Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/12/2012 alle 13:20


La Palestina da settimana scorsa è diventata Stato osservatore dell’Onu. Davanti a un tale evento più che un ragionamento fortemente motivato sono in grado di esprimere soltanto un sentimento come ciascun cittadino del modo.
Mi sento da sempre un amico d’Israele. Ricordo che in uno degli ultimi consigli nazionali della Dc nel 1992 avevo messo nel mio intervento una frase critica rispetto alla linea filo palestinese di Giulio Andreotti.
Detto questo, penso che l’Italia abbia fatto bene a votare all’Onu a favore del riconoscimento palestinese, purché continui a considerare inalienabile il diritto di Israele all’autodifesa, come ha assicurato il governo Monti insieme alle altre nazioni europee.
Questo non significa affatto chiudere gli occhi di fronte ai nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. Tutto ciò è un modo per mettere dei macigni quasi insuperabili sulla strada per dare una patria ai palestinesi.
E dunque è un atto da condannare senza la minima esitazione.
Se l’Iran è diventata la minaccia più pericolosa per la pace, lo storico conflitto israeliano palestinese resta una micidiale miscela di ingiustizie umane, sociali e politiche pronta ogni giorno ad esplodere.
 

Commenti dei lettori: 38 commenti -
Temo che il passo compiuto all'Onu sia un incoraggiamento ad Hamas per colpire Israele. Non gi faranno male contribuiranno a fomentare l'instabilità del medio oriente.
Scritto da Gino D. il 4/12/2012 alle 14:15
Una parte importante della Dc guardava con interesse politico alla Palestina. Una delle cose più belle di quel partito che ai tempi di Berlusconi quasi rimpiangevo.
Scritto da F. Bernasconi il 4/12/2012 alle 14:28
Caro Giuseppe, il Governo ha fatto bene a votare in sede ONU il riconoscimento della Palestina come stato osservatore. Rimangono tuttavia alcuni aspetti che non vanno sottaciuti. La dirigenza Palestinese non si è impegnata a concludere un trattato di pace con Israele. La domanda che sorge quindi è: si riconoscerà comunque, prima o poi, lo stato della Palestina senza che questi abbia sottoscritto un trattato definitivo di pace con Israele? Chi comanda in Palestina? Il moderato e laico OLP ( o quel che ne rimane ) o l'estremista Hamas che vuole la distruzione di Israele? E ancora, è possibile pensare ad una democrazia in Palestina quando poi, alla prova delle elezioni, a fronte delle corrotte leadership filo occidentali, i palestinesi votano Hamas con tutto quello che ne consegue? Certo Israele oggi è politicamente isolato. Lo è perchè il suo primo Ministro in questa situazione ha risposto con l'ampliamento delle colonie, col blocco delle rimesse delle tasse e con la linea di chiusura rispetto ad un rilancio della trattativa. Israele oggi è questo. E' un paese dove lo stato di guerra vige comunque, dove il timore di essere attaccati e piegati è forte perchè è forte il sentimento di odio nei suoi confronti e perchè la vecchia leadership araba con cui si era abituati a trattare non c'è più. E' un Paese che con la fine dell'URSS si è riempito di immigrati ebrei dai paesi dell'est, immigrati che hanno importato non solo le loro conoscenze e i loro modi di vita, ma anche la loro cultura “politica”, una cultura non liberale, non socialista ( di tipo occidentale ) con venature anche autoritarie. Leberman, ministro degli esteri di Israele ne è un esempio. In tutto questo c'è da sperare che l'Europa, ma soprattutto l'Italia assuma, attraverso nuovi leader una dimensione estera diversa. Noi non possiamo prescindere dal bacino del Mediterraneo. Non è il nostro mare né il mare di casa, ma è il centro di una civiltà millenaria cui noi abbiamo dato molto e a cui tutti i paesi che si affacciano possono guardare con rispetto. Dunque io confido che Bersani si muova anche in questa direzione. Che sappia sposare un attivismo non filo arabo, ma una nuova politica estera capace di promuovere e coniugare l'imprescindibile diritto di Israele di esistere e vivere in pace e la possibilità di coesistere con uno stato Palestinese democratico in grado di dare una speranza al suo popolo e di estirpare i germi dell'odio e dell'intolleranza. A tutto questo noi dobbiamo aggiungere la capacità di portare avanti l'idea che non si estirpa la povertà e l'intolleranza se non attraverso lo sviluppo e i diritti individuali. La pace passa attraverso questi due formidabili fattori di integrazione. E' stato così per l'Europa, sarà così anche per il bacino del Mediterraneo. Solo la miopia di Berlusconi e dei suoi alleati leghisti ha fatto si che si perdesse anche questo treno per l'Italia e d'altra parte che cosa potevamo aspettarci da chi ha ridotto la politica estera del nostro Paese agli slogan “più polenta e meno couscous” o alle vignette anti islam sulle magliette?
