Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 24/7/2012 alle 08:33

 
Dalle parti del centrosinistra è forte l’idea che dalla crisi economica pesantissima non si esca con il rigore dei conti. L’austerità ucciderebbe, mentre urgentissime sono le misure per la crescita.
Detto così è facile convenirne. Poi, però, si aggiunge spesso che lo Stato dovrebbe essere più presente con gli investimenti e che la ripresa della spesa pubblica potrebbe essere il volano del nuovo sviluppo.
E’ quello che (volgarizzando un poco) si definisce politica Keynesiana, evocata a più riprese anche da lettori preparati e qualificati del blog, che stimo molto.
Qui cominciano i miei dissensi. Non viene, a chi ragiona in questo modo, il dubbio che l’enorme e continua immissione di denaro pubblico sia stata la causa dei nostri drammi e non possa esserne la soluzione?
Badate bene che questa erogazione di risorse (spese male) è avvenuta anche negli ultimi anni. Un governo di destra è riuscito nella memorabile impresa di aumentare le tasse, aumentare la spesa, aumentare il debito pubblico.
A questa obiezione si risponde che il centrosinistra farebbe molto meglio.
Ammesso che sarà così, i soldi dove andremmo a prenderli? Dai mercati, naturalmente. Ma se loro non ci credono e se ci prestano i soldi a tassi sempre più alti che facciamo?
Sono sentimenti miei che ho trovato, spiegati benissimo, in un articolo di Antonio Polito che condivido largamente (se non totalmente) e che consiglio di leggere.
E’ necessario trasformare la spending review in un potente fattore di riforma dei meccanismi e centri di spesa che sono andati fuori controllo.
Separare la crescita da questo sforzo riformatore è una velleità che ci consegnerebbe al declino definitivo.
 

Commenti dei lettori: 53 commenti -
Parole sante, le tue e quelle di Polito. Ma c'è un ma: il PD pensa di proporre una coalizione di governo con Sel. E in una coalizione del genere la tua presa di posizione non può che essere vana.
Scritto da Mattia il 24/7/2012 alle 08:27
La "geometrica" argomentazione di Giuseppe Adamoli dimostra perché i mercati non si fidano di noi e ci penalizzano con circa 300 punti base di spread (se è vero che i parametri economici e finanziari giustificherebbero un differenziale sui 200 punti). Al centro della crisi, il PD non ha una politica, così come non ha leader e coalizione: questo è il giudizio dei "mercati"! Non è giudizio peregrino: lo spread segna il divario tra noi e un Paese "normale", quale è la Germania.
Scritto da ulderico monti il 24/7/2012 alle 09:08
La sinistra è il partito del "tassa e spendi", dello Stato grosso e grasso, del consenso a tutti i costi con i sindacati. Il rigore economico non abita lì.
Scritto da Fab il 24/7/2012 alle 09:27
Il centrosinistra farebbe molto meglio? Fino ad oggi è dimostrato il contrario: il secondo governo Prodi ha fallito ed ha aperto la strada al governo Berlusconi; la crisi è gestita da un governo di emergenza, non eletto, e la sfiducia per l'incertezza politica (lo dicono il presidente del consiglio e il governatore della Banca d'Italia) ci penalizza di 300 punti base di spread. Il centrosinistra non ha programma, non ha leader, non ha coalizione. Siamo in balia degli eventi...
Scritto da ulderico monti il 24/7/2012 alle 09:37
My dear @Adamoli (all’inglese senza genere per accontentare all people): Keynes è come Marx, anche se dal punto di vista scientifico nella più completa antitesi intellettuale per la ricerca della formula magica del bene comune: pochi lo hanno letto o studiato e tanti se ne riempiono la bocca e ne discutono. Al mondo il suo più grande esegeta resta Paul Samuelson che però, anche lui, ci mise del suo per renderci capibile e attraente il personaggio. Come Marx è anche un personaggio datato. Richiamarne le teorie è come fermarci a studiare l’Economia Politica con i concetti di Adamo Smith. Come Marx, che teorizzava la rivoluzione proletaria per la classe operaia mentre il suo sistema economico fu applicato, male, in un contesto di miserabili (nel senso di poverissimi e poco istruiti) servi della gleba, J.M. Keynes teorizzava le sue idee in un contesto storico e socioeconomico che non è quello attuale: Inghilterra, periodo tra le due guerre, Sua Maestà proprietaria della Zecca. Oggi mi piacerebbe sentire il parere della piagnona Camusso sul concetto di “disoccupazione frizionale”. E come si fa a stampare soldi se non si possiede il torchio della zecca? Dove si prendono i denari necessari per la politica di deficit spending (incostituzionale per legge) quando il mercato ci assegna dei rating minacciosi e pericolosi? Lasciamo stare Keynes dove si trova e con lui i monetaristi da strapazzo (tipo Berlusconi/Brunetta). I monetaristi, quelli veri, non avevano mai preso in considerazione un sistema politico che non è proprietario della rotativa per la stampa della carta moneta. L’unico modo per avere denari, veri, è l’applicazione di una patrimoniale e la limatura di tutte le spese improduttive che ancora sono tante. Senza prendere in considerazione le uscite di certi giornalisti locali che cercano di difendere anche le province. Altre vie non ne vedo. Per @Nicoletta e per @Billa. Alla maniera di FOX Crime: sono maschio, caucasico, italiano.
