Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 26/1/2012 alle 11:09

 

Il fascino della città cantato dall’archistar Mario Botta e dal sociologo Paolo Perulli ieri sera a Varese (Ordine degli architetti).
Sala stracolma e persone che non sono potute entrare.
Ecco, quando vediamo le sale semi vuote spesso non vuol dire che la “gente” se ne frega ma che l’offerta non è all’altezza.
“La città deve avere il suo centro e il suo limite, cioè il confine”, questo il succo che condivido. Altrimenti non è città. Diventa solo uno spazio fisico che disperde l’identità, che è difficile amare e impossibile da riconoscere come proprio.
Il centro è stato spesso manomesso ma non devastato, i confini non ci sono quasi più, e con i confini se ne va anche il senso d’appartenenza.
Quando si parla di urbanistica si è subissati di tecnicismo, di numeri, di metri cubi per metro quadro.  Ma la tecnica se non è al servizio di una vocazione umana è alienante.
Molto più importante parlare della cultura e della storia sedimentata nelle città, dei luoghi di aggregazione, di edilizia bella e non quantitativa, di tutela della campagna, degli spazi da vivere come collettività, del commercio di prossimità,
L’urbanistica non è solo la scienza del costruire, è la scienza dell’abitare. Gli architetti hanno un compito speciale.
Corre alla mente la polemica sull’area a traffico limitato a Milano. Tutti a difendere il “particulare”, ma l’insieme dei particolarismi non fa mai l’interesse comune.
E’ il tempo dei Piani di governo del territorio (Milano, Varese, Busto, Gallarate e molte altre città medio piccole). E’ tempo nel quale i cittadini possono tentare di riappropriarsi della loro identità territoriale che solo territoriale non è.
La gente scende in piazza contro le liberalizzazioni. Perché scendere in piazza (metaforicamente) per la difesa delle proprie città?
Siamo ancora in tempo.


Commenti dei lettori: 33 commenti -
Ottima serata e ottimo post. Si parla quasi sempre male dei politici ma non sempre se lo meritano. Grazie.
Scritto da Architetto a Varese il 26/1/2012 alle 11:31
La tua passione per la città e per il territorio è proverbiale ma parli al vento. Varese è una città di bottegai stanchi e chiusi.
Scritto da f.f. il 26/1/2012 alle 11:52
Bamboleggia, la poverina, e vaneggia, trincerata nell'infantilismo della sigla @Alice in wonderland che il 26 gennaio alle ore 08,20, trincia giudizi rancorosi e tenta di volgere penosamente in celia la tragedia dell'Olocausto. Con disprezzo temperato dalla pietà la supplico di ravvedersi e svelarsi con nome e cognome (se non se ne vergogna...).
Scritto da ulderico monti il 26/1/2012 alle 12:47
vero che è tempo di pgt, veramente il tempo è scaduto ma c'è sempre una proroga, se almeno su questo i sindaci che fanno riferimento al pd sapessero distinguersi ma purtroppo non è cosi. gli architetti? pgt o pr che sia sempre si mangia. il male della terra sono gli architetti. celentano
Scritto da angelo m il 26/1/2012 alle 12:58
Conosco molti architetti intelligenti e colti che vorrebbero rimettere i confini alla "città diffusa" ma gli amministratori, di tutti i colori, non ne vogliono sapere. La riscossa civile e urbana o la fanno i cittadini o non la fa nessuno. Su questo non ci piove.
Scritto da Bortoluzzi il 26/1/2012 alle 13:04
L'ordine degli architetti di Varese sta attuando una serie di belle iniziative. Il fatto che siano tanto seguite dimostra che Varese non è una città di bottegai stanchi e chiusi come ha scritto @f.f. Questo è uno stereotipo infondato e offensivo per l'intera città.
Scritto da C.M. il 26/1/2012 alle 13:19
ulderico, un abbraccio! grazie, grazie. sentitamente, con stima. io sono un uomo semplice, non ho la sua preparazione e posso dirle solo questo. grazie.
