Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 6/1/2012 alle 11:15

 

Una lettrice mi ha scritto sul post di ieri che "fingo di essere super partes ma si vede da lontano che sono un uomo di parte".
Affermo che ha perfettamente ragione, salvo che non fingo proprio niente. Figuriamoci, sono iscritto ad un partito politico dall’età di 18 anni (Dc, Ppi, Margherita, Pd). Più partigiano di così!
L’essere di parte è un antidoto (non il solo, certamente) al qualunquismo, all’indifferenza, all’apatia. Vuol dire avere delle idee o almeno sforzarsi di averle, credere in qualcosa, impegnarsi per degli obiettivi sociali.
Ero di parte nella stessa Dc: da ragazzo con Moro, poi con Zaccagnini, e nella diaspora democristiana non ho avuto esitazione nello schierarmi col partito popolare.
Questa scelta, anziché quella di Forza Italia, carica di lusinghe, mi era stata dettata da un’influenza culturale di fondo.
Scrivo queste considerazioni per dire che ritengo utili le correnti anche nel Pd? Non mi piacerebbero quelle troppo organizzate, fisse e rigide come baccalà. Ma, a parte il fatto che già ci sono e negarlo è puerile, ciò che temo veramente sono gli apparati più che le correnti.
Nel senso che gli apparati sono “corpi” ferreamente organizzati e cristallizzati che hanno la pretesa di incarnare il “verbo” del partito. E’ un vizio che si corre sia a livello centrale che  periferico.
Ecco, cercherò di essere sempre di parte rispetto ad ogni Verbo Politico nel mio stesso partito. Che bello essere di parte! Sei più libero e responsabile.

 

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 46 commenti -
Essere di parte è bello se lo si è con equilibrio altrimenti si costruiscono i nemici anziché gli avversari politici.
Scritto da Giovanna G. il 6/1/2012 alle 12:19
Ricordo quando sei stato all'opposizione per 6 o 7 anni nella Dc provinciale dominata da Rezzonico, De Feo, Airoldi, Zamberletti. Eri da solo in minoranza con il tuo forte gruppo "moroteo". Allora era necessario essere di parte nel tuo stesso partito. Ma credo che ci siano buone ragioni per esserlo anche oggi, anche se in forme diverse e meno eclatanti.
Scritto da Gianfranco il 6/1/2012 alle 12:32
Se sei di parte nel Pd ti sentirai "più libero e responsabile" ma sicuramente meno protetto e tagliato fuori dalle cariche che vanno solo a quelli bene inseriti nei giochi interni.
Scritto da Un giovane deluso il 6/1/2012 alle 13:05
Ma come si fa a passare dalla Dc al Pd! Mi sembra un triplo salto mortale senza rete. La politica oggi fa schifo.
Scritto da Tommaso F. il 6/1/2012 alle 13:12
Il tuo percorso è tipico di un cattocomunista clericale.
Scritto da Luigi Brambilla il 6/1/2012 alle 13:56
@Luigi Brambilla - Ti informo che non sono mai stato un catto-comunista - con tutto il mio sincero rispetto per loro - e non sono mai stato un clericale. Dovresti ripassare la storia della Dc.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/1/2012 alle 14:49
C'è un solo modo di essere di parte in questi anni: essere contro questa politica che fa pena. Abbiamo dei parlamentari egoisti e al di sotto dei requisiti culturali minimi, capaci solo di blaterare.
Scritto da Luisella il 6/1/2012 alle 15:43
Lo spirito è giusto ma c'è nel Pd? Se penso ai giovani che volevano spaccare il mondo e poi si sono messi in un cantuccio ad aspettare l'eventuale cooptazione devo concludere che ce n'è poco. E i due parlamentari varesini? Meglio non parlarne.
Scritto da Giovane ex rottamatore il 6/1/2012 alle 16:52
Ho letto un pezzetto di Marantelli sulla Provincia di ieri a proposito degli stipendi di Roma. Un cumulo di stupidaggini e uno scaricabarile sugli altri. Dovrebbe rendersi conto che lo prendono tutti in giro e che lo chiamano ormai l'On Macchietta
Scritto da Un varesino il 6/1/2012 alle 18:05
Caro Adamoli, tu non hai partecipato al congresso provinciale in dissenso aperto e pubblico con il metodo "da ammucchiata indecente" che era stato utilizzato: un solo candidato, la spartizione dei posti prima ancora del congresso e via discorrendo. Lo hai scritto sul blog più volte e te ne do atto. Sei stato il solo dei big, gli altri, che cianciano sui blog. sono stati sotto coperta. Ma dimmi quante volte sei stato "di parte" rispetto a Bersani. Mai. credo.
Scritto da M. C. il 6/1/2012 alle 18:20
@C.M. - Ti rispondo subito, visto che mi sono messo adesso al computer. Se scorri i post in archivio, facilissimi da consultare, troverai alcune prese di posizione critiche rispetto al segretario nazionale. Sul referendum delle “liberalizzazioni”, oggi così di moda, sono stato favorevole mentre il Pd era contrario. La stessa cosa sul referendum per l’abolizione della legge elettorale “porcellum”, quando Bersani aveva un’altra posizione. E poi ancora, ero e sono contrario alla partecipazione ufficiale del Pd alle manifestazioni sindacali, soprattutto ma non solo, quando sono indette da una sola sigla sindacale. Ci possono andare i singoli uomini del Pd, ma se ci va il segretario e poi dice che lo ha fatto a titolo personale e non ufficiale, è una bella presa in giro. Tutto questo dentro un sostanziale sostegno alla segreteria che, a mio giudizio, sta facendo bene in una situazione molto difficile.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/1/2012 alle 18:36
Ho invertito le iniziali: la mia risposta, con tutta evidenza, è a @M.C. delle 18.20.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/1/2012 alle 18:40
@Un varesino, tu critichi pesantemente Marantelli ma almeno lui sul territorio c'è. Cosa dire di Rossi? Non esiste proprio sul territorio, è del tutto evanescente, è come non averlo.
Scritto da Luca il 6/1/2012 alle 19:29
Fin dagli anni Settanta la sinistra e i progressisti non si sono resi conto e continuano tuttora imperterriti a non accorgersi che il mondo è governato da una nuova ideologia (la forza delle idee!) che ha sostituito sia il socialismo e che il liberismo. Il nuovo credo che è diventato egemone dappertutto ha la pretesa (come per il marxismo) di non limitarsi a descrivere il mondo ma di cambiarlo. Mentre il vecchio liberismo di Adam Smith (“lassez faire, laissez passer, le mondo va da lui meme”) affidava le sue tesi alla pubblica opinione, il neo-liberismo della “Scuola di Chicago”, oltre ad essere assai più radicale, vuole imporre le sue idee, non sempre con le buone maniere, promuovendole con gli accademici universitari, i “think tanks”, le “corporation” multinazionali che, a tale scopo, finanziano generosamente la politica (anche Obama è figlio di Wall Street) così da influenzare i governi, i cittadini e gli stessi organismi internazionali come il F.M.I., la B.M., il WTO, il G8. Il neo-liberismo è diventato egemone nel mondo dove ha introdotto un profondo mutamento dei punti di riferimento dei sistemi politici e sociali. La radicalità del neo-liberismo è tale che suoi nemici sono considerati non il socialismo o quel che resta del comunismo, ma le tesi di J.M. Keynes per un “capitalismo dal volto umano”, quello del “Welfare State” che si vuole abolire in quanto rappresenterebbe una indebita interferenza dello Stato, per avere ma libera nel privatizzare anche i beni comuni naturali (dall’acqua ai semi delle piante) e quelli sociali come la scuola, la sanità, le pensioni e persino le carceri e i cimiteri. Il neo-liberismo dei “Chicago boys”, in nome del “market friendly”, ha introdotto un mutamento profondo, una svolta epocale che ha finito per delegittimare ogni controllo pubblico dei mercati (anche finanziari) che si reputa siano in grado di autoregolarsi, sulla base di equazioni mai confermate dai fatti. Per la prima volta nella storia moderna dell’Occidente si è abbandonato il criterio della giustizia come elemento necessario per la organizzazione della società; così il reddito mondiale è aumentato ma i ricchi sono diventati più ricchi e i benestanti più poveri mentre i poveri sono stati messi al margine. In politica la differenza non riguarda più chi vuole cambiare il mondo e chi desidera solo razionalizzarlo, ma soltanto le modalità di esercizio del potere. Mentre la “sinistra radicale” è rimasta sostanzialmente ferma al “capitalismo di rapina” dell’Ottocento (la nostakgia sostituisce l’analisi) e allo scontro di classe, resa superflua dai “media” che sono un fattore fondamentale nell’azione di etero-direzione delle masse, la “sinistra moderata” e il centro non si differenziano molto dalla destra ma, a differenza di quella, non hanno soluzioni innovative da proporre ai cittadini che, disinformati e confusi, si rifugiano nel “populismo” di avventurieri politici che vogliono approfittare della situazione unicamente per acquisire i vantaggi del potere, Se non si va alle radici (culturali e morali) del problema e ci si ferma soltanto sulle tecniche, neppure un futuro governo imperniato sul Partito Democratico potrà andare oltre una manciata in più di correttezza e di efficienza. L’attuale governo Monti, composto da “civil servant”” e da economista di impronta keynesiana, non può fare miracoli perché governa senza maggioranza organica, in via provvisoria e, soprattutto, in una “condizione data” che non è quella esercitata dall’ Unione Europea bensì quella determinata dal pervasivo neo- liberismo. Le critiche, le distinzioni (è di destra o di sinistra?) non hanno molto costrutto; sono uno sfogatoio, un “gossip” consolatorio che lascia il tempo che trova. Visto che i partiti non affrontano i temi di fondo e quindi non sono in grado di svolgere una funzione informativa ed educativa, i cittadini hanno parecchi modi di accrescere la loro (scarsa) cultura politica ed economica poiché, nonostante tutto, l’Italia è una “società aperta”.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 6/1/2012 alle 20:19
Questa sera Monti ha annunciato che ci saranno nuove misure entro un paio di mesi. Avanti con la mecelleria sociale. Era meglio Berlusconi al governo.
Scritto da Bossiano doc il 6/1/2012 alle 20:20
Anch'io di parte più o meno anzi al momento ...da parte. Osservo e traggo le conclusioni. Sostanzialmente concorde con le tue idee tranne sulle questioni sindacali. Non che io sostenga gli attuali leader sindacali nei loro atteggiamenti antigovernativi; la Camusso mi sembra una veterocomunista per di più sprovveduta, di Bonanni non credo una sola parola, lavora per sé stesso e Angeletti è semplicemente inesistente. Di Landini non mi piace come si presenta, troppo serioso sindacalista vecchia maniera, ma devo ammettere che quelle poche volte che gli si dà spazio nelle interviste, dice cose sacrosante sui diritti dei lavoratori, cose in cui si vede crede e in cui credo anch’io. Il tutto in maniera chiara e pragmatica, da sindacalista appunto e non da politico.
Scritto da Maria Rossa il 6/1/2012 alle 20:31
"Gli apparati sono “corpi” ferreamente organizzati e cristallizzati che hanno la pretesa di incarnare il “verbo” del partito. E’ un vizio che si corre sia a livello centrale che periferico". Condivido tutto, soprattutto il riferimento alla periferia. Sono anche strafottenti. Leggono sicuramente il blog ma non intervengono mai. Se ne impippano, tanto la prossima volta saranno ancora eletti dai soliti quattro iscritti. Viva i rottamatori!
Scritto da Un rottamatore il 6/1/2012 alle 20:54
@Un varesino e @Luca - Accetto le critiche politiche a chiunque rivolte, soprattutto quelle rivolte a me. Non censuro mai nessuno, ma dovete sapere che questo tipo di accuse anonime a Marantelli e a Rossi non sono sono gradite. Scrivete direttamente a loro che vi potranno rispondere. Se desiderano farlo qui, le loro repliche saranno pubblicate subito.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/1/2012 alle 21:03
L'analisi di @Fiori è perfetta anche se più che la forza delle idee è la forza dei soldi a determinare il mondo attuale.Ma allora cosa facciamo,ci arrendiamo?Se la sinistra non si è rinnovata,e il centro con la sinistra moderata al massimo possono seguire politiche di destra e nulla più cosa facciamo lasciamo che i ricchi siano più ricchi e i poveri più poveri in una deriva senza limiti?Rimane una speranza con i movimenti del 99 contro1 nati in USA e gli indignati europei per un nuovo inizio.
Scritto da EMMEZETA il 6/1/2012 alle 21:39
Condivido pienamente la tua replica a @Un varesino e a @Luca ma in questo modo rischi di perdere dei commenti.
Scritto da Cittadina cattolica il 6/1/2012 alle 22:15
Una domanda per @Fiori. Se i partiti sono quelli che lei descrive e se le grandi agenzie educative sono deboli, chi formerà i cittadini nella società aperta? Mi pare che alcune forze politiche, per quanto messe male, possano fare qualcosa anche oggi. Essere di parte negli stessi partiti, come sostiene Adamoli, forse un poco aiuta nel favorire una dialettica culturale utile. A Milano, nella campagna per Pisapia e anche dopo, un risveglio contro il pensiero unico c'è stato. Sminuire e sottovalutare tutto mi parrebbe sbagliato.
Scritto da Il pirata il 6/1/2012 alle 23:07
Cara @Cittadina cattolica - Amo il confronto politico anche acceso e aspro. Per questo ospito con piacere le opinioni più estreme. @Filippo Valmaggia, di cui sicuramente ti ricordi le tesi ardite ma ben formulate, l'avevo invitato io a scrivere sul mio blog quando ancora non conosceva l'esistenza di Varesepolitica. Ma quando si reca offesa alle persone approfittando dell'anonimato si fuoriesce dalla dialettica politica. Questi "commenti", li pubblico ma cerco di tenerli a freno. In caso contrario, si aprirebbe una giostra di repliche tra pochissime persone con nomi falsi. Sembrerebbero tanti, gli interlocutori, ma non sarebbe affatto così e comunque questa prosa non m'interessa. Farebbe perdere lettori che ne hanno piene le scatole di queste maldicenze. Se invece il commento, anche velenoso, fosse motivato e/o sottoscritto non lo frenerei affatto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2012 alle 09:13
Caro 'anonimo' @Luca, libero di pensarla come credi ma io la mia parte sul territorio la faccio e non solo con i bla bla bla. Informati prima di parlare a vanvera su cosa ho portato a casa per qualche comune della nostra provincia. In più, visto che sono uno della casta, sostengo molto concretamente il Pd ple. Certo non sono uno che mette i manifesti e non sono seguito dalla banda ogni volta che mi muovo, ho anche i miei limiti, sia chiaro, posso non piacere, ma evanescente sarà tua sorella.
Scritto da paolo rossi il 7/1/2012 alle 09:31
Anch’io sono di parte legga qua signor adamoli. «Dai l’addio alle tue calorie». E sopra, la foto dei binari che portavano ad Auschwitz, oppure l’immagine degli scheletri d’uomo seminudi nel blocco 56 di Buchenwald (scatto peraltro famoso: fra quei volti spauriti ed esausti c’era anche Elie Wiesel, futuro Nobel per la pace). Una piccola palestra di Dubai s’è fatta una gran pubblicità sulla rete postando la solita decina di foto sessiste o semplicemente disgustose e aggiungendone un paio, sull’Olocausto, che in poche ore hanno fruttato una marea di contatti, scatenato la rivolta degli internauti, raccolto gli applausi di qualche antisemita e costretto i responsabili, dopo aver tentato di mettere una pezza peggiore del buco («i lager non c’entrano, il messaggio è che il nostro centro fitness è un campo di concentramento per le calorie…”». Capito? Come dicevo io quando c’è crsi comincia l’attacco si parte da Dubai ma Milano e l’Italia sono dietro l’angolo. Voglio proprio vedere il 27 gennaio cosa succede. E lo voglio vedere anche sul suo blog signor adamoli.
