Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 14/11/2012 alle 09:46

 
Penso che non ci sia salvezza per l’Italia fuori dall’Europa dell’euro. Sono per l’Europa federale e spero di poter votare un giorno per il suo presidente.
In un suo articolo Giovanni Sartori afferma che è un traguardo impossibile, che tutti gli Stati federali, salvo la piccolissima Svizzera, hanno una lingua comune (Germania, Usa, Australia, Brasile), diversamente dall’Europa.
E’ una constatazione che non mi fa arretrare dal mio sogno ma che fa riflettere.
Allora, lasciando per un momento l’enorme problema istituzionale, come si esce dalla crisi economica europea? Sartori sostiene che quegli stessi federali stanno meglio di noi perché stampano moneta e impongono dazi e severi controlli doganali. Gli Stati Uniti recentemente hanno “protetto” la loro produzione di acciaio.
Invece l’Europa dell’euro è inerme, come se fosse votata al suicidio.
Se stampare moneta è impossibile, l’Europa dovrebbe praticare un po’ di sano protezionismo. E fa il caso drammatico dell’alluminio del Sulcis in Sardegna. Non avrebbe potuto l’Europa accollarsi il differenziale del costo elettrico fra l’Italia ed altri Stati che ha indotto l’Alcoa ad andarsene?
Domanda che mi resta in mente.
  

Commenti dei lettori: 41 commenti -
L'idea di introdurre qualche forma protezionistica per l'Eurpa non dovrebbe essere scartata. Le grandi produzioni strategiche si salvano anche così e insieme si salvano posti di lavoro preziosi.
Scritto da Maurizio il 14/11/2012 alle 10:17
Sartori è riduttivo. La lingua è solo un elemento dell’identità europea che è stata forgiata nei secoli dal pensiero greco, dal diritto romano e, soprattutto, dal cristianesimo e dai suoi valori ( di dignità delle persone, di tolleranza, di solidarietà e di laicità). La crisi non dipende dall’Unione Europea, è deflagrata in tutto il mondo a partire dagli Stati Uniti e in Europa è stata aggravata dalla mancanza di politiche comuni, a cominciare dal governo dell’ euro. Il protezionismo e i controlli doganali non hanno evitato all’America la crisi del ’29 e la depressione del decennio successivo. Oggi i Paesi in difficoltà sono quelli che non hanno i conti in regola, che spendono più di quanto incassano, che sciupano le risorse perché le regole non sono osservate e le burocrazie sono inefficienti. L’unità europea ci ha messo in contatto con esempi virtuosi di buona amministrazione che dobbiamo seguire. Purtroppo gli errori compiuti in trent’anni non possono essere superati con i provvedimenti d’emergenza. A dissipare si fa in fretta, ma a ricostruire ci vuole tempo. I “cattivi maestri” che invitano ad abbandonare la moneta comune preparano alle prossime generazioni un futuro peggiore dell’attuale.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 14/11/2012 alle 11:54
Sulle miniere del Sulcis c'è stata una debolezza sia dell'Italia che dell'Europa. Si sono persi tanti posti di lavoro in un'area già povera. Si doveva fare di più.
Scritto da Lavoratore Malpensa il 14/11/2012 alle 12:01
Sartori è un politologo e sa di economia come la signora che viene a rassettarmi la casa. La sovranità monetaria è il punto nodale. Sciolto quello, i problemi sono quasi risolti. L’euro è uno strumento nelle mani dei poteri economici per schiacciare i popoli europei, soprattutto quelli cosiddetti periferici. La moneta unica ha favorito solo i grandi imprenditori perché gli Stati non hanno più la possibilità di svalutare per migliorare la capacità di vendere fuori dal mercato domestico. Quindi, la sola possibilità per migliorare la competitività è abbassare i salari (o mantenerli inalterati: accade da almeno tredici anni) e di conseguenza ridurre i costi del lavoro. L'euro è una trappola. Negli ultimi dieci anni l'integrazione economica c'è stata non con i paesi europei, ma con l’India, la Cina e l’Asia tutta che ci ha invaso. L’Unione Europea è stata un pretesto per integrarci non con l'Olanda o la Germania, ma con paesi a basso costo. Sottraendoci la sovranità monetaria, ci hanno obbligato a indebitarci in una moneta che non controlliamo (e che ci costa “acquistare” ogni volta: signoraggio) e che non riflette la nostra economia. Per favore, ho due lauree, una in eco e l’altra in nomia. Per tanto accetto soltanto commenti responsivi di livello. In caso contrario, visto il periodo ancora favorevole a questa attività, munitevi di guanti in lana con le dita tagliate e carta di giornale nella quale avvolgere le castagne arrostite.
