Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 30/11/2011 alle 15:22

 


La frattura fra il sindaco di Milano Pisapia e l’assessore Boeri è stata ricomposta.
All’assessore è stata tolta la delega all’Expò e non sarà più il capodelegazione del Pd in Giunta. Se il compromesso è valido lo dirà solo il tempo, spero fortemente che lo sia.
Questi conflitti possono trasformarsi in momenti di crescita per l’amministrazione.
Nell’intervista di Boeri di ieri su La Repubblica, oltre al tono insolitamente umile, mi hanno colpito queste sue parole: “Da un anno e due mesi faccio politica a tempo pieno, non sono più il titolare del mio ex studio, ho lasciato l’insegnamento e la direzione di Abitare”.
Un bel segno di attaccamento alla sua funzione. Milano è una grande e difficile città. Boeri ha una professionalità e un talento tali che gli permettono in un soffio di riconquistare ciò che ha lasciato.
Però vorrei fare una riflessione più generale.
Ogni tanto incontro qualche sindaco o assessore di comuni medio piccoli che con tono soddisfatto mi dicono di aver abbandonato il loro lavoro. Da me non ottengono mai una replica compiaciuta. Spesso questa loro scelta crea contrasti insanabili con i funzionari e i dirigenti comunali.
A parte questo, sono contrario alla professionalizzazione di questi ruoli amministrativi.
Ecco un bel cavallo di battaglia, culturale e concreto, per il Pd se vuole rendere credibile la volontà di ridurre davvero l’area mestierante della politica.

 
Categoria: Lombardia, Persone
Commenti dei lettori: 25 commenti -
Per una rara volta ti dò ragione. Troppi assessori fanno gli assessori a tempo pieno. Con che vivono?
Scritto da Tuo ex sostenitore il 30/11/2011 alle 15:39
Un cavallo di battaglia anche per me che non appartengo al Pd.
Scritto da Bortoluzzi il 30/11/2011 alle 15:51
"Ridurre l'area mestierante della politica" quanto di più ben detto ! Che tristezza pensare a quei giovani ( della Lega e del PDL) che sono entrati a Varese nella Giunta Comunale dell'avv, Fontana abbandonando le loro professioni ! Così si avvia la carriera dei maneggioni della politica.
Scritto da A. Vaghi il 30/11/2011 alle 16:07
Ci voleva la ricomposizione della rottura. Quello che non ammazza, ingrassa :-) Ora via con più slancio. Sulla riflessione conclusiva, non posso che essere d'accordo. Aggiunta sull'area mestierante della politica: solo il cielo sa quanto poco ne abbiamo bisogno.
Scritto da FrancescoG. il 30/11/2011 alle 16:25
Caro Giuseppe trovo interessante e stimolante la tua riflessione soprattutto nella parte finale. I livelli che impegnano in politica sono diversi. Chi svolge ruoli politici nel partito è giusto che lo faccia in totale gratuità. Anche se è evidente che più si sale di livello più il tempo che devi mettere a disposizione aumenta e questo apre alla riflessione se e fino a quando è possibile esercitare un tale ruolo senza essere stipendiati. Politici di professione? Nella tradizione di sinistra i politici erano “rivoluzionari di professione” che il partito garantiva perché dovevano assicurare al partito l’indipendenza. Su questo, pagine stupende sono state scritte da Weber e Michels denunciandone il bene e il male. Accanto a questo, permettimi, di ricordare che così, però, i partiti di massa dell’ottocento e del novecento, hanno potuto costruire una classe dirigente di tutto rispetto e non dipendente dalle lobby economiche borghesi. E, anche, affrancare dalla sudditanza culturale i loro quadri che, attraverso il partito, erano alfabetizzati. In un mondo dove solo i “ricchi” potevano permettersi di andare a scuola, la politica ha liberato dalla povertà del sapere centinaia di persone e ha determinato una certa mobilità sociale. Oggi la situazione è completamente diversa. Nei partiti si tende a distinguere il dirigente politico dal funzionario. Il secondo è un dipendente, stipendiato, che deve garantire tutti. Il primo è espressione di un orientamento politico e quindi di parte. Io sono che questa distinzione sia ferrea perché solo così si rende “garanzia” della neutralità della struttura. Diverso ancora il ragionamento da fare su chi ha incarichi amministrativi. Se sei in un piccolo comune abbandonare il lavoro per dedicarsi alla politica è follia. Nei comuni maggiori o in altre istituzioni di livello superiore è il compito che svolgi che te lo impone. Con una precisazione. Il lavoro di provenienza non va abbandonato. Ci si mette in aspettativa o si mantiene la libera professione riducendone la portata e questo perché ci si deve sempre mantenere liberi di poter scegliere quando le tue idee vanno in conflitto col partito, con il sindaco o altri. Sapendo però che rientrare al lavoro non è cosa facile se ne sei stato lontano per un certo tempo. E in Italia non abbiamo la tradizione che hanno ad esempio gli USA dove si entra e si esce senza problemi nel privato e nel pubblico. Da noi, chi fa politica, è bollato, quasi visto con sospetto perché ha “servito” il suo Paese. Ma qui andrebbe aperta una ulteriore riflessione. La democrazia ha dei costi, compreso quello di assumersi la responsabilità di mettere in condizioni di lasciarla fare anche a chi non è ricco o non è figlio di ricchi. Dunque c’è un rapporto tra giusto compenso e incarico? C’è un rapporto tra la possibilità di avere dei permessi retribuiti dal lavoro e incarico amministrativo? E il limite ai mandati ha senso oppure no? Se non si risolvono questi problemi si rischia di ritornare all’ottocento dove le élite si auto-riproducevano e perpetuavano nei centri di poteri e le masse ne erano escluse e, sinceramente, quella non mi sembrava una grande democrazia.
