Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 18/11/2012 alle 20:44


L’orizzonte “due popoli, due Stati” fissato dall’Onu molti anni fa si è rivelato illusorio.
Le colpe stanno da più parti: Israele, Palestinesi, Paesi mediorientali, grandi Potenze mondiali.
I venti di guerra stanno spirando, la situazione è esplosiva e la notizia di oggi pomeriggio di 5 bambini estratti morti, insieme ad altri 5 adulti, da una casa palestinese distrutta fa rabbrividire e spaventare.
Sulla ricostruzione storica mi sento vicino all’analisi di Pierluigi Battista. Ritengo valida anche la sua cruda conclusione sull’attualità: “Non è accettabile che sia divulgata una rappresentazione degli eventi drammatici di questi giorni come il frutto della solita smania militarista di Israele. Continua la minaccia esistenziale allo Stato d’Israele”.
Ho scelto per chiarezza questa frase molto netta ben sapendo che non sarà facilmente accettata dai lettori del blog.
Voglio aggiungere una considerazione sull’Europa.
Gli Usa hanno una specialissima relazione con Israele per ragioni storiche, culturali, economiche, geopolitiche. La Cina e la Russia hanno sempre appoggiato i palestinesi. L’Egitto dei Fratelli Musulmani ha fatto la sua ovvia scelta di campo. L’Iran fa paura ad Israele e forse ancora di più all’Egitto. La Siria è dentro un groviglio di contraddizioni che appaiono indecifrabili e inestricabili.
In questo agguerritissimo campo di battaglia diplomatico, impressionante è il vuoto totale lasciato dall’Unione Europea che appare una vera e propria diserzione.
Se ci fosse la possibilità di dare un voto via Internet ai componenti della Commissione Barroso sfiducerei immediatamente il cosiddetto ministro degli Esteri europeo, la Baronessa laburista Catherine Ashton.
Dovrebbero farlo concretamente e subito i governi nazionali, altrimenti responsabili della nullità europea.

Commenti dei lettori: 51 commenti -
Le implicazioni sono eminentemente finanziarie. Si spara per speculare. Si lanciano missili per guadagnare denari. Si uccide per accumulare patrimoni. Trading e morte. Il petrolio non è soltanto acquistato e venduto nella sua forma fisica ma anche trattato da investitori attraverso i cosiddetti futures. Il Brent, il petrolio del Mare del Nord, è il termometro di quanto accade in Medio Oriente e in Nord Africa. Dal luglio scorso si sono verificati consistenti aumenti di contratti futures sul Brent, addirittura con picchi del 300% rispetto a giugno. La Borsa delle commodities di Londra, confermava come anche i grandi trader stessero accumulando posizioni rialziste sui futures del Brent. Un’altra notizia ha fatto sensazione. Per la prima volta Londra aveva superato New York nel trading di futures petroliferi. Insomma, si puntava più sul Brent, il petrolio europeo, che sul Wti, il petrolio trattato sul mercato statunitense. Il Brent, inoltre, offre un altro vantaggio: la “backwardation”, la possibilità cioè che i contratti futures stipulati con scadenza vicina valgano più di quelli con scadenza lontana, quindi nel momento in cui si fa il rollover, ci si ritrova un prezzo di carico più basso. Quindi, un aumento del premium sul breve a causa di quanto sta accadendo a Gaza, sarebbe una manna per chi ha contratti futures a breve. In caso di escalation della guerra in Medio Oriente, ci sarà la possibilità di un picco del premium sui futures stipulati. Se Israele muoverà le sue truppe di terra, chi ha acquistato futures sul Brent potrà rivenderli come se li avesse comprati a sconto, guadagnando cifre favolose. Qualcuno è già morto. Qualcun altro morirà. Molti faranno una valanga di soldi. A cosa servirebbero le guerre altrimenti?
Scritto da Claudio Ennam il 18/11/2012 alle 21:39
Tra provocazioni e ritorsioni da ambo le parti e' da 60 anni che dura l'interminabile guerriglia tra i due popoli.Che non si accorderanno mai! L'errore degli anglo-americani di dare una terra agli Ebrei in mezzo al mondo arabo a loro ostile ne e'la fonte,ora tocca prevalentem.a loro sbrigliare la matassa.Auguriamoci solo con le armi della diplomazia,come finora e'stato,altrimenti scoppierebbe un conflitto che rischierebbe di internazionalizzarsi. E che gia'sarebbe avvenuto con Romney presidente.
Scritto da giovanni dotti il 18/11/2012 alle 21:57
La baronessa non conta niente e a sentire i giornali è quasi presa in giro. La sua debolezza è ingigantita dalle contraddizioni dei governi nazionali che sul medio oriente non riescono a fare nulla o perchè non possono o perché non vogliono per interessi economici.
Scritto da G. Brielli il 18/11/2012 alle 22:04
La foto che hai messo è significativa. E' Gaza che brucia non Tel Aviv.
Scritto da Dino il 18/11/2012 alle 22:18
L'America ha delle pesanti colpe. Ho sempre coperto troppo la volontà aggressiva degli israeliani verso i palestinesi. Temeva di perdere un potente alleato in un'area strategica per i suoi enormi interessi economici e adesso Obama non sa più che pesci pigliare.
