Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 6/9/2012 alle 20:40


Ho difeso e sostenuto sempre il registro delle unioni civili di Milano.
Da parecchio tempo dichiaro ripetutamente la mia opzione culturale e politica affinché il Parlamento approvi rapidamente il testamento biologico.
Su acuni giornali, e non soltanto sul blog, qualche anno fa avevo scritto in bella evidenza che volevo dire la parola decisiva sul mio fin di vita.
Ma recentemente, dopo aver saputo che il comune di Milano, nel piano di zona dei servizi sociali, intendeva istituire una sorta di registro comunale del biotestamento, avevo espresso un parere totalmente negativo.
La notizia di oggi è che questo punto sarà stralciato dal piano di zona (da approvare entro settembre) e rinviato ad una delibera ad hoc del consiglio comunale.
Sono contrario lo stesso, il biotestamento non è un problema del comune, questo è solo un atto di dubbia propaganda. Mi dispiace che la polemica assuma ancora i contorni impropri dello scontro laici-cattolici che non c’entra niente.
C’entra lo Stato di diritto. Ambisco allo Stato delle autonomie. Non voglio vivere in uno Stato arlecchino.
 

Commenti dei lettori: 36 commenti -
Caro Adamoli, finalmente un politico che la pensa come me! Non ho nulla da aggiungere a quanto cosi' CHIARAMENTE esponi: non e' questa materia da lasciare alle autonomie locali, ma da dibattere a livello nazionale. Spero che la prossima legislatura possa affrontarla e darle una normativa univoca per TUTTI gli Italiani, nel rispetto della "laicita'" dello Stato e della volonta'della stragrande maggioranza dei Cittadini. Grazie per aver lanciato questo tema"sinoso". Giovanni Dotti
Scritto da giovanni dotti - Varese il 6/9/2012 alle 21:23
Continui a dire si alle unioni civili, si al testamento biologico approvato dal Parlamento, si ad altre cose volute dalla sinistra, così ti devi anche sorbire il biotestamento municipale. Questa è la lezione che arriva da Milano.
Scritto da Fab il 6/9/2012 alle 21:41
Errata Corrige, lapsus calami: deve leggersi "spinoso". SCUSATE Giovanni Dotti
Scritto da giovanni dotti il 6/9/2012 alle 21:45
Condivido tutto. Questa mania dei comuni di occuparsi di problemi che non li riguardano è da contrastare. Pensino piuttosto a realizzare dei servizi sociali decenti invece di fare propaganda per le idee delle loro maggioranze politiche.
Scritto da E. Losa il 6/9/2012 alle 22:37
Il cardinale Martini ha rifiutato l'accanimento terapeutico senza bisogno del testamento biologico. Non vorrei che si rendesse tutto tutto più difficle con una legge complicata e di difficile applicazione. Se la legge fosse buona, allora sarebbe un'altra cosa ma temo che non succederà. Quello che ha in mente di fare il comune di Milano è una sciocchezza.
Scritto da Luigia N. il 7/9/2012 alle 08:02
Spiegaci bene, Beppe...
Scritto da Carlo Monguzzi il 7/9/2012 alle 08:33
Che le Amministrazioni comunali, con Ordini del giorno o Prese di posizione, si compenetrino nelle istanze e nelle necessità dei Cittadini mi sembra corretto: eletti politicamente rappresentano meglio dei parlamentari nazionali il territorio e le esigenze dei rappresentati. Non sono credibili quando le istanze,sulle questioni di carattere generale nazionale e quindi non di loro competenza, vengono trasformate in una nuova categoria normativa, la legislazione di quartiere.