Scritto da Claudio Ennam il 14/11/2012 alle 12:16
Ringrazio Dio che ci sia ancora qualcuno che possiede una testa e che si pone delle domande. Di zucche vuote ce ne sono troppe in giro.
Scritto da Mirella Strani il 14/11/2012 alle 13:14
@Camillo Massimo Fiori. Il protezionismo non ha evitato all'America la grande crisi del '29 ma l'America lo ha sempre adottato con dei buoni risultati anche nel secondo dopo guerra e ancora oggi. Qualche misura per difendere il lavoro europeo si può ammettere o no?
Scritto da L. Nicora il 14/11/2012 alle 14:13
Io non sono per il protezionismo. L’autarchia non ha mai portato benefici agli Stati che ne hanno fatto ricorso e l’hanno trasformata in strumento di Politica Economica. La Confederazione Elvetica non è un Paese protezionista: è un Paese Terzo (non membro) associato con precisi trattati all’Unione Europea e fa parte del Gruppo dei Paesi AELS (trattato chiamato spesso Zona di Libero Scambio) e con l’Unione Europea non applica (per i prodotti originari e per quelli trasformati che acquisiscono il carattere di prodotti originari) alcun dazio doganale. La Confederazione vicina è anche un Paese piccolo e neutrale e, per tali motivi, è diventata un Paradiso Fiscale. Con i capitali accumulati nei suoi forzieri ha creato, specie nei settori farmaceutico chimico e alimentare, importanti aziende che operano in tutti i Paesi del mondo. L’Unione Europea cosa dovrebbe proteggere, al di là di un’agricoltura e zootecnia asfittica che per protezionismo forzato è stata quasi uccisa (ti ricordo che il pasticcio degli importi compensativi monetari ha mantenuto in vita aziende agricole che più che produrre prodotti producevano false documentazioni) a spese del Cittadino Comunitario. Gli Stati Uniti sono un Paese protezionista (I loro Customs Offices sono delle barriere quasi impenetrabili) ma anche gli USA alla fine si devono piegare a trattati o accordi perché non esiste il protezionismo unilaterale ma esiste solo la guerra doganale che non ha mai portato benefici di natura economica duratura. Non ci si salva dal mondo esterno chiudendosi dentro un recinto. L’Italia ci ha provato durante il ventennio e i risultati, disastrosi, sono sotto gli occhi di tutti.
Scritto da Sic Est il 14/11/2012 alle 15:09
State facendo dei commenti pieni di buone intenzioni ma forse un pò ingenui. Il Brasile, la Russia, l'India, la Cina, oltre che gli USA, cioè i Paesi che stanno crescendo di più di tutti gli altri, chi più chi meno, proteggono una serie di produzioni per loro tipiche. Non capisco perché l'Europa che non crea moneta non possa fare qualcosa del genere nei casi più gravi.
