Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 3/3/2012 alle 17:22

 

 
Domani, domenica, si terranno a Palermo le tormentate primarie per il candidato sindaco del centrosinistra.
Ne parlo oggi perché non voglio essere influenzato dal loro esito.
I candidati sono quattro e lo stesso Pd palermitano e siciliano è diviso e percorso da polemiche roventi. Pierluigi Bersani ha candidato Rita Borsellino (foto) che aveva già ricevuto il gradimento di Nichi Vendola.
E’ giusto che il leader nazionale si spenda per un candidato di una città sia pure importante? Non è una questione di poco conto. A ben vedere coinvolge il profilo istituzionale, politico e organizzativo del Pd. Centralista o federale?
Se fossimo un partito federale, come lo Statuto narra, il segretario nazionale dovrebbe intervenire solo su richiesta di un’ampia maggioranza del Pd della città e della regione, ma l’assetto federale è solo una suggestione programmatica per adesso sulla carta.
Certo, sarebbe meglio attuare davvero la norma statutaria ed è quello che ho sostenuto nella riunione della commissione Statuto parecchi mesi fa. Ma col centralismo odierno, perché il leader non dovrebbe intervenire in una situazione caotica come quella di Palermo?
Molti in Sicilia affermano che la scelta di Rita Borsellino è stata fatta per evitare altre brutte avventure come a Genova, Milano, Napoli, Cagliari dove i candidati outsider sostenuti da Vendola (e in alcuni casi da Di Pietro) hanno sconfitto quelli del Pd.
Se tutto ciò non significa affatto una promessa di alleanza esclusiva con questa sinistra, anche per le prossime elezioni generali, non ci vedo niente di male, solo una mossa difensiva di carattere locale. Purché non arrivi un’altra figuraccia che non dovrebbe esserci.
Prepariamoci in ogni caso a ridiscutere l’organizzazione politica complessiva del Pd.


Commenti dei lettori: 27 commenti -
Non credo ai partiti federali, men che meno ai partiti del nord, perchè non credo più al federalismo in Italia.
Scritto da Alberto Galli il 3/3/2012 alle 18:19
Se il Pd deve appoggiare una candidata indicata da Sel per essere fiducioso di vincere siete messi male.
Scritto da Maurizio il 3/3/2012 alle 22:03
Spero che Rita Borsellino vinca e poi si esamini bene se la primarie di coalizione sono la strada giusta per scoprire il candidato o la candidata migliore per città, regioni e anche per il governo nazionale.
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 3/3/2012 alle 22:15
Sì, caro Rev, “prepariamoci in ogni caso a ridiscutere l’organizzazione politica complessiva del Pd” ma io esigerei, ai Tavoli organizzativi, la presenza non solo di Gori ma anche della cognata Benedetta, quella di “Cotto e mangiato”, l’unica che può insegnare a Bersani a fare le ciambelle col buco. I democristiani hanno prodotto le Sorelle Carlucci, i renziani le Sorelle Parodi, Cristina e Benedetta, che partono da Mediaset e arrivano alla Leopolda. Non è parente, invece, Barbara Parodi Delfino, ex di Luca Cordero di Montezemolo ed ex di Paolo Mieli. Piazziamola al Terzo Polo, insieme alle Sorelle Fendi e alle Sorelle Materassi. Ho saputo tutto questo da WonderWeek, Settimana Meravigliosa, il settimanale di gossip più letto qui al wonderland. In occasione della vicenda Ventura-Gori, la tiratura fu elevatissima. Mentre il mio Reverendo Dodgson mi sta intimando di chiudere qui il mio commento (come Fazio quando impone il silenzio alla Lucianina Littizzetto) perché dice che questa sera sono troppo pettegola, più pettegola di Veltroni, più pettegola della Duchessa. Intanto il Brucaliffo storce il naso a sentire parlare di “partito federale” se non altro perché uno dei teorici del Pd federale lombardo era Filippo Penati.