Scritto da Claudio Ennam il 26/1/2012 alle 13:25
ma perchè, signor f.f., disprezza chi commercia? qui non si fa in tempo a voltarsi che uno parla male di una categoria o di un'etnia o di una specie. ma insomma, signor adamoli, faccia qualcosa! io sono un bottegaio, come dice f.f., da generazioni. forse da millenni. non me ne vergogno e non sono chiuso. stanco sì, sono stanco perchè vessato da tutti e adeso anche da f.f. che ci disprezza.
Scritto da Claudio Ennam il 26/1/2012 alle 13:30
Perchè mai, signor Ulderico, vuole temperare proprio ora il suo disprezzo nei confronti di chi la pensa diversamente da lei? Gli dia pure libero sfogo. Non ci è nuovo. E' lo stesso disprezzo che ha distribuito a piene mani nel corso di quest'anno, discriminando (lei sì che discrimina!) alcuni commentatori. E' lo stesso disprezzo che le ha permesso di dare dell'imbecille a chi, tra l'altro, come lei condanna l'Olocausto (vada a rileggersi il suo giudizio su Giovanni Colombo, ex Presidente della Rosa Bianca). Neanche il Cappellaio Matto, se si fosse candidato per il Consiglio Comunale del Paese delle Meraviglie, avrebbe ottenuto un solo voto. Oltre a disprezzare, la invito anche a riflettere.
Scritto da Alice in wonderland il 26/1/2012 alle 13:37
Scusa Adamoli, ma la famosa "legge Adamoli" non andava in una direzione diversa da quella che tu indichi nel post?
Scritto da Carlo il 26/1/2012 alle 13:49
Caro Giuseppe sottoscrivo tutto quello che hai messo nel post di oggi. Personalmente credo che un dibattito sulle “idee” che possono riguardare il “mutare” e il “divenire” di una città sia una delle cose migliori che, oggi, la politica può portare avanti. C’è sicuramente da prestare molta attenzione al pericolo di progettare un “sogno” illuminista ad opera dei “tecnici” rispetto ad un progetto che è attento alla “storia collettiva” ed umana di una città. Brasilia è una città stupenda, funzionale, precisa nelle sue linee di sviluppo perché così l’hanno progettata Niemeyer, Costa e Burle Marx, ma è una città “viva”? è una città che sprizza umanità, storia e romanticismo o è una città “razionale”? Esiste una via tra la modernizzazione programmata e la tradizione? Credo che questo sia il pertugio in cui noi, che siamo il Paese con la più grande storia presente in ciascuna pietra che c’è nei nostri “Comuni”, ci si possa infilare. Le nostre città hanno bisogno di recuperare le piazze perché sono i centri dove la gente può socializzare; hanno bisogno di recuperare spazi verdi perché sono i luoghi dove i bambini possono stare; hanno bisogno di recuperare luoghi di cultura perché è dove si prende coscienza del sapere; hanno bisogno di lavoro perché è quello che da “identità” oltre che rispondere al bisogno quotidiano, ma hanno bisogno anche di luoghi di “fede” perché senza rispondere anche ai bisogni immateriali si va verso la disgregazione sociale. Sono sicuramente molte le cose che si possono dire e fare, soprattutto, per cercare di migliorare le nostre città. Non credo che il problema sia quello di fare la città “perfetta”, ma di fare la città viva, col senso di umanità, con reti sociali capaci di dare identità, storia collettiva e futuro. E allora ben vengano anche i “filosofi” perché gli orizzonti di una città sfuggano anche agli angusti progetti di spazio/tempo, solo così, io credo, si può coniugare il passato col futuro.