Scritto da Ugo F. il 14/11/2012 alle 15:47
La domanda come posta e' fuorviante nel senso che la UE come parte integrate del WTO ha sottoscritto accordi specifici sul libero commercio di beni e servizi. Certo non per tutti i tipi di merci e servizi ma per una grande parte di questi. Questi accordi sono multilaterali e ovviamente non simmetrici in considerazione delle condizioni di un dato paese o blocco membro dell'organizzazione. Il mondo e' cambiato molto rapidamente e le utili asimmetrie solo di pochi anni fa' adesso portano degli svantaggi ai paesi della vecchia economia dominante. Lo sviluppo dell'economia cinese per esempio ha terremotato gli accordi del WTO che organizza il sistema molto complesso dei flussi commerciali. Questi cambiamenti si riflettono sulle economie piu' deboli del vecchio mondo e sull'Italia in particolare perche' non ha saputo adattare il suo sistema industriale al cambiamento. Ritornare sul tema dei dazi unilaterali e' possibile solo a fronte di violazioni di altri (caso degli USA) come prassi a se stante e' suicida nel mondo globalizzato (vedi lo stato dei paesi che praticano i dazi unilaterali). Rimane la questione dei tassi di cambio e qui' il problema e' piu' serio perche' l'euro e' una moneta che non riflette i valori e i bisogni degli stati piu' deboli dell'Unione ma per il principio della stabilita' dei prezzi che guida l'unione monetaria la BCE non e' una stamperia di moneta. Poiche' non credo che sia possibile un serio cambiamento di questa politica sperare come fa' la sinistra italiana in una monetarizzazione del debito (dell'inefficienza di una economia) e' una idea perdente. Le differenze tra gli stati dell'Unione vanno ripianate con politiche di rigore e di riforma inevitabilmente molto costose sul piano sociale ed umano. La crescita va' costruita cambiando l'intera organizzazione produttiva e sociale quella fatta a debito porta solo alla rovina. Certo questa riorganizzazione dovra' prevedere riequilibri di ogni tipo tra ceti sociali e paesi dell'Unione che dovra' essere piu integrata. Una cosa a mio modesto parere va evitata nel modo piu' deciso il ritorno al mondo dei dazi unilaterali da sempre indicatori di poverta' e arretratezza.
Scritto da Flavio Argentesi il 14/11/2012 alle 16:20
@Ugo F. L'ingenuo sei tu. L'Europa (del sud) è il parco giochi della speculazione. Ci vogliono affossare e ci stanno riuscendo. Mi pare che oggi, in tutta Italia, ci sia qualche "malumore" nei confronti di Monti, il becchino mandato da Goldman Sachs. Io, il mio malumore l'ho manifestato l'11 novembre 2011, quando ormai si sapeva chi avrebbe preso il posto del Buffone di Arcore ma tutti si prosternavano al nuovo profeta della ripresa economica, Adamoli compreso. Adesso sono tutti nella fase genuflessa, cioè stanno alzato la testa da terra ma sono ancora in ginocchio. Adamoli compreso. Aspetto che tutti si rialzino e s’incazzino, finalmente. Adamoli compreso. Non ci vorrà molto.
Scritto da Claudio Ennam il 14/11/2012 alle 16:33
Parbleu! Come sempre, @L. Nicora marca a uomo @Camillo Massimo Fiori. Che senso ha? Oh parbleu!
Scritto da parbleu il 14/11/2012 alle 16:36
Discussione che seguo con attenzione ma troppo difficile per me per intervenire. Ritorno sul caso Ambrosoli-Lombardia. Non si è mai occupato di amministrazione pubblica e di sociale ma ho saputo che fa parte del consiglio di RCS il gruppo editoriale del Corriere della Sera. Ecco da dove deriva la sua fortissima influenza, oltre che dal ricordo del grande papà. Mi si è accesa una lampadina per capire meglio il tutto.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 14/11/2012 alle 16:46
Che bello sarebbe un confronto su questi problemi come quello organizzato da Sky fra i 5 candidati del Pd. I talk show di rissa non servono a niente.
