Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 30/3/2012 alle 15:09

 
Beati quei Paesi che hanno da molti decenni la stessa legge elettorale (Usa, Gran Bretagna, Germania).
Il perché è presto detto.
Un sistema elettorale non è mai politicamente neutro, favorisce sempre qualche partito, ma nel tempo lungo i vantaggi e gli svantaggi si alternano e si compensano e tutti possono sentirsi tranquilli.
In Italia abbiamo avuto una sola legge elettorale nella Prima Repubblica. Poi è stata modificata radicalmente due volte (Mattarella dal 1994 al 2001, Calderoli dal 2006 ad oggi). Pare finalmente giunto il momento per un terzo cambiamento.
Dico finalmente non solo perché bisogna ridare agli elettori il potere di scegliere i propri rappresentanti, ma per mettere in soffitta il bipolarismo di guerra che abbiamo sperimentato.
Su questo secondo punto però gli interrogativi sono ancora tanti e ci saranno scontri aspri, anche dentro gli stessi partiti.
Prendiamo il Pd dove è in corso una bella e democratica discussione. Per semplificare faccio alcuni nomi. Arturo Parisi, favorevole al maggioritario, Massimo D’Alema (e Bersani, ultimamente), favorevoli al sistema tedesco. Ossia, proporzionale, soglia di sbarramento per entrare in Parlamento, sfiducia costruttiva.
Prima di prendere posizione vorrei vedere le norme scritte. Non difendo il maggioritario degli ultimi anni, ma vorrei che gli elettori sapessero ancora, prima delle elezioni, come i partiti si comporteranno dopo, quale coalizione di governo faranno, con quale premier.
Vista l’intesa che si sta profilando fra Pd, Pdl e Terzo polo mi spiego così: se il mio partito dopo una profonda riflessione ritiene che il modello tedesco possa essere valido per un lungo futuro mi sta bene. Se si sceglie questo sistema per compiacere Casini e indurlo ad una alleanza con noi assolutamente no.
Sono favorevole, come i lettori sanno bene, a ricercare l’intesa con Casini, ma non al prezzo di piegare la legge elettorale alle esigenze dell’alleanza del momento.
Nella patria del trasformismo (gli Scilipoti sono tantissimi) può essere un boomerang di cui pentirsi amaramente nei prossimi anni. 
 

Commenti dei lettori: 33 commenti -
Piuttosto che la legge in vigore meglio qualsiasi altra legge.
Scritto da Una lettrice il 30/3/2012 alle 15:37
ho fatto un po' di conti della serva, immaginando 6 forze che passano la soglia (pdl, pd, 3° polo, idv, sel, lega) e che si dividono i 500 parlamentari coi dati proporzionali degli ultimi sondaggi : ovviamente -tutti lo dicono-l'offerta politica sarà diversa, ma tanto per giocare. allora : le maggioranze larghe sono solo due, Grosse Koalition oppure UDC+PD+SEL, vasto arriva all'esatta metà (250), tutte le altre impraticabili e lontane dal 50% + 1.
Scritto da marco il 30/3/2012 alle 15:55
L'opacita' con cui viene condotta la discussione tra i tre leader non fa presagire niente di buono. Se il PD ha intenzione di cambiare linea politica, lo faccia in un Congresso, non intorno al solito caminetto. Il che ripropone la questione di sempre: chi decide cosa nel partito, e su quale base? ( e se si confermassero le liste bloccate, ad un voto inutile preferiro' il mare )
Scritto da Lorenzo M. il 30/3/2012 alle 16:10
In Germania solo 3/4 partiti superano la soglia minima ed entrano in Parlamento. Quando sono dentro mantengono la posizione. Da noi ci sarà un andirivieni a seconda delle convenienze.
Scritto da Laura il 30/3/2012 alle 17:06
Condivido la preoccupazione di Adamoli. Ritengo che sia importante sapere prima con chi si andrà a governare e che una legge elettorale deve essere fatta per durare nel tempo ed essere la più utile per il paese, non per i singoli partiti.