Scritto da Alice in wonderland il 3/3/2012 alle 22:58
Nel tuo post, tra affermazioni, quesiti e considerazioni inserisci almeno una decina di variabili, se fosse una equazione sarebbe irrisolvibile. Ma allora il PD è una equazione irrisolvibile? No, vediamo che ogni variabile offre delle scelte e quando, finalmente, tutte verranno fatte avremo una fisionomia chiara e definitiva del PD. E allora si decida, meglio che rinviare e barcamenarsi. Io personalmente vedendo come è finito il federalismo a livello nazionale, cioè malissimo, non credo nemmeno a quello del partito. Mi pare infatti che la situazione sia più che altro un bordello. Della situazione siciliana ne avevamo già parlato, avevi definito la situazione un laboratorio, io continuo a pensare sia stata una manovra del peggior bizantinismo politico, anche se, nonostante la situazione dell’isola sia disperante, hanno provato almeno ad applicare una riforma del sistema sanitario. Inoltre visto che dopo l’epoca della primavera di Palermo di Orlando (al cui termine però rimasero solo macerie e liti), abbiamo visto la città ripiombare nelle mani di amministrazioni inette, cercare di superare le lotte intestine con la candidatura della Borsellino la vedo positivamente, ma i Palermitani cosa ne pensano? Qui sta il problema, ci credono in una nuova primavera, o vinceranno gli interessi o il disinteresse, credo sia questa la cosa che ci deve stare più a cuore.
Scritto da Lele il 3/3/2012 alle 23:16
Non so se @Alberto Galli ha ragione nel non credere alle organizzazioni federali. Non so bene nemmeno cosa dica lo Statuto del Pd ma se lo Statuto dice che il Pd è federale, da tale deve comportarsi, altrimenti cambi lo Statuto.
Scritto da Alfonso Marchi il 3/3/2012 alle 23:29
Una "modica" quantità di autonomia regionale e cittadina è necessaria e bisogna rispettarla. Varese non è Palermo, che è capoluogo di regione, ma noi ci opporremmo se venisse Bersani a decisere il candidato sindaco di Varese.
Scritto da Iscritto Varese il 4/3/2012 alle 07:54
Qualche giorno fa a "Piazza pulita" un servizio sosteneva che Bersani ha utilizzato soldi del partito per sostenere la Borsellino. Essendoci altri candidati iscritti al Pd se fosse vero sarebbe scorretto e grave. Spero che sia una notizia infondata.
Scritto da Pd Pavia il 4/3/2012 alle 12:32
La designazione dei candidati, a qualunque livello si attui, non è compatibile con la prassi democratica. Significa una limitazione del diritto degli elettori ad una più ampia scelta non circoscritta dalla volontà di un gruppo di “più eguali”. Se qualcuno teme che, senza un filtro selettivo, le liste possano allungarsi oltre misura, sottovaluta l’intelligenza dei cittadini i quali sanno benissimo che i candidati per avere qualche possibilità di affermazione debbono disporre di sostanziosi supporti finanziari e organizzativi. Peraltro quelli che tuonano contro il finanziamento pubblico della politica sono quelli che, come certi casi recenti stanno a dimostrare, i soldi li prendono ugualmente dalle tasche dei contribuenti per vie traverse e senza trasparenza e che possono contare su “clientele” non sempre disinteressate. Le “primarie” mancano di credibilità; sono state utilizzate per fidelizzare gli elettori, per fare propaganda, per consolidare candidature già stabilite, per misurare la forza e la capacità organizzativa e di mobilitazione delle componenti la coalizione; sono tutto meno che uno strumento di partecipazione popolare. Infatti per fare delle scelte consapevoli occorre non solo una rosa di nomi ma anche dei programmi da confrontare e su cui discutere. In difetto succede come a Milano dove Pisapia e Boeri, dopo poche settimane dalle consultazioni, si sono trovati a pensarla diversamente su questioni non secondarie. Ai partiti di una volta si rimproverava di passare sopra la testa degli elettori facendo e disfacendo i governi in quanto non era cosa implicita nell’esito elettorale; adesso la composizione delle alleanze la si conosce benissimo in via preventiva, quel che si ignora è il programma che si intende attuare. Non c’è da meravigliarsi se la fiducia dei cittadini verso i partiti continui a diminuire e alla loro vita partecipino prevalentemente gli iscritti “in carriera”. Anzi qualcuno pensa che si tratti di “tempo sprecato” e che sia meglio “diventare qualcuno” affermandosi prima in altri campi della società, perché i candidati alle cariche pubbliche non vengono più scelti in coerenza ai valori e alle linee politiche ma in base alla notorietà. Diventare noti supplisce largamente al “lavoro politico”, la dirigenza politica è tutta cooptata, le strutture territoriali sono lasciate a sé stesse e così si perdono le radici con il territorio e con la gente. La Lega, ad esempio, prospera sulle rovine di un “sociale” abbandonato da partiti, sindacati, associazioni; diventa così un punto di riferimento obbligato anche se menzognero. Se non si è disposti ad adattarsi al generale conformismo non c’è spazio in politica e l’impoverimento culturale della società è evidente. Non c’ è convegno, manifestazione pubblica, comunicazione mediatica che possano sostituire l’esperienza “vis a vis” di una dibattito nel circolo o sezione. Quel che serve, intanto, è il riconoscimento giuridico dei partiti in ottemperanza all’articolo 49 della Costituzione per far sì che questi importanti organismi operino, non al di fuori della legge, ma dentro un quadro di regole e procedure stabilite dal diritto.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 4/3/2012 alle 12:47
Il Pd in Lombardia conta molto poco non solo per colpa di Roma ma per l'insufficienza politica dei dirigenti lombardi. Basti dire che l'unico che si faceva sentire era Filippo Penati......
