacifismo estremo e dall’anti-nuclearismo degli anni settanta. Insomma, una vera e proprio “cultura” alternativa sia alla CDU-CSU, sia alla SPD. Il miglior frutto del sessantotto ( possiamo scriverlo? ) tedesco ben diverso da quello caduto nel terrorismo della RAF e lontano da quello ideologico e parolaio italiano. Hanno avuto leader che hanno saputo affrontare in modo costruttivo il dibattito interno ( non certo una novità in politica ) tra “realos” e “fondamentalist” e hanno saputo esprimere una reale politica di governo con D. Coen-Bendit e J. Fischer. In Italia l’unico vero leader che avrebbe potuto portare i verdi ad essere non una costola della sinistra, ma un vero partito novità si chiamava Alexander Langer. Fondatore dei verdi in Europa e vero innovatore anche nei temi ambientali. Purtroppo la sua sensibilità l’ha condotto, sulla spinta dei drammi Yugoslavi, dopo i massacri di inermi, a porre fine alla sua esistenza stroncato dal dolore e dalla incapacità di vivere di fronte al terribile senso di perdita di umanità. E chi ci siamo trovati? I Pecoraro Scanio di turno che hanno portato una novità politica ad essere inconsistente sia politicamente sia culturalmente. Oggi un partito dei verdi in Italia è superfluo perché le istanze ambientali hanno trovato riferimento nel PD e in SEL. Quello che manca, forse, è se queste istanze possano mai contaminare anche un altro centrodestra. E questo forse sarebbe una novità nel panorama italiano.
Scritto da roberto molinari il 26/9/2011 alle 17:41
Nello specifico della dichiarazione del Papa aggiungerei pure che mi è sembrata una mossa intelligente per rispondere alle manifestazioni contro la sua visita. A Berlino e Friburgo numerosi esponenti dei Verdi erano tra gli organizzatori dei comitati contro l'arrivo di Benedetto XVI, "Der Papst kommt" e "Freiburg ohne Papst"
Scritto da andrea mollica il 26/9/2011 alle 17:44
Approfitto del ricordo che @Roberto Molinari fa di Alexander Langer per dire che anche per me, come per molti altri, lui è stato in Italia l'unico leader ambientalista che mi abbia mai strappato un'emozione. Forte quand'era in vita e fortissima quando se n'è tragicamente andato.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/9/2011 alle 18:07
Concordo con la conclusione: "L’ecologismo è una cultura politica e di governo, non è una ideologia chiusa in se stessa. Non è né di destra né di sinistra. Non dovrebbe esserlo". La "no Tav" non è un esempio positivo di ambientalismo.
Scritto da Bianchi Giò il 26/9/2011 alle 18:34
Bella ed interessante l'informazione relativa alla politica ecologista del ministro nazista Darrè. Magnifica la salvaguardia, il rispetto e la protezione degli animali. Peccato che altri suoi colleghi ministri, accanto al Fuhrer, pensassero intanto a come sterminare ebrei, oppositori politici, zingari ecc.. Ah certo, quelli non erano animali... Per non dimenticare..
Scritto da A.V. il 26/9/2011 alle 18:55
Ah! l'ecologismo nazista! Ah! la legge di Goering contro la caccia con la muta di cani! Ah! i forni crematori per ecologizzare la razza e l'ambiente! Risuoni trionfale il nazional-socialista Horst-Wessel-Lied : Die Fahne hoch! Die Reihen dicht geschlossen! SA marschiert mit ruhig-festem Schritt! Kameraden, die Rotfront und Reaktion erschossen Marschieren im Geist in unseren Reihen mit! …. e, nell'orgia, ballino le soubrettes!
Scritto da ulderico monti il 26/9/2011 alle 19:09
L'ecologismo ha perso in Italia per la polarizzazione politica sui grandi partiti: Pci (soprattutto in quanto partito di sinistra), Dc, Psi. e per la pochezza delle varie leadership verdi.
Scritto da Un Pd Pavia il 26/9/2011 alle 20:28
@A.V. All'inizio del 2007, alla mia insegnante di tedesco, ignara della cronaca italiana, raccontai i fatti di Erba: Rosa, Olindo e i loro dirimpettai massacrati. Così, per fare un po' di conversazione. Lei stette zitta un momento poi disse: "certo che i vicini di quella coppia dovevano fare molto baccano!". Adoro i Tedeschi, hanno un senso dell'umorismo unico.