Scritto da Mario T. il 18/11/2012 alle 22:57
L'odio dei palestinesi è fortissimo e radicatissimo, viene inculcato massicciamente ai bambini. Le reazioni israeliane sono crudeli. Il numero diverso di vittime fra le due parti è dovuto alla differenza enorme dei mezzi bellici in loro possesso. Le ostilità armate devono finire ma l'impegno per una pace accettabile è tutto da svolgersi coinvolgendo l'Egitto e l'Iran.
Scritto da Bortoluzzi il 19/11/2012 alle 08:10
Come facciamo noi europei, ad imporre certe situazioni che non sappiamo risolvere i nostri problemi,ho espresso il mio punto di vista personale.
Scritto da Loic Genini il 19/11/2012 alle 08:12
La baronessa ha una responsabilita' limitata perche' di fatto non ha nessun potere al di la degli atti cerimoniali. Quindi prendersela con la Ashton e' fuorviante. Il vero responsabile e' il Consiglio dei ministri degli esteri che non ha preso posizione sul conflitto in corso e continua ad essere latitante. Sfiduciare la baronessa e' come prendersela col guardiano del campo di calcio quando il Varese perde.
Scritto da Flavio Argentesi il 19/11/2012 alle 08:15
Se Massimo D'Alema fosse divenuto responsabile degli esteri UE al posto di una persona assurta all'incarico più per censo che per meriti politici, come minimo sarebbe già uscita una qualche presa di posizione ufficiale dell'Europa. D'Alema potrà anche essere antipatico, ma una cosa non gli manca: la dote della chiarezza. Anche di questa situazione dobbiamo ringraziare Berlusconi, che al momento opportuno ritirò l'appoggio del governo italiano ed oltre a farci fare l'ennesima figura da caciottari aprì la strada a questa Signora Nessuno.
Scritto da Angelo Bellora il 19/11/2012 alle 09:54
@angelo bellora La ragione per la quale hanno messo in quel posto la Ashton e' proprio questa. Non volevano quacuno in grado di rompere le palle. La responsabilita' di Berlusconi in questo caso e' marginale. Questo prova ancora una volta che le responsabilita' in Europa non sono della burocrazia di Bruxelles come si vuol far credere al popolo ma degli stati membri che operano nel Consiglio europeo che e' il vero organo decisore. La burocrazia di Bruxelles e' un comodo paravento per i politici nazionali.
Scritto da Flavio Argentesi il 19/11/2012 alle 10:25
@Flavio Argentesi (08.15). E' ben evidente che le cause della nullità europea in Medio Oriente non si limitano alla signora Ashton. Nel mio "sfiduciamo la baronessa" c'è il giudizio negativo sulla inconsistenza della politica estera dell'UE, largamente riconosciuta e denunciata. In ogni caso credo sia molto riduttivo e sbagliato considerare il ministro per gi Affari Esteri come un burocrate passacarte privo di iniziativa politica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 19/11/2012 alle 10:33
@Angelo Bellora (09.54) - Sono anch'io del parere che D'alema sarebbe stato molto meglio della signora Ashton (l'avevo scritto sul blog) ma non diamo tutta la colpa a Berlusconi. La scelta è stata compiuta innanzitutto dal partito socialista europeo il quale, per ragioni di equilibrio interno, ha preferito la baronessa luburista inglese. Sai cosa ti dico? Che non ne posso più che arrivi la fine conclamata del berlusconismo così che le responsabilità negative della sinistra (tante sia in Italia che in Europa) non siano più strumentalmente addossate al "cavaliere nero".
Scritto da Giuseppe Adamoli il 19/11/2012 alle 10:37
Caro Reverendo, a proposito di diserzione, leggo nove commenti davanti a me. Speriamo che la bollicina di acqua Lete stia alla larga, altrimenti incuriosita chiederebbe: “C’è qualcuno?” Non rimanga attonito, anche una piccola particella di sodio ha la sua bella arguzia. Ma lasciamo correre … lasciamo scorrere … come stanno facendo le acque limacciose che ci circondano. Semmai, sollecitata da Lete, le scrivo quello che penso. La Baronessa. La Baronessa è come la mia Duchessa. Donne così. Non sono misere Alici, ma neanche potenti Regine. Sono quelle figure “di mezzo”, in sospeso, sempre irrisolte, che fingono di avere un progetto, un’idea ma, in realtà, rimasticano teorie e teoremi, camminando sulle uova. Donne usuali, che copiano le vite degli altri. Donne mai sole, che non conoscono la solitudine perché sempre accompagnate dalle loro ansiose convenzioni che si fondano su chiuse convinzioni. La mia Duchessa è così, non so la vostra Baronessa. Non vi piace? Il saggio Brucaliffo vi consiglia di rimpiazzarla con Belen Rodriguez, maternità permettendo. Mica per niente, ma perché sorride con gli occhi. Sorride sempre, è spontanea e non fa l’intellettuale nei talk show, forzando l’esibizione di concetti che non sono suoi. Belen e Tabacci hanno questo punto di forza, il sorriso. Chi ne è privo, si arrabatta fra l’incutere soggezione e grevi formalità. E’ importante il sorriso. Sa, Reverendo, quanti conflitti potreste evitare con discorsi chiari e vigorose strette di mano accompagnate dal sorriso? A partire dai conflitti vicini a noi. Dentro di noi. Poi, solo poi, potrete affrontare quelli del Medio Oriente. Si parlava di quelli?