Scritto da Francesco P. il 4/3/2012 alle 12:49
Abbiamo letto tutti l’omelia del Reverendo @Fiori e ci siamo detti: “Ci è piaciuta, è meglio del Discorso della Montagna, ma mo’ che si fa? Come passare alla pratica?”. Silenzio totale! Anche i Fiori Parlanti sono rimasti ammutoliti. Il Reverendo Fiori dovrebbe comprendere che la teoria è pura scienza mentre la pratica è pura follia, a causa dei pelandroni e dei furbini che pullulano in politica. Il passaggio più bello dell’omelia del Reverendo @Fiori è: “qualcuno pensa che si tratti di “tempo sprecato” (l’impegno nei partito politici) e che sia meglio “diventare qualcuno” affermandosi prima in altri campi della società, perché i candidati alle cariche pubbliche non vengono più scelti in coerenza ai valori e alle linee politiche ma in base alla notorietà. Diventare noti supplisce largamente al “lavoro politico”, la dirigenza politica è tutta cooptata …”. Io non ho mai capito come mai in Parlamento ci sono tante vedove. L’economista Ezio Tarantelli è stato ucciso dalle Br nel 1985 e la vedova Carole è diventata Onorevole due anni dopo, nel 1987. Rieletta nel 1992 e nel 1994. Il giuslavorista Massimo D’Antona è stato ucciso dalle Br nel 1999 e la vedova Olga è diventata Onorevole due anni dopo, nel 2001. Rieletta nel 2006. L’agente del Sismi Nicola Calipari è stato ucciso nel 2005 e la vedova Rosa Maria diventa Senatrice un anno dopo, nel 2006. Rieletta nel 2008. La vedova di Marco Biagi, signora Marina, molto compostamente si è limitata a gestire una Fondazione in onore del marito. Qui nel Paese delle Meraviglie abbiamo Bill Lucertola che si è intestardito a voler far politica con i Giovani Democratici. Vuole studiare, capire, leggere, attaccare manifesti, presidiare gazebi, dire, fare, baciare, lettera e testamento. Io gli ho detto che è una strada sbagliata. Se si impegna troppo, gli altri si infastidiscono e lo guardano con sospetto. Visto il suo cognome, semmai dovrebbe sfondare nel campo della moda, diventare uno stilista di abiti ed accessori in pelle di coccodrillo e vedrà che Veltroni lo coopta in un attimo. Oppure diventare produttore televisivo come Gori e sicuramente avrà un posto da guru del Pd che verrà. Diventare Presidente degli Imprenditori come Calearo, Colaninno e Anna Maria Merloni e vedrà che la porta del Parlamento si apre in un battibaleno. Altro che star lì ad aprire e chiudere la sede del partito, a spolverare i tavoli e le sedie, a custodire la chiave, cuocere le salamelle, organizzare i dibattiti, pensare agli ospiti e ai relatori. No, no, troppo lavoro! Occorre frequentare i salotti buoni o qualche think tank.
Scritto da Alice in wonderland il 4/3/2012 alle 14:44
@Camillo, mi pare un po’ troppo categorico. Per aver vissuto quasi tutta la vita in una “democrazia bloccata”, è precipitoso nel cantare il de profundis alle primarie. Che dire, 50 anni di blocco ideologico (che nell’ultima e deteriorata fase portarono in parlamento nani e saltimbanchi come Gerry Scotti e Cicciolina), appena gli italiani hanno avuto potuto scegliere e organizzarsi in maniera diversa sono ricaduti nel populismo, che dire, siamo una democrazia giovane e non ancora temprata. Sicuramente le primarie come sono state applicate in Italia sono una boiata, ma negli USA, hanno dato buona prova. E qui mi arriva un assist per riaprire una discussione che avevo lasciato cadere, perché non fare primarie sia per i candidati che per le liste? Se l’esigenza è quella di garantire la governabilità, anche alla luce del caso Boeri, perché non permettere un completo spoil system? Diversi candidati, con diverse liste, chi vince si prende tutto, poi nulla vieta di fare accordi e coinvolgere personalità delle altre liste, ma con ben chiaro chi comanda e qual è la linea o comunque con un accordo chiaro. Quello che avviene adesso è che i candidati a volte sono figli di nessuno.
Scritto da Lele il 4/3/2012 alle 16:33
Non metto in discussione l'idea delle primarie ma le loro regole. Non vanno bene così come sono e vanno ripensate avendo in testa l'obiettivo che si vuole raggiungere. Se il messaggio agli elettori è che il Pd può allearsi con Vendola e Di Pietro ma la linea la dà il Pd, bisogna che il Pd candidi una sola persona altrimenti si espone al rischio di far vincere gli altri e di mettere in dubbio la sua guida nel centrosinistra.
Scritto da Giuseppe Brielli il 4/3/2012 alle 17:03
@Camillo Massimo Fiori ha ragione quando dice che il problema centrale sono i programmi che mancano. Le primarie fatte così fanno prevalere il più simpatico e telegenico, oppure quello che dispone di più soldi da spendere, oppure il più antipolico perchè oggi va di moda così. E i programmi? In ultima posizione.
Scritto da Piera Giudici il 4/3/2012 alle 17:19
Sono d'accordo con @Fiori. Si faccia almeno sta benedetta legge che regolamenta i partiti. Il caso Lusi e quello del segretario amministrativo della Lega che non so nemmeno come si chiama gridano vendetta.
Scritto da Vittorio il 4/3/2012 alle 18:10
Caro @Lele (23.26), nei post a volte c’è una tesi precisa, a volte sono più problematico come in questo caso. A proposito del federalismo, sono abbastanza diffidente anch’io perché è stato un coperchio che ha coperto tante pentole diverse. Ho usato l’espressione “partito federale” per la semplice ragione che compare nei documenti ufficiali del Pd. Quando Bersani (ed altri dirigenti nazionali) dicono che siamo un partito federale mi viene rabbia, la ritengo quasi una presa in giro. Diverso sarebbe se dicesse: questo è il nostro obiettivo, è difficile ma ci stiamo provando e siamo solo all’inizio. Quanto a me, interessa che sia rispettata una certa autonomia dei partiti regionali che a loro volta riconoscano le prerogative delle città per tutti gli eventi amministrativi e la loro preparazione di programma, di progetto, di candidature. Affinché le organizzazioni regionali conquistino una forte dignità, oltre alle regole servono gruppi dirigenti che non siano la prosecuzione delle filiere nazionali. Queste fedeltà verticali sono dannose per una seria selezione del personale politico.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/3/2012 alle 18:52
Caro @Massimo, tu affermi che la dirigenza politica è tutta cooptata e in effetti è largamente così. Basti pensare alle liste bloccate per il Parlamento e, per fare un esempio locale, all’ultimo congresso provinciale di Varese che si è fatto su una lista sola. L’idea delle primarie era proprio funzionale a scardinare questo stato di cose almeno per le elezioni amministrative. A queste considerazioni tu opponi il fatto che le primarie mancano di credibilità in quanto sono state utilizzate per fidelizzare gli elettori, per fare propaganda e per consolidare candidature già stabilite. Questo è in parte vero, ma solo in parte, perché non sono mancate sorprese importanti e spesso positive ai fini del cambiamento degli amministratori. Ho ancora fiducia che questo campanello d’allarme sia ascoltato dal Pd e che una rivisitazione delle primarie porti delle novità importanti anche per ciò che concerne il confronto programmatico fra i vari candidati. E’ una strada impervia ma almeno è l’indicazione di una speranza di rinnovamento. Che cosa, oltre questo, nel futuro prossimo
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/3/2012 alle 18:56
Adesso che le primarie le vuole anche il Pdl forse è il caso di regolamentarle per legge.
Scritto da Federico il 4/3/2012 alle 20:04
Svolgere una onesta critica non significa essere pessimisti e non avere a cuore le sorti della politica, ma svolgere un’azione di stimolo e indicare non “la soluzione” ma possibili accorgimenti per migliorare la situazione. Maggiori responsabilità spettano a chi, in nome di “un passato che non passa” e di un futuro enigmatico di cui si ha paura, non vogliono cambiare nulla, neppure per stabilire degli standard democratici minimi per la vita politica; ad esempio applicando la Costituzione con un ordinamento giuridico dei partiti. Sono questi rivoluzionari nelle forme ma nella sostanza dei conformisti conservatori. Ci sono anziani con la mente giovane ma anche giovani che, volendo partire da zero, ritornano sempre ad un antico e superato passato perché il progresso è sempre evoluzione e superamento di ciò che è esistito.
Scritto da cmf. il 4/3/2012 alle 20:58
I due ulteriori commenti di Adamoli su @Lele e @Fiori sono convincenti. Una cosa è certa, il Pd deve registrare i suoi meccanismi di rappresentanza e dirigenza.
Scritto da Emanuela il 4/3/2012 alle 22:17
@Alice in wonderland, nel caso in cui non guardi più il post precedente metto anche qui la mia risposta al tuo commento indirizzato a me: "Non so cosa vuoi dire con la famiglia Sopranos di Busto Arsizio e con altre cose incomprensibili. Volevo essere gentile anche con te che mi stavi simpatica, non lo sarò più".
Scritto da Lucia S. il 4/3/2012 alle 23:10
A ca-sa Ber-sani, a ca-sa, a ca-sa, a ca-sa. Ormai è un re mida alla rovescia, quel che tocca rovina. Con uno così andremo al macello anche nelle prossime elezioni.
Scritto da Giovane ex rottamatore il 5/3/2012 alle 08:09
Con gli ex comunisti come Bersani siamo destinati a finire male. Mi fa male dirlo, molto male, ma la realtà è questa. Ha ragione D'Alema, ci vorrà un leader diverso per vinvere l'anno prossimo.
Scritto da Pd Pavia il 5/3/2012 alle 09:37
Due flash. Primo. La Sicilia è regione a statuto speciale, mica per niente. Applicare le categorie ordinarie alla Trinacria non è possibile. Me lo hanno insegnato e spiegato cari amici siciliani. Il secondo. Il liderismo fa adepti in ogni dove. Alonso e Rossi, fenomeni nei loro sport, diventano "normali" se non sono messi in condizioni di poter vincere (mezzo e squadra). A volte capita a causa della squadra e dei tecnici, magari impegnati a far altro.
Scritto da FrancescoG. il 5/3/2012 alle 10:30
@Lucia S., dal tuo commento evinco che sei veramente la nipote del signor @Ulderico Monti perchè avete il medesimo caratteraccio. Stai facendo delle scene da malavita (che farebbero impallidire di invidia il capo dei Sopranos di Busto Arsizio) solo perché il curioso Brucaliffo ha chiesto di conoscere il nome (o la disciplina) del tuo docente universitario che un giorno disse a te e ad altri alunni che questo blog è il migliore blog politico della piazza lombarda (vai a rileggerti, così tu scrivesti un giorno). Che male c'è dire il nome? Anche al Reverendo Adamoli farebbe piacere. Magari era lo stesso prof del Brucaliffo! Infine, mi spiace d'averti delusa ma, consolati, non sei la sola. Anche il mio Reverendo Dodgson era delusissimo, ieri sera, quando, per l'ennesima volta, mi ha imposto di sedermi a tavola con un libro sotto ogni ascella (ho due ascelle). Lui sostiene che così facendo ci si abitua a non appoggiare i gomiti a tavola quando si mangia. Io, ieri sera, stufissima, mi sono rifiutata, perchè è una vera tortura. Il Reverendo Dodgson, da un lato mi comprende ma, dall'altro, è consapevole che sia l'unico metodo per diventare signorine educate d'alta società. Prova anche tu, Lucy, un libro per ascella. Così potremo andare insieme, io e te, al ballo delle deb (che non è il ballo delle deboreh).
Scritto da Alice in wonderland il 5/3/2012 alle 15:52
Ho l'impressione che ci siamo buttati ad organizzare (si fa per dire) le elezioni primarie facendo una gran confusione. Però il peggio non è che non si sa se sia meglio una primaria di partito, oppure di coalizione; se meglio candidati locali auto nominati oppure segnalati dalle strutture centrali.... Il vero problema è che lo strumento non è ancora nelle nostre abitudini e ne consegue che chi vota alle primarie non è un campione rappresentativo dell'elettorato di quella forza politica.
Scritto da bm il 5/3/2012 alle 17:22
Le primarie sono inutili. Ormai non le vogliono più nemmeno i rottamatori che con il loro candidato floscio fanno peggio del PD.
Scritto da Loredana il 5/3/2012 alle 20:13
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