Scritto da roberto molinari il 4/12/2012 alle 14:47
Interessante il commento di @Roberto Molinari ma perché non condensa di più in meno spazio?
Scritto da Valceresio due il 4/12/2012 alle 15:36
Ci vuole ben altro contro Israele per convincerli ad una politica di rispetto verso la Palestina e i paesi arabi. Quel che sta facendo è miserabile e inumano.
Scritto da Kefiah il 4/12/2012 alle 15:53
D'accordo con @Kefiah. Israele si sta comportando in modo disumano.
Scritto da Pietro (di sinistra) il 4/12/2012 alle 16:13
Caro @Roberto (14.47), ok su tutto, aggiungo solo che la mossa degli Stati europei, Germania in testa (perfino la Gran Bretagna si è astenuta), penso sia dovuta anche alla necessità di favorire Abu Mazen nel suo contrasto con Hamas. Con tutta la sua fragilità, l’OLP resta l’unico interlocutore realmente possibile e valido per la gran parte dei Paesi rappresentati all’Onu.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/12/2012 alle 16:26
Incredibile trasformazione! Fino al 1945 gli Ebrei erano delle povere vittime ma già dal 1946 con la banda Stern, l'eccidio di Deir Yassin ecc. diventano belve sanguinarie. Credo che la colpa sia da attribuire al dottor Mengele. Chissà quel diavolo quali sostanze avrà iniettato a quelle povere creature! Sono sempre state vittime e ora...
Scritto da Claudio Ennam il 4/12/2012 alle 16:27
Io sono dalla parte di Israele, a priori. Sono dalla parte di Israele dal 1945 quando ancorata ad un molo remoto del porto di La Spezia vidi una nave “exodus” che tentava di riportare in Palestina i sopravvissuti dei campi di sterminio. Nel 1948 il piano dell'ONU “due popolo due stati” fu respinto dai Paesi arabi che attaccarono Israele appena costituitosi. Gli arabi aggredirono ancora e ancora Israele, ma furono sconfitti e lo furono ancora e ancora.... In tale clima ostile l'occupazione dei territori è una NECESSITA' STRATEGICA. Se si esamina una carta di Israele con occhi per vedere e mente per comprendere, si noterà che al centro del Paese la distanza dalla Cisgordania al mare è di15 kilometri. Cioè un “nulla” per un attacco di carri o di aerei. Sarebbe dunque un suicidio tattico e strategico abbandonare i territori della Cisgiordania, in assenza di una solido e credibile trattato di pace. Dal resto Israele si ritirò da Gaza unilateralmente e senza condizioni, senza effetto alcuno sul processo di pace.
Scritto da ulderico monti il 4/12/2012 alle 16:59
Un unica precisazione Giuseppe, la Germania si è astenuta probabilmente per i suoi trascorsi storici e per opportunità politica. Della Gran Bretagna non so, ma temo che il suo voto sia frutto di una volontà diversa rispetto a quella dei Paesi del continente. E dall'altra parte lì si dice ancora, quando c'è nebbia nella Manica, “l'Europa è isolata”.
Scritto da roberto molinari il 4/12/2012 alle 17:38
E' come se andassi a casa di qualcuno e gli dicessi di andarsene,perchè da quel momento è casa mia
Scritto da Loic Genini il 4/12/2012 alle 19:07
Su questo considero ottimale la frase di Pier Luigi Bersani: si deve fare in modo che un popolo smetta di sentirsi minacciato ed un altro popolo di essere umiliato.
Scritto da Angelo Bellora il 4/12/2012 alle 19:08
@Claudio Ennam. Non ho capito il tuo commento. Ti vuoi spiegare meglio?