Scritto da Alice in wonderland il 19/11/2012 alle 10:54
Sono d'accordo sulla disarmante non presenza europea: l'UE è in tutt'altre faccende affaccendata. Sono del parere che i palestinesi, guidati da capi estremisti politicizzati e buoni a crearsi ricchezze con gli aiuti dell'ONU e dei Paesi Arabi che elargiscono capitali per tenerseli buoni e lontani (Arafat docet) hanno trasformato questa disputa infinita in una lotta ideologica tra occidente e medio oriente. La scusa religiosa, al solito, viene utilizzata come strumento di lotta per le masse.
Scritto da Sic Est il 19/11/2012 alle 10:59
I bombardamenti aerei di Israele sulla striscia di Gaza, che hanno provocato decine di vittime civili, tra cui donne e bambini, suscitano orrore e sgomento. La reazione è dovuta alla costante escalation di missili lanciati dagli arabi ma essa è sproporzionata rispetto ai rischi effettivi e provoca molti più danni perché e rivolta verso una zona densamente popolata. Il sanguinoso conflitto dura dal 1948 quando gli ebrei, con alle spalle secoli di persecuzione e lo sterminio nei lager nazisti crearono con le armi il nuovo Stato che fu riconosciuto dall’ONU ma mai accettato dagli arabi. Non si tratta di uno scontro di nazionalismi; la posta in gioco è molto più alta: per gli ebrei difendere una Patria che furono costretti ad abbandonare in tempi lontani ma di cui hanno sempre mantenuto vivo il ricordo come fattore della loro identità; per gli arabi riprendere la terra in cui sono nati e che furono costretti ad abbandonare. I torti e le ragioni compongono una situazione inestricabile e nessuna delle due parti ha dalla sua il diritto morale; entrambe sono costrette dalle circostanze a coabitare su un’unica terra ma tutte sono irriducibili nell’accettare un compromesso. I metodi della guerra sono crudeli, orribili e, per le popolazioni europee che non ricordano più le loro guerre del passato, inaccettabili; ma, fuor di ipocrisia, sono gli stessi usati nella guerra civile in Siria dove sono le fazioni di uno stesso popolo e scontrarsi l’una contro l’altra. L’Europa cosa può fare ? L’intervento militare, come è accaduto in Libia, non è risolutivo e rischia di coinvolgere altri Paesi mettendo a repentaglio la fragile situazione del Medio Oriente, ma la diplomazia e gli aiuti umanitari non sono chiaramente sufficienti. L’opinione pubblica europea è giustamente esasperata ma non considera a sufficienza che la situazione è determinata da fattori che sono stati per troppo tempo sottovalutati; l’intolleranza, lo spirito di vendetta, il razzismo sono alla base degli sconvolgimenti che nel secolo scorso hanno insanguinato l’Europa e che, anche oggi, tornano a mostrarsi episodicamente in molti Paesi. La violenza va sempre e comunque condannata, cominciando dalle nostre coscienze. L’interrogativo “che fare?” resta purtroppo drammaticamente senza risposta.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 19/11/2012 alle 12:25
Ciao Giuseppe, sei rimasto sempre lo stesso e vuol essere un complimento. Nelle nostre, a dir poco accese discussioni, avevate più ragione voi che noi ingenui marxisti-leninisti. Pensavamo di aver in mano il mondo ma era soltanto l'illusione ideologica. Sono per lo Stato della Palestina ma ammetto che anche i palestinesi ne hanno fatte di cotte e di crude. Mi firmo col mio nome di battaglia: Felix, te lo ricordi?
Scritto da Felix il 19/11/2012 alle 13:02
Solo Israele può fermare Israele titolava un articolo di Eugenio Scalfari alcuni anni fa e aveva ragione. Gli Ebrei per duemila anni hanno subito violenze inaudite. I massacri, le conversioni forzate, la ghettizzazione di intere comunità non avevano limiti per arrivare infine al tentativo di sterminarli, cancellarli dalla faccia della terra. Motivi di astio nei confronti dei “gentili” ovvero dei non Ebrei ne hanno sicuramente a volontà. Però le violenze subite nel corso dei millenni non sono un’attenuante per giustificare la ferocia con la quale si scagliano contro il popolo palestinese. Nel 1947 fu riconosciuto lo Stato d’Israele. Il sogno di intere generazioni ebraiche si avverava: potevano ritornare nella loro amata terra d’ origine. Ci si aspettava un tripudio di gioia invece non fu cosi. Da subito iniziarono a deportare centinaia di migliaia di palestinesi scaricandoli oltre il confine dello stato d’Israele. Con fredda metodicità espropriarono ed espropriano tuttora terreni e case dei palestinesi. Hanno deviato i corsi d’acqua incuranti dei danni inflitti agli “altri”. Non permettono ai non Ebrei di crearsi una struttura sociale con infiniti abusi. Questo disumano comportamento è l’origine dell’odio dei palestinesi nei confronti del popolo ebraico. La continua tensione tra i due popoli è in costante crescita: i pulman israeliani sono scortati dall’esercito, i contadini lavorano i campi portando a tracolla un mitra, le cantine delle abitazioni le hanno trasformate in rifugi. Ma è vita questa? Che futuro preparano ai loro figli? Riconoscano che la politica fatta di soprusi fino ad ora adottata si è rivelata un fallimento, che ha portato solo morte, distruzione e dolore infinito. Abbandonino il sogno della “Grande Israele”. Permettano ai loro figli di mischiarsi con i bambini palestinesi, acconsentano a queste giovani generazioni di incontrarsi, di conoscersi per decidere insieme con serenità il loro destino, a Dio piacendo, inshallah.