Scritto da Nicola Milana il 30/3/2012 alle 17:43
Ho sempre pensato che il modello tedesco nel suo insieme fosse il migliore per il nostro Paese. Proporzionale misto a maggioritario. Attenzione, però, il proporzionale ha le liste bloccate e non esiste la preferenza. Ma il sistema tedesco prevede anche il doppio voto così da favorire, con la seconda scheda, la possibile coalizione ( se dichiarata in anticipo ). E ha la soglia di sbarramento. Detto questo però il sistema tedesco non è solo la legge elettorale, è anche un sistema federale basato sui lander, è un parlamento il cui numero è variabile e in cui vige la norma della sfiducia costruttiva. Dunque una serie di bilanciamenti per evitare che si cada nel leaderismo o nell’eccessivo potere a favore della cancelleria senza, tuttavia, indebolire la possibilità decisionale di chi governa. Io è questo che preferisco e questo a prescindere dalla sola scelta della legge elettorale che può essere dannosa se innestata su un corpo con norme diverse da quelle pensate per la legge elettorale. Un ultima cosa va sottolineata nel sistema elettorale tedesco. Evita la frammentazione (i tedeschi hanno imparato a loro spese la tragedia di Weimar ), ma non impedisce l’esistenza di più partiti in parlamento. Sul dato politico sono d’accordo con te. Non si sceglie un sistema sulla base del “guadagno” elettorale. Se si vuole che un sistema regga e sia condiviso da tutti occorre fare scelte precise, senza snaturarlo altrimenti si rischia un “pastrocchio” che fa più danni che bene. Ora il problema è, come tu sottolinei, se si vuole un sistema che favorisce la stabilità e la presenza di due partiti tendenzialmente maggioritari e alternativi, ma che all’occorrenza si uniscono e quindi, un sistema che non dice prima con chi vuoi fare la coalizione, o un sistema, viceversa che imponga la scelta in tempi non sospetti e che, magari, scatena il bipolarismo muscolare, come di fatto è stato fino ad ora. E’ una decisione non facile. In Gran Bretagna dove c’è il maggioritario Cameron ha dovuto fare coalizione con il terzo partito arrivato e non lo aveva certo detto agli elettori prima. In Germania il Canceliere è sempre e comunque chi arriva primo, così fu con la Merkel quando sconfisse Schroder e nessuno ebbe nulla da dire “grande coalizione” vigente. Quello che temo è che in Italia una ipotesi del genere favorirebbe le scelte di un “papa straniero” o di qualche partito magari arrivato terzo, insomma, non certo lo stile tedesco che a me piace.
Scritto da roberto molinari il 30/3/2012 alle 18:14
Arridateci Veltroni! Era meglio la sua vocazione maggioritaria che il proporzionalismo di D'Alema e Bersani.
Scritto da Giorgio S. il 30/3/2012 alle 18:31
Sotttoscrivo @Nicola Milana. Qualche vincolo ai partiti bisogna pur metterlo per sapere cosa faranno..
Scritto da Lorenzo il 30/3/2012 alle 18:52
Da esterno, su un tema così d'attualità ti sintetizzo il mio pensiero. Salviamo LA COALIZIONE, IL CANDIDATO PREMIER ed un PROGRAMMA CONDIVISO dichiarato prima del voto. Riduciamo il premio di maggioranza alla coalizione vincente ed introduciamo UN SOLO VOTO DI PREFERENZA per selezionare i candidati. Adotterei tale sistema su base regionale anche per il SENATO.
Scritto da Fabrizio Piacentini il 30/3/2012 alle 18:54
Dal maggioritario di Veltroni al proporzionale di D'Alema come se niente fosse. In questo modo si è comportata la dirigenza del Pd. Complimenti alla coerenza.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 30/3/2012 alle 19:47
Ho bisogno di riflettere di più ma di primo acchito il fatto che si toglie l'obbligo delle coalizioni ampie mi pare un vantaggio
Scritto da Pd Sesto S. Giovanni il 30/3/2012 alle 20:34
Riprendo quanto ha scritto sul suo blog Stefano Tosi (cui invio questo commento per correttezza) all’indomani della pronuncia della Corte sui referendum per la legge elettorale: “Prima di andare al prossimo voto nazionale sarebbero opportune per lo meno due modifiche. In primo luogo sarebbe bene introdurre la possibilità di scelta dei candidati con le preferenze, sulla base di circoscrizioni più ridotte rispetto alle attuali. Poi sarebbe necessario intervenire per evitare il formarsi di maggioranze diverse dalla Camera e dal Senato”. Un altro degli istituti contestati è la previsione di un premio di maggioranza. Il premio, si è detto, potrebbe favorire anche una coalizione o formazione che, seppur vincente, consegua un consenso percentualmente limitato. Ciò