Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 21/3/2012 alle 10:23

 

Domenica, in prima pagina, il Corriere presentava una ricerca dell’università del Wisconsin sui bambini distratti: “Non sgridateli troppo, sono sognatori ad occhi aperti, sono i più creativi” (sintesi mia).
Mi è venuto in mente un mio vecchio insegnante, il prof. Luigi Ambrosoli che prima di diventare docente universitario e storico importante insegnava italiano e storia a Varese, all’avviamento industriale, in via Rainoldi, (la scuola degli operai), di cui era anche preside.
Detestavo profondamente quella scuola, l’ho finita a 14 anni solo per non dare un dispiacere a mia mamma che aveva già accumulati tanti e gravi dolori.
Quando, dai 10 ai 14 anni, al pomeriggio, al sabato e alla domenica mattina, pulivo trippa o stavo nell’orribile mattatoio del macellaio del mio paese mi sentivo perfino meglio.
Le uniche ore che a scuola passavo contento erano quelle di Ambrosoli. Non sgridava mai, usava la matita rossa per gli errori grammaticali più grossi e quella blu, raramente, per i pensieri gravemente insufficienti.
Insegnava ma soprattutto educava. Ci accompagnava nella crescita. Aveva capito con 50 anni di anticipo le conclusioni della ricerca Usa. Era un grande socialista che Varese ricorda ancora con gratitudine. Probabilmente ha contribuito a inculcarmi la passione civile e sociale.
Sono convinto che la scuola italiana è piena di insegnanti come lui. Aver abbassato il loro status sociale è stato un errore grave. Il primo compito del governo è il lavoro, d’accordo, ma sullo stesso piano viene la scuola negletta e sottovalutata. Un delitto sociale.

 

Commenti dei lettori: 25 commenti -
Bene il post e bene la foto che lo correda.
Scritto da Giovanna Magri il 21/3/2012 alle 11:48
Luigi Ambrosoli, un grande socialista ma soprattutto un grande uomo.
Scritto da Una lettrice il 21/3/2012 alle 12:02
quando ero alle elementari, anni 50, la mia maestra mi diceva come spesso io fossi tra le nuvole e dovessi essere richiamato a scendere sulla terra, l'esperienza mi ha insegnato come chi come me sogna ad occhi aperti puo anche non essere sgridato ma è comunque mal sopportato, non c'è spazio per i sogni,neanche quando essi sono piu vicini alla realta' di quanto non creda chi è piu realista del re.
Scritto da angelo il 21/3/2012 alle 12:38
Non si è solo abbassato lo status degli insegnanti ma la considerazione generale della scuola pubbblica. E' necessario un'inversione di marcia.
Scritto da Alessandro Vitelli il 21/3/2012 alle 12:58
Dovevi proprio odiarla quella scuola. Tutto sommato però ti ha fatto bene.
Scritto da Lorenzo il 21/3/2012 alle 13:24
Il tuo amarcord dimostra che la scuola ha fatto molti passi avanti malgrado tutto. Bisognerebbe rinnovarla continuamente con una strategia di lungo respiro, invece negli ultimi decenni quel che faceva un governo veniva contraddetto dal governo successivo. Quel che manca è la continuità di un disegno riformatore.
Scritto da Augusto Tmbolini il 21/3/2012 alle 15:05
Non diamo tutta la colpa dello stato non eccelso della scuola alla politica. I sindacati più che occuparsi della scuola si sono occupati delle piccole cose degli insegnanti: orari, turni, vacanze. Quasi mai un discorso con lo sguardo lungo, con una prospettiva. Molto meglio i sindacati metalmeccanici che mettono in discussione la politica industriale, il senso dell'impresa nella società di oggi e di domani.
Scritto da Un'insegannte delusa il 21/3/2012 alle 15:20
Spero che questo governo non tratti la scuola come sta trattando il mercato del lavoro. Meglio che lasci perdere.
Scritto da Osvaldo il 21/3/2012 alle 16:11
Prodi diceva nel 1996 che i tre punti più importanti del suo programma erano "SCUOLA, SCUOLA e SCUOLA". Nell'azione di governo non sempre ha potuto essere all'altezza dell'impegno ma ci ha provato. Il taglio della sua attività governativa era questo. "Education, education, education", era anche il programma dei governi laburisti inglesi. Se non si torna a questa prospettiva il "progressismo" tanto sbandierato dal centrosinistra diventa uno slogan vuoto.