Scritto da Sic Est il 24/7/2012 alle 09:37
Senza una ripresa oculata della spesa pubblica non penso sia possibile dare ossigeno al sistema produttivo. La situazione è questa in tutto il mondo occidentale che sta conoscendo le maggiori diffcioltà.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 24/7/2012 alle 09:45
Le lobby frenano tutti i più seri tentativi di riforma e i sindacati anziché aiutare a riformare il Paese sono in prima linea nel dire sempre di no. Una volta ero iscritto a un sindacato. Da due anni ho mollato tutto.
Scritto da Lavoratore Malpensa il 24/7/2012 alle 11:08
Sono sgomenta. Avevo creduto molto nel governo Monti. Mi consolo pensando che con le elezioni anticipate (vedi Grecia e Spagna) o la continuazione del governo Berlusconi sarebbe stato molto peggio.
Scritto da Luisa B. il 24/7/2012 alle 11:13
è l'esatto contrario : senza spesa pubblica e senza redistribuzione del reddito, la ripresa agognata dai liberali rimarraà un miraggio, come è un miraggio da vent'anni a questa parte : senza svalutare il debito, non lo possiamo pagare, nè domani nè mai : questo i mercados l'hanno capito. più i mercati sono liberi, e meno i capitali prendono la via della produzione e del lavoro : questo dovrebbe averlo capito anche uno come polito, oramai. il liberalismo è finito, convincetevene.
Scritto da marco il 24/7/2012 alle 11:23
Lo Stato chiede prestiti ai mercati dei capitali privati e li restituisce pagando interessi. Per pagare tali interessi lo Stato tassa cittadini e aziende e taglia la spesa pubblica. Entrambe le cose deprimono e impoveriscono famiglie e aziende. E’ un meccanismo ormai consueto cui tutti siamo abituati. Questo meccanismo si chiama schiavitù dell’interesse o signoraggio. A nessuno “statista” verrebbe mai in mente di opporvisi. Eppure un tempo le resistenze furono caparbie, si pensi soltanto a ciò che affermavano in proposito Thomas Edison o Henry Ford. Erano gli anni venti del secolo scorso. Dopo il 1945 ci fu un’accelerazione e molti Stati (i primi furono quelli del Sudamerica agli inizi degli anni ’70 e ‘80) furono e sono schiacciati dai tagliagole del Fondo Monetario Internazionale.
Scritto da Max Liberti il 24/7/2012 alle 11:45
Con i ribassi delle ultime tre sedute, il rapporto tra prezzo di borsa e stime sugli utili societari dei gruppi quotati a Piazza Affari è ritornato sugli stessi livelli del Ventennio fascista. Lo rivelano i dati raccolti da Blackrock, la più grande società d’investimento del mondo. L’italietta fascista e l’italietta antifascista accomunate in Borsa.
Scritto da Max Liberti il 24/7/2012 alle 11:55
Revisione di spesa: mi piacerebbe vedere un po' di liberismo nella determinazione degli stipendi dei politici e pubblici amministratori. Se questa richiesta è diventata un ritornello non è perchè siamo tutti populisti, magari un fondo di verità c'è. Soprattutto quando si fanno i confronti: Schwarzy, governatore di uno stato di 37 milioni di persone con un Pil al sesto o settimo posto mondiale, è retribuito con il corrispettivo di quasi 170mila euro lordi annui. Non parliamo della Angela, ma solo perchè non voglio risvegliare il buon @Claudio ennam, dico solo che è pagata meno di due consiglieri regionali piemontesi. A giustificazione degli elevati stipendi dei pubblici amministratori si indicava la volontà di tenerli lontano dalle tentazioni della corruzione. Mission impossible. Chiedo poi una modifica alla patrimoniale proposta dell'assertivo @sic est: si fa una due diligence del patrimonio aziendale dello Stato, si mette parte di questo a garanzia di un fondo, e si impone agli italiani una patrimoniale per sottoscrivere almeno metà delle quote di questo fondo. Altrimenti, no grazie, niente patrimoniale, sarebbe un esproprio. Ancora per @sic est due parole: Fox Crime avrebbe aggiunto anche ... non armato, ma può essere pericoloso?
Scritto da Nicoletta il 24/7/2012 alle 13:01
D'accordo nel lasciar perdere Marx, con qualche dubbio, e Keynes ma tu mi sembri prigioniero degli economisti super liberisti della scuola di Chicago.
Scritto da Osvaldo il 24/7/2012 alle 13:44
Scusate, mi riferivo a @Sic Est. Avevo tralasciato il riferimento esplicito a lui.
