Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 12/2/2013 alle 09:16


Siamo e saremo subissati di analisi e dichiarazioni di ogni tipo: di ammirazione sincera per l’Uomo, di stupore e amara incredulità (“non si scende dalla Croce”), di interpretazioni maliziose, di retroscena magari fantasiosi.
Gli esperti, con il confronto delle loro tesi, ci condurranno nei meandri remoti e ci aiuteranno a svelare il nostro sentire interiore. Da credenti o da laici non importa, questa è la grandezza universale della Chiesa cattolica, benché anch’essa in gravi difficoltà.
Mi appresto ad accogliere la profondità delle loro suggestioni e ad imparare molto da questo cambiamