Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 26/6/2008 alle 09:00

Ho molta stima di Massimo D’Alema. Quando afferma che Red (Riformisti e Democratici), l’Associazione dei parlamentari presentata ieri, vuole lavorare nella società e non piegarsi al conformismo, è certamente sincero. Gli credo perfino quando dice che “non vuole rompere le scatole a Veltroni”, ma quando sostiene che la sua non è una “corrente” mi fa sorridere.
Mi spiego. D’Alema guida da alcuni anni, da par suo, la Fondazione Italianieuropei che ha svolto e svolge un’attività utile e prestigiosa. Che senso ha, allora, riunire i parlamentari e il personale politico più qualificato in una associazione?
Sono convinto anch’io che non sarà una corrente che punta soltanto a organizzare il consenso per il prossimo congresso, ci mancherebbe. Le migliori correnti del passato erano luoghi d’incontro fra pezzi di partito, di società, di cultura. Non rappresentavano solo una divisione interna del personale politico che c’era già, ma il modo con il quale spesso i cittadini si avvicinavano alla politica e poi entravano nei partiti. Parlo naturalmente delle correnti migliori prima della degenerazione partitocratrica della seconda metà degli anni ’80.
Torniamo ad oggi. Il Partito Democratico, che raccoglie nazionalmente il 33% degli elettori, non sfuggirà al seguente bivio: o vincerà il centralismo democratico, ma mi pare del tutto improbabile e questo non sarebbe il mio partito, oppure vivrà anche attraverso esperienze come quella di D’Alema ed altre che, se non vogliamo essere ipocriti, sono già in campo (Fondazioni – Centri Studi – Associazioni varie). Purchè non si faccia troppa confusione.
La cosa che mi preoccupa di più di queste forme moderne di partecipazione, anche quelle più aperte, è che corrono il rischio di essere molto centraliste. Oggi invece abbiamo bisogno, più che mai, di costruire il partito dal basso, di liberare le energie vitali presenti nel territorio.
La sintesi migliore per questa situazione politica l’hanno trovata Enrico Letta e Pierluigi Bersani un paio di settimane fa: “se c’è un grande fiume servono tanti affluenti”. Io aggiungo soltanto che la direzione dell’acqua e cioè la sintesi la possono e la devono determinare soltanto gli organismi dirigenti del PD. Se no sarà un casino. E’ questo il compito che Veltroni deve svolgere autorevolmente fino al prossimo congresso

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 8 commenti -
La nascita di questa associazione come di altre, magari più piccole, ma più radicate sul territorio, nascono dall'esigenza di trovare momenti di confronto in quanto il PD nelle sue prime uscite si dimostra (a Roma come in Lombardia) molto centralista e poco incline ad accogliere le diversità di opinione (si vedano anche gli attacchi al bravo Adamoli). Se la funzione è la crescita delle idee ben vengano...
Scritto da alessandro il 25/6/2008 alle 12:27
Bè per iscriversi costa 100 euro...non proprio per tutti...si spera che almeno le manifestazioni sian gratis...
Scritto da Emanuele Martini il 25/6/2008 alle 13:47
Condivido. Penso che un grande partito popolare abbia la necessità di ospitare al suo interno più aree o semplicemente più posizioni politico-culturali. Quello che , con le dovute distinzioni, di fatto e alla luce del sole avviene negli States con il Partito Democratico o meglio ancora in GB con il New Labour. Ma appunto "alla luce del sole" chiamando le cose con il loro nome e, soprattutto, con chi poi faccia sintesi politica eventualmente anche nella logica di maggioranza e minoranza interna
Scritto da Paolo Rossi il 25/6/2008 alle 15:51
Mi piace l'espressione "il PD, un fiume con tanti affluenti", credo serva un plus di idee e di confronto. Il timore però è che invece delle idee si aprano le iscrizioni a "squadre" interne al PD, che poi si contendono il partito come un trofeo. Potranno anche prevalere uno sull'altro ma la condanna arriverà dagli italiani.... e io alla mia italietta un pò ci tengo.
Scritto da gabriele il 25/6/2008 alle 17:56
Ottimo commento a quanto sta accadendo con ReD. Condivido anch'io l'esigenza di strutture che aiutino il partito ad elaborare nuove modalità di pensiero, di lettura della realtà e mescolamento delle carte, come ha detto Bersani. Tra l'altro, se il partito attivasse finalmente il tesseramento, ci sarebbero meno timori , e i ruoli sarebbero molto più chiari. Un partito plurale si costruisce anche così, confrontandosi sulle idee, con chiarezza e alla luce del sole
Scritto da Erica il 26/6/2008 alle 12:00
Caro Gabriele, gli affluenti devono portare idee, proposte e persone che hanno un reale interesse politico e un ruolo nella società. Che questo sia importante o no non è molto rilevante. Dobbiamo essere un partito popolare sul serio. Il trofeo da conquistare è quello del consolidamento del Partito Democratico, non la competizione solo interna per le cariche dirigenziali. Credo che anche tu condivida questa impostazione.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/6/2008 alle 15:12
La bottiglia D'Alema ha cambiato spesso etichetta ma, all'interno, si trova sempre lo stesso vino oramai un po' acido..... Non è nel rinnovamento di facciata, supportata da un paio di idee formulate con nuovi termini, che il ReD otterrà il consenso. D'Alema, sulla turris eburnea della propria cultura, annoia la massa. Il popolo italiano gli preferisce persino il giullare nano.... le vere intelligenze politiche sono, oramai, senza fiato. Dove trovare nuove forze?
Scritto da signoraoscura il 27/6/2008 alle 15:00
Il partito dal basso liberando le energie vitali del territorio. Quali? Se il PD è IL GRANDE FIUME ove far confluire le diverse esperienze per dare la stesssa direzione all'acqua, non potrà fare a meno della ricchezza delle esperienze diverse. Bisognerà comunicare ai cittadini "il progetto" scaturito non solo con la voce, pur autorevole, di Veltroni, perchè apparendo solo lui si rischia parecchio.
Scritto da Guelfo Ravani il 27/6/2008 alle 17:44
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