Scritto da Osvaldo il 24/7/2012 alle 13:47
@Marco, mi spieghi come si fa a svalutare il debito? Voi comunisti sareste in grado di impoverirci tutti in poco tempo come avete fatto in tutto il mondo. Dimmi che non è vero, portami degli esempi senza raccontare balle.
Scritto da Fab il 24/7/2012 alle 13:51
E invece, cara @Nicoletta, mi ha proprio svegliato da un torpore postprandiale: il cavolotto di ieri sera (ieri ero inappetente per via dell’incontro nel parco con un cagnaccio sbavatore) è sempre il cavolotto! La Merkel è una culona sgraziata e criminale. Fa solo gli interessi della DeutscheBank. Questo istituto finanziario, come tutte le altre banche tedesche, ha in pancia miliardi in cds, cioè titoli assicurativi che scommettono sul default degli Stati. E come, signora @Nicoletta, se io scommettessi sulla totale combustione di casa sua. Non pensa che prima o poi verrei a incendiarle la porta? Questi tedeschi sono criminali: si sono accordati con Mitterand, allora più potente di loro, su questi presupposti: la riunificazione delle due Germanie in cambio della rinuncia del marco tedesco. E insieme hanno deciso lo strozzamento dei paesi mediterranei. Io sono mediterraneo due volte: in quanto Ebreo e in quanto italiano, e mi brucia. Oh, se mi brucia! D’accordo, ho nella mia completa disponibilità 400 milioni di euro. Ma cosa sono oggigiorno 400 milioni di euro?
Scritto da Claudio Ennam il 24/7/2012 alle 14:23
Dove prendere le risorse, si chiede Polito. Non so dove viva lui, o magari non se ne è accorto, ma i miliardi di euro della Bce potevano andare alle associazioni delle imprese anziché alle banche, che poi se li sono bruciati in Borsa o in "giocatori del Real" (http://www.corriere.it/inchieste/i-debiti-real-fallimento-mancato-un-soffio/5ebff94e-d4e6-11e1-9251-6da620bfc4cf.shtml). Altra cosa, sempre per aiutare le imprese: provare ad abbassargli le tasse o defiscalizzare gli investimenti che fanno, anziché usarli come parametri per alzare gli studi di settore. Se poi vogliamo provare ad abbassare anche la disoccupazione giovanile, potremmo seguire l'esempio tedesco (http://pensioni.manageritalia.it/2010/12/17/la-previdenza-in-germania-2/), che alle prime avvisaglie di crisi hanno adottato un piano di prepensionamento fino al 2011 per liberare posti di lavoro (ma guarda un po'-lito e anche un po-ichino)
Scritto da Adriano il 24/7/2012 alle 14:49
Caro Giuseppe poni problemi assolutamente prioritari per il nostro Paese e per la classe dirigente tutta. In altra epoca, Franklin D. Roosevelt seppe realizzare delle riforme economiche di grandissima rilevanza rompendo con un paradigma ideologico e economico che aveva portato l'America e il mondo intero nell'abisso di una crisi senza precedenti. In soldoni, Roosevelt si mosse dal 1933 in avanti mostrando che una “nuova distribuzione delle carte” era possibile (in inglese nuova distribuzione delle carte si dice “New Deal” ) e questo lo fece anche sfruttando un trust di cervelli keynnesiani che gli fornirono le idee, ma anche strumenti innovativi per far ripartire l'economia e recuperare milioni di persone che erano cadute nella povertà. Straordinarie le pagine di Steinbeck nel descrivere quel periodo nel suo capolavoro “Furore”. Dunque Roosevelt si mosse iniettando dosi di interventismo statale in un paese, l'America, che al solo sentire la parola stato inorridisce e il Presidente americano non era né un pericoloso comunista né un cultore di Marx, ma uno Statista che voleva coniugare per il suo paese efficienza economica con giustizia sociale e libertà. Ora, dopo questa premessa forse un po' lunga, io credo che la coniugazione di efficienza economica, giustizia sociale e libertà siano ancora la stella polare di qualsiasi politica di centrosinistra. Le domande sono, come probabilmente se le posero anche dopo la crisi del 29, se possiamo uscire dalla crisi continuando con lo stesso paradigma economico che ha consentito la più grave crisi dagli anni trenta? E' possibile criticare un trentennio di liberismo che ha avuto si qualche merito, ma ha anche prodotto le più gravi diseguaglianze e fornito le armi alla speculazione che ha portato alla catastrofe finanziaria senza per questo essere tacciati di “sinistrismo utopico” o di statalismo fuori tempo? Io credo che dalla crisi si deve uscire anche con una nuova classe dirigente, una classe dirigente capace di innovare e di recuperare la dimensione di efficienza dell'economia di mercato senza distruggerla nel tentativo di attuare politiche redistributive. Polito scrive giustamente che rigore non fa rima con spesa ( ti segnalo anche la lettura del pezzo di Mario Deaglio su “La Stampa” di oggi ) e questo, soprattutto, con chi ha un debito pubblico come quello italiano. Tuttavia occorre anche chiedersi se non sia possibile procedere in modo diverso rispetto a quello che la Germania sta imponendo all'Europa meridionale. Io credo di si e anzi penso che solo una nuova classe dirigente che ha imparato da questa crisi gli errori che non deve più ripetere potrà portarci fuori da questa sorta di “tempesta perfetta”. Mi chiedo, tuttavia, se questa leadership ( che deve riguardare tutti gli schieramenti ) sia già presente e si sia già formata.