Scritto da Ernesto Alberichi il 19/11/2012 alle 13:24
@Camillo Massimo Fiori non conosce la cronologia dei fatti. I missili lanciati dagli arabi sono una risposta all'episodio che ha dato inizio all'offensiva: l'uccisione dell'uomo forte di Hamas a Gaza, quell'Hamed Jabari che i media di tutto il mondo si sono affrettati a presentare, sulla scorta di quanto dichiaravano i portavoce delle forze armate israeliane, il capo militare di Hamas. In realtà, una voce non sospetta, il giornale israeliano Haaretz, riportava lo scorso 15 novembre le dichiarazioni di Gershon Baskin, un pacifista israeliano che ha partecipato alle trattative per il rilascio del soldato Gilad Shalid: secondo Baskin, Jabari era al centro di contatti con Israele per mantenere il cessate-il-fuoco anche nel caso di una recrudescenza di ostilità fra Israele e le diverse fazioni palestinesi nella Striscia di Gaza". Addirittura, secondo la dettagliata ricostruzione che Baskin ha fatto a Haaretz della trattativa in corso, Jabari sarebbe stato pronto a quest’accordo sulla base della considerazione della crescente inutilità del lancio di razzi contro Israele.
Scritto da Claudio Ennam il 19/11/2012 alle 14:41
Sono d’accordo con le tue argomentazioni; l’inconsistenza della Ashton mi sembra fuori discussione ma anche l’intera Europa non fa una bella figura. Il problema del conflitto tra Palestinesi e Israeliani si configura come un’ “aporia”. Entrambi i contendenti hanno buone ragioni per ritenersi nel giusto. Purtroppo, le aporie non ammettono soluzioni. Non mi sento in grado di dare suggerimenti.
Scritto da Angelo Eberli il 19/11/2012 alle 14:45
@Giuseppe Adamoli. Sarebbe auspicabile avere un responsabile della politica estera europea all'interno del Consiglio (ricordo che la baronessa Ashton non un membro della Commissione ma bensi' del Consiglio) che non fosse semplicemente la segretria dei ministri degli esteri dei paesi membri. Si presume che nel caso la posizione della Ashton fosse andata a D'Alema le cose andrebbero diversamente. Forse? Ma uno come D'Alema non sarebbe stato mai ritenuto compatibile dagli stati membri cosi' come e' stato per Tony Blair per la presidenza del Consiglio andata a van Rompuy.
Scritto da Flavio Argentesi il 19/11/2012 alle 15:32
Giuseppe, condivido il tuo auspicio circa la definitiva uscita di scena del berlusconismo, ma nello specifico guarda che si era arrivati ad un passo dal traguardo, superando anche le resistenze polacche, proprio, bisogna riconoscerlo, grazie a Berlusconi, che aveva chiamato il premier di Varsavia per far rientrare alcune dichiarazioni non proprio amichevoli di un suo ministro. Senonché si aprì una frattura tutta interna al nostro governo, tra Brunetta, decisamente contrario a D'Alema che lo definiva "post-comunista ancora comunista", e Frattini che, al contrario, non solo riteneva la candidatura pienamente valida, ma che ne vedeva un onore per tutto il nostro paese. Arrivati a quel punto la spuntò Brunetta, che era nel pieno del suo rumoroso fulgore-furore antifannulloni, che portava molto più consenso mediatico dell'opera spesso silenziosa del "maestro di sci" agli esteri. Così Berlusconi fece l'ennesima giravolta e smise di fare azione di convincimento tra i leaders europei. Essendo la candidatura, per accordi presi tra le varie forze politiche europee, una questione tutta interna al PSE ed essendoci in tal sede degli equilibri molto precari, la conclusione ovvia fu che il PSE stesso se la cavò con l'ennesima scelta mediocre.
Scritto da Angelo Bellora il 19/11/2012 alle 15:42
Il peso politico dell'Europa, con o senza la Ashton, ha la stessa importanza del pulviscolo che talvolta si forma sulla scrivania di Netanyahu.
Scritto da Claudio Ennam il 19/11/2012 alle 15:59
Caro @Felix (13.02), certo che mi ricordo. Tu giocavi, eccome, col tuo nome di battaglia, eri duro nelle parole ma di animo gentile. Ti avevo perso di vista da parecchi anni. Mi fa molto piacere che sei approdato al blog. Se qualche volta interverrai capirò il tasso di colesterolo ideologico che magari conservi tuttora. Un abbraccio come ai bei tempi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 19/11/2012 alle 16:03
@Flavio Argentesi e @Angelo Bellora, al di là del caso specifico di Mrs. Ashton e di D'Alema è certamente vero che gli Stati membri del'Ue preferiscano quasi sempre avere delle figure pallide nei posti chiave europei per continuare a detenere loro il vero potere di negoziazione e di relazione con gli altri Stati. E' questo uno dei fattori di debolezza dell'Europa nel mondo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 19/11/2012 alle 16:09
Prima li cacciano dalla loro terra, poi li ammassano in una striscia di territorio dove sono costretti a vivere come animali, poi vengono bombardati e ne fanno le spese soprattutto donne e bambini. Da qualsiasi parte la si guardi l' azione israeliana nei confronti dei palestinesi è da anni indecente. Altro che l' 'unica democrazia' in Medio Oriente! Meglio non scordare che certo sempre ingiustificabile terrorismo, nasce e prolifica per condizioni storiche e non, spesso volutamente ignorate.
Scritto da paolo rossi il 19/11/2012 alle 17:16
@Claudio Ennam, la cronologia di @Camillo Massimo Fiori è corretta a sentire tutti i più importanti mezzi d'informazione. Probabilmente tu hai le tue fonti personali che dovresti però comunicare a tutti.
Scritto da Maurizio il 19/11/2012 alle 18:51
La massiccia offensiva missilistica contro le città israeliane non è stata una reazione all’uccisione dell’esponente di Hamas, Hamed Jaban. E’ scaturita invece dal convincimento maturato dall’autorità di Gaza di un mutato rapporto di forza conseguito in seguito alla fornitura di missili a più lunga gittata da parte dell’Iran (Paese non arabo che controlla anche il Libano) e dall’avvento del nuovo governo dei Fratelli mussulmani in Egitto, considerato più favorevole alla causa palestinese. E’ indubbio che Israele, nonostante la sua forza militare ma isolato nel mondo arabo, corre un rischio mortale; la sua reazione può essere discussa quanto a modalità e intensità ma non può essere disconosciuto il suo diritto a difendersi.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 19/11/2012 alle 19:50
La cronologia che io ho proposto è corretta e incontrovertibile. Più importante, però, della successione dei fatti e capire i motivi che sottendono a queste azioni. Ieri sera Gad Lerner ha detto una tragica verità: Israele sta vincendo la guerra (in virtù del suo strapotere militare) ma sta perdendo la pace. Ed è proprio questo che vuole Israele. Lo scopo dello Stato ebraico è quella di evitare che si arrivi a una definizione pacifica dei contenziosi per salvaguardare esclusivamente i suoi interessi strategici che oggi sono soprattutto due: evitare il completamento del processo di pace di Oslo, che Israele considera superato dai fatti, soprattutto in presenza di un fronte politico palestinese dilaniato dalla lotta fra Hamas e Olp; chiudere i conti con la questione iraniana. Non a caso, quindi, Israele colpisce in Palestina subito dopo la rielezioni di Obama, costringendo il presidente americano a un immediato appoggio alla propria politica di "auto-difesa" che si traduce nella ripresa di violazioni gravissime del diritto internazionale, dati gli effetti di questa nuova operazione di guerra sulla popolazione civile della Striscia di Gaza. Così facendo, si spazza via non solo qualsiasi possibilità di mediazione con Hamas, ma anche di concedere un sia pur minimo spazio diplomatico all'Egitto di Morsi. La prospettiva dei due Stati, l'interruzione della politica degli insediamenti nella Cisgiordania, la questione di Gerusalemme e quella del "diritto al ritorno" vengono una volta ancora travolte da una nuova operazione israeliana.
Scritto da Claudio Ennam il 20/11/2012 alle 08:08
Sono a favore di una patria per i palestinesi ma approvo la difesa strenua dello Stato d'Israele. Se non è ancora stato annientato è soltanto perché l'odio dei palestinesi non ha avuto i mezzi sufficienti per portare a compimento l'opera di distruzione.
Scritto da Bianchi Giò il 20/11/2012 alle 08:37
@Ernesto Alberichi, la domanda su quale futuro si stia preparando per i giovani vale esattamente sia per Gaza sia per Israele. Condivido l'articolo di Pierluigi Battista.
Scritto da Matias il 20/11/2012 alle 10:09
Ashton. Avevo già espresso le mie forti perplessità tempo addietro. Così come sul ruolo ambiguo del Regno Unito nell'UE. Scrivevo ad una persona, della mia preoccupazione e sofferenza per la situazione tra i territori palestinesi ed Israele. Ci sono esecuzioni sommarie, dolore in una parte e nell'altra. Contiene un forte messaggio per Obama e dice che l'Europa è inesistente, impegnata come una vecchia signora a sistemare casa. Le nostre coscienze ce ne chiederanno conto tra qualche anno? Se l’Europa si ritiene il faro morale del pianeta, dimostri che non è solo un timbro. I “galloni” si guadagnano giorno per giorno. Gli USA hanno inventato “l’esportazione della democrazia” (e in tanti dietro: sì, sì’. Che bello!!), come se la democrazia fosse un bene di consumo. Invece era un sistema per impiantare il proprio modello di sviluppo. Noi Europei non abbiamo nulla da dire? E (qui provoco apposta) quei politici delle "radici giudaico-cristiane” e dei crocefissi nelle scuole perché stanno in silenzio? Non c'è anche qualcos'altro nel messaggio evangelico? O non interessa il tema Medio Oriente perché non porta voti? Oppure sanno di non aver ruolo quando si deve unire e non dividere? Penso che un atteggiamento fattivo e serio a livello internazionale sia indispensabile per far crescere la propria credibilità e aver maggiori possibilità di far conoscere e “condividere i diritti” (in opposizione all’esportazione americana). Qualche giorno fa ho incontrato un signore di 88anni, vecchio alpino. Ero in strada con un amico che lo conosce. Abbiamo fatto due parole, qualche minuto. Non so come ci siamo arrivati, ma ha raccontato della sua esperienza di guerra sul fronte francese. Era in supporto al tenente medico. Parlava di giovani suoi compagni ed amici portati con gambe a braccia a brandelli. Piangeva. In quel momento era lì, ancora sul fronte. Lo si leggeva negli occhi. Tornato a casa, la solita banale considerazione: “ma noi uomini non abbiamo ancora imparato niente”. Noi “Europei della bambagia” non abbiamo visto nulla della vita. Abbiamo il vantaggio di avere ancora qualche energia da mettere a servizio. Ma stanno riducendosi, travolte dalla crisi economica generata ad est dell’Atlantico ed a nord della Manica. Mi rendo sempre più conto di come, nel mondo, siamo tutti legati. Anche a distanza. Chiamati a dare un contributo, pur piccolo o locale. Mi chiedo spesso se ne sono capace e se sono all'altezza. Mi ha fatto piacere incontrare, per strada, un maestro. Non te lo aspetti in un pomeriggio qualsiasi.
Scritto da FrancescoG il 20/11/2012 alle 11:46
@FrancescoG. Il tuo è un commento da incorniciare e da leggere a voce alta ai tanti che in questi giorni parlano di società civile, di democrazia liberale, di primato della cultura occidentale. Forse il dibattito politico italiano è troppo preso dalle vicende interne, dalla multicompetizione elettorale, dal fiorire di nuovi partiti e movimenti. Si parla d'Italia, ma si dimentica il mondo. Si parla troppo di noi e ci si dimentica degli altri. Anche a me ha fatto piacere incontrare, per strada, un maestro. Non te lo aspetti in una mattina qualsiasi…
Scritto da Leonardo C. il 20/11/2012 alle 13:17
Hamas è un covo di terroristi che non farà mai il bene dei palestinesi. Molti arabi vivono bene e tranquilli in Israele ma una cosa del genere non sarebe mai possibile a parti invertite dove comanda Hamas.
Scritto da Gino D, il 20/11/2012 alle 13:41
Prima cosa. Mio marito, che mi legge, si lamenta del fatto che io non usi le maiuscole che – sostiene lui – agevolerebbero la comprensione. Allora, oggi, in onore al commento di @FrancescoG. mi adopererò ad usare i tastini adeguati :-) Grazie a Francesco per il suo commento. Non ha rimasticato testi e neppure li ha copiati, come taluni amano fare. Ha scritto opinioni, sensazioni e sentimenti. Diverse le questioni che lui tocca. Consigli di vita (“i galloni si conquistano giorno dopo giorno”). La favola che gli Usa esportino democrazia. Io, caro Francesco, non voglio più parlare di democrazia, ad eccezione riguardi testi storici o giuridici. Nella vita quotidiana, la democrazia spesso latita (o diserta, per copiare il titolo del post). Sappi che ci sono Circoli del Pd che esitano a rilasciare, ai propri iscritti, documenti inerenti la vita stessa del circolo. E’ democrazia, questa? Ci sarebbero gli estremi per ribaltare il tavolo in testa al/la Segretario/a del circolo ma poi ci ricordiamo che siamo (saremmo) per la non violenza e, allora, ci tratteniamo :-) Grazie, Francesco, per la testimonianza dell’alpino che hai riportato. Utile non disperdere queste preziose esperienze, ma come fare? La nostra memoria è fragile. Dovremmo riuscire a conservarle dentro di noi ma non è facile. Il turbinio della vita e, come dicevo, le minutaglie, la zavorra, ci distolgono. Grazie anche per aver riportato una parte di te, della tua interiorità in questo blog. Per vicende varie ed evidenti, diverse persone hanno perso la passione di intervenire così.
Scritto da Billa il 20/11/2012 alle 15:03
ritorno al minuscolo. che @maurizio (18 e51) abbia da imparare dal commento di @francesco g?
Scritto da Billa il 20/11/2012 alle 15:05
Cara @Billa (15.05), non solo @Maurizio ha (forse) qualcosa da imparare dal commento di @FrancescoG (11.46). Ho certamente io qualcosa da imparare. Ps - Ti ho anche risposto nella discusssione precedente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 20/11/2012 alle 15:50
Rabin, generale e poi Primo Ministro di Israele fece prima la guerra e poi la pace, ma fu ucciso da un estremista ebreo. Ariel Sharon amava dire che “una patria i Palestinesi già ce l'hanno, la Giordania”, infine consiglio di vedere un film di qualche anno fa “Il giardino di limoni”, un film che racconta la battaglia di una donna palestinese per conservare il suo giardino di limoni dalla possibile distruzione ad opera delle forze di sicurezza ebraiche e il ruolo della giustizia militare, ma anche di israeliani (la moglie del ministro proprietario della casa vicina al campo ad esempio) che si schierano con la donna ( per inciso la storia narrata trae spunto da una vicenda realmente avvenuta). Tre flash, Giuseppe, che illustrano quanto sia complicato giudicare quello che accade. Tre aspetti in contraddizione apparentemente tra loro, ma che segnano lo spirito di un popolo e di una nazione sospesi tra la voglia di pace e di giustizia e la paura di non sentirsi mai al sicuro. In Israele ci sono i pacifisti di “Peace Now”, ci sono generali che sono diventati pacifisti, ci sono partiti di sinistra come il Meretz disponibili a passi in avanti nelle trattative. Ci sono i laburisti che hanno avuto uomini e donne come Ben Gurion, Golda Mayer, Rabin, Peres che la guerra l'hanno scatenata, fatta e vinta, e uomini come Begin (Likud, quindi la destra estrema con un passato da terrorista nell'Irgun e nella Banda Stern ) che la pace la fecero con l'Egitto restituendo territori. In Israele c'è Nevè Shaloom, comunità pacifista, e ci sono quelli che subirono l'eccidio di Monaco. Possiamo dire di vedere queste contraddizioni anche nel fronte arabo? Quello che rifiutò la logica dei due stati, due popoli e scatenò la guerra per buttare a mare gli “ebrei”? Possiamo dire che sia una democrazia quella che sta a Gaza con Hamas che ha nella sua carta fondativa l'obiettivo di distruggere Israele? E come ci sentiremmo noi se fossimo circondati da nazioni che vogliono la tua distruzione e che un giorno si e un giorno si ti lanciano missili per “testare” il tuo grado di “risposta”? Israele piaccia o no è l'unica democrazia in medio oriente. E' una democrazia che mette in galera il suo presidente, che mette sotto accusa Primi Ministri, Ministri e generali e, proprio perché è una democrazia compie errori, ma è pronta a pagarne il prezzo. Possiamo dire la stessa cosa di chi c'è a Gaza, in Siria, in Iran e di lì scendendo verso tutti gli altri paesi Arabia Saudita compresa? E che responsabilità porta l'Europa di fronte a quello che accade in medio oriente? Assenti e incapaci di esercitare una politica seria e poi ci lamentiamo se gli USA sono quelli che intervengono ed esercitano tutto il loro potere di influenza. La verità è che l'Europa non ha una politica mediterranea, anzi non ha proprio una politica estera e questo è un segno di miopia e non di indifferenza.
Scritto da roberto molinari il 20/11/2012 alle 17:36
Condivido pienamente @Roberto Molinari.
Scritto da Ade il 20/11/2012 alle 20:00
@ Leonardo C., Billa, Giuseppe Adamoli. Mi mettete in imbarazzo. Vi ringrazio. Ma non ho fatto nulla di particolare e non ho nulla da insegnare. Tanto meno a voi ed agli "soci" del blog. Magari ho qualcosa da condividere. Ci provo. Ora è meglio smettere. Finisce che divento più retorico del solito :-)
Scritto da FrancescoG. il 20/11/2012 alle 21:00
@Billa. Solo io avrei da imparare, tu no? Sei una bella presuntuosa.
Scritto da Maurizio il 20/11/2012 alle 21:42
@Matias, Quanto dichiari è vero. Il mio auspicio vale per entrambe le fazioni in lotta. Nella mia lettera ho voluto evidenziare l’enorme responsabilità attribuibile allo stato d’Israele. Ieri su La Repubblica lo scrittore Ebreo Keret scrisse “ se si guarda al Medio Oriente il quadro generale che si ha è che Israele ha occupato la Palestina e che quindi i palestinesi hanno reagito. Ma nel caso specifico la logica del governo israeliano è semplice: se tu mi spari io ti sparo”. A queste verità aggiungo che i Palestinesi sono in Palestina, perché la Palestina è la loro patria. Gli ebrei israeliani sono in Israele perché non esiste altro paese al mondo che gli ebrei, in quanto popolo, abbiano mai potuto chiamare patria. La notizia confortante è che una consistente parte della popolazione israeliana considera ingiuste le sofferenze inflitte al popolo palestinese dai loro governi e vorrebbero convivere in pace con essi. Sono ancora minoranza, ma esistono. Voglio anche ricordare che due anni fa, più di mille tra soldati e ufficiali israeliani furono processati e condannati a lunghe pene detentive perché si rifiutarono di bombardare i villaggi palestinesi. Tuttora sono in carcere. Sono certo che l’attuale minoranza un giorno governerà lo stato d’Israele. Solo allora potrà calare il sipario sulla tragedia che da oltre mezzo secolo devasta lo stato d’Israele e la Palestina.
Scritto da Ernesto Alberichi il 20/11/2012 alle 23:12
Parbleu, @Matias, soddisfatto del contatto di @Ernesto Alberichi, vero? Parbleu, a cosa è costretto un uomo per comunicare! Oh, parbleu!