configurerebbe un chiaro vulnus costituzionale. Occorre dare atto che questo rischio non si è verificato nelle due tornate elettorali nelle quali si è votato con il sistema vigente; i risultati sono stati i seguenti: 2006: Prodi, 49.81%; Berlusconi, 49,74%; 2008: Berlusconi, 46,81%; Veltroni, 37,55% (Fonte: Archivio storico delle elezioni- Ministero dell’Interno). Recentemente in Spagna al Partido popular di Mariano Rajoy è stata consegnata la maggioranza dei seggi parlamentari (186 su 350) con una percentuale di voti del 44,6 per cento. Per un secondo aspetto della legge elettorale utilizzerò le parole di Panebianco sul Corriere del 19 gennaio: “Gli italiani hanno potuto sperimentare questa regola: primi ministri e governi ( e programmi aggiungo io) scelti tramite un confronto elettorale aperto tra le forze politiche contrapposte, anziché tramite giochi parlamentari post-elettorali”. Ripristinare il voto di preferenza senza riconoscere all’elettore anche la facoltà di indicare primi ministri, governi e programmi, equivarrebbe a consegnare all’elettore stesso una delega dimezzata, ad utilizzarlo a mezzo servizio, reiterando il rischio di convergenze od accordi successivi siglati “a sua insaputa”, a conclusione, come avvenuto più volte in passato, di fasi non edificanti contrassegnate da sfibranti trattative e mediazioni infinite. Si imputa infine al sistema attuale la colpa di aver prodotto esiti perversi e di avere portato in Parlamento, con le liste bloccate, anche soggetti “non adeguati” o peggio. Mi sembra soprattutto un alibi dietro il quale i partiti, e non solo i partiti, seguitano a ripararsi per coprire responsabilità, debolezza e ignavia. Chi sceglie i canditati e chi forma gli elenchi elettorali? Copio e incollo, adattandola a queste mie considerazioni, la chiusura di un recente articolo di Valerio Onida. “Se dunque l’esito dei processi politici non ci soddisfa, smettiamola di pensare che ciò sia dovuto a difetti del sistema dei poteri…Parliamo di scelte politiche e dei loro protagonisti: i partiti, le categorie professionali, le forze culturali, i mezzi di comunicazione. E’ a loro … che si devono imputare successi e insuccessi. (Le regole e le leggi) ci possono solo offrire il quadro di garanzie e di controlli perché questi protagonisti, se ne sono capaci, realizzino i loro fini e perseguano il bene pubblico”. Concludo: le modifiche proposte da Tosi sono necessarie e sufficienti.
Scritto da Giovanni Cogliati il 30/3/2012 alle 21:07
I modelli tedeschi ormai stando diventando una mania. Penso che occorra ragionare tenendo sempre conto delle peculiarità della situazione italiana. Il proporzionale del futuro non sarebbe come il proporzionale della prima repubblica nella quale c'erano pochissimi partiti, potrebbe essere molto peggio e favorire il frazionismo politico.
Scritto da Il pirata il 30/3/2012 alle 22:37
Stanno cercando un accorgimento per far fuori i partiti piccoli di opposizione. Bisogna che questi partiti resistano per salvare la democrazia.
Scritto da Alfredo il 30/3/2012 alle 22:56
difficili scelte. Bisognerebbe che fossero risolti alcuni problemi (ruolo del Senato, lentezza delle procedure, chiarezza sul lobbying..) Il "sistema italia" è nato dopo una dittatura. Favorisce il controllo non prendere decisioni. Le liste bloccate servono per evitare le lotte intestine nei partiti. Visto l'aria di protesta che tira, non c'è il rischio che in ogni partito abbiano più preferenze proprio i più estremisti? politica sempre più vicina al "Palio di Siena"? (Montanelli docet)
Scritto da Rodolfo Veneroni il 31/3/2012 alle 04:21
Un lettore mi ha chiesto con una mail come mai ieri pomeriggio questo post è comparso sul blog e poi è scomparso per una ventina di muniti. Spiegazione semplice. Ieri ero purtroppo all'ospedale da mio fratello e il post me lo ha messo un amico. Quando si è accorto di aver usato la prima versione e non quella con alcune piccole correzioni, anziché fare i cambiamenti, ha preferito eliminarlo e poi rimetterlo. Nel frattempo era stato pubblicato un post di Mario Agostinelli che è stato scalcalcato. E' la prima volta che succede e non succederà più. Con Mario mi sono già scusato
Scritto da Giuseppe Adamoli il 31/3/2012 alle 08:41
Appunto, non dimentichiamo mai che siamo nella patria del trasformismo e che ridurre questo vezzo solo a Scilipoti è avventato. Penso che gli elettori dovrebbero poter scegliere anche le coalizioni e il capo del governo.