Scritto da roberto molinari il 24/7/2012 alle 14:51
dear sic est, greece is the best case in point. what greece has decided and has implemented is already the best demonstration to date that the euro as a vector of structural transformation is functioning. to anybody with a sense of history and of the complexity of politics it appears rather astonishing how quickly greek politicians and the greek society, with a long track record of corruption, tax evasion, nepotism, clientelism, rejection of merit and of competition as guiding principles of an economy and society, have engaged – with some success – in a transformational effort that would normally have required a generation. mario monti, financial times, 29 september 2011
Scritto da Billa il 24/7/2012 alle 14:53
@Nicoletta. Non è tanto il metodo per come realizzare una patrimoniale (mi va bene un prelievo garantito dalla securitization di beni pubblici disponibili), quanto che occorre realizzarla subito (direi già da quattro anni). Ti giuro non sono armato se non di tastiera e mouse e della mia libertà intellettuale. Per @Osvaldo: Per mia fortuna sono prigioniero prima di mia figlia, poi delle nipotine e di mia moglie. Non del gruppo di Chicago. Se, tuttavia, sei a conoscenza di un escamotage per rimettere a posto i conti pubblici senza drenare denaro privato, avvertimi. Ti ricordo solo che sia per i liberisti sia per i non liberisti il tempo della manna che scendeva giù dal cielo è finito da un bel po’.
Scritto da Sic Est il 24/7/2012 alle 15:15
Non sono quasi mai d'accordo con @Roberto Molinari ma oggi che parla di nuova classe dirigente sono d'accordo. Dovrebbe comportarsi in questo modo anche ai congressi invece di votare Franceschini che è quanto di più vecchio, logoro, politicante ci sia in Italia.
Scritto da Giovane ex rottamatore il 24/7/2012 alle 15:38
Forse ha ragione Bonanni leader della Cisl. Senza un nuovo patto sociale non si esce da questa crisi profondissima.
Scritto da Loredana B. il 24/7/2012 alle 15:45
@Adriano ha perfettamente ragione. La BCE difende il proprio sporco comportamento spiegando che un’immissione di liquidità al di fuori del circuito bancario porterebbe all’inflazione. Qualunque studente di economia del primo anno sa, invece, che l’inflazione si determina se la liquidità è esorbitante rispetto alla possibilità di spesa. La capacità produttiva oggi è talmente grande che questo pericolo non esiste. La BCE non è nata per soccorrere i popoli in difficoltà bensì per sostenere quegli istituti finanziari che hanno preferito operazioni di derivazione, una sorta di catena di sant’Antonio, per difendere i propri patrimoni. Uno statista, con la esse maiuscola, sa come uscire da questa situazione. Purtroppo napolitano, con la enne minuscola, ha messo un funzionario della Banca Centrale Europea al governo del nostro Paese. E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Scritto da Max Liberti il 24/7/2012 alle 16:04
Tutti criticano la Merkel me nemmeno la socialdemocrazia europea come l'abbiamo conosciuta è in grado di risolvere il problema da sola: è vecchia e arretrata. Forse una messa in comune delle migliori idee e delle migliori classi dirigenti può essere la chiave giusta. Ti ripeto la socialdemocrazia è vecchia e stantia.
Scritto da Rodolfo D. il 24/7/2012 alle 16:29
Ai tempi del PCI nella federazione di Varese (attuale sede PD) stazionavano una dozzina e mezza di funzionari di partito. Una caratteristica del PCI e dei suoi funzionari era che, se chiedevi se domani pioverà, ti raccontavano la storia geologica della Terra, l'influenza del proletariato sul clima, osannavano il compagno Stalin e infine concludevano: Pioverà, forse si e forse no! I muri dell'attuale sede PD ne sono impregnati: come si constata dagli interventi che quella sede provengono.
Scritto da ulderico monti il 24/7/2012 alle 17:17
novità estate 2012: il finissimo pizzo macramè per confezionare braccialetti. complici dello smalto per unghie, ingentiliscono perfino l’intero braccio. elegantissimi ma pure casual e sbarazzini, spezzano anche la serietà dei tubini estivi. variegati nei colori e nei soggetti. il soggetto farfalla veste il polso meglio di tutti gli altri. la minetti ne ha sponsorizzato uno tricolore qualche giorno fa, ma lei non sa che li stiamo indossando già da qualche mese. venduto ovunque a prezzi incontrollati, se l’ambulante pakistano che lo vende in spiaggia a due/tre euro ha il suo margine di guadagno, quale sarà quello della gioielleria del corso che lo vende a dieci/quindici euro con il marchio cruciani? effetti perversi del mercato speculativo? antonio polito saprebbe rispondermi?