Scritto da Giovanna G. il 14/11/2012 alle 17:04
La moneta misura il valore dei beni e servizi, non è un valore in sé. Quando un governo svaluta (toglie valore) la moneta nazionale rende meno costose le merci esportate e favorisce gli imprenditori ma rende più care quelle importate. Soprattutto penalizza i redditi (salari e pensioni) e polverizza i risparmi: a farne le spese sono i cittadini. Queste modificazioni hanno effetti non sempre prevedibili sul ciclo economico e un mondo instabile non garantisce le aspettative di futuro. La nostra lire era soggetta a continue oscillazioni, le svalutazioni permettevano una esportazione “drogata” ma creavano inflazione e impoverivano il Paese; l’uscita dall’euro dimezzerebbe d’un colpo tutti i redditi degli italiani. La situazione ottimale è quella dell’equilibrio: se tutti tendono ad esportare ….. qualcuno sarà pur penalizzato! Le risorse europee a favore dell’agricoltura hanno molteplici funzioni, servono a proteggere prodotti locali di alto pregio, a non renderci troppo dipendenti dalle importazioni, dalle oscillazioni di prezzo e dalle carestie, a proteggere il territorio e ad assicurare un reddito minimo agli agricoltori (ridotti al 4 per cento della popolazione attiva). L’U.E. stanzia anche fondi per lo sviluppo delle aree arretrate; la loro gestione è però affidata ai governi nazionali: alcuni li hanno utilizzati bene, altri no. Tutelare il lavoro è importante ma spesso in Italia lo si è fatto nel modo sbagliato: addossando l’onere alla collettività (come nel caso degli esodati) o sostenendo aziende decrepite che distruggono invece di produrre ricchezza. Se la burocrazia non funziona, le tasse sono evase, la giustizia è lenta, le dotazioni infrastrutturali sono deficienti, l’energia molto più cara, tutta l’economia soffre; se il debito e i deficit pubblici non sono in regola è difficile che lo Stato possa intervenire a sostenere le aziende e il lavoro. La buona amministrazione, i bilanci (anche locali) in ordine sono le condizioni base per uscire dalla crisi e non rientrarvi. Il bene comune collettivo serve a favorire tutti; la rincorsa al tornaconto individuale porta all’ingiustizia sociale e alla arretratezza. La politica deve farsi di queste condizioni e informare in modo intelligente i cittadini affinché non restino vittime della demagogia.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 14/11/2012 alle 18:23
Sull'alluminio del Sulcis, mi dispiace per i commenti contrari, ma ha nettamente ragione Giovanni Sartori.
Scritto da Fab il 14/11/2012 alle 19:24
La Norvegia ha grandi industrie di proprietà dello Stato. Parlo di petrolio, energia idroelettrica, alluminio, telecomunicazioni. Anche la principale banca del paese è proprietà dello Stato, così come una parte rilevante della borsa di Oslo. La quota pubblica norvegese lievita se si considerano anche le partecipazioni in società non quotate. Per il petrolio hanno il controllo dell'estrazione e della produzione. Noi avevamo l'ENI di Mattei ma Don Sturzo e la mafia dissero: “non s'ha da fare”. E Mattei morì in un incidente... Perché l'Italia non è come la Norvegia? Perché siamo piccoli, brutti e neri invece di alti, belli e biondi? Abbiamo i secondi giacimenti di idrocarburi più importanti d'Europa ma lasciamo che ne godano le multinazionali estere. Abbiamo risorse elettriche straordinarie ma le lasciamo nelle mani grifagne della Francia. E la nostra acqua? Se la “bevono” la svizzera Nestlè, Suez Gaz de France e Veolia, multinazionali francesi. In Norvegia le risorse pubbliche sono gestite direttamente e i proventi ridistribuiti alla popolazione. Tutta questa virtù non verrà dal fatto che la Norvegia non fa parte dell'Unione Europea? Tutto questo benessere non verrà dal fatto che possiede e controlla la sua moneta?
Scritto da Claudio Ennam il 14/11/2012 alle 20:00
@Parbleu, non marco a uomo @Fiori. Lo stimo molto.