Scritto da parbleu il 20/11/2012 alle 23:56
Caro @Roberto, ci tengo a dirti che condivido il tuo commento sia quando illustra la complessità enorme della condizione mediorentale sia quando si pone interrogativi che sono anche miei. Le opinioni unilaterali e filipalestinesi non mi hanno mai convinto pur non nascondendomi affatto gli errori e gli eccessi di Israele.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 21/11/2012 alle 09:44
@Ernesto Alberichi - Ti ringrazio per avermi suggerito di parlare di questi problemi. E' bello confrontarsi su opinioni anche molto diverse se il confronto è costruttivo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 21/11/2012 alle 09:50
Giuseppe hai giustamente detto che anche il blog si sarebbe schierato. Non manco di farlo...e dalla parte scorretta, naturalmente dalla parte di Israele. L'unica democrazia del Medio Oriente (voteranno tra sessanta giorni nonostante la guerra)...tra tanti paese vicini dove dalle scuole materne si insegna ai bambini NON LA COESISTENZA PACIFICA CON ISRAELE...MA LA DISTRUZIONE DELLO STATO che non viene nemmeno riprodotto sulle cartine geografiche.
Scritto da Fabrizio Piacentini il 21/11/2012 alle 11:34
Israele teme l'Iran...FORSE! Anche noi. Solo che solo ad Israele tocca di confrontarcisi...rischiando i missili sulla testa dei propri cittadini. Come vedete si stanno preparando a difendersi. Noi no. Loro (Israele) lo stanno facendo anche per noi...tra gli strali e le maledizioni di tutto il medio oriente...e la pavida posizione europea. Loro non si tireranno indietro e faranno...quanto è necessario indipendentemente da quanti paesi e milioni di avversari dovessero trovarsi di fronte.
Scritto da Controcorrente il 21/11/2012 alle 11:50
@Controcorrente. Perché usi la prima persona plurale? Per conto di chi hai scritto il commento delle 11:50?
Scritto da Claudio Ennam il 21/11/2012 alle 12:33
@Fabrizio Piacentini. Non so se tu sia dalla parte scorretta. Sicuramente sei con "Repubblica" che ha censurato un intervento di Piergiorgio Odifreddi contro Israele. Anch'io lo avrei censurato se avesse scritto sul mio blog ma per motivi diversi: il preambolo del suo post è storicamente falso.
Scritto da Claudio Ennam il 21/11/2012 alle 12:39
@Giuseppe Adamoli, dammi la possibilità di fugare equivoci in merito al problema mediorientale. Sono fermamente convinto che coloro che non riconoscono lo stato d’Israele e auspicano la sua scomparsa, sono i peggiori nemici del popolo Palestinese. È a causa di queste aberranti e antistoriche posizioni, tra l’altro diffuse anche qui in Italia, che spaventa e angoscia il popolo israeliano al punto tale di indurli a eleggere personaggi discutibili come Menahem Begin, Ariel Sharon, Benjamin Netanyahu. Solo a titolo informativo riporto una frase pronunciata da Sharon: “i Palestinesi hanno già una patria: vadano in Giordania”. Chi all’opposto giustifica sempre le violenze che i governi israeliani applicano nei confronti del popolo palestinese, inconsapevolmente, incoraggiano i personaggi sopra citati nel procedere con le loro politiche destabilizzanti che volutamente impediscono a questi due popoli di convivere senza scannarsi a vicenda. Se nei miei scritti censuro le violenze dei governi israeliani lo faccio perché la potenza militare ed economica di Israele è tale che può decidere se scegliere la pace o la guerra. Da oltre mezzo secolo ha scelto la guerra.
Scritto da Ernesto Alberichi il 21/11/2012 alle 14:02
Saro'cinico,ma resto nella miaposizioneiniziale,che so non condivisa dai piu':all'Europa,divisa com'e',non resta che adottare la politica (intelligente)di Ponzio Pilato,quella di lavarsene le mani e restare indifferente a guardare i due contendenti che continueranno a scannarsi a vicenda,sperando che l'intervento diplomatico degli USA possa evitare che il conflitto dilaghi in tutta l'area mediorientale.Oppure si trovino altri territori nel mondo meno ostili agli Ebrei per dar loro unanuovapatria
Scritto da giovanni dotti il 21/11/2012 alle 17:00
Giuseppe,anche in precedenti occasioni avevamo parlato dell’inconsistenza delle politiche europee,e non soltanto di quelle estere.Sono le lobbies che comandano in europa,e la nomina della baronessa è frutto del loro potere.Ma tutto deriva dal fatto che non abbiamo una politica estera comune alle varie nazioni,ma ognuno “gioca” per conto proprio: ricordiamoci dell’ultima guerra di Libia.Per quanto riguarda il medio-oriente,la situazione è talmente complessa che si fa fatica a capire: Hamas vuole la distruzione di Israele,che d’altro canto detiene tutto il controllo sull’acqua e sui territori,e potrei continuare elencando alttri motivi di potenziale conflitto.A mio avviso anche Obama ha le sue responsabilità,con le sue politiche ondivaghe,e forse questo attacco di Israele è proprio un messaggio mandato a lui ed agli USA,in vista di futuri attacchi,magari all’Iran. Forse sto andando troppo avanti,ma se leggiamo attentamente i segni dei tempi ,non possiamo che essere preoccupati. Mario Diurni
Scritto da Mario Diurni il 23/11/2012 alle 08:45
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