Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 1/5/2012 alle 09:44

 

Nelle manifestazioni di oggi si parlerà molto e giustamente della riforma del lavoro, dell’art.18, dei salari bassi, dei precari.
La novità sarà la partecipazione (sempre più massiccia) di molti stranieri. Sono più di tre milioni quelli residenti regolarmente in Italia, ci ha appena informati l’Istat.
Molti di loro lavorano, pagano le tasse, contribuiscono a pagare le pensioni.
Spessissimo fanno lavori rifiutati dagli italiani ma stanno crescendo professionisti e piccoli imprenditori, soprattutto fra quelli di seconda generazione.
Una cosa è certa, se non ci fossero, l’Italia sarebbe più povera. Parlare delle condizioni in cui lavorano, vivono e sono remunerati non è una soltanto una questione di giustizia sociale ma è premessa di crescita produttiva ed economica.
Il problema è duplice, integrazione e rappresentanza politica.
Per l’integrazione provvede qualche buona legge già esistente (servizio sanitario nazionale) e il buon senso delle amministrazioni e comunità locali.
Per la rappresentanza politica, almeno a livello amministrativo, occorre una legge nuova.  
Per fortuna non è più un problema che spacca verticalmente destra e sinistra. Gianfranco Fini, ad esempio, è stato lungamente in prima linea nel sostenere questa esigenza.
Sono semplicemente diritti civili. E’ giusto che nel giorno dedicato al Lavoro siano ben ricordati e rappresentati.

 

Commenti dei lettori: 22 commenti -
Dei lavoratori stranieri dopo che la Lega ha diminuito i suoi attacchi si è parlato troppo poco. Sono una risorsa ma anche un problema. Bisogna trovare delle soluzioni equilbrate a tutti i livelli.
Scritto da Lavoratore Malpensa il 1/5/2012 alle 10:21
Evviva il Primo Maggio per tutti, anche per gli stranieri che lavorano.
Scritto da Osvaldo il 1/5/2012 alle 10:33
Bella manifestazione a Milano, Tante bandiere rosse ma tante anche della Cisl. Una buonissima unità dopo tante divisioni.
Scritto da Nicola il 1/5/2012 alle 12:05
Giuseppe, faccio fatica - quest’anno - ad accostare la parola “festa “ a questo “1° maggio”, e constato che neppure tu lo fai. Tu, con la sensibilità che ti è propria hai accostato “1° maggio” a “ diritti “ , e lo hai fatto riferendoti in particolare ai lavoratori immigrati: condivido pienamente quanto scrivi. Quando nel mondo del lavoro i “diritti” avranno piena cittadinanza, sia per i lavoratori italiani che per gli immigrati, e quando non avremo più il dramma del “non-lavoro” che sta togliendo dignità alla vita di lavoratori ed a quella di tanti piccoli imprenditori, sta erodendo la serenità alle loro famiglie e sta facendo dilagare i “suicidi da crisi economica”, allora sì che potremo tornare ad accostare la parola “ FESTA” al “ 1°MAGGIO”. Oggi purtroppo non c’è proprio alcun motivo per far festa !
Scritto da giovanniderosa il 1/5/2012 alle 13:40
Il governo Monti ieri ha affidato a Giuliano Amato il compito di analizzare e fare proposte sui tagli dei contributi ai partiti e ai sindacati. Non sapevo che i sindacati prendono contributi, Magari anche per le feste del primo maggio?
Scritto da R.d.g. il 1/5/2012 alle 14:34
@giovanniderosa. Condivido tutto. Meglio riflettere sulla situzaione di dedadenza nella quale ci troviamo piuttosto che festeggiare. Anch'io non vedo niente da festeggiare.