Scritto da Amico d'Israele il 4/12/2012 alle 19:10
La ragione, specie nelle dispute internazionali sui territori, è difficile da assegnare. Credo, però, che i palestinesi non riescano a darsi un Capo di Governo serio. Abu Mazen non è sicuramente Arafat (che riuscì ad accumulare un tesoro con i petrodollari provenienti dai Paesi Arabi ricchi), ma resta sempre un uomo di faida senza lungimiranza politica, desideroso solo, in questo come Arafat, che la questione non si risolva mai.Come osservatori all'ONU possono avere qualche contatto con Israele.
Scritto da Sic Est il 4/12/2012 alle 19:36
Così il Salmo: “... Os habent, et non loquentur: oculos habent, et non videbunt. Aures habent et non audient: nares habent, et non odorabunt. Manus habent et non palpabunt: pedes habent, et non ambulabunt: non clamabunt in gutture suo....” Solo i ciechi e i sordi ignorano o fingono di non sapere che Israele fu in Palestina fin dalla metà del II millennio prima della nostra era.
Scritto da ulderico monti il 4/12/2012 alle 19:43
@roberto molinari. Herlind Jentzsch, la madre di Angela Merkel, è di origine ebraiche. E' la discendenza matrilineare a definire l'appartenenza al popolo ebraico. Quindi, Angela Merkel è ebrea. Cosa voleva che votasse la Germania? Per la Palestina?...
Scritto da Claudio Ennam il 4/12/2012 alle 20:25
Da una parte l'odio irrefrenabile dei palestinesi verso gli ebrei, dall'altra la reattività eccessiva di Israele. Forse solo la comunità internazionale se fosse unita potrebbe disinnescare la bomba ma al contrario finora ha contribuito a tenerla pronta per essere sganciata.
Scritto da Alessandro il 4/12/2012 alle 20:29
@Loic Genini. Mio bisnonno aveva un sasso in Israele. Un bel sasso grande. E lo rivendicava. Ogni Ebreo ha, o pensa di avere, un sasso più o meno grande in quella Terra. E vuole riappropriarsene. Anche quelli che abitavano in Polonia, Russia, Romania, Bulgaria. Tutti avevano un trisavolo, un bisnonno, un nonno che rivendicava sassi. Da qui l'idea che la Palestina fosse la patria storica degli Ebrei. Storia a suffragare questa tesi nessuna, ma sassi tanti.
Scritto da Claudio Ennam il 4/12/2012 alle 20:31
@Amico d'Israele. L'impressione è che abbiano sterminato solo quelli buoni e che siano rimasti gli Ebrei cattivi. Israele non è un esempio di umanità, deve convenirne. O lei pensa, @amico d'Israele, che gli israeliani siano molto buonini? Me lo dica se lo pensa. Mi rincuori se può. Vorrei tanto pensare che gli israeliani fossero buoni. Buoni, buoni. Ma non ci riesco.
Scritto da Claudio Ennam il 4/12/2012 alle 20:40
@Ulderico Monti, ma lei o non crede nella teoria dei due popoli due Stati. Se ci crede deve ammettere che 1.700 case tra Gerusalemme e Cisgiordania sono un impedimento alla trasformazione della teoria in una realtà di fatto. C'è una logica in questo, mi sembra.
Scritto da Laura il 4/12/2012 alle 21:45
Il percorso mi pace è ancora lungo. Lo fanno le persone serie e spero che sia restato un lumicino di speranza nei cuori. La troppa sofferenza lascia segni profondi. Invece, vi dico la mia sulla vicenda politica. Prima una nota personale. In quinta elementare ho preparato la ricerca d'esame in geografia su Israele. Mi ha sempre affascinato. Molto complesso. Noi europei una situazione come questa tra Palestina e Israele dobbiam sentirla come intollerabile. Fermo restando che la ragione non l'ha nessuno, umanamente do prima una mano a chi non ha da mangiare. I potenti locali hanno troppo giocato con la pelle del popolo. E non solo loro. Mi pare che il diritto all'autodifesa di Israele non sia in discussione. Come quello di ogni stato. L'Iran mi preoccupa relativamente. Che interesse può avere a destabilizzare l'area? Non vorrei venga usato come alibi da altri. Infine la scelta del governo italiano. Il governo, anche per chi non lo credeva, è politico. Altrimenti si sarebbe astenuto dicendo "non tocca a noi". Penso non abbia scelto senza coinvolgere la politica. Giusto prendere una posizione netta. Serve all'Italia per essere solida e mettere le basi per una politica del Mediterraneo di solidarietà e collaborazione. Fondamentale per tutti i popoli rivieraschi. Oltre che per l'Europa. La strada va percorsa con convinzione, secondo me. E Bersani in Libia è un segnale.