Scritto da L. Nicora il 14/11/2012 alle 20:32
Cos’è un dazio da voi? Da noi è una cosa gravosa, impossibile, allucinante. Sento sempre il Re di Cuori che, fra sé e sé, si lamenta della moglie, Regina di Cuori: “L’è un bel dazi! L’è un bel dazi!”. Quando è sconfortato parla nel suo dialetto normanno, essendo un discendente diretto degli Altavilla. Pover uomo, una donna così non se la meritava, neanche per un Regno.
Scritto da Alice in wonderland il 14/11/2012 alle 21:10
Anch’io oggi scrivo due commenti, come la signora @Luigia Nicora. Posso? E’ solo per chiedere di @Roberto Molinari. Non è passato di qui oggi? Se qualcuno lo vede, gli può dire di leggere il mio messaggio per lui nel post precedente. Un grazie sentito.
Scritto da Alice in wonderland il 14/11/2012 alle 21:16
Bisognerà arrivare ad un'Europa che possa stampare moneta. Lo fa la stessa Inghilterra perché non dovrebbe riuscirci l'Europa? Le tappe da fare sono quelle dell'unificazione piena dell'economia ma se non si esce dalla palude di oggi è difficile che il nostro continente riesca ad riaprire la strada della ripresa e dello sviluppo.
Scritto da Valceresio due il 14/11/2012 alle 21:24
A differenza di @Fiori io non sottovaluterei la variabile della lingua comune. In uno stato federale almeno la classe dirigente deve colloquiare nella stessa lingua. La via che porta alla vera unità europea è ancora lunga e in terribile salita. Meglio mettersi sul cammino delle politiche comuni a cominciare dai bilanci pubblici.
Scritto da Maurizio il 14/11/2012 alle 21:55
Cosa avrebbe potuto fare L'Europa per l'Alcoa ? Se un paese installa una industria il cui prodotto dipende per il prezzo al 90% dal costo dell'energia e ha l'energia tra le piu' care del mondo perche' dovrebbe intervenire la UE ? Questo non e' piu' un mondo in cui si puo' continuare a vivere con produzioni fuori mercato sostenute dal debito pubblico. L'industria italiana andava ristrutturata anni fa' quando c'erano i soldi per farlo, oggi e' troppo tardi. Un paese dovrebbe prendere atto del suo fallimento e progettare un futuro sostenibile. Sembra che non sia cosi' e si pensa che l'Europa passa farsi carico dei nostri fallimenti come sperano Bersani e Vendola (dopo il confronto Sky anche Renzi) monetarizzando i debiti con stampa di moneta alla BCE. Temo sia un piano senza nessuna speranza concreta.
Scritto da Flavio Argentesi il 14/11/2012 alle 22:38
E' il contrario: l'Europa ne ha decretato la chiusura, vietando gli aiuti di stato. Ma ci sono diversi aspetti. É giusto mantenere un'industria che costa allo stato piú di quanto costerebbero i lavoratori pagati a far niente? Molte produzioni portate a Portovesme erano fuggite da altri posti nazionali per i maggiori aiuti: anche questo é giusto? Ho letto una lettera di un artigiano sardo che si lamentava dell'assenteismo all'Alcoa, dove chi aveva avuto un posto (grazie a conoscenze) poi non é che se lo curasse un granché. Mi piacerebbe conoscere le statistiche dell'assenteismo...
Scritto da Massimo Galli il 14/11/2012 alle 22:44
L'Alcoa, o come si chiamava prima, è uno dei tanti investimenti sbagliati e oggi fuori mercato. Una tipica cattedrale nel deserto che ha deturpato definitivamente un tratto di costa dove tutto poteva essere pensato tranne che fare uno stabilimento per la produzione di alluminio. Con il costo dello smantellamento e del risanamento c'è da lavorare per dieci anni. Potrebbero occuparsene i dipendenti rimasti arrivando alla pensione e nel frattempo valorizzare le aree limitrofe come zone turistiche. Frequento la zona da più di dieci anni e vi assicuro che le mie sono riflessioni condivise da chi ci abita con qualche rischio di fianco e di fronte.
