Straordinario successo della XXX Olimpiade di Londra. La città più moderna, cosmopolita, avveniristica d’Europa.
Arduo scegliere quali eventi e personaggi resteranno scolpiti nella memoria. Ci provo.
La nazionale italiana femminile di fioretto. Una campionessa al tramonto, Valentina Vezzali (foto), una giovane che ne ricalca le orme, Elisa Di Francisca, una squadra coesa e umile in pieno spirito olimpico.
Il volo di Usain Bolt nei 100, nei 200, nella 4x100. Non solo un fenomeno sportivo ma un istrione leggendario.
L’addio sobrio ma toccante di Michael Phelps dopo quattro olimpiadi e 22 medaglie. Campionissimo, dà un insegnamento a tutti. Meglio ritirarsi quando si è rimpianti che non quando si è compatiti.
La stretta di mano fra atleti della Corea del Sud e del Nord, sempre sull’orlo della guerra.
Il dolore e il pentimento di Alex Schwazer. Potrebbe essere decisiva Carolina Kostner nell’aiutarlo a ritrovare la possibile normalità.
Molte ironie sulla commozione e le lacrime degli atleti con medaglia e degli atleti sconfitti. Non mi unisco al coro. E’ il sogno della vita che si realizza, o che si infrange. E’ l’esito dell’enorme pressione degli allenatori e dirigenti sportivi, dei media e delle opinioni pubbliche nazionali, se non dei loro governi.
La cerimonia inaugurale ha celebrato con sfarzo l’epopea britannica. Che male c’è? Non è questo il nazionalismo di cui avere paura. Trasformare le rivoluzioni e gli avvenimenti sociali di una grande nazione in fiaba è quasi proibitivo, ma diventa bellissimo se si riesce (raramente) a parlare al cuore e all’immaginazione dei bambini.
Questo è accaduto ed è davvero ciò che conta.