Scritto da Claudio Ennam il 7/1/2012 alle 10:24
Ottimo post. Sacrosanta la “rivendicazione” di voler essere di parte. Anzi, a volte l’essere di parte si configura quale dovere. Ci sono situazioni dove si “deve” essere di parte, anche per dare maggiore chiarezza ed incisività al proprio operato. Ritengo anche fondamentale la distinzione fra i concetti di “apparato” e “correnti”. Riusciremo a sconfiggere gli “apparati”? Dubito. Il circolo di una mia cara amica è governato, in apparenza, da un direttivo eletto democraticamente. Solo in apparenza. In realtà, tale direttivo ha semplicemente il compito di “ratificare” (che è diverso di approvare) le decisioni prese da un triumvirato composto da un ex-margherita, un ex-ds e un ex-lista civica. Un “apparatino” formato da tre persone, la cui caratteristica principale è quella di essere “muri di gomma” davanti alle istanze sollevate dai membri del direttivo, dagli iscritti e anche dalla cittadinanza tutta. Ecco, quando un politico diventa “muro di gomma” è il segnale che tutto è perduto. I tre vanno d’accordissimo. Questo per dire che quando c’è da dividere (spartire) cadono le barriere ideologiche e culturali. Spartire, di per sé, non sarebbe nemmeno grave. A volte è necessario … Lo si faccia, però, con il dovuto rispetto delle persone. La storia recente del Pd varesino ci narra che gli apparati hanno il loro bel peso. Alludo alle vicende Oprandi (io mi sarei ostinata e avrei fatto il capogruppo a tutti i costi, non per bramosia di potere ma per una ragione di giustizia) e Stelluti (qui, forse, la questione è più complessa, perché un Pd bustocco che raggranella solo il 15% e deve cercarsi un candidato al di fuori del territorio cittadino, merita riflessioni più ampie, molto più ampie). E le correnti? A volte sembrano formarsi più per esigenze di posizionamento interno (e logiche di apparato) che non quale risultato di effettiva condivisione di matrici culturali e politiche. Per esempio, posso comprendere il formarsi della corrente teo-dem, di quella eco-dem ma ritengo più strumentali che politiche quelle che, di volta in volta, si costituiscono intorno ad alcune personalità. Ad esempio, che cosa è rimasto della mozione-Marino, nella quale confluirono molti che non trovavano “posto” (o posti?) nelle altre mozioni? Gli stessi rottamatori si possono definire una corrente? Tirati a destra da Renzi (sto semplificando un concetto più articolato) ed a sinistra da Pippo Civati che cosa sono effettivamente riusciti ad esprimere d’innovativo sul piano politico e del metodo? Mi sembra che camminino sulle uova più che per “paura” (mi si passi il termine) dell’apparato per scarsa voglia di mettersi in gioco coraggiosamente.
Scritto da Mafalda il 7/1/2012 alle 10:26
Voglio dire a @Elisabetta C. che non ho eluso la sua domanda su Letta contenuta nell’altro post. E’ che ho letto solo ora i commenti. Le risponderò in giornata (il sabato mattina è una brutta bestia!), non appena leggerò anche il dialogo Adamoli-Maria Rossa.