Scritto da Sic Est il 7/9/2012 alle 08:35
Cara @Luigia N. (8.02) - Carlo Maria Martini era lucidissimo quando ha comunicato di voler rifiutare l’accanimento terapeutico. Se non lo fosse stato, nei suoi scritti e nell'ultima intervista era contenuta la sua volontà in maniera chiarissima. Il suo testamento biologico era noto a tutti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2012 alle 08:42
@Carlo Monguzzi (8.33) - Ho preso posizione decine di volte a favore di una buona legge sul testamento biologico, anche in Consiglio regionale, se ti ricordi. Una legge che: 1) mi consenta di fare il mio testamento biologico; 2) consideri indispensabile la collaborazione fra medico, famiglia e paziente ma tenga conto della volontà espressa da quest’ultimo; 3) impedisca allo Stato di invadere la sfera più intima della persona. Spiegami tu adesso, che sei un autorevole consigliere e presidente di commissione, se sia possibile realizzare questi obiettivi a Milano. Ho paura che siano tutte pezze che vorrebbero rattoppare un buco legislativo ma che fanno solo confusione senza nessun costrutto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2012 alle 08:48
Verissimo. E la stessa cosa vale per i registri delle unioni civili che non ha senso definire a livello comunale. A meno che qualcuno non desideri realizzare il federalismo bioetico.
Scritto da Mattia il 7/9/2012 alle 09:03
Gentile Adamoli, la spiegazione che ha dato a @Carlo Monguzzi, oggi nel consiglio comunale di Milano ma una volta leader dei verdi in Lombardia, mi ha convinto. Anch'io sono autonomista come lei ma questo non significa che a livello locale ci si possa appropriare di problematiche che spettano solo alla dimensione nazionale.
Scritto da Dirigente regionale il 7/9/2012 alle 09:56
Caro Giuseppe, condivido completamente la tua riflessione e la risposta a @Carlo Monguzzi. Mi riesce difficile immaginare che su un tema tanto importante come questo si vadano cercando scorciatoie scarsamente efficaci, che rischiano di creare soltanto confusione. Al carissimo Carlo, con il quale ho condiviso in passato il medesimo percorso politico e, talvolta, anche scelte molto difficili, e ci si ritrova ora in questo impervio PD, mi limito ad osservare che la propaganda si comprende in campagna elettorale, ma non quando si governa una città come Milano. Non è questione di diatriba fra cattolici e laici. E’ semplicemente richiesta arguzia politica, al fine di evitare scivoloni che hanno solo il sapore dell’autogoal. E sulle coppie di fatto, pur ammettendo di non essere informato in maniera adeguata, io mi chiedo che fine facciano i diritti/vantaggi di una unione di fatto siglata a Milano una volta che la coppia si trasferisce in altra città che non ha regolamentato pari modo. Forse sono i dubbi che avanza anche @Mattia.
Scritto da Leonardo C. il 7/9/2012 alle 10:00
Diciamocela tutta. Ha ragione Sic Est ed i registri comunali non sono scorciatoie legislative. Giuridicamente non valgono nulla ma rappresentano una espressione democratica, un insistito sollecito al Parlamento affinché legiferi in proposito nel modo più consono a rispettare le volontà della persona.
Scritto da A. Vaghi il 7/9/2012 alle 11:14
Condivido e mi allineo agli altri commentatori. Ogni livello istituzionale ha compiti definiti e, secondo me, rispettare le reciproche competenze conviene alla collettività. Perchè il rischio è quello indicato @ Mattia. Se passa una logica diversa, non mi meraviglierei se qualcuno, magari di confine, pensasse di organizzare i servizi segreti comunali (in convenzione con i comuni vicini: spending review style).Come afferma @ Sic Est, si possono usare strumenti propositivi diversi.
Scritto da FrancescoG. il 7/9/2012 alle 11:35
Caro Giuseppe sarò vetusto e un “tantino” superato dalle sorti illuminanti di questo “progressismo” ( o sol dell’avvenire….) che sembra ormai ispirare troppi ( in casa PD), ma a me tutta questa fregola dei “registri comunali” non piace. Sul registro delle coppie di fatto conosci bene la mia opinione. Lo ritengo uno strumento “ideologico” di nessuna valore e di nessuna portata e questo a prescindere dal fatto che una legge debba essere fatta e fatta anche per sostenere le coppie omosessuali in una logica di diritti e doveri. Ora la si butta sul fine vita e la si butta sostenendo, ancora una volta, che così si “stimola” il parlamento ad intervenire. Io credo che questa sia l’ennesima caduta nell’ideologico e che nulla ha che vedere con la realtà. Personalmente, al di là della mia avversità a dei registri comunali che raccolgano le volontà individuali, il tema del fine vita mi vede molto perplesso. Vedo che ancora una volta si sono formate le tifoserie. C’è il partito della “vita valore assoluto a prescindere” e il partito della “vita scelta individuale”. E sono due partiti che non mi vedono iscritto. In Parlamento luogo che, purtroppo, oggi non brilla certo per il valore alto che certe discussioni dovrebbero avere, si confrontano, banalizzando, le tifoserie dei due partiti che ho indicato e lo fanno portando argomenti a sostegno delle loro tesi, talvolta le une e le altre molto discutibili, non per far capire le proprie ragioni, ma per “picchiare” in testa la clava a chi non la pensa come loro. Sono perplesso, scrivevo, perché già il fatto di dover fare una legge lo giudico una “intromissione” dello Stato nella mia vita. Sono perplesso perché questa scelta, il fine vita, dovrebbe riguardare il silenzioso rapporto tra la persona, i parenti e il medico. Sono perplesso perché come diceva Martinazzoli la politica dovrebbe occuparsi delle cose penultime e non ultime della vita. Sono perplesso perché credo che argomenti di questa natura, che toccano l’intimo umano, dovrebbero avere la pacatezza del dubbio e non la certezza della politica urlata. Sono perplesso perché non vedo come si possa regolare con principio dell’astrattezza e della generalità situazioni che astratte non sono e generali non potranno mai essere. Sono perplesso perché ho assistito anche al tentativo di strumentalizzare la morte del Cardinal Martini e questo mi fa inorridire a pensare a che punto siamo arrivati. Io credo che la via sia ( e non mi sento un clericale per questo ) quella di dire no all’accanimento e no all’eutanasia. E’ così difficile trovare allora la soluzione? E perché lo Stato deve intervenire a legiferare in una scelta che dovrebbe essere di “rispetto” della persona, della sua dignità e della sua umanità?
Scritto da roberto molinari il 7/9/2012 alle 13:08
Una volta i Comuni votavano le proteste contro il Vietnam e gli appelli alla solidarietà, oggi si occupano del testamento biologico. I temi individualistici hanno sostituito quelli sociali. E' giusto che se ne occupi il Parlamento senza dimenticare però che, in Italia e nel mondo, sono più le persone che non hanno le cure minime indispensabili che quelle oggetto di accanimento terapeutico.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 7/9/2012 alle 13:27
Io non sono il mio corpo, io sono il mio cervello. Così ama ripetere Rita Levi Montalcini. Secondo me esiste una fondamentale distinzione tra ‘trattamenti di fine vita’ e ‘testamento biologico’ ed è necessario comprenderla e/o condividerla per discutere di questi argomenti. Il trattamento di fine vita è un accordo tra medico e paziente terminale ma ancora cosciente, è una decisione che richiede l’empatia tra una persona competente di strumenti palliativi in grado di attenuare le sofferenze e una persona consapevole dell’inevitabilità della propria morte e in grado di stabilire quale sia il proprio grado di tolleranza della sofferenza psico-fisica. Di questo si è trattato nel caso del Cardinale Martini. Personalmente ritengo il trattamento di fine vita una scelta che attiene strettamente all’intimo del paziente, e che non abbia necessità di essere argomento di legge. Casomai dovrebbe essere necessaria la diffusione della conoscenza e dell’uso delle più aggiornate terapie del dolore, e smettere di pensare che il dolore sia inevitabile o addirittura catartico. Il testamento biologico, invece, è l’espressione della propria volontà riguardo a eventuali cure e inizia ad avere valore nel momento in cui la persona perde le capacità di intendere e di volere. (Non sto qui adesso a divagare su come poterlo stabilire, altrimenti dobbiamo riferirci anche al caso di Magri, al suicidio assistito o ai malati psichici.) Riguardo al testamento biologico mi chiedo: come si può, per legge, aiutare i medici e i familiari del paziente a prendere in considerazione, a rispettare le volontà espresse un dì dal paziente, oggi non più cosciente? Dovrà imporre una priorità, cioè determinare chi ha l’ultima parola, oppure resterà comunque una raccomandazione. Una legge complicata, di difficile realizzazione, figuriamoci a livello comunale ... come dire che ogni medico avrà la sua legge.
Scritto da Nicoletta il 7/9/2012 alle 13:35
Per @Sic Est: @Dirigente regionale, se non fosse stato così scarno/a, avrebbe dovuto dirle che, a livello amministrativo, non esistono tipi di atto dal nome ‘Prese di Posizione’. Tutt’al più, protocolli di intesa, accordi di programma. Forse l’avvento della consigliera Minetti potrebbe inaugurare il nuovo atto ‘Presa di Posizione’ ... Lasciando le facezie, gli atti amministrativi in possesso di chi ci governa, che si traducono in deliberazioni, sono le risoluzioni, le mozioni e gli ordini del giorno (che anche lei contempla). Su questo argomento sarebbe opportuna una legge nazionale. Pisapia ha voluto giocare d’anticipo e, sollevato dalla garanzia che il comune è l’ente più prossimo, più sussidiario ai cittadini, ha messo sul piatto questo argomento. A livello regionale, non si spiegherebbero questioni bioetiche trattate diversamente da nord a sud, da est a ovest. Anche perché lo zampino di Romana Chiesa deve farsi sentire e la Diocesi Ambrosiana non è sempre un’oasi felice.
Scritto da eg il 7/9/2012 alle 13:37
Che chiusura in alcuni commenti! L'iniziativa della Giunta Pisapia non è poi così stramba. Si tratta solo di una delibera che riconosce il diritto di ciascuno di scegliere le cure. Non si può qualificare ogni posizione di questo tipo come ideologica mentre quella avversa sarebbe di buon senso e frutto di una feconda cultura personale. Questo vizio è presente in molti cattolici anche progressisti per altri aspetti.
Scritto da Giustino F. il 7/9/2012 alle 14:09
@Leonardo (10.00) - Il tuo interrogativo finale purtroppo ha una risposta deludente. Se una coppia, che ha siglato una "unione di fatto" a Milano, si trasferisce in un’altra città, resta priva dei diritti/vantaggi ottenuti col registro di Milano. Questo dimostra la validità parziale di quella iniziativa che necessariamente dovrà avere uno sbocco legislativo nazionale.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2012 alle 14:34
@Roberto Molinari (13.08) - Vorrei fare solo due considerazioni. La prima riguarda la differenza profonda che esiste fra il registro delle unioni civili e l’eventuale “registro” del biotestamento, che spero non vedrà mai la luce. Il primo registro è un mezzo per il sostegno alla povertà di moltissime famiglie irregolari, comprese le coppie gay, che nelle grandi città sfuggono all’osservazione della rete dei servizi sociali, con molti casi di mancata assistenza da una parte e con delle furberie dall’altra. In alcune città che lo hanno già sperimentato si sta rivelando abbastanza efficace pur con i limiti segnalati da @Leonardo C., che io condivido. La seconda considerazione, ritenendo buone le precisazioni in merito di @Nicoletta sul fin di vita, è che il testamento biologico era giudicato necessario, un paio di anni, fa da tutte le forze politiche, dal Parlamento e dagli esperti, salvo un numero limitato di eccezioni. Io sono di questo avviso anche per evitare che siano i giudici a decidere sui casi controversi basandosi solo sulle norme costituzionali. Per questo conviene che il Parlamento ci provi con molto impegno. Certo, piuttosto che una cattiva legge, meglio nessuna legge. Ma questo vale in molti altri campi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2012 alle 14:43
Condivido sostanzialmente le tue argomentazioni. Concordo però anche con l’amico @ A.Vaghi: la questione posta da Pisapia potrebbe costituire uno stimolo per un dibattito serio sull’argomento. Riguardo alle modalità per il mio passaggio “a miglior vita” intendo essere l’unico arbitro, con la facoltà di lasciare per iscritto le mie volontà. Ed esigo che né santa (?) romana chiesa, né una Binetti o un Giovanardi qualsiasi si permettano di interferire in nome di fantasiosi “valori indisponibili”. Di indisponibile, per quanto mi riguarda, ho solo la mia libertà, di cui sono gelosissimo e i cui confini mi sono ben presenti. E non credo che la mia scelta su come morire possa interferire con la libertà altrui; che non mi permetterei mai di coartare.