Scritto da Emanuela il 31/3/2012 alle 09:20
Se fosse una legge fatta sulle esigenze di Casini, come la chiamiamo? "Casinum"?
Scritto da Adriano il 31/3/2012 alle 09:49
Evitiamo di usare la legge elettorale come spada per le battaglie interne. L'Assemblea nazionale del PD ha deliberato la posizione del Partito. Ovviamente il massimo dei nostri desideri. Ma la politica è l'arte del possibile. Verificate le posizioni altrui e tenuti presenti i rapporti di forza si valutano i punti di convergenza e le soluzioni possibili. E il minimo di ricaduta. Che oggi è l'eliminazione del porcellum ed il recupero della prefarenza. Fatti salvi principi e valori non negoziabili
Scritto da A.Vaghi il 31/3/2012 alle 10:53
Tutto quanto potremo ottenere in termini di maggiore partecipazione democratica ( collegi più piccoli, doppi turni,riduzione del premio di maggioranza, stessi criteri per Camera e Senato ecc. ) ben venga. Tutto di guadagnato ma il minimo è uccidere il porcellum. E' l'ultima occasione. Troppo bello indicare prima programmi e coalizione. Ma non ha funzionato. Le ammucchiate possono vincere ma non governare. Governa una maggioranza attorno al leader del partito che vince su un programma condiviso.
Scritto da A. Vaghi il 31/3/2012 alle 11:04
Penso che la cosa migliore sia un sistema elettorale simile a quello regionale, senza il listino della Minetti, naturamente.
Scritto da Andrea il 31/3/2012 alle 11:52
Il Porcellum va cestinato ma il sistema prossimo venturo dovrebbe essere pensato per durare trent'anni. Quindi molta attenzione. Lasciare in mano tutto ai partiti e farli decidere come vogliono dopo il voto non mi pare una gran trovata.
Scritto da Un Pd Luino il 31/3/2012 alle 12:03
Via il Porcellum, voto di preferenza e il resto va bene. Voglio votare il parlamentare come voto il consigliere regionale e il consigliere comunale. Della Provincia non me ne frega niente.
Scritto da Francesco il 31/3/2012 alle 13:04
Si fa tutto per far fuori Vendola e Di Pietro, questa è la linea politica di D'Alema. Bersani fa la bella statuina.
Scritto da Giovanni Pini il 31/3/2012 alle 13:22
Non si mangia con il sistema elettorale. E' importante far ripartire l'economia. La recessione non è uno slogan ma un'amara realtà.
Scritto da Lavoratore Malpensa il 31/3/2012 alle 14:45
Condivido il ragionamento del post e le preoccupazioni di @Roberto Molinari.
Scritto da Federico S il 31/3/2012 alle 17:32
Le legge elettorale deve realizzare due obiettivi che sono in naturale contrapposizione: il massimo di rappresentatività e la migliore governabilità. In democrazia le posizioni culturali e politiche non possono essere ridotte a due; sono certamente più numerose e sopprimerne la manifestazione non giova allo sviluppo del Paese; il quale deve essere però governato con efficienza senza infinite mediazione di una molteplicità di soggetti politici, e non solo. Al sistema proporzionale viene addebitata una eccessiva frammentazione che rende poco efficace la “governance” ma al maggioritario si imputa un eccessivo autoritarismo. Nella pratica si sono poi verificati alcuni “effetti collaterali” che inficiano tale doppia tendenza: il sistema di partiti della prima Repubblica è stato certamente più fecondo di risultati che non quello che l’ha sostituito che, peraltro, non ha realizzato neppure la promessa di far scegliere agli elettori il tipo di governo: nel 1994 i cittadini scelsero Berlusconi e si trovarono ad essere governati da Dini; nel 2006 vinse Prodi ma fu sostituito dal Parlamento con D’Alema e con Amato. Il bipolarismo fu importato in Italia per annullare la centralità democristiana nella illusione che, eliminata quella che fu la principale barriera contro il comunismo, la via sarebbe stata spianata per la vittoria del P.C.I., opportunamente ma acriticamente ribattezzato con un nuovo nome.. Le cose non andarono cosi e il bipolarismo permise un nuovo esperimento che altrimenti non avrebbe avuto luogo: il “berlusconismo” che ha accentuato i guai di una politica intesa come contrapposizione frontale come quella postulata (anche in America) dal bipolarismo. Anche adesso chi vuole l’unione “forzosa” delle sinistre moderata e radicale punta sul bipolarismo e rifiuta il proporzionale per mettere fuori gioco il centro; ma così non si tiene conto di quella “frattura storica