Scritto da Mafalda il 7/1/2012 alle 10:30
Sulla genesi e sulle dinamiche degli apparati non c’è molto altro da scoprire oltre quello che il sociologo tedesco Robert Michels, già all’inizio del secolo scorso ha scritto, descrivendo la “legge ferrea dell'oligarchia”, secondo la quale in tutti i partiti si genera una struttura di potere costituita da un’oligarchia di dirigenti, che controlla l’organizzazione assumendo, quale obiettivo prioritario, non più la realizzazione dei programmi, ma la sopravvivenza di se stessa. Lo sappiamo molto bene anche noi militanti del PD varesino, che nel nostro piccolo, in occasione del congresso provinciale, abbiamo dovuto assistere ad una convergenza tra componenti (e, per favore, non chiamiamole correnti!) che, ancora una volta, ha anteposto il mantenimento degli equilibri interni al rilancio del dissestato Partito Democratico varesino in costante perdita di consensi elettorali. Il risultato è il permanere di un partito chiuso in se stesso e incapace di una lettura critica dei fatti e dei risultati, nel quale, dietro la formale democraticità delle regole previste dagli statuti e dai regolamenti, si cela la malsana prassi della cooptazione, che assicura stabilità e continuità a discapito del ricambio e della novità. La mia, sia beninteso, non vuole essere una banale critica all’attuale segreteria provinciale, ma il grido d’allarme di un iscritto che ha creduto e crede nell’idea di un Partito Democratico che mostri di essere in grado di generare i necessari anticorpi per limitare i danni provocati dalla chiusura delle logiche oligarchiche e degli apparati. Tra i possibili anticorpi comprendo anche la nascita delle correnti, purché effettivamente rappresentative d’idee e approcci culturali e politici e non il semplice prodotto di leadership fittizie e di cordate personalistiche. Anche le primarie hanno rappresentato in molte occasioni un buon antidoto alle chiusure degli apparati, se non altro perché hanno contribuito a tenere in vita l’idea che, oltre il microcosmo dei militanti, c’è un universo più ampio, fatto di simpatizzanti, sostenitori ed elettori attuali e potenziali. Insomma, condividendo totalmente l’analisi di @Camillo Fiori sul pensiero unico che caratterizza l’attuale fase politica, sottoscrivo anche le parole di Giuseppe circa la necessità di essere di parte, di sostenere le proprie idee con libertà e responsabilità, anche se in contrasto con quelle della maggioranza. Essere di parte è soprattutto un modo costruttivo e critico di voler far parte di una comune esperienza partitica, che ha modo di dimostrare la propria maturità proprio quando è in grado di non temere le differenze interne. Essere di parte significa infrangere il conformismo del pensiero unico e rompere il muro di omertà da cui traggono alimento gli apparati.
Scritto da Leonardo C. il 7/1/2012 alle 10:31
Bella discussione ma perché non si fa anche nel partito?
Scritto da Iscritto Busto il 7/1/2012 alle 11:13
Quando leggo l'interessantissimo @Fiori mi sento preso fra due fuochi. Da una parte la speranza che si avveri il profondissimo cambiamento culturale che auspica, dall'altra la paura che questo non avverrà mai e che il senso di impotenza possa investire tutti, in primis le giovani generazioni. Mi chiedo quale siano gli strumenti e i modi necessari per evitare quest'ultima deriva.
Scritto da Bortoluzzi il 7/1/2012 alle 11:46
Caro Giuseppe, il tuo post ancora una volta si rivela fonte viva e stimolo utile per riflessioni non effimere, ma profonde, utili e condivisibili. Che bello essere di parte ! Quante volte l’ho gridato anch’io ed ancora mi viene voglia di gridarlo a tutti i venti, gli spifferi e le correnti ( d’area o di partito ) e soprattutto ai capi-corrente e agli “apparati “ che degli accordi tra capi-corrente sono quasi sempre “esecutori materiali”. Condivido il tuo post e molto di quanto scrivono frequentatori autorevoli del tuo blog. Essere di parte, comporta spesso – come scrive @Maria Rossa – di trovarsi ...da parte...anche nell’ambito della propria parte e area politica e culturale. Personalmente mi sento ”da parte “ nel Partito e anche ( ahimè ) nell’Area Dem tutte le volte che parlo o scrivo di pace, di riduzione delle spese militari, di revisione dei programmi di produzione e acquisto dei nuovi caccia F35. Salvo poi scoprire che è il Partito ad essere messo “da parte “ dall’opinione pubblica ( vedi sondaggio in corso su Repubblica .it ), essere scavalcato dagli annunci di Obama sulle politiche militari, essere marginalizzato dai movimenti (referendari e non) che nascono nella società civile. Essere di parte non solo è bello , come tu scrivi, e doveroso , come aggiunge @Mafalda, è eticamente giusto e politicamente indispensabile, soprattutto se sappiamo esserlo nello spirito del partito laico e multiculturale che abbiamo la pretesa di volere essere.