Scritto da Billa il 24/7/2012 alle 19:55
@Sic Est, intervento teorico ma ben congegnato. Oggi tutti dicono che bisogna essere pragmatici ma io dico fino ad un certo punto. Occore dei punti di riferimento culturale. I tuoi li condivido abbastanza.
Scritto da Maurizio il 24/7/2012 alle 20:01
Le notizie sul piano economico-finanziario sono sempre sconfortanti. Se le questioni italiane pesano per 200/250 punti di spread è improcrastinabile risolverle anche a costo di anticipare le elezioni, ma questo ha senso se ci fosse una accordo precostituito per il dopo indipendentemente dai risultati elettorali. I partiti dovrebbero rifletterci invece che litigare.
Scritto da Bianchi Giò il 24/7/2012 alle 20:14
@Billa. Il problema prezzo reale dei prodotti di consumo (quelli di marchio vero non i falsi, i contraffatti e gli usurpativi, il genere delle bancarelle pakistane) segue le regole economiche dei cosiddetti prezzi multipli, vale a dire lo stesso identico prodotto venduto a prezzi diversi come politica di mercato. In centro di Varese le mele di una notissima marca costano il doppio se non il triplo di quanto si trovano nei supermercati. Che dirti? Compra dove conviene e occhio alla qualità.
Scritto da Sic Est il 24/7/2012 alle 20:28
@Giovane ex rottamatore, FRANCESCHINI DARIO? Un dirigente piccolissimo che ha un futuro solo alle spalle. Continui a scrivere qualche romanzo che forse gli va meglio.
Scritto da Iscritto Varese il 24/7/2012 alle 21:53
Dei tanti commenti ricchi di spunti interessanti, ne scelgo uno solo (per non tediare), quello di @Rodolfo D. (16.29) sulla socialdemocrazia. Non nego affatto, anzi il contrario, che storicamente abbia avuto una sua forte identità e abbia dato un’impronta importante alla costruzione europea. Un paio di nomi? Willy Brandt e Francois Mitterand. Ma negli ultimi15 anni? Schroder, Blair, Zapatero, Hollande, non sono soltanto personalità diverse ma rappresentano politiche diverse. Per questo, da un bel po’ di tempo non capisco il richiamo alla mitologia socialdemocratica né, tantomeno, gli attacchi frontali ad essa come se fosse una tradizione vecchia e superata e un fronte unico e indistinto. Se poi il bersaglio, come talvolta succede, è la “forma partito” è ancora peggio perché questa è sempre stata modulata sulle caratteristiche delle singole nazioni con le rispettive leggi elettorali che non sono mai neutre. Quando nel Pd si usano questi argomenti per dividersi, dico che è una polemica frusta e inservibile per contrassegnare ex Ds ed ex Margherita e ancora più per dare un senso di marcia plausibile al Pd. Diciamo piuttosto che il Pd dovrebbe impegnarsi, insieme alle altre forze europee consimili, a ricostituire il campo europeo dei progressisti. Non dico dei “riformisti” perché non saprei bene di che cosa stiamo parlando.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 24/7/2012 alle 22:10
Nel tuo ultimo commento tu dici che bisognerebbe ricostituire il campo dei progressisti in Europa e che il termine "riformisti" è ambiguo. Forse capisco ciò che intendi ma vorrei avere una tua spiegazione, se vuoi darmela.
Scritto da Bortoluzzi il 25/7/2012 alle 08:50
grazie, professor sic est. oltre al dottor carlo, anche lei è un punto di riferimento del blog. io non toccavo l’ipotesi della contraffazione di un filo di macramè lungo meno di venti cm., perché potrebbero uscire entrambi, quello venduto dal pakistano e quello venduto in gioielleria, dalla medesima filiera cinese con sede in prato. mi soffermavo sui guadagni dei rispettivi venditori. continui a rimaner prigioniero delle sue femmine di famiglia. non c’è niente di più appagante del privare un maschio della libertà. quella intellettuale le basta e avanza.
Scritto da Billa il 25/7/2012 alle 08:55
Portare fondi, e ce ne sono, dalla finanza agli altri mondi. Altrimenti parliamo di aspirine per il tumore. Una spesa diversa ci sta: liberare i patti di stabilità per investimenti. E poi infrastrutture, energia, ambiente.Strutture scolastiche e di ricerca.Meno tasse per i settori necessari al disegno di Italia e Europa che si vuole.A proposito:qual è il disegno? Siamo ancora a quello del "sempre tutto pubblico" contro "sempre tutto privato"? Con questi estremi,personalmente, non sono coalizzabile.
