L’idea comune è che Roberto Formigoni si sia molto indebolito per le vicende della sanità privata in Lombardia e per il numero degli indagati della sua maggioranza politica.
Per ciò che concerne l’opinione pubblica è sicuramente vero.
Basta vedere il video integrale del suo incontro di ieri con il direttore e i giornalisti del Corriere, o anche solo la sintesi riportata dal giornale, per rendersene conto.
Mai visto un Formigoni così in difficoltà e sulla difensiva. Negare che sul San Raffaele e sulla Fondazione Maugeri avrebbe dovuto fare controlli più penetranti è tentare, invano, di nascondere la realtà.
Dire che “anche Gesù Cristo ha sbagliato nella scelta dei suoi collaboratori” è pronunciare un’iperbolica bestemmia.
Affermare di aver creduto a Don Luigi Verzé quando gli “garantì che Nicole Minetti era una ragazza acqua e sapone” vuol dire prenderci in giro.
Quando poi sostiene e ripete in tutte le salse che lui è sempre stato contro il famigerato “listino del presidente” (Nicole Minetti ed altri), significa mentire e questo posso testimoniarlo perché è stato lui ad impedirmi di promuovere il cambiamento della legge elettorale dopo l’approvazione dello Statuto e del Regolamento Generale.
Detto tutto questo, la sua posizione di presidente, dentro il Palazzo, si è rafforzata a causa delle “disgrazie” della Lega.
Le minacce di Umberto Bossi (qualche settimana fa) di disarcionarlo perché “gliene arrestano uno al giorno” appartengono all’era glaciale.