Scritto da Roseto senza rose il 21/3/2012 alle 16:31
Ricordo anch’io un professor Ambrosoli ma si tratta sicuramente di un caso di anemia. Nel senso che all’epoca del racconto di Adamoli io ero anemico per scarso consumo di carne. Mio padre era un povero sartino. Anzi, un sartino povero. Si mangiava a giorni alterni e continuativamente poco. Il professor Ambrosoli si faceva annunciare in classe dal suo naso spropositato. Alle otto si apriva la porta dell’aula, appariva il suo profilo abnorme e solo dopo diversi, interminabili secondi faceva ingresso il professore nella sua interezza. Con il naso sfogliava le pagine del registro, ché le mani erano occupate a forbire un gigantesco paio di occhiali, tanto grandi da sembrare sottratti all’insegna stradale di un negozio di ottica. “Oggi, sentiamo… sentiamo… Ennam!”. Bastava che dicesse “oggi” e già sapevo che sarebbe finita con il mio nome. Mi odiava perché avevo anch’io un nasone (soffro a parlare di queste cose, ammonisco altri a parlare di nasi in mia presenza) e perché ero grasso e parzialmente (ora totalmente) schifoso alla vista. Ero lui in mezzo agli altri, tutti belli o, in ogni caso, normali. Chiamandomi alla cattedra veniva a mancare il confronto con il resto della classe. Due nasoni schifosi uno vicino all’altro e tornava l’equilibrio estetico fra i banchi. Ogni giorno almeno un’interrogazione. Ero costretto a sapere tutto oppure a dimagrire (ho scoperto allora che mangiare poco non fa dimagrire se quel poco è costituito solo da pane, pasta e patate). Di rifarsi il naso sessanta anni fa non se ne parlava neanche e allora studiavo, studiavo, studiavo. Studiavo anche il modo di sopprimere il professor Ambrosoli e il suo gigantesco naso. E un giorno, finalmente, diedi corso a miei propositi e lo uccisi. La sua casa, un villone appena fuori dal paese (allora abitavo in provincia), fu inghiottita da un indomabile incendio e rimase ben poco, soltanto un’ enorme chiazza di grasso in quello che era lo studiolo dove il professor Ambrosoli impartiva lezioni private. “Non sgridateli troppo, i bambini, sono sognatori ad occhi aperti, sono i più creativi”. Era un sogno, naturalmente. Il professor Ambrosoli è morto a 88 anni di nasite o di una qualunque altra infezione che finisca in ite. Ite, missa est, come dite voi cattolici.
Scritto da Claudio Ennam il 21/3/2012 alle 16:32
@Ulderico Monti, perchè nel commento di ieri lei dice che con Berlinguer il Pci è andato al suicidio politico?
Scritto da Lucia S. il 21/3/2012 alle 17:41
Le cose che lei rammenta e descrive nel post dimostrano che l'italia ha fatto passi giganteschi. Questo mi fa ben sperare che il futuro non sia nero come viene previsto da molti.
Scritto da Lucia S. il 21/3/2012 alle 17:44
@Claudio Ennam, se nel sogno ha ucciso una volta il suo prof. Ambrosoli, chissà quante volte in sogno ha ucciso Mario Monti.
Scritto da Chiara il 21/3/2012 alle 18:14
Ok, ma non scambiare lo status sociale degli insegnanti con la salute del sistema scolastico, altrimenti fai il sindacalista invece del politico.
Scritto da Luigi Tenti il 21/3/2012 alle 18:51
@Lucia S. Parlare di Berlinguer è parlare delle speranze deluse e della crisi della sinistra italiana. Recupero una nota del 2003 su Piero Fassino, allora segretario dei Democratici di Sinistra, che nel suo libro “Per passione”, scioglieva il nodo gordiano del giudizio politico su Bettino Craxi. “La sfida di Craxi colse i comunisti impreparati e mise a nudo il loro ritardo a misurarsi con la modernità”, scriveva Fassino, giudicando Enrico Berlinguer come un giocatore di scacchi sconfitto, che soltanto la morte sottrasse allo scacco matto inflittogli da Craxi. Berlinguer fu segretario del PCI dal 1972 al 1984, anno della sua morte. Sciolse molti nodi del comunismo italiano, ma non ebbe volontà o coraggio a guidare l'evoluzione verso il socialismo europeo, sul modello laburista, francese (Mitterand), tedesco (Brandt). Si attardò su formule antistoriche, quali l'euro comunismo. Neppure tagliò il nodo del finanziamento dell'URSS al PCI. Il PCI concluse la sua storia dopo la caduta dell'URSS. Nel 1999 l'erede del PCI, il Pds, presentò un Progetto 2000 che tracciava la via per l'approdo alla socialdemocrazia europa, ma il progetto fu accantonato senza spiegazioni e dibattito e il gruppo dirigente andò al connubio con la Margherita e ne sortì il Partito Democratico.