Scritto da Emilio Pacioretti il 14/11/2012 alle 23:06
“Moving to a full monetary union in Europe is like putting the cart before the horse. A major shock would result in unbearable pressure within the Union because of limited labour mobility, inadequate fiscal redistribution, and a ECB that will probably want to keep monetary conditions tight in order to make the euro as strong as the dollar. This is surely the prescription for major future problems” “The most serious criticism of EMU is that by abandoning exchange rate adjustments it transfers to the labor market the task of adjusting for competitiveness and relative prices... losses in output and employment (and pressure on the European central bank to inflate) will predominate.” “Italians dream that the Ecb will make their life easier than the Bundesbank does now... The new central bank is certain to establish itself at the outset as a direct continuation of the German central bank” Mi limito a riportare alcune citazioni. A quando risalgono? Chi saranno mai gli autori? Forse dei profeti? Allora esistono davvero i profeti?
Scritto da Carlo il 14/11/2012 alle 23:31
@Emilio Pacioretti. Si peró... Bonificare é un costo: chi paga?
Scritto da Massimo Galli il 14/11/2012 alle 23:38
Gli articoli del TFEU (Treaty on the Functioning of the European Union) che regolano gli aiuti di stato nell'Unione non sono una imposizione della burocrazia di Bruxelles ma regolamenti approvati dal Consiglio dei Ministri dell'Unione di cui l"Italia e' parte e dove ha il diritto di veto. E' ora di finirla con lo scarica barile sulle burocrazie di Bruxelles. Le direttive, le regulations e tutti gli altri atti normativi sono sempre decisi dal Consiglio dei Ministri di cui tutti gli stati membri fanno parte e dove sino ad ora hanno avuto il diritto di veto. Il governo italiano con maggioranze di destra o di sinistra ha sempre approvato tutti i regolamenti oggi in vigore quindi basta con la filastrocca che e' colpa di Bruxelles. Questo puo' andare per il popolo bue ma non per chi ha anche una minima capacita' di riflessione. L'Europa non ha decretato la chiusura dell'Alcoa ha solo chiesto all'Italia di rispettare le norme del Trattato che essa stessa ha fatto adottare all'Unione. Il problema non e' comparare i costi di mantenimento con quelli di demolizione e abbandono il punto e' che gli aiuti di stato nell'Unione sono illegali. E' il governo italiano che deve far rispettare il Trattato. Produrre alluminio in Sardegna e' stata una idiozia sin dall'inizio e le idiozie prima o poi si pagano. Per i danni rivolgersi ai politici che hanno sponsorizzato l'affare Alcoa magari sono ancora in Parlamento.
Scritto da Flavio Argentesi il 14/11/2012 alle 23:42
Dibattito serio e molto impegnativo. C'è chi dice che l'Europa non può battere moneta, chi dice che non può fare nessuna protezione dei propri prodotti neanche in emergenza, che in Italia alcuni servizi pubblici esenziali non funzionano (bella scoperta), che bisogna diventare virtuosi come la Germania. Amesso tutto questo in prospettiva qualche misura urgente per uscire dalla crisi vogliamo trovarla o no?
Scritto da Ugo F. il 15/11/2012 alle 08:52
Caro Giuseppe,credo che quello dell’Europa federale resterà soltanto un sogno,perché uno stato o nasce federale o no; l’Europa è fondata sul concetto forte di nazione o patria,e sarà quasi impossibile cambiarlo.( Una riflessione anche sul federalismo italiano ).Altra cosa sarà darci delle regole su tutto quello che riguarda l’economia e la finanza.D’altronde cosa pretendiamo da un continente che per vari motivi,non ha saputo riconoscere nella sua Costituzione le proprie origini dal mondo greco-giudeo-cristiano,( come dice anche @Massimo Fiori), origini importanti non soltanto per motivi religiosi e di fede,ma anche culturali? ( ricordiamo gli appelli accorati e pressanti che fece il Beato Papa Giovanni Paolo II ).