Scritto da G.S. il 1/5/2012 alle 14:59
Caro @Giovanni, concordo, rinviamo la "festa" all'anno prossimo. Almeno speriamolo. Ho ascoltato il discorso di Giorgio Napolitano, intenso, di contenuto, non di circostanza. Indica una strada in salita ma con un approdo convincente. Per raggiungerlo non dobbiamo cadere in preda allo scoramento.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/5/2012 alle 16:01
Caro Giuseppe fai sottolineature giuste e opportune proprio anche e durante la ricorrenza del 1° maggio. Certo il problema del lavoro che manca e della crisi economica sono sopra tutto. La situazione si fa ogni giorno più pesante per le famiglie e per chi, lavoratore dipendente, ha una retribuzione fissa che non aumenta e perde potere di acquisto ogni giorno. È solo di ieri la notizia che la benzina è aumentata in un anno del 20%. Non parliamo poi di chi il lavoro lo ha perso o è in cig. E però, giustamente, poni il problema anche dei cittadini extracomunitari che sono lavoratori e uomini e donne che, con il loro lavoro, contribuiscono alla nostra ricchezza nazionale. Qualche giorno fa, sul lavoro, ho sentito un ragionamento di questo tipo. Una persona si lamentava del fatto che molti extracomunitari chiedono le esenzioni isee e il commento era “questi vivono sulle nostre spalle, siamo noi che paghiamo il loro mantenimento”. Devo dire che quando sento queste frasi m’incazzo, per usare un “francesismo”. A parte il fatto che dovremmo parlare di uomini e donne e non di extracomunitari e questo forse aiuterebbe a pensare che esistono ancora i principi di generalità e astrattezza, ma, a parte questo, forse occorrerebbe riflettere su quanto incide il lavoro di questi cittadini sul nostro PIL? Molto, ci dicono le statistiche. E, quello che forse non si è ancora registrato nel senso comune, è che sono anche molti gli extracomunitari che si mettono in proprio e vogliono, nel migliore spirito italiano, iniziare una propria attività imprenditoriale. Dunque ci ritroveremo sempre più di fronte ad una situazione nuova. Immigrati che vogliono darsi ad attività non subordinate, immigrati che vogliono rimanere nel nostro Paese che sentono come il loro, sia pur di adozione, immigrati di seconda generazione che sono più italiani di molti italiani. Pensiamo al paradosso. Abbiamo dato il voti agli italiani all’estero. Gli consentiamo di votare anche ai referendum e, spesse volte, sono italiani che non parlano l’italiano, che non hanno mai visto il nostro Paese e non si sognano di rientrare in patria. E poi, quando qualcuno, in Italia, pone il problema del voto alle elezioni amministrative c’è il solito leghista che si solleva e grida allo scandalo, “padroni in casa nostra”. Adorno scriveva “ la forma più alta di moralità è non sentirsi mai a casa, nemmeno a casa propria.” La farei leggere a qualche leghista, già, ma per loro, dove arrivano è sempre casa e “cosa” ( o roba ) loro. Bossi, Belsito, Mauro, Stiffoni etc, etc, insegnano.
Scritto da roberto molinari il 1/5/2012 alle 16:14
Giuseppe, hai trovato il modo di citare Gianfranco Fini perfino in questo post sul PrimoMaggio. Sei un centrista nell'anima. Vieni con noi.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 1/5/2012 alle 16:16
Quei maledetti fascisti di Casa Pound con i loro striscioni dispiegati in tutte le città d'Italia ci hanno ricordato che ogni giorno si suicida un uomo disperato per la perdita del lavoro. Che sarà mai! Un suicida al giorno fa 365 morti l'anno. 730 ogni due anni. 3.650 ogni dieci anni. Muoiono di più quelli che vengono investiti dalle auto sulle strisce pedonali. Proprio stupidi, oltre che maledetti, i fascisti di Casa Pound! A chi interessa un lavoratore, meglio un ex lavoratore che si toglie la vita? Interessa a Monti, forse? No di certo. Interessa alla sinistra maggioritaria, per caso? Neanche per sogno. Interessa a Napolitano? Perché dovrebbe interessarsi a queste quisquiglie il nostro grande presidente? I disoccupati disperati non interessano neppure al nostro ciaspolatore. Quindi, silenzio su quelle morti. Non disturbate, fascisti di merda.
Scritto da Claudio Ennam il 1/5/2012 alle 20:32
Da poco tempo mi trovo spesso d'accordo con @Roberto Molinari. Dove sbaglio? come si usa dire in questi casi. Forse avevo un pregiudizio.