Scritto da giovanniderosa il 7/1/2012 alle 12:27
So che Adamoli non gradisce ma non voglio essere polemico, al contrario, voglio solo dire a Rossi, per il suo bene, che la sensazione che è un parlamentare inutile è diffusissima nel Pd.
Scritto da Iscritto Busto il 7/1/2012 alle 13:41
Essere di parte non significa adattarsi alle parti. Se uno è democristiano non può dire io sono rimasto tale, è il comunista Bersani che è venuto dalla mia parte. Entrambi, democristiani e comunisti, avete cambiato pelle, come i serpenti. Siete di parte in attesa di cambiare ancora. Gattopardi.
Scritto da Rin Tin Tin il 7/1/2012 alle 14:42
@Claudio Ennam - Capisco bene il suo dolore per il ricordo delle leggi razziali e per le atrocità dei campi di sterminio nazisti. Il suo disgusto per il revisionismo storico "negazionista" è anche il mio. Purtroppo, episodi quali quelli che lei cita si ripetono con una frequenza allarmante. Bisogna tenere alta la guardia. Sono andato varie volte in Israele, con un'organizzazione ebraica di nome "Keren Hayesod", in preghiera al Museo dell'Olocausto. Lei forse non mi crede ma è proprio così. Ne ho parlato sul blog più di una volta prima che lei cominciasse a scrivervi, come può verificare nell'archivio (facilissimo da consultare).
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2012 alle 15:23
Ottima la tua risposta a @cittadina cattolica, alle 9 e 13 di questa mattina. Non trasformare il blog in cicaleccio pettegolo e maldicente.
Scritto da Bortoluzzi il 7/1/2012 alle 15:51
Caro @Iscritto Busto, ti ringrazio per il buon consiglio, lo accetto. Che nel Pd ci sia da parte di qualcuno questa opinione mi è arcinoto, mi batterò comunque per ribaltarla con i fatti e non con il 'vuoto ed infruttuoso apparire'. Quindi il mio stile. Poi, per carità, se non funzionasse magari andrò anche a casa ma non morirò perchè sono uno distaccato dal potere e dalla cadrega che lascerò, non felicissimo ma senza problemi, ad altri più meritevoli (il nostro pd prov.le ne è pieno).
Scritto da paolo rossi il 7/1/2012 alle 16:53
Caro Adamoli, nell'ultima assemblea provinciale prima di Natale tu avevi detto che il Pd doveva sostenere con forza il governo Monti. Subito dopo, Marantelli ha approvato il tuo intervento affermando addirittura che la segreteria nazionale doveva mandare a tutti una circolare con le cose da dire in pubblico in modo che il Pd potesse parlare con una voce sola. Uno spirito molto diverso dal tuo blog di oggi. Cosa vuol dire?
Scritto da Anonimo il 7/1/2012 alle 17:21
Il blog dimostra che si puo' essere giustamente di parte senza sfociare nel fanatisimo di chi disdegna le opinioni altrui. Il bello e' essere di parte in modo costruttivo e questo si vede anche da come uno risponde alle critiche. C.F. pone l'accento sui doveri del cittadino. Giusto! ma spetta alle elites fare la differenze . Il problema e' di avere delle elites che nei limiti del possibile, antepongano il pubblico al privato e che loro in primis abbiano la cultura per svolgere il loro ruolo.
Scritto da Andreus il 7/1/2012 alle 17:44
Caro @Anonimo, vuol dire che su ciò che ho scritto in questo post io e Marantelli probabilmente abbiamo una sensibilità differente. Che problema c'é? E' un fatto del tutto normale. Piuttosto, perchè non ti firmi? Daniele mica ti frusta se fai un'affermazione diversa dalla sua. E' questa, caro anonimo, la mentalità che bisognerebbe correggere.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2012 alle 17:48
Un antidoto al qualunquismo e all'apatia è anche l'impegno nel sociale. Dopo tutto, anche tu avevi cominciato in questo modo, mi ha detto mia mamma.