Scritto da roberto molinari il 30/11/2011 alle 17:00
Nei comuni grandi il fatto di avere la possibilità di lunghe assenze giustificate che ti consentono di esercitare bene la tua funzione è essenziale. Nei piccoli comuni la scelta del mestiere dell'amministratore è pericolosa. Uno deve sentirsi libero di lasciare l'incarico quando le circostanze lo richedono. Se diventa un mestiere questa libertà la perdi.
Scritto da Romeo Radice il 30/11/2011 alle 17:14
Da funzionario comunale concordo pienamente. Gli assessori che stanno troppo tempo in comune finiscono per occuparsi di problemi gestionali che non gli competono. Loro hanno il compito decisivo dell'indirizzo politico e del rapporto con i cittadini rispetto alle finalità dell'azione comunale. Di altro non dovrebbero occuparsi altrimenti si crea confusione e cattiva amministrazione.
Scritto da Funzionario comunale il 30/11/2011 alle 17:31
Condivido le tue affermazioni. La politica non deve MAI diventare un mestiere. Altrimenti molti “Trota” senza arte né parte, troveranno molto comodo e ben remunerato, insediarsi per “meriti” dinastici. Per quanto mi riguarda, posso dire di aver ricoperto qualche incarico che non mi sarebbe stato attribuito senza l’appartenenza ad un partito. Ho ricevuto attestazioni di stima dai dipendenti e dai dirigenti. Ne sono stato estromesso con le seguenti motivazioni: “ Hai ritenuto preminenti gli interessi dell’Istituzione e non quelle del Partito”.Questo demerito continuo a considerarlo un vanto. Così come rimango fiero di essermi guadagnato “la michetta” col mio modesto lavoro di insegnante.
Scritto da Angelo Eberli il 30/11/2011 alle 18:06
Riflessione molto ineressante, come ha scritto @Molinari. E' un problema che dovrebbe essere esaminato dai partiti, o almeno dal Pd e dalla sinistra. Dal Pdl e dalla Lega non mi aspetto niente di buono.
Scritto da Giustino F. il 30/11/2011 alle 18:07
nel 2001, dopo che la legge aumentò le indennità dei sindaci, divenute paragonabili a uno stipendio, mi capitò di scegliere che fare, scelsi di mantenere il mio lavoro. Ciò costò qualche sacrificio, a me e alla mia famiglia. ma ne guadagnò la mia libertà da ogni condizionamento, anche il più inconscio. Inoltre, finito il mandato, mi ritrovai nelle condizioni ideali per fare politica come tutti: solo per passione. dunque non professionalizzare conviene a tutti, alla politica e a chi la fa.
Scritto da roberto caielli il 30/11/2011 alle 18:10
@Roberto Caielli, bravo, non ti conosco ma avevi fatto la scelta giusta.
Scritto da Emanuela il 30/11/2011 alle 18:47
Ridurre il costo della politica significa anche ridurre lo spettro degli amministratori locali a carico dei bilanci comunali. Continuare a lavorare mentre si è assessori di comuni e province non importanti è un'indicazione utile, anzi direi una norma di vita da rispettare.
Scritto da Francesca Colombo il 30/11/2011 alle 20:25
Caro Adamoli, scusa l'impertinenza, ma tu che mestiere facevi prima di fare il politico? E quanti anni fà?
Scritto da Mario Vergano il 30/11/2011 alle 22:10
Forse qui non si annidano i costi della politica ma una certà mentalità intrusiva certamente si. Va bene discuterne apertamente.
Scritto da Andrea Orsi il 30/11/2011 alle 22:12
Caro Giuseppe, cambi argomento ogni giorno, è diffcicile seguirti per fare i commenti.