Scritto da Mario Diurni il 15/11/2012 alle 08:55
Per l'affaire Alcoa dobbiamo ringraziare, nell'ordine, il duo Prodi/D'Alema che nella seconda metà degli anni novanta consegna Alumix, di proprietà italiana, nelle mani del consorzio Citicorp (e di Goldman Sachs) che gestisce la finanza di Alcoa; il duo Berlusconi/La Russa nel 2002; poi di nuovo Prodi/D'Alema, mi pare nel 2007; e infine, nel 2009 ancora Berlusconi/La Russa che consentono ad Alcoa di avere sovvenzioni governative per sette o otto miliardi come “rimborso relativo all’uso dell’energia elettrica” a condizione di garantire l’occupazione permanente e il prosieguo dell’attività produttiva. Quei soldi, in verità, sono finiti nella Citicorp, investiti nei derivati finanziari. Neanche lo vendevano l’alluminio: lo producevano, lo accatastavano, lo stoccavano e lo davano in garanzia per avere soldi da investire in derivati speculativi. L’Italia è una pacchia per gli speculatori, perché attraverso la malleveria politica ogni multinazionale si è appropria di ingenti risorse dello Stato (cioè i nostri soldi) per investirli sulle piazze finanziarie di tutto il mondo. Inutile dire che i profitti lucrati da Alcoa non sono mai rientrati in Italia.
Scritto da Claudio Ennam il 15/11/2012 alle 10:23
Non so se queò che dice @Claudio Ennam è vero ma è certamente verosimile. Dovremmo fare la raccolta di tutti i danni provocati da D'Alema da solo o in compagnia con altri.
Scritto da Osvaldo il 15/11/2012 alle 11:09
@Osvaldo. No, me lo sono inventato. Sono uno scrittore del fantastico. I nostri politici, da Prodi a Berlusconi, da La Russa a D'Alema, si sono sempre prodigati per il bene del Paese. L'Italia ha una sovranità assoluta, non dipende dall'America e i potentati finanziari esistono solo nella mente dei "complottardi". Come dicevo, sono uno scrittore del fantastico.
Scritto da Claudio Ennam il 15/11/2012 alle 12:03
Chiedo agli esperti. Il "divorzio" Banca d'Italia-Tesoro,anni 80, quali risultati ha dato a 30 anni di distanza? Come è legato all'attuale configurazione della BCE sull'autonomia ? La lingua unica: avevamo il latino. Eh, se si fosse lasciato fare Federico II.... :-) Mi preoccupano, non da ora, gli scontri in strada e gli scioperi. Non si vede prospettiva e futuro e la freddezza è difficile riesce a mantenerla. E gli enti sembrano quasi sempre più obbligati a legare l'asino dove vuole il padrone.
Scritto da FrancescoG. il 15/11/2012 alle 12:04
Ma che affanno l'Oscar Giannetto del blog, che affanno! Il saggio Brucaliffo, sempre freddo ed equilibrato, consiglia di risparmiare il Respiro per quando questo verrà meno. Che abbia ragione?