Scritto da Giovane ex rottamatore il 1/5/2012 alle 20:59
La colpa è del complotto demo-pluto-giudaico, come giustamente ricordato sui manifesti della destra extra-parlamentare. Sindrome di Stoccolma : modalità di stampo masochistico, che induce a provare segreta ammirazione, perfino amore non scevro da sensi di colpa, verso chi ci ferisce e ci umilia. ma si supera,eh! con un buon terapeuta.
Scritto da marco il 1/5/2012 alle 21:39
Adamoli, ti prego di non mettere il mio penultimo commento : è inutilmente polemico e cattivo, verso uno che in definitiva non conosco. prometto che d'ora in poi commenterò meno d'impulso e questa richiesta non si ripeterà.
Scritto da marco il 1/5/2012 alle 21:44
La Camusso all'inizio mi piaceva mentre oggi la trovo un capopopolo di secondo ordine. A sentire i telegiornali il suo discorso di questa mattina è stato il peggiore dei tre leader sindacali.
Scritto da Francesco il 1/5/2012 alle 22:00
Non solo Napolitano, chiunque oggi abbia parlato di diritti, ha pronunciato parole “intense, di contenuto, non di circostanza”. Ad esempio, Camusso, Bonanni, e Angeletti dal palco. Forse non sono “di contenuto” anche i manifesti di Casapound e gli striscioni del MayDay Parade milanese? E possiamo forse bollare come “antipolitica” i fischi a Fassino e a Bersani? Ognuno ha fatto la propria parte, partendo dalle proprie idee e dal proprio vissuto. Intanto, anche questa sera, sotto la pioggia, al semaforo che ormai gli è diventato domestico, ho visto il pakistano che vende le rose. Una rosa, un euro. Privo di diritti ma fedele a quella postazione, da quasi dieci anni ricorda alle coppie nelle auto ferme al semaforo quanto sono belle le rose.
Scritto da eg il 1/5/2012 alle 22:37
Marco deve proprio essere un democristiano: prima compie una "cattiveria" poi si pente. Pronto a rifarla. Ma non erano spariti tutti questi mostri?
Scritto da Claudio Ennam il 1/5/2012 alle 22:46
Caro @Marco, scusa ma il "tuo penultimo commento" era già stato pubblicato quando ho visto quello successivo, peraltro di pochi minuti. Il commento delle 21.44, in fondo, chiarisce bene lo spirito di quello precedente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 1/5/2012 alle 22:53
La novità nel campo degli stranieri è data dall'emersione di parecchi piccoli imprenditori e "padroncini". Fanno impresa in modo innovativo e competitivo. Non sono solo i soliti cinesi ma anche gli africani e quelli venuti dall'est. E' un buon segno di vitalità e di compenetrazione nel sistema Italia.
Scritto da Andrea il 1/5/2012 alle 23:26
Ieri è stata una giornata molto più politica e meno "festaiola" del solito. E' il segno consapevole dei tempi difficili. Adamoli ha ragione quando dice che non dobbiamo lasciarci prendere dallo scoramento. Io aggiungo che sarebbe un guaio se venisse meno la voglia di lottare per un'Italia più giusta (e meno Montiana).
Scritto da G. Pini il 2/5/2012 alle 08:05
Caro @Roberto (16.14), il voto agli italiani all’estero, come tu ovviamente sai, è cosa molto diversa dal voto agli stranieri in Italia. Hai fatto però bene ad evidenziare il confronto fra le due fattispecie che porta alla stessa conclusione: è necessaria una nuova legge elettorale per le amministrazioni locali che faccia sentire meno “straniere” persone che sono nate, vivono e vogliono vivere in Italia
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/5/2012 alle 09:45
Cara @eg (22.37), democratico, serio e condivisibile il tuo pensiero. L’errore più grosso e molto diffuso in questo periodo è di scambiare per anti-politica (che c’è, come c’è sempre stata) una domanda per una politica diversa. Se accuso di essere contro la politica chi la pensa diversamente da me sono un idiota.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 2/5/2012 alle 09:48
Casa Pound è un movimento eversivo di destra, dovete riconoscerlo e basta.
Scritto da Dino. il 2/5/2012 alle 12:59
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