Scritto da roberto molinari il 26/1/2012 alle 13:52
Molti applaudono al governo Monti se non altro perché titilla quella che è una loro vecchia passione: la fine della politica. Dopo 15 anni in cui "politica" ha significato solo raccomandati, mafiosi, intrallazzi ed escort, si tratta di un punto di vista comprensibile. La parola stessa è diventata sinonimo di pratiche talmente disgustose da non volerne più sentire parlare. Però, un governo deve governare. E governare significa occuparsi di un Paese, e non solo dei suoi debiti, della finanza, di accontentare supinamente gli alleati e obbedire alla volontà dei diktat internazionali. Non so se avete notato: solo nell'ultimo mese si è verificato uno dei più grandi naufragi della Storia, e una rivolta nazionale senza precedenti. Qualcuno ha visto un ministro in prima fila nella gestione di queste emergenze? Era ridicolo Berlusconi quando girava per l'Aquila promettendo dentiere, ma mi pervade angoscia il constatare come questi robot se ne freghino bellamente di ciò che accade. Non li riguarda, loro si occupano solo di spread. Siamo completamente soli. E a mio avviso, non hanno neppure alcun merito. Credete davvero che siano dei geni capaci di mettere in opera una riforma delle pensioni in una settimana, un decreto liberalizzazioni in un mese, e una riforma del lavoro in un altro mese? Tutto ciò era già pronto da un pezzo. Già pronto nero su bianco, serviva solo una faccia di marmo, con all’attivo qualche precedente trattativa a porte chiuse con lobby e parti sociali, come nella migliore tradizione dei burocrati europei. Adamoli, lei che ha fatto politica per tutta la vita, da che parte sta?
Scritto da Ferdinand il 26/1/2012 alle 14:07
@Carlo - No, quella legge andava nella stessa direzione. Puntava tutto sulla ristrutturazione degli edifici esistenti senza una lira di spesa pubblica. E favoriva il recupero di porzioni di spazio urbano curando l'integrità della linea architettonica pre-esistente. La Lombardia è disseminata di opere recuperate con quella legge che sono una bellezza. Naturalmente ci sono stati eccessi e abusi ma anchi chi, a destra (i vecchi fasciti) e a sinistra (il Pci) avevano contrastato quella legge, ne hanno poi dato un giudizio positivo. Si poteva fare di più e di meglio? Sicuramente, però tieni conto che era la prima legge di quel tipo in Italia. Potessi tornare indietro, incentiverei di più il risparmio energetico. Ma col senno di poi è tutto più facile.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/1/2012 alle 14:58
@Roberto Molinari, parli bene e sei preparato. Se ti fossi comportato in maniera equivalente da segretario cittadino saresti stato un califfo. Non lo dico per polemica, credimi, ma con rispetto per le cose che scrivi su questo bel blog. E' qui che ho imparato ad apprezzarti e ho cominciato a difenderti. Se accetti di rispondermi anche con poche parole ti sarei grato.
Scritto da Una Pd Varese il 26/1/2012 alle 15:35
Torno su un mio vecchio concetto. Si fa più formazione politica e culturale sul blog che in molti circoli del Pd.
Scritto da Lorenzo il 26/1/2012 alle 15:44
Visto che ami così tanto la città perchè non hai voluto essere il candidato di Varese al posto della regina del pettegolezzo?