Scritto da ulderico monti il 21/3/2012 alle 20:49
Grazie per il ricordo di Luigi Ambrosoli, un insegnante modello, un socialista esemplare, un amministratore comunale di grande qualità.
Scritto da Sergio B. il 21/3/2012 alle 21:06
signora chiara, mario monti lo uccido tutte le notti ma regolarmente, al mio risveglio, me lo trovo davanti, come il cinghialotto sullo stomaco di quella pubblicità. anche monti mostra i denti, perennemente insanguinati. la croce non la maneggio: mi fa orrore. dovrò procurarmi un paletto di frassino e fingere che il premier abbia un cuore per trafiggerlo.
Scritto da Claudio Ennam il 21/3/2012 alle 21:13
La conclusione di @Ulderico Monti è chiarissima: il Pd è un aborto e presto andrà in crisi. Sottoscrivo.
Scritto da Fab il 21/3/2012 alle 21:36
Una volta dagli 11 ai 14 anni c'erano tre tipi di scuola: le industriali per gli operai, le commerciali per gli impiegati, le medie per chi doveva continuare gli studi. On l'unificazione Il passo avanti è stato grande, adesso bisogna elevare la qualità delle medie inferiori e soprattutto pensare a recuperare chi sta indietro. Vi assicuro che alle medie superiori - per usare una classificazione che è capita da tutti - arrivano ragazze e ragazzi che non sono idonei. Questo è un problema da affrontare.
Scritto da Un insegnante (Busto) il 21/3/2012 alle 22:30
Vorrei un tuo parere sull'aria di crisi che c'è nel Pd.
Scritto da Emanuela il 22/3/2012 alle 00:32
@Lucia S. - Ancora su Berlinguer: nel corso di uno sciopero - che aveva assunto forme violente - alla Fiat di Torino, il 26 settembre 1980 il Segretario PCI andò ai cancelli della fabbrica e assicurò l'appoggio del Partito se fosse stata attuata l'occupazione della fabbrica. Il 14 ottobre si svolse la "marcia dei 40.000" : quadri Fiat e cittadini manifestarono contro l'oltranzismo sindacale e politico. L'iniziativa ebbe enorme risonanza: il 17 ottobre il sindacato fu costretto al compromesso.
Scritto da ulderico monti il 22/3/2012 alle 06:02
Ieri sera, a “Porta a porta”, l'infelice segretario del pd Bersani se n'è uscito con una citazione di Berlinguer sulle fedeltà agli ideali della giovinezza. La citazione completa è la seguente: "Quella di non aver abbandonato gli ideali della mia gioventù e di essere ancora oggi comunista, smentendo il percorso per cui si è rivoluzionari a 20 anni, socialdemocratici a 30, moderati a 40 anni, fino ad arrivare con l'età ad essere reazionari e rinnegare gli ideali della propria gioventù." Berlinguer divenne segretario della FGCI nel 1949. Ricordo che ad un incontro alla Federazione PCI di Milano gli consegnai una somma raccolta in una sottoscrizione della nostra sezione di Piazza Prealpi. Lo abbracciai ed ero assai emozionato. Gli ideali della nostra gioventù, in quel tempo erano il compagno Stalin e l'Unione Sovietica. Al compagno Bersani si dovrebbe proibire di dire stupidaggini!
Scritto da ulderico monti il 22/3/2012 alle 08:38
@Fab 21/3/12 ore 21,36. Vorrei correggere l'interpretazione della mia nota: non ho detto che il PD sia un “aborto” e che “presto andrà in crisi”. Credo che il Pd, come partito in senso classico – programmatico e organizzativo – non sia mai nato. Dunque non andrà in crisi: è in crisi da sempre, da quando risibilmente pretendeva d'essere di modello alle democrazie liberali e alle socialdemocrazie europee.
Scritto da ulderico monti il 22/3/2012 alle 09:51
Caro @Ulderico, ritengo che Bersani ieri sera sia stato convincente su molti punti ma la citazione di Berlinguer di un'epoca fa non l'ho condivisa proprio. Se ciascuno di noi dovesse restare fedele ai principi della propria giovinezza il Pd sarebbe già fallito. Che ci stiamo a fare noi che non siamo mai stati comunisti?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/3/2012 alle 10:53
Caro @Fab, al Pd, al suo progetto, alla sua unità, al suo futuro, ho dedicato un post questa mattina.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 22/3/2012 alle 10:55
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