Scritto da Filippo Valmaggia il 26/9/2011 alle 21:07
@ulderico monti. Sì, d'accordo, i Nazionalsocialisti avranno compiuto anche qualche errore: lasciare che gli studenti bruciassero libri; ma la loro cultura ecologica è un esempio inarrivabile ancora oggi.
Scritto da Filippo Valmaggia il 26/9/2011 alle 21:14
@Andrea Mollica - Per la verità, caro Andrea, più che avanzare una diagnosi in questo caso ho avanzato dei dubbi. Però con due punti fermi. Uno, l'insuccesso dei verdi italiani è stato dovuto in particolare al loro accecante ideologismo, che non era radicalità culturale (benvenuta), era politicismo allo stato puro. Due, la qualità ambientalista non è necessariamente parte del Dna della sinistra e non è necessariamente estranea alla destra, quella seria, non quella italiana odierna. Sul resto confermo i miei interrogativi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/9/2011 alle 21:17
Ah! la soubrette!
Scritto da ulderico monti il 26/9/2011 alle 21:46
Il pensiero di Langer commuove sempre ma in questo post, data l'ora e la giornata (lunedì ...), voglio vivere di rendita ... Pertanto, sono andata a riprendere quanto avevo scritto nel post "La sfida del Pd" (07.10.2010). Lo ripropongo pari pari. Non è cambiato nulla (mica cambio idea così in fretta …). "L’esempio positivo della Germania, da Lei citato, potrebbe essere il frutto della presenza di un forte partito/movimento verde che, in quel Paese, a partire dagli inizi degli anni ’80, ha acquistato sempre più voti o, quantomeno (ad eccezione di qualche piccola debacle), ha sempre ben tenuto. Ma noi italiani, si sa, siamo diversi. Anche il nostro movimento verde (guai a chiamarlo partito, si arrabbiavano!) è nato nella prima metà degli anni ’80, si è dato un colore politico nuovo (quello “verde” legato alla natura) ed un simbolo (il sole dei Verdi Sole Che Ride) tanto caro anche a San Francesco (“fratello sole”). Poi, siccome il verde-verde non piaceva, sono nati i rosso-verdi (ex Dp), i quali, aggiungendo la connotazione pacifista al movimento, quale altro nome meglio di “Verdi Arcobaleno” potevano scegliere? In questo trentennio, soffocati dai personalismi (gli stessi del PD), i Verdi non sono mai riusciti a produrre un’elaborazione politica propria, originale ed incisiva. Ciò nonostante una forte presenza ambientalista (le associazioni che conosciamo tutti). Nel sistema proporzionale i verdi hanno solo goduto della rendita derivante da queste associazioni ambientaliste. Nulla di più. Il partito dei Verdi non è morto con Pecoraro Scanio ma insieme ad Alex Langer, in quel lontano giorno di luglio, sotto un albicocco".
Scritto da Mafalda il 26/9/2011 alle 22:18
Io non me la prendo affatto con @Filippo Valmaggia. Su questo bel blog scrivono dei comunisti che hanno appoggiato tutti i lager sovietici senza fiatare. Lui va avanti per la sua strada, loro invece fanno finta di dimenticare ciò che sono stati.
Scritto da Maurizio il 26/9/2011 alle 22:41
Puo' togliere, caro Adamoli, quei punti di domanda. Le ragioni del fallimento italiano dei Verdi stanno tutte compatte nel suo bel post.
Scritto da paperoga il 26/9/2011 alle 23:43
Avete notato compagni ed amici? La nostra @Mafalda non frequenta più il blog del bovaro Rossi, e questa non è una novità, ma ultimamente, nei suoi sermoni, non risponde e non cita più nemmeno il fascista, intelligente e sempre simpatico, @Filippo Valmaggia. Anche la cugina Alice è sparita, si sarà fidanzata con un orco (di meglio non poteva trovare e non si meritava quell' ochetta). Non è che i colpi inferti alla nostra dal Filippo nazionalsocialistapopolarfascista hanno lasciato il segno?