Scritto da Vittorio il 30/11/2011 alle 22:54
Caro @Vergano, ho fatto diversi mestieri prima di fare politica (come spiego nel mio libro) e mi sono messo in aspettativa obbligatoria dal Consorzio provinciale antitubercolare quando sono stato eletto consigliere regionale. Con questo post suggerisco alle persone che assumono incarichi amministrativi nei comuni medio piccoli di non abbandonare il loro posto di lavoro, se non è strettamente necessario o se il partito non li chiama ad altri incarichi, perché poi il rientro diventa più difficile e nel frattempo si sono perse preziose opportunità di avanzamento. Aggiungo, per maggiore precisione, che per “area mestierante della politica” non mi riferisco affatto ai funzionari di partito che sono necessari all’attività quotidiana di una forza politica organizzata.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/11/2011 alle 23:31
Caro @Vittorio, ti ringrazio per l'osservazione che mi hanno fatto anche altri lettori. Penso che cinque o sei post alla settimana siano una media giusta perché mi consentono di variare gli argomenti, da quelli strettamente politici a quelli di carattere più sociale. Tieni conto che sono importanti i commenti ma ancora di più gli accessi. Una comunità virtuale è fatta di persone che hanno preferenze diverse. Cerco semplicemente di mantenere buona la loro attenzione.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/11/2011 alle 23:38
Non ho compreso il reale motivo del contendere tra gli ex “fratturati” Boeri e Pisapia. Mi chiedo che cosa ne abbiano capito i milanesi. La frattura s'è ricomposta: su quali presupposti, su quali basi? Temo che sia svolto un teatrino tra “prime donne”. L'episodio mi ricorda l'aneddoto dell'amatissimo Enrico Berlinguer che – disse ferocemente Giancarlo Paietta - “si iscrisse giovanissimo alla direzione del Partito” e che tanto carismatico era da condurre la sinistra italiana al fallimento. La vacanza della politica italiana, esautorata dalla sua stessa insipienza, lascia un deserto da cui non sappiamo quali mostri, o quali messia, sorgeranno. Navighiamo a vista in mare procelloso...
Scritto da ulderico monti il 1/12/2011 alle 08:00
Anch'io sono stato amministratore locale e lavoravo. Quando ho smesso non è cambiato niente nella mia professione. Bisogna distinguere fra comuni grossi e comuni piccoli. In quelli piccoli lasciare il proprio lavoro è un errore, salvo casi eccezionali. Se uno invece è funzionario di un partito, continui a farlo. Anche in questo caso non è raccomandabile che facca l'assessore a tempo pieno.
Scritto da Lorenzo il 1/12/2011 alle 08:17
Caro Giuseppe sulla Tua riflessione voglio fare un appunto personale.Io penso che i politici passano e i funzionari restano. Detto questo il politico è responsabile verso i cittadini che lo hanno eletto anche del servizio che i vari funzionari danno al cittadino,fatti salvi i ruoli il sindaco se riscontra anomalie e disfunzioni,a mio parere ,ha l'obbligo di cercare di sanare le situazioni anche a costo di creare dissapori con funzionari a volte troppo burocratizzati e poco sensibili .
Scritto da luigi il 1/12/2011 alle 08:28
Gli ex-Pci, Pds, Ds hanno fatto della politica una professione. Salvo rare eccezioni, chi aveva incarichi provinciali di partito viveva questa esperienza come professione. I risultati si sono visti e sono quelli che hanno portato burocrazia, rigidità e visione chiusa, da caserma, della politica. Nel Pd varesino mi risulta (quasi certo Busto, non so Varese) che sia ancora così. Pagare un un impiegato è una cosa pagare un politico è un' altra. La sovrapposizione dei ruoli è retaggio del passato!
Scritto da paperoga il 1/12/2011 alle 08:51
Spero che Pisapia e Boeri si siano chiariti e abbiano raggiunto un'intesa solida e durevole. Con i problemi che ci saranno a Roma sarebbe disdicevole aggiungerne degli altri a Milano dove c'è una coalizione politica di centrosinistra.
Scritto da Alfonso Marchi il 1/12/2011 alle 09:10
D'accordo con Vaghi e Luigi. "I maneggioni" della politica e la casta dei burocrati d'apparato sono due mali endemici del nostro sistema sia a livello centrale sia a livello locale. Quanto a Boeri le sue qualità di intelligenza e cultura sono fuori discussione ma si ricordi che non è Carla Fracci e che a vincere lo scudetto sono le squadre. E' al loro interno che devono esaltarsi le grandi individualità.
Scritto da cesare chiericati il 1/12/2011 alle 09:17
E' pace vera tra le due primedonne? Lo spero ma non ci credo molto a leggere i giornali di questa mattina.
Scritto da Piera Giudici il 1/12/2011 alle 09:46
@Roberto Molinari (17.00) - Condivido molto di quello che hai scritto e quindi mi limito a qualche sottolineatura. Il Pci selezionava con cura e rigore i suoi molti funzionari alcuni dei quali, se si confermavano capaci, erano poi destinati alle Istituzioni più alte. Nella Dc, invece, i funzionari erano pochi e non potevano assolutamente fare politica. Se lo desideravano dovevano cambiare posto di lavoro. Ne so qualcosa per esperienza diretta. Quanto all’oggi, ritengo giusto che agli amministratori locali si riconoscano delle indennità congrue. Come ritengo che il limite dei mandati sia corretto nel caso dei sindaci e dei presidente di provincia. Ciò che sostengo io, proprio per il riguardo umano verso le persone interessate, è che bisognerebbe stare attenti prima di lasciarsi attrarre dal lavoro a tempo pieno nelle piccole amministrazioni, perché ti leghi troppo alla permanenza in carica. Ci sono ovviamente delle eccezioni. Ne conosco un paio degne di rispetto e gratitudine
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/12/2011 alle 10:30
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