Scritto da FrancescoG. il 4/12/2012 alle 22:10
Da perseguitati divennero persecutori. Come i Cristiani. Le religioni si somigliano tutte, dividono e non accomunano l'umanita'. Per i problemi dell'eterna guerra tra Ebrei e Musulmani l'Europa conta come il due di picche, non puo' fare che buone raccomandazioni e nulla piu'.Se la sbrighino le superpotenze mondiali, sopratutto gli anglo-americani che li hanno ficcati in Palestina.Mi auguro solo che a causa loro non scoppi un conflitto internazionale,in cui l'Italia spero non si lasci coinvolgere
Scritto da giovanni dotti il 4/12/2012 alle 22:27
Anche nella giornata di oggi è continuata la discussione sul post di ieri "Caro Renzi". Ne informo i lettori in quanto soltanto una parte legge anche le pagine precedenti. Tengo la media di 5/6 post settimanali perchè questa frequenza mi consente di cambiare spesso argomento lasciando un certo tempo per il dibattito. Se ci sono dei suggerimenti al riguardo li accetterei molto volentieri.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/12/2012 alle 22:51
Cosa dovrebbe fare gli israeliani contro una gran parte del mondo arabo che li odia? Quello che ha scritto @Ulderico Monti lo condivido.
Scritto da Francesco S. il 4/12/2012 alle 23:28
@Laura 21,45. Condivido, ma insisto: senza un trattato di pace credibile la necessità strategica di presidiare i Territori è prioritaria. La questione non si risolve in Palestina perché è in gioco la supremazia nel conflitto Sciiti-Sunniti, e l'Iran ha interesse a tener alta la tensione, in particolare nella zona di Gaza. Noi europei abbiamo smarrito ogni velleità di far politica estera: un tempo si parlò di Israele membro della Comunità Europea. Israele è la frontiera dell'Occidente.
Scritto da ulderico monti il 5/12/2012 alle 06:49
Tutta quell'area è una bolgia. La Siria con un regime allo stremo, l'Egitto con i Fratelli Musulmani che vogliono imporre la loro dittatura, l'Iran che è il Paese più pericoloso di tutti, il conflitto eterno fra palestinesi e israeliani. Solo gli Usa con una politica estera forte che trovassero un'intesa ragionevole con la Cina potrebbero garantire una pace ragionevole o una guerra non guerreggiata.
Scritto da Roseto senza rose il 5/12/2012 alle 08:36
@Francesco S. 23,28. Sì, che dosa dovrebbero fare gli israeliani? Una pace "credibile" è in atto, ad esempio, con Giordania ed Egitto, già aggressori di Israele. A dimostrare che la pace è possibile. Del resto la popolazione dello Stato di Israele comprende una rilevante minoranza araba, che convive pacificamente con gli Ebrei. Ma di questo non si parla mai! E si finge di non ricordare le passate repressioni del movimento palestinese da parte dei Paesi arabi...
Scritto da ulderico monti il 5/12/2012 alle 09:13
Con il casino che c'è in Medio Oriente bisogna dire che Israele con tutti i suoi errori è però un presidio di democrazia.
Scritto da E. Botta il 5/12/2012 alle 09:20
E' un bel ritorno quello di @Roseto senza rose. Gli USA sono i migliori interlocutori in un qualsiasi processo di pace. Gli Americani sono pacifisti nati. Ovunque, nel mondo, hanno portato pace e democrazia. Da sempre mettono fiori nei loro cannoni. Grazie a @Roseto senza rose di aver ricordato a tutti il ruolo pacifista e democratico degli USA nel mondo. Pis en lav.
Scritto da Claudio Ennam il 5/12/2012 alle 09:58
L'Egitto è in fiamme e dimostra che non si può governare nel nome soltanto della legge islamica. Quella non è democrazia.