Scritto da Francescog. il 25/7/2012 alle 09:27
Non vorrei aver letto superficialmente l’articolo di Polito. Mi pare però che egli non indichi alcuna soluzione, se non proporre di continuare con la politica di austerità e rigore, con tagli alla spesa pubblica secondo la ricetta neoliberista. Bene, se questo significasse tagli agli sprechi, ovunque si annidino (vedi ceto politico, burocrazia, ordinamento amministrativo e istituzionale, ecc.); male se ci fosse l’intenzione di colpire i soliti noti (vedi blocco della tredicesima a lavoratori dipendenti e pensionati, come in Spagna). Non è possibile una politica neokeynesiana in Italia, appesantita da un debito pubblico colossale? Un cosa è certa: senza un minimo di crescita o di sviluppo, per quanti tagli e spending review si facciano, il debito nazionale non diminuirebbe in maniera strutturale. E poi? Quando anche il fondo del barile sia stato raschiato, che si fa? Voglio dire che se non si rilancia, con incentivi o detassazioni o sostegni vari, la domanda (domanda di investimenti e domanda di consumi) non c’è futuro per il nostro Paese. Con i soli tagli lineari non si risanano i conti ed il paziente (gli Italiani) non starebbe meglio.
Scritto da mariuccio bianchi il 25/7/2012 alle 09:52
@Mariuccio Bianchi, ma quali tagli solo lineari nella revisione della spesa del governo? Alcune cose non vanno ma ci sono abbozzi di riforme vere che riguardano i centri di spesa. La verità è che ad ogni tentativo di riforma si risponde con le chiusure ammantate di equità sociale.
Scritto da G.G. il 25/7/2012 alle 10:22
@ Fab la crisi del '92 è l'esempio migliore : avessimo dovuto superare quella crisi col cambio fisso lira marco a 750, saremmo già falliti lì. svalutammo, fu l'ultima volta, e riuscimmo a uscirne, con una bella botta di inflazione - finchè abbiamo un sistema produttivo vivo, che ci permette di alimentare il mercato interno senza ricorrere all'importazione ( eccettuate hi-tech e carburanti) approfittiamone, tra 1 anno non ce l'abbiamo più.(segue)
Scritto da marco il 25/7/2012 alle 10:59
quanto ai comunisti....il nostro mondo crollò vent'anni fa. questo è il crollo del vostro mondo, quello disegnato sulle vostre idee, e che è agli ultimi spasmi : di questo , spiacente, noi non abbiamo colpa8 a meno che tu non intenda la cina : sì, in effetti , da quando quei comunisti si sono convertiti al capitalismo, stanno dando parecchi problemini ) . E voi continuate a ripetere i mantra liberali come ossessi che battono continuamente la testa nel muro . ma ormai non funzionano più.
Scritto da marco il 25/7/2012 alle 11:05
Credo vi sia una scala di priorita' fra crescita ed equita'. La prima viene prima della seconda, a mio parere, perche' meglio ridistribuire una torta grande. Anche se l'Italia spendesse poco rimarrebbe povera, se non cresce. Il problema e' come far crescere un paese arretrato, con tanti pensionati, tanti disoccupati e tanti giovani bravi all'estero. A mio parere bisogna lavorare di piu', meglio, e tutti. Il legisl. deve lavorare per questo con il coraggio di non pensare alle prossime elezioni.
Scritto da Andreus il 25/7/2012 alle 11:10
L’attuale crisi economica ha tre caratteristiche che, insieme, la rendono completamente diversa da quella del 1929 che provocò la “grande depressione”, l’avvento dei totalitarismi e il secondo conflitto mondiale. Il primo elemento è la trasformazione del capitalismo industriale in capitalismo finanziario: il reddito prodotto dalla speculazione finanziaria è quattro volte tanto quello prodotto dall’economia reale. La cifre in gioco sono colossali e i soggetti agenti (banche, assicurazioni, finanziarie-ombra, fondi di investimento, fondi pensioni) sfuggono completamente agli Stati che negli ultimi decenni hanno abbattuto tutti i controlli a cominciare dalla separazione tra banche d’affari e banche di credito ordinario. Questa situazione è stata determinata dalla volontà e dal lassismo politico, sia in America che in Europa, praticato da governi conservatori come da quelli progressisti. Nell’economia classica le tesi di Keynes prevedevano un intervento straordinario e provvisorio dello Stato per mettere a disposizioni risorse finanziarie, che dovevano poi essere ricuperate, in modo da rilanciare la domanda di beni, cioè produzione e consumi. Oggi queste tesi sono difficilmente applicabili perché tutti gli Stati hanno grandi debiti che devono essere rinnovati collocando i “bond” sui mercati a condizioni sempre più onerose. Di questo cambiamento epocale dell’economia basata non più sui beni (economia reale) ma sul denaro (economia finanziaria), la politica non è minimamente consapevole. Si ragione ancora come negli anni trenta. La secondo caratteristica è costituita dal fatto che una moneta unica, come l’euro, è un fatto enormemente positivo, ma deve essere governata da autorità centrali dotate di autonomia politica e capaci di imporre politiche finanziarie, bancarie e fiscali comuni. La sola Banca Centrale Europea, che ha come compito istituzionale quello di mantenere la stabilità dei prezzi ed evitare la sciagura dell’inflazione che afflisse l’Europa nel secolo scorso con il suo seguito di miseria e disoccupazione, non è sufficiente. Gli Stati Uniti d’America, appena costituiti in Confederazione, dovettero