Scritto da Elena il 7/1/2012 alle 20:10
Ciao Peppino, vediamo se hai lo stesso coraggio di Paolino Rossi. Quel tempista di Marantelli propose la Martinella di Varese al Preside Monti, appena nominato premier. Poi sono arrivate le tasse, le tasse e la pensione allungata anche di sei anni. Tu, Peppino, sei favorevole a dare il massimo riconoscimento di Varee a colui che ci ha aumentato le tasse e l'età pensionabile?
Scritto da Pippo Canaia il 7/1/2012 alle 20:20
@Pippo Canaia - ho già risposto ad una domanda simile qualche settimana fa. Non conosco il regolamento (ci dovrebbe essere) per la concessione della Martinella. Se fa riferimento ai meriti conquistati per opere a favore della città non c'è nessuna ragione per conferirgliela. Se invece intende premiare una personalità, nata o vissuta per qualche tempo a Varese che si è affermata nel mondo, gliela darei sicuramente. Mi spiace deluderti ma sono un sostenitore (non acritico) del governo Monti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/1/2012 alle 22:47
Mi riferisco alla questione sollevata da @anonimo. Siccome “l’erba del vicino è sempre più verde”, io ho apprezzato l’idea avuta dalla Federazione Provinciale di Como di organizzare una serie di incontri su tutto il territorio provinciale per spiegare la posizione del Pd rispetto alla manovra-Monti. Dal 16 al 22 dicembre (domenica compresa) si sono tenuti diversi incontri alla presenza della giovane onorevole Chiara Braga. Quindi, nessuna “voce sola” (per usare la terminologia usata da @anonimo) ma un dibattito libero e partecipato. Se il comasco @FrancescoG. ci verrà a trovare sul blog, magari ce lo può confermare. Non mi risulta – smentitemi pure se non sono informata – che il Provinciale di Varese si sia adoperato in un’analoga iniziativa. Leggo ora con tutta calma i commenti al post. Istruttivo l’intervento di @Camillo Massimo Fiori. Genuine ed amare le grida di allarme sollevate da @Leonardo C. e da @Giovanni De Rosa. Volevo avvisare @Elisabetta C. che ho lasciato un commento nel post precedente.
Scritto da Mafalda il 7/1/2012 alle 23:35
E allora signor adamoli dove fa vedere che è di parte? Sta con monti come tutti. Sta dalla parte di tutti. Era democristiano quando lo erano tutti. Adesso è del pd come quasi tutti e se votano adesso è la maggioranza. Comunque è vero se è vero che lei va sempre in Eretz Israel, come tutti i politici, dimostra almeno di stare con una minoranza sempre disprezzata e massacrata e questo le fa onore. Sempre dalla parte di tutti ma almeno dalla parte di Israele che ha tutti contro.
Scritto da Claudio Ennam il 8/1/2012 alle 08:26
@Andreus, sono d'accordo sul fatto che dovrebbero essere le elites a "fare la differenza". Ma tu le vedi queste elites e dove? Ho simpatia per il Pd ma vedo solo qualche singolo personaggio, almeno a Varese. Tu vedi altro?
Scritto da Luisa Bernasconi il 8/1/2012 alle 09:38
Credo che tutti siamo di parte, il contrario vorrebbe dire essere qualunquisti; il problema, così diffuso oggi, nasce quando la scelta di parte si ferma ad esclusivo lucro del partito: allora si diventa "catalogati". Ciò che gli elettori oggi reclamano, dopo la brutta stagione politica che ha caratterizzato la nostra Italia in questi anni, è che i politici possano effettivamente scegliere di stare dalla parte delle persone. Forse così la politica ed i partiti sarebbero più partecipati.
Scritto da Sergio Beghi il 8/1/2012 alle 21:23
@Sergio Beghi - Tu poni un problema reale. Nei partiti, anche nel mio, c'è un tasso di colesterolo burocratico eccessivo. Per vincerlo occore ripartire dalla base. Una ricetta abusata e frusta, se vuoi, ma non ne conosco molte altre. Ne riparleremo presto sul blog.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/1/2012 alle 11:27
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