Scritto da Maurizio il 5/12/2012 alle 14:42
Collegare Gerusalemme all'insediamento ebraico di Maale Adumin significa per Netanyau impedire l'accerchiamento della città da parte dell'autorità palestinese,annettere le aree con più alta densità di colonie ebraiche,controllare le fonti idriche e le quattro strade principali.E' una zona di difesa irrinunciabile; per i Palestinesi impedirlo significa una continuità geografica fino a Talpiot( centro Gerusalemme).Israele è sempre più solo, potrà resistere alle pressioni interne e internazionali?
Scritto da Micol il 5/12/2012 alle 15:22
Non si può non riconoscere che i palestinese hanno subito una "ingiustizia storica" ma l'ingiustizia di ieri è la legalità del presente. Appare chiaro allora che la soluzione è sempre quella indicata oltre cinquanta anni fa dall'ONU. La comunità internazionale non permetterà mai ne che Israele sia cancellata ne che i palestinesi siano espulsi da tutta la Palestina. Eppure il conflitto continua implacabile. I palestinesi affermano che vogliono solo la fine dell'occupazione Israeliana dei Territori, tuttavia alcune loro organizzazioni dichiarano di voler condurre la lotta fino a cancellare Israele. Gli israeliani si dicono a loro volta favorevoli alla formazione di uno stato palestinese purché cessi il terrorismo ma allo stesso modo la loro intransigenza e soprattutto la formazione degli insediamenti fa sospettare che essi non abbiano alcuna reale intenzione di lasciare i Territori. In questa inestricabile situazione il peso della comunità internazionale potrebbe pilotare la crisi verso una reale soluzione di pace: sostenere con impegno e riconoscere ufficialmente le forze moderate di entrambi gli schieramenti, contestualmente condannare anche con pesanti ritorsioni internazionali l’operato delle forze intransigenti. Un evento simile al conflitto che da oltre settantenni devasta il Medio Oriente si verificò tra il V e VIII secolo, quando popolazioni germaniche giunsero nell'antica Britannia. Anche allora ci furono spaventose lotte di sopravvivenza tra i locali e gli invasori. Con il trascorrere del tempo prevalsero le posizioni dei moderati grazie ai quali fu possibile creare la moderna Inghilterra, i suoi abitanti sono definiti tuttora Anglosassoni.
Scritto da Ernesto Alberichi il 5/12/2012 alle 16:19
Concordo con @Ulderico Monti. Mi piacerebbe avere Israele in Europa molto più che non avere la Turchia.
Scritto da L. Tenti il 5/12/2012 alle 17:20
Cara @Micol (15.22) - Penso (spero) che la risposta alla tua domanda finale possa essere affermativa. Non vedo un mondo che voglia ricacciare gli ebrei in un condizione di “senza patria”. E questo non soltanto per l’appoggio degli Stati Uniti. Per quanto senza una politica estera degna di questo nome, come sottolineato più volte da @Ulderico Monti e altri lettori, l’Europa non accetterebbe questa deriva. Israele però, oltre al coraggio militare, assolutamente innegabile, dovrebbe manifestare più fiducia in un processo di pace che si è arrestato preminentemente ma non esclusivamente per colpa di alcuni Paesi arabi. Qualche responsabilità ce l’ha certamente la Destra ebraica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/12/2012 alle 19:16
Parbleu, @Giuseppe Adamoli! La Sua cara amica ebrea @Micol è meglio di un TomTom. Leggere il suo commento è come essere per la strada, parbleu! L’unico suo limite è che non ha indicato i numeri civici e i sensi unici, parbleu!
Scritto da parbleu il 5/12/2012 alle 20:37
Caro @Parbleu - Sono duro di comprendoneo. Confida anche a me dove porta il Tom Tom. Mi piacerebbe conoscere Micol. Grazie in ogni caso per le tue arguzie.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/12/2012 alle 22:18
@parbleu, sono una "gentile", consapevole dell'importanza per il nostro paese del contributo degli Italiani della comunità ebraica, pensi alla scuola di matematica e fisica e all'Olivetti. Ben Morris mi ha insegnato che anche i numeri civici servono per comprendere le scelte di un paese di limitata estensione e con un territorio disomogeneo e poi, cela va sans dire,le donne sono attente ai particolari. Grazie per la risata liberatoria in questi tempi grami
Scritto da Micol il 6/12/2012 alle 09:18
Sig@ Adamoli, ma già mi conosce! Scrivo timidamente e senza merito sul suo blog interessante e per questo La ringrazio
Scritto da Micol il 6/12/2012 alle 09:23
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