trasformarsi in Federazione per evitare il loro dissolvimento. Se non c’è un potere centrale forte anche le autonomie locali (come insegna la Spagna e la stessa Italia) diventano ulteriori centri di spesa che concorrono ad aumentare la spesa pubblica improduttiva. L’autonomia è un diritto ma anche una responsabilità; sui temi più importanti non c’è dubbio che bisogno cedere quote di sovranità sia allo Stato Nazionale che all’Eurozona. L’autonomia locale serve soprattutto a preservare le identità culturali delle popolazioni; è diventata invece un modo per ottenere il consenso sperperando le risorse comuni comprese quelle naturali, il che pone un’ipoteca sulla sostenibilità ambientale e possibili future carestie. Serve “più Stato e non meno Stato”, “più Europa e non meno Europa”: il problema vero non sono i poteri ma come vengono gestiti; cioè serve “più democrazia” con i partiti come soggetti collettivi e non con gli uomini carismatici. Il terzo elemento fondamentale è quello nazionale: l’Italia è stata fatta tardi è male; per secoli siamo stati soggetti a potenze straniere, nel Medioevo e nel Rinascimento lo splendore della nostre città e delle nostre Regioni (Signorie) hanno impedito una visione unitaria del Paese e una cultura europea dei diritti e dei doveri. Nella politica italiana manca senso di responsabilità: partiti e sindacati vogliono il consenso e non lesinano a spese, anche inutili, per conquistarlo; i cittadini pensano anzitutto al loro interesse, sono stati educati al familismo e al campanilismo. Così abbiamo accumulato millenovecento miliardi di debito pregresso: chi si fida a prestare soldi all’Italia? In tutti questi problemi aperti vi è un problema comune: l’inadeguatezza della politica che non ha senso, né finalità. Si governa per tutelare un insieme di interessi non per raggiungere dei fini. I partiti, anche in questa crisi e di fronte alle elezioni, non hanno una visione globale, non hanno strategia, non hanno programmi. Non sanno cosa fare: divagano su questioni di dettaglio e, al loro interno, non c’è ricerca, non c’è analisi, non c’è discussione seria.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 25/7/2012 alle 11:14
Monti è come Berlusconi. Lo spread è allo stesso livello e il primo, come il secondo, va ripetendo che l'Italia è solida e le banche sono ben capitalizzate. I mercati gli stanno facendo pernacchie e lui non si dimette. Peggio di Berlusconi. Almeno, avrete capito, personcine da poco, quello che vado dicendo da mesi e mesi su questa rete: Monti è stato nominato (non eletto!) per salvare le banche e l'Euro, non per salvare il Paese.
Scritto da Claudio Ennam il 25/7/2012 alle 11:22
@Andreus, convintamente della tua opinione: lavorare di più, meglio, e tutti. Io aggiungo: ascoltare meno la Camusso e Landini.
Scritto da f.f. il 25/7/2012 alle 12:26
@Bortoluzzi (8.50) - Hai ragione, mi spiego meglio. Il campo progressista comprende oggettivamente tutte le forze di centrosinistra: nel caso italiano Pd, Sel, Idv ed altri ancora. Storicamente il riformismo era dei comunisti minoritari, che si opponevano al massimalismo maggioritario. Per queste ragioni, preferisco non richiamarmi a nessuna corrente storica, che peraltro mi sarebbe estranea. Anche oggi i riformisti sono considerati una categoria più ristretta dei progressisti, quella che accetta la gradualità nell’attuazione di un progetto concreto, preciso, realizzabile. Riformismo non è un’etichetta, ma una qualità che si guadagna sul campo sulla base del programma e della manifesta capacità di realizzarlo. Anche nel Pd non tutti sono riformisti e alcuni nemmeno desiderano essere definiti in questo modo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/7/2012 alle 15:09
@FrasncescoG (9,27) - Né “sempre tutto pubblico”, né “sempre tutto privato”. Sono perfettamente in linea. Forse è il caso riparlare di “terza via”.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/7/2012 alle 15:10
@Camillo Massimo Fiori (11.14) - Condivido molto di quello che hai scritto, eccetto forse il totale pessimismo sulla classe politica, anche per l’esigenza di tenere viva la fiammella della speranza. Il giudizio, così negativo, andrebbe perlomeno esteso a tutta la classe dirigente, ma su questo penso che anche tu sia di questo avviso. Scelgo una frase che ritengo molto giusta e centrale nel tuo ragionamento: “Una moneta unica, come l’euro, è un fatto enormemente positivo, ma deve essere governata da autorità centrali dotate di autonomia politica e capaci di imporre politiche finanziarie, bancarie e fiscali comuni”. Oggigiorno tutti addosso alla Germania, in parte con ragione, ma sono soltanto i tedeschi ad ostacolare, nei fatti, questa linea?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/7/2012 alle 15:16
Così @Giuseppe, 22:10, ci spiazza tutti intervenendo da politico in una discussione tra economisti da bar sport. E fa bene: stimola a guardare lontano. Banalizzo: nel futuro dell'Europa c'è il primato della BCE sulla politica, come negli Stati Uniti, o preferiamo, reintroducendo controlli di spesa rigorosi e accontentandoci di minori consumi, un'Europa in cui lo stato sociale sia più solidale verso l'uomo? La dottrina sociale della chiesa ha diffuso questa sensibilità da questo lato del mondo?