Scritto da Angelo Eberli il 7/9/2012 alle 14:44
Caro Roberto Molinari sul tema mi pare che tu abbia abbondanti idee ma confuse. Potremmo discuterle tutte. Ma quale intromissione dello Stato nella tua vita ? Se tu vorrai farne a meno sarai libero di morire come vuoi, ma devi lasciare ad altri la possibilità di decidere e di non trovarsi a subire le scelte di chissà chi. Per es.c'è una legge sul divorzio che non è per nulla una intromissione nella tua libertà ma un diritto delle persone. Questa è laicità non laicismo usato forse alla rovescia
Scritto da A. Vaghi il 7/9/2012 alle 15:07
La cosa che più mi è dispiaciuta nei giorni scorsi è stata la strumentalizzazione del fin di vita del card. Martini fatto passare da tanti come un atto di ribellione alla Chiesa. Spero che non venga utilizzato ancora come strumento di lotta politica.
Scritto da Cittadina cattolica il 7/9/2012 alle 15:22
Nei giorni scorsi intorno a @Cluadio Ennam c'era stata un rissa verbale che hai fatto bene a troncare. Sarebbe però un peccato se Ennam smettesse di scrivere. Era una presenza scomoda ma spesso stimolante.
Scritto da G.G. il 7/9/2012 alle 15:39
Sono del parere che il biotestamento ci voglia ma solo se approvato dal Parlamento e valido in tutta Italia anche per i magistrati eventualmente chiamati a dirimere una controversia.
Scritto da Rosangela il 7/9/2012 alle 16:05
Essenzialmente è un problema di libertà. In fondo, ritornare a privatizzare la morte, rifiutando le tecniche mediche invasive e accanite, significa poter decidere liberamente la propria morte, e ciò è considerato pericoloso se vi si associa l’idea di poter decidere liberamente anche la propria vita. Governi che mandano a morire persone in Afghanistan poi si spacciano per “salvatori” quando si tratta di affrontare casi in cui la persona non vive più da molti anni… Una cosa è certa: un paese civile non si affida a prelati e opinionisti di regime, ma approva leggi che possano essere le migliori possibili in quel determinato momento storico. Un paese civile permette ai cittadini di decidere liberamente sulla propria vita, senza essere costretti a sottomettersi ad autorità laiche o religiose. Oppure si occupa dei cittadini dalla nascita fino alla morte. Come nei regimi dittatoriali. Va bene, ci sto. Mi date tutto però. Non che mi date un cazzo e poi pretendete di decidere sulla mia morte.
Scritto da Claudio Ennam il 7/9/2012 alle 16:19
@G.G. Scrivo sempre sul mio blog. E, come vede, anche qua.
Scritto da Claudio Ennam il 7/9/2012 alle 16:21
@G.G. ha postato un AAACercasi. Anch'io posto un AAACercasi, con la speranza che questi nostri commenti non siano considerati commerciali e ridicoli. Ieri @Billa ha scritto che si sarebbe assentata per qualche giorno per problemi familiari e, speriamo, non per la rissa verbale cui è stata suo malgrado coinvolta. Sarebbe stato interessante acquisire la sua opinione su temi bioetici. E’ una presenza forse troppo frizzante ma spesso stimolante.