Scritto da Alice in wonderland il 15/11/2012 alle 13:22
Caro @FrancescG., sono il massimo esperto economico del mio pianerottolo. Se tu chiedessi ad Amilcare, che abita di fianco a me, otterresti una risposta poco esaustiva. Amilcare ha un negozio di ferramenta. “Mi vendi ciod”, non sa dire altro. “Mi capisi mia chel rob lì”. E allora, eccomi. Fino al 1981 la Banca d'Italia era tenuta ad acquistare tutti i buoni del Tesoro che lo Stato volesse emettere. Come contropartita la Banca Centrale stampava moneta. È chiaro che il diritto di emettere moneta, come espressione della sovranità, spetta al popolo, che dovrebbe esercitarla attraverso il Tesoro. La decisione di affidare al Governatore della Banca d'Italia il potere di regolare l'offerta di moneta fu una scelta fatta per prevenire eventuali abusi (in realtà fu la prima pietra di un progetto di lunga durata per la presa del controllo da parte privata). Bankitalia, d'altronde, era in pratica controllata dal Governo, e non c'è dubbio che la moneta era emessa indirettamente da quest'ultimo. Da quando il controllo di Bankitalia è passato in mani private, il controllo (politico) sull'emissione di moneta è venuto meno. Non solo, molti pacchetti azionari di quegli istituti sono stranieri. Risultati nefasti per l’economia domestica. Le banche dovrebbero essere parte della struttura sociale, essere vicino al risparmiatore e all’imprenditore. A maggior ragione l’organo che le controlla: la Banca Centrale nazionale. Invece è stata smantellata, svenduta per favorire gli interessi di chi utilizza i soldi per speculare sulla pelle dei popoli. Troppo enfatico? Per incularci, allora.
Scritto da Claudio Ennam il 15/11/2012 alle 15:05
Se la Banca centrale europea non arriverà mai a stampare l'euro, penso che forse il tanto vituperato Berlusconi abbia ragione ad accusare l'Europa dell'aggravamente della crisi italiana e dell'impossibilità di risolverla anche in futuro.
Scritto da Fab il 15/11/2012 alle 15:28
@Alice in wonderland non sa più come mettersi in mostra ma non gliela fa. Il mondo è diviso fra i gionlennon e gli assassini di gionlennon. Se indovinate da che parte stia @Alice in wonderland vi regalo il "Del maiale" del dottor Whiffle.
Scritto da Claudio Ennam il 15/11/2012 alle 15:53
@Claudio Ennam, se scrivere n. 1 commento in un post, come faccio io, significa “mettersi in mostra”, lei è una Mostra vivente, una Pinacoteca. Ha presente il detto: “si contano sulle dita di una mano”? Ebbene, fra le risate generali, abbiamo contato i suoi commenti nel presente post. Non bastavano le mie mani, abbiamo dovuto aggiungere quelle del Reverendo Dodgson, le preziose mani del Reverendo Dodgson. Pertanto, Ennam caro, se ne stia lì bello tranquillo nella cesta e non mi disturbi. Poi, cosa vuol dire che “non gliela farei”? Sa bene che io non utilizzo i suoi metodi. A fronte di Dino, a me cosa costerebbe far intervenire Dinah, la mia gattina? E invece no, non lo faccio, sono diversa da lei, siamo diversi noi due. Come le è già stato detto oggi “similis cum similibus”. Continui a mantenere le distanze da me, la prego, il Paese delle Meraviglie non è fatto per lei che difetta in purezza e candore. Chiuso.
Scritto da Alice in wonderland il 15/11/2012 alle 17:51
@Alice in wonderland. Io le distanze da lei le tengo volentieri ma è lei che non resiste. Proprio non gliela fa. Guardi, le assicuro, sono brutto, vecchio, grasso e completamente impotente. Mi lasci perdere. Sono certo che anche lei sia tutt'altro che una bellezza ma io la batto. La batto in tutto.
Scritto da Claudio Ennam il 15/11/2012 alle 19:21
@ Claudio Ennam. Grazie del contributo.
Scritto da FrancescoG. il 16/11/2012 alle 17:39
@FrancescoG. Figurati, è un piacere. Urca, ho scritto un altro commento che poi andrà nel conteggio di quella multinick che mi fila! Ma guarda, alla mia età essere corteggiato da una sciacqua...Che destino!
Scritto da Claudio Ennam il 16/11/2012 alle 19:35
Archivi:
Ultimi post:
(12/6/2014 - 09:06)
(10/6/2014 - 11:29)
(8/6/2014 - 19:04)
(5/6/2014 - 12:08)
(28/5/2014 - 08:54)
(27/5/2014 - 09:40)
(26/5/2014 - 08:10)
(25/5/2014 - 09:04)
(24/5/2014 - 12:08)
(22/5/2014 - 17:23)