epocale” che tuttora persiste nel popolo italiano il quale ha sempre accettato le “avventure” di destra, mai quelle di sinistra. L’alleanza del Partito Democratico( che vuole essere un soggetto nuovo e diverso ma non è ancora riuscito ad esserlo rispetto alle precedenti esperienze) con le sinistre può far vincere le elezione ma a causa dell’insanabile divergenza programmatica impedisce la stabilità di governo. Meglio dunque il ritorno al proporzionalismo ma con alcune sostanziali modifiche: un moderato premio di maggioranza per il partito (non per la coalizione) più rappresentativo, la soglia di sbarramento con il “diritto di tribuna” e la sfiducia costruttiva. Più delicato è il problema delle “preferenze” che in un Paese controllato dalle mafie, dai gruppi di potere e dalle “lobby”, possono essere facilmente manipolate per eleggere una classe rappresentativa incline al trasformismo e arrendevole rispetto ai conflitti di interesse. Può essere esplorata l’ipotesi di piccoli collegi uninominali in modo da consentire la scelta diretta dei candidati senza rischiose interferenze degli interessi organizzati. Il modello tedesco può essere offrire una traccia ma non è da imitare pedissequamente perché, oltre ad essere alquanto complesso, è solidamente imperniato sulle realtà locali, come i “lander”, che hanno una solidità e un senso di corresponsabilità molto maggiore delle analoghe realtà regionali italiane. La riforma elettorale deve essere però accompagna dalla riforma dei partiti da attuarsi attraverso la legge e il riconoscimento giuridico con regole chiare e valide per tutti; se rimangono gli attuali “partitoidi” a sfondo personale non ne trarrà giovamento la democrazia ma soltanto l’oligarchia dei politici di professione.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 31/3/2012 alle 18:57
@Rodolfo Veneroni collega il sistema elettorale alla riforma del Parlamento, in particolare del Senato. Sarebbe giusto fare in questo modo ma mettere tutto insieme forse può complicare invece che favorire una soluzione.
Scritto da Vittorio il 31/3/2012 alle 18:59
Se è vero che dopo Monti tutto non sarà come prima vuol dire che cambierà anche il sistema elettorale. La ricerca del "papa straniero" per vincere e governare sarà tanto forte a sinistra che a destra. Monti è ancora dietro l'angolo.
Scritto da Fab il 31/3/2012 alle 19:51
La legge elettorale e la riforma istituzionale sono le due cose che dovrebbero fare i partiti. Scommettiamo che non faranno né l'una né l'altra?
Scritto da Maurizio il 31/3/2012 alle 21:39
Alcuni commenti (@Roberto Molinari e @Camillo Massimo Fiori) hanno toccato il tema dei lander della Germania. Altri (@Fabrizio Piacentini e @Rodolfo Veneroni) ha accennato al Senato della Repubblica, destinato secondo le intenzioni dei partiti più importanti, ad essere modificato profondamente. Questo dimostra che la legge elettorale dovrebbe essere accompagnata dalla ridefinizione del ruolo del Parlamento dentro una visione precisa e definitiva dello Stato (regionalista o centralista). La polemica sulla priorità delle due riforme è fiato sprecato. Il disegno dovrebbe essere complessivo per risultare credibile.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/4/2012 alle 10:46
Certo Giuseppe, il disegno dovrebbe essere complessivo per risultare credibile.. Tuttavia mi pare che molti di noi discutano il tema come al bar si discute come costruire il bel gioco del tuo Milan o della Juve. Discutiamo come fare triangolature e passaggi perfetti ma non dimentichiamo che occorre mandare la palla in rete. Altrimenti sono solo... palle! E la palla in rete la si manda uccidendo il porcellum.Vogliamo alleanze dichiarate prima del voto ? Pare che gli accordi non lo impediscano.
Scritto da A. Vaghi il 1/4/2012 alle 12:20
Caro @Ambrogio, sono d'accordo con te, cosa vuoi che ti dica? Solo che vorrei una riforma che durasse nel tempo e non fosse piegata alle necessità del momento. Vorrei che questo rischio fosse scongiurato. Qualche anno fa dicevo che la vocazione maggioritaria del Pd, per la nostra struttura sociale, mi sembrava stonata. Anche allora, se ti ricordi, venivo invitato a non disturbare il manovratore. Chi aveva ragione?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/4/2012 alle 13:37
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