Scritto da Nicoletta il 25/7/2012 alle 15:26
Questo blog per quanto mi riguarda chiude oggi per riaprire i primi giorni di settembre. Auguro a tutti serene vacanze, le ultime pagate in Euro.
Scritto da Claudio Ennam il 25/7/2012 alle 16:45
@Claudio Ennam, buone vacanze e cerchi di moderare il suo pessimismo.
Scritto da Lorenzo il 25/7/2012 alle 18:15
Non conoscendo la materia economica, leggo che il dibattito sinora si è snodato fra i tecnicismi di @Max Libertino e le posizioni pro-Monti, più o meno velate, espresse da @Adamoli, @Molinari, ecc. Fra i due estremi, nel mezzo stanno le idee che più mi convincono, ossia quelle espresse da @Mariuccio Bianchi e da @FrancescoG. Sulla necessità di un rinnovo della classe dirigente, non solo politica ma anche imprenditoriale (risposta @Adamoli a @Fiori, ore 15.16), mi trovo d’accordo con Giuseppe. Non so quanti di voi abbiano intercettato oggi qualche passo della conferenza-stampa organizzata da Luigi Abete, in qualità di Presidente di Cinecittà, il quale con un’arroganza senza confini, ha illustrato il piano non negoziabile di riorganizzazione della società stessa. Se ho capito bene, ai lavoratori, in sciopero da 20 giorni, rimangono solo due scelte: 1) sospendere le agitazioni e accettare il piano, che vuol dire integrazione di 32 lavoratori in un'altra società e licenziamento di 18 lavoratori; 2) avvio delle procedure di licenziamento di tutti e 50 i lavoratori in esubero. Al di là della proposta, colpiva l’arroganza, il modo di fare sgradevole e maleducato, il sarcasmo non solo nei confronti del sindacato ma dei lavoratori. Sembrava avesse gli occhi fuori dalle orbite mentre diceva prendere o lasciare. Che lasci lui qualcosa, magari si tagli lo stipendio, i benefit, la pensione quadrupla grazie agli incarichi che ha occupato. Questo tipo di manager è il sottoprodotto della politica della Prima Repubblica. Qualcuno avrà pure qualche competenza ma la maggior parte è stata costruita a tavolino. Non sono manager veri ma dei veri tarocchi di manager. Sono gli esponenti di quel liberismo nato nell’alveo di uno statalismo tutto democristiano. Mi perdoni, Giuseppe, ma la penso così. Che mi si provi il contrario.
Scritto da Evangelina Ranquileo il 25/7/2012 alle 18:57
@Nicoletta, quando si parla di riduzione di consumi, ho notato che la gente ti guarda come se chiedessi di indossare il saio e i sandali. E anche qui, mi faccio ammenda, io opterei per sandali Birkenstock che sono tanto Ordine delle Clarisse nel disegno ma poco nel prezzo ;-) Della serie: da questo mondo di consumi non se ne esce. Per restare in tema, Keynes, di fronte alla crisi degli anni Trenta, sosteneva che “la spesa di uno è il reddito di un altro” ….
Scritto da Evangelina Ranquileo il 25/7/2012 alle 19:00
@Evangelina Ranquileo - Non devo perdonarti proprio niente. Le tue opinioni valgono le mie e ti ringrazio di esprimerle con tagliente fermezza. Solo non condivido affatto l'accenno allo "statalismo tutto democristiano". La spinta a quel tipo di "strutturazione istituzionale e sociale" era stata la risposta europea e democratica al cosiddetto socialismo reale ed era provenuta (fortunatamente per certi aspetti) anche dall’opposizione di sinistra e dai sindacati. I risultati erano stati buoni ed oggi sono ampiamenti riconosciuti dai dissenzienti di allora. Poi, nella seconda metà degli anni ottanta è sopraggiunto il degrado. Ma questa è un’altra storia.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/7/2012 alle 22:14
@Evangelina Ranquileo - Ah, mi sono dimenticato di Luigi Abete. Condivido quello che hai scritto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/7/2012 alle 22:21
@Nicoletta - Le tue delle 15.26 sono domande difficili e complesse. Ci tornerò su con qualche post specifico.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 25/7/2012 alle 22:25
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