Scritto da C.C. il 7/9/2012 alle 19:28
“La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio?”. Così il Cardinale Martini nella sua ultima intervista. E la Patria, domando io, non è forse anch’essa indietro di decenni? La sudditanza dello Stato al potere ecclesiale, la vocazione gregaria e retriva delle classi dirigenti, il timore reverenziale della sinistra italiana, succube per decenni del dogmatismo comunista (una chiesa in concorrenza, ma convergente sulle restrizioni alla libertà, con la Chiesa romana) hanno causato il grave ritardo di comportamenti e di legislazioni disattenti ai diritti civili dei cittadini. Con i temi introdotti con coraggiosa determinazione da Adamoli, vorrei ricordare la disumana negazione della regolamentazione delle nascite e la comoda opportunistica e codarda obiezione di coscienza di molti medici che hanno costretto molte donne a umilianti trafile e al ricorso alla clandestinità degli interventi. Un’anomalia italica, una stortura illiberale del passato e del presente: per il futuro non so! Il Cardinale concludeva la sua dichiarazione : “... Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?». E noi dovremmo chiederci: “Che cosa possiamo fare per la nostra Patria?”.
Scritto da ulderico monti il 7/9/2012 alle 20:06
Finiti gli annunci (vede @G.G. come si fa in fretta) mi tocca la questione dirimente. Ho dato come l’impressione di tardare ad affrontarla ma non è certamente così. Comprenderanno i lettori. E’ troppo vicina la scomparsa di quel gesuita impareggiabile che fu Carlo Maria Martini, che il suo confratello Padre Ignacio Ellacuria, che lo precedette per mano assassina di un ventennio nella Terra Promessa, avrebbe paragonato, per il suo appassionato dialogo con i non credenti, a Bartolomé de Las Casas e ad Antonio Montesinos, veri evangelizzatori, i quali considerarono gli indios, prima di tutto, persone capaci di pensiero e di sentimento, a differenza dei conquistadores che li definivano “non umani” perché non cristiani. E’ troppo vicino l’acre dibattito sul fine-vita cui fu coinvolto Padre Carlo Maria suo malgrado. Il contributo del nostro ospite @Giuseppe Adamoli è ineccepibile, quale testimonianza forte, seppur discreta, di attaccamento ai valori non negoziabili. Il confronto che @Vaghi pratica con @Molinari è altresì pregnante. La mia idea sul fine-vita, su quel momento di confine dove i nostri corpi bramerebbero l’infinito ma un altro Infinito è lì, pronto ad attenderci, collima con quella di @Roberto Molinari. Saluti. Cottini.
Scritto da C.C. il 7/9/2012 alle 20:33
Ho notato che per leggere qualcosa di sinistra bisogna andare sul blog di @Claudio Ennam, che dicono sia un nazista e per leggere qualcosa di destra bisogna stare sul blog di @Giuseppe Adamoli, che dicono sia del PD.
Scritto da Ranuccio il 7/9/2012 alle 21:46
Annuncio per annuncio. Fra una @Billa qualsiasi e @Claudio Ennam non c'è proprio paragone. La prima si affanna di essere la brutta copia del secondo. Ma perché il secondo è diventato così bravo? Si droga? Prima Ennam non era così, me lo ricordo bene.
Scritto da Ranuccio il 7/9/2012 alle 21:49
@C.C. I miei complimenti per un commento sintettico e molto centrato. Sui veri evangelizzatori cogli nel segno.
Scritto da Andrea il 7/9/2012 alle 22:00
@Ranuccio - Di me e della mia linea politica dì pure quello che vuoi (21.46). Non riprendere però (21.49) la solita discussione sui nomi che ho fatto cessare l'altro giorno perché mi costringi a non postare più il tuo commento. Se @Claudio Ennam vuole un pò di propaganda per il suo blog, è in grado di provvedere direttamente. Entra invece nel merito del post che sarò felice di renderlo noto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/9/2012 alle 22:14
Diciamolo francamente io volevo ottenere l’opposto. Non farai mai propaganda per un millantatore. Prima dice una cosa poi un’altra. Prima scriveva male e adesso bene. Io faccio il mio. Certo anch’io vorrei scegliere di morire come voglio. Magari senza soffrire troppo. Ma penso tutti no. Sono discorsi da intellettuali, un pò da politici poi all’atto pratico siamo tutti uguali.
Scritto da Ranuccio il 8/9/2012 alle 08:50
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