Scritto da Aspide il 26/9/2011 alle 23:56
In Italia purtroppo non c’è una coscienza ecologica; la società ha assistito indifferente allo scempio del paesaggio e alla cementificazione del Paese (con i conseguenti disastri ) che non hanno analogo esempio nell’Occidente. Da noi i Verdi hanno fatto della demagogia mirando non ai problemi da risolvere ma alle carriere personali da realizzare anche con feroci lotte interne; c’è stato, vent’anni fa, un fugace interessamento del segretario del P.D.S . Occhetto … per l’Amazzonia. Quanto al bellissimo discorso di Benedetto XVI al Parlamento di Berlino c’è da constatare, con sgomento, l’assenza del gruppo socialdemocratico (alla cui famiglia europea fa parte anche il Partito Democratico) che ha deciso di restare fuori dall’aula ancor prima che il Papa cominciasse a parlare. Bell’esempio di tolleranza e di rispetto delle convinzioni religiose!
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 27/9/2011 alle 07:51
D'accordo con @Paperoga. I punti interrogativi servivano a far discutere, penso io, ma le risposte erano già inplicite nelle domande. Si riparta da lì con coraggio nei programmi di governo ad ogni livello.
Scritto da Piero Santucci il 27/9/2011 alle 08:11
@FrancescoG., la tua annotazione che "in Italia la natura è stata vissuta come un limite alle libertà personali e ai diritti individuali", mi convince. Poi scrivi che adesso la sensibilità sta cambiando in meglio. Non vedo questo miglioramento, penso che tu sia ottimista.
Scritto da Villa Carlo il 27/9/2011 alle 08:48
@Camillo Massimo Fiori - Con chi non partecipa polemicamente alla seduta del Bundestag per la presenza del Papa ho anch'io ben poche cose in comune. Per fortuna le assenze erano della Linke (il partito di sinistra) non dell'Spd, cioè dei socialdemocratici. Lo annoto per qualche lettore distratto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/9/2011 alle 09:31
@Federico Antognazza, visto che sei giovane anche tu ma sei già esperto mi dai un tuo parere sul movimento "No Tav"? All'università sento i pareri più disparati e non ho ancora una mia opinione .
Scritto da Agosti Rino il 27/9/2011 alle 09:46
@Villa Carlo.Grazie per la considerazione.Da un po' di tempo mi arrivano segnali positivi (compaesani,amici,aziende ecc) sulla raccolta rifiuti, sul risparmio energetico,sulla pianificazione territoriale equilibrata.E' un peccato che non succede ovunque. Penso che le difficoltà economiche ci spingano a qualificare i consumi e ad esplorare nuovi settori per creare lavoro che resta. Un circuito virtuoso etico,sociale ed economico: chi ha l'interim delle decisioni deve saperlo alimentare.
Scritto da FrancescoG. il 27/9/2011 alle 11:04
Ho militato nei Verdi ancor prima della loro formale costituzione e ininterrottamente fino al 2002. La loro comparsa nel panoramico politico ed istituzionale italiano risale al 1983, quando, alle elezioni amministrative, in alcuni comuni, tra i quali Monza, si presentarono le prime “liste Verdi”. La vera novità politica, prima ancora della centralità della questione ecologica, era l’annunciata diversità rispetto ai partiti ed alle ideologie tradizionali. L’idea che caratterizzava la missione originaria dell’ecologismo politico era non l’equidistanza dal liberalismo e dal comunismo, ma la necessità di un loro superamento, in quanto entrambe espressione dell’industrialismo e di un’idea di sviluppo e di progresso non rispettosa della sostenibilità ambientale. Un’altra intuizione fondamentale, che solo l’insipienza e l’incapacità dei dirigenti del movimento ecologista lasciò alla nascente Lega Lombarda, era l’idea del federalismo quale forma ottimale di organizzazione dello Stato, dell’attività amministrativa. Anche per quanto riguarda la forma partito fin da subito i Verdi praticarono un’organizzazione fondata sul principio federativo, non definendosi mai come “partito verde”, ma come “Federazione dei Verdi” (inizialmente delle liste verdi). Tralasciando la ricostruzione storica, le ragioni del loro fallimento sono state almeno tre: la prima è stata la dipendenza culturale e ideologica dalla sinistra (quasi tutti i leader locali e nazionali provenivano dal PCI