Scritto da Enne Enne Varese il 26/1/2012 alle 17:14
La città è il luogo della differenza dove gli uomini hanno dovuto inventare la democrazia per convivere tra diversi. Dalla “polis” della Grecia classica è nata la politica ma l’assetto urbano della città contribuisce a plasmare le identità collettive. E’ stata la città industriale dell’Ottocento con le sue fabbriche disumanizzanti, le abitazioni malsane, la mancanza di servizi igienici e di reti pubbliche a far prendere coscienza al proletariato che un cambiamento era necessario e possibile. Nelle città è nato il movimento operaio e le varie forme di socialismo (utopico, scientifico o marxista, cristiano) che hanno cambiato il corso della storia costringendo il capitalismo a venire a patti con le ragioni della giustizia sociale e della democrazia. La città è stato il crogiolo delle nuove idee, di una presa di coscienza collettiva che ha consentito di instaurare, al posto dell’autocrazia, un regime di libertà e una società aperta. A @ Mafalda dico che la diffusione dei diritti umani e dei valori sociali costituisce una potente leva per il progresso, se un elettore conta per sé, un cittadino impegnato è un moltiplicatore di idee. Dopo tutto l’opinione pubblica è la somma delle opinioni individuali; penso a don Lorenzo Milano, relegato nella povera parrocchia di Barbiana, che con la sua scuola ha lasciato una traccia importante nella nostra società. La stessa Rosa Luxemburg non si è limitata “a chiamare le cose con il proprio nome” ma ha avuto il coraggio di mettere in gioco la sua vita. L’antropizzazione del mondo (metà dei sette miliardi di viventi abitano in città) sta mettendo a rischio la sostenibilità del nostro pianeta e già difettano risorse come l’aria, l’acqua, i prodotti della terra. L’urbanistica sta puntando sulla “città compatta”, densificata, raccolta entro confini certi e circondata da una fascia verde che la separi dalla campagna per ridurre i consumi energetici, diradare il traffico con percorsi più brevi, impedire lo squallore delle periferie anonime e dei quartieri ghetto e rendere possibile la fruizione della città come bene collettivo da parte dei cittadini. Dai valori condivisi attraverso la reciprocità, dalle memorie del passato nasce il senso dell’identità in cui gli abitanti si riconoscono e si rispettano. Al contrario la “città diffusa”, sparpagliata in spazi infiniti produce separatezza, isolamento, disordine, dissipazione del territorio e dell’ambiente; lo “sprawl” urbano non è più sostenibile neppure funzionalmente perché non è possibile espandere le reti pubbliche all’infinito. La rendita fondiaria è però una potente leva in mano agli immobiliaristi che danno impulso ad una speculazione selvaggia. E’ incredibile che in democrazia una minoranza aggressiva riesce ad imporsi ad una maggioranza disinformata e inerte. Voglio rassicurare @ Alice in wonderland (arguta e spiritosa) che non voglio propinare, come dice @ Mafalda, una “dissertazione accademica” (che comunque sa reggere molto bene). Finché ho potuto mi sono impegnato nel campo sociale e politico , adesso mi è rimasta la sola possibilità di leggere e di riflettere. Cerco di far circolare le idee ma sono anche molto attento a seguire con rispetto le opinioni degli altri.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 26/1/2012 alle 17:32
Non sono esperto nell’argomento di oggi ma ho letto con attenzione @Ferdinando che sposta l’argomento sulla questione economica dell’Italia. Che Ferdinando sia di estrema destra o di estrema sinistra, il ragionamento non cambia. Si sono fissati contro il governo dei tecnici che buono o cattivo secondo me sta facendo un passaggio necessario nella speranza ci traghetti su sponde più sicure e credibili. @Un Pd Varese – perché mai Molinari dovrebbe risponderti? Su cosa poi? Se sei un iscritto dovresti chiedergli direttamente senza usare questo mezzo con questi pretesti. Ogni giorno c’è qualche commento contro Molinari. Passino quelli di Alice che sono più simpatici che ironici ma tutti gli altri ce l’hanno proprio su con Molinari. Non lo trovo giusto. Trovate altri mezzi.
Scritto da Ex democristiano il 26/1/2012 alle 17:44
@Ferdinand - A mio modo faccio politica anche adesso che non ho più nessuna carica istituzionale. Che cos’è infatti questo blog (e tante altre cose ancora)? Da che parte sto? Con Mario Monti, insieme al Pd. Questo governo non è un incidente della storia ma la conseguenza dello sfascio che tu denunci. Secondo te, lo stesso spartito era già pronto ma Berlusconi non riusciva a suonare la musica. Tesi rispettabile che però non mi trova concorde. Nelle emergenze acute le ricette politiche si stingono necessariamente: occorre domare l’incendio, l’acqua può essere fredda o calda ma sempre acqua è. Dopo di che (tra alcuni mesi) interverrà ancora necessariamente la progettazione politica e si tornerà a confrontarsi su posizioni contrastanti. Detto questo, molte lodi a Monti sono ingiurie alla politica e le respingo interamente. Della politica ho un rispetto e una concezione alta, malgrado tutto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/1/2012 alle 17:51
@Enne Enne - Ancora con questa storia? Abbiamo avuto un'ottima candidata sindaco che ha ottenuto un ottimo risultato e che merita grande rispetto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/1/2012 alle 17:53
Gentile, “una PD di Varese”, ti rispondo, superando la mia ritrosia e il mio riserbo nel parlare di me in prima persona e perché ritengo di non avere nulla da nascondere. Da quando faccio politica mi sono dato un solo “modus” da seguire per dare senso all’impegno. “Fare quello che dico, dire quello che penso”. Da segretario cittadino mi sono attenuto a questo. Mi sono posto l’obiettivo di tutelare il partito, di rispettare le regole della democrazia, la trasparenza nelle decisioni, di valorizzare il merito, il valore, la storia di ciascuno e, soprattutto, di svolgere anche un ruolo “educativo” nei confronti delle nuove generazioni. Non si fa politica perché si vuol fare carriera e per raggiungere un posto di prestigio. Si fa politica per “servizio”. Ci si prepara culturalmente e si impara la cultura del sacrificio. Fare questo significa rifiutare il populismo e la demagogia di chi corre dietro ad ogni nuovismo e quindi dire dei no od assumersi la responsabilità di dire anche quello che la gente non vorrebbe ascoltare. Insomma, occorre fare politica e non gossip. Giuseppe sa cosa intendo perché ne abbiamo sempre parlato e sa come si sono svolte tutte le vicende di Varese. “Il rimedio all'imprevedibilità della sorte, alla caotica incertezza del futuro è la facoltà di fare e mantenere promesse" ( Hanna Arendt )
Scritto da roberto molinari il 26/1/2012 alle 17:54
Molte domande e risposte in questa stessa discussione sono utili, caro Adamoli, per capire meglio le varie situazioni. Mi occupavo del "sociale", con il blog ho iniziato a seguire la politica e adesso la sento meno distante.
Scritto da Cittadina cattolica il 26/1/2012 alle 18:08
Vorrei aggiungere i miei complimenti ad @ Alice per il contributo di questa mattina sul post di ieri. Divertente e scritto benissimo..
Scritto da Cittadina cattolica il 26/1/2012 alle 18:11
Condivido il post e non aggiungo altro. Ho però una domanda: come mai hai messo la foto delle nuove torri di Milano che sembrano contraddire il contenuto del post?
Scritto da Roseto senza rose il 26/1/2012 alle 18:18
Ringrazio @Molinari per la risposta. Non c'era ironia nel mio commento ma la voglia di capire e di apprezzare di più.
Scritto da Una Pd di Varese il 26/1/2012 alle 18:32
eccola lì, la solita cattolica! domani cosa farà, signora? andrà in chiesa? e pregherà per Noi? non credo proprio. non credo a una parola di quello che dice o dirà.
Scritto da Claudio Ennam il 26/1/2012 alle 20:04
Purtroppo l'urbanistica è stata solo la scienza del costruire e non dell'abitare. I problemi più gravi nascono da questa carenza nel progettare le città.
Scritto da Brielli il 26/1/2012 alle 20:21
ringrazio il signor molinari (per caso è parente di quello della sambuca? a me piace molto) per avere parlato di Hanna Arendt, la scrittrice della banalità del male. un libro che tutti, dico tutti, dovrebbero leggere.
Scritto da Claudio Ennam il 26/1/2012 alle 20:42
@Roseto senza rose - Ho messo la foto di quelle torri perché rappresentano un grande e ambizioso progetto milanese, molto controverso. Quindi per suscitare qualche riflessione sul “fare città”. Francamente, io non ho un’opinione precisa. Pendolo di qua e di là. Ti riporto però una frase del grande Renzo Piano che mi ha molto colpito: «Spesso (quei grattacieli) sono solo espressione di potere, forza, voraci di energia, neri: fanno paura. Con i loro vetri specchiati sembrano quelle persone che indossano occhiali a specchio, piuttosto brutti». C’è molto da pensare!
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/1/2012 alle 21:30
Sala stracolma anche da noi per gli incontri con Cino Zucchi e Mario Botta, gli architetti incaricati di progettare il nuovo centro del paese, oggi quasi interamente occupato da una fabbrica e da una ex fabbrica. A me piace di più il concetto di città diffusa. Una città con la piazza, la chiesa, i luoghi delle istituzioni, del sociale, della cultura, del lavoro, con aree verdi attrezzate, con spazi condivisi di incontro e di svago, con servizi efficienti e fruibili per ogni fascia di età . Una città che integri, comprenda, valorizzi e salvaguardi la campagna, i boschi e i corsi d’acqua. Una città aperta e vitale che cresce e costruisce il suo futuro creando aggregazione, inclusione sociale, accoglienza, confronto e dialogo tra generazioni, promuovendo uguaglianza, partecipazione e solidarietà. Una città a rete, “indistinta” tra centro e periferia, tra capoluogo e frazioni, tra ville e cascine, tra vecchi e nuovi cittadini, capace di offrire pari opportunità a tutti. Progettare una città non è un compito dei soli urbanisti; è un processo che coinvolge una pluralità di soggetti e di protagonisti del mondo istituzionale, religioso, culturale, sociale e produttivo. E’ un lavoro impegnativo e insieme affascinante di ricerca, di interpretazione e di studio della vita e dell’ambiente nei quali si vive, si impara, si cresce e ci si diverte, senza dimenticare la storia e la conoscenza di ciò che sono stati e hanno rappresentato, nel tempo, un paese e una terra, senza trascurare il ricordo dei valori, delle testimonianze e delle molteplici esperienze e forme di vita quotidiana dei loro abitanti. Il senso di appartenenza e l’identità non si disperdono, anzi si valorizzano, in una città diffusa e senza barriere al suo interno e verso l’esterno.
Scritto da Giovanni Cogliati il 26/1/2012 alle 22:49
La “città diffusa, dispersa, sparpagliata” non è quella descritta da @ Giovanni Cogliati, bensì la metropoli che si estende in spazi infiniti senza soluzione di continuità, inglobando centri storici, periferie, campagna e aggregati urbani; dove non c’ è più il limite tra ciò che è dentro e ciò che è fuori. La “città a rete”non integra ma disperde i suoi cittadini perché non ha più riferimenti né identità ed anche funzionalmente non è sostenibile perché le reti non possono essere estese infinitamente. E’ il modello americano. La città deve avere dei confini, un tempo le mura che la cingevano, ogni i boschi (come la “ green belt “ a Londra). Quella descritta da @ Giovanni Cogliati si identifica piuttosto con il modello della “città giardino”, compatta ma non ammassata, con un centro riconoscibile e molti parchi e spazi di condivisione ma ben distinta dalla campagna che è anch’essa un bene irriproducibile da salvaguardare.
Scritto da cmf. camillo.m.fiori@alice.it il 27/1/2012 alle 08:03
L'appello a scendere in piazza, che significa far sentire la voce dei cittadini, è giusto. Ma i primi che dovrebbero farlo sono i partiti, le associazioni e organizzazioni sociali. Come nei referendum, poi i cittadini arrivano se sono ben sollecitati e motivati.
Scritto da Il pirata il 27/1/2012 alle 08:40
L'urbanistica dovrebbe rientrare in parte fra le scienze umanistiche e filosofiche. Può sembrare un'eresia ma ne sono convinta.
Scritto da Gloria Pirola il 27/1/2012 alle 09:39
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