e dall’estrema sinistra); la seconda è stata l’assenza di leader capaci di rompere questa dipendenza. Lo stesso Langer, che insieme ad altri si sforzò di ricercare un’autonoma elaborazione politica, non praticò mai una concreta e definitiva rottura critica con certe radici culturali; la terza ragione è stata la forte e radicata presenza in Italia delle associazioni ambientaliste, che per anni hanno costituito il bacino da cui attingere figure e personalità sicuramente valide dal punto di vista della testimonianza e delle competenze (penso ad Amendola, Mattioli, Pratesi. Francescato, ecc.), ma assolutamente nulle dal punto di vista dell’autonoma capacità di elaborazione politica. Esemplare da questo punto di vista anche la figura lombarda dell’amico Carlo Monguzzi, che per vent’anni ha rappresentato verdi ed ambientalisti in Regione Lombardia senza tuttavia dimostrare la capacità di lasciare una traccia del proprio passaggio. Il terreno della scelta di governo, a livello locale e nazionale, rappresentò, forse, l’unica dialettica interna al monolitismo ideologico che, anche per quanto riguarda le alleanze politiche, subordinava ogni scelta alla logica di schieramento. Forse qualcuno dei protagonisti avrebbe dovuto fare autocritica, ma ormai per i Verdi credo si tratti di un esercizio inutile.
Scritto da Leonardo C. il 27/9/2011 alle 11:54
Caro @Leonardo, grazie della tua testimonianza politica che vale di più di molti miei ragionamenti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/9/2011 alle 15:20
Caro Giuseppe, ribadivo quanto sia difficile separare l'esperienza dei partiti ecologisti, europei e mondiali, dalla storia delle forze che militano a sinistra del centro. Lì sono nati, lì stanno, e probabilmente per un po' ancora lì staranno. E alla sinistra del centro ci sono principalmente partiti di matrice socialdemocratica, almeno in Europa. Sul fallimento dei Verdi in Italia io evidenzierei una delle tante anomalie del nostro sistema politico. Gli esempi sono davvero numerosi
Scritto da andrea mollica il 27/9/2011 alle 18:09
Il discorso al Bundestag del Papa è stato osteggiato completamente dal gruppo di Die Linke, tra Verdi e Spd i dissensi son stati minori. La prima era che per la prima volta nella storia del Parlamento tedesco sia intervenuto il capo di una religione in un'assemblea che rappresenta tutti i cittadini, di ogni fede. Le manifestazioni nelle città visitate invece contestavano le posizioni su diritti delle donne, gay. Erano organizzate anche da Verdi e Spd, o quantomeno loro componenti
Scritto da andrea mollica il 27/9/2011 alle 18:14
Caro Andrea, condivido molto di ciò che hai scritto. Sui Verdi italiani penso che la breve ricostruzione di @Leonardo C. sia corretta. Quanto alle assenze in Parlamento hai ragione. Avevo detto le stesse cose nel commento su @Fiori delle 9.31.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 28/9/2011 alle 08:39
@Agosti Rino: sulla TAV sento anche io le cose più disparate. I conti più affinati dimostrerebbero che l'opera non comporterebbe alcun valore aggiunto al Paese. Vi sono anche in quel caso, sui rischi ecc.. delle forte strumentalizzazioni. Detto questo mi informerò meglio. Per come la vedo io la TAV Torino-Lione potrebbe essere per noi giovani la via più veloce per andarcene da questo paese (un amico italiano a lione fa dottorato e lo stato gli paga il 30% dell'affitto, piccolo esempio)
Scritto da Federico Antognazza il 29/9/2011 alle 15:29
@giuseppe adamoli grazie.. ti spieghero poi meglio il tutto a quattrocchi...
Scritto da Federico Antognazza il 29/9/2011 alle 15:30
@andrea mollica: sulla questione tedesca so che il confronto con te lo perderei che sei profondo conoscitore... il nostro movimento ambientalista comunque rimane troppo frammentato, campanilista e urlatore...deve, secondo me, iniziare a proporre in concredo... basta con le campagna del no, al via le campagna del si! La gente è stufa di messaggi negativi o divieti, un messaggio positivo sarebbe sicuramente meglio percepito... poi si vedrà se sarà anche meglio recepito
Scritto da Federico Antognazza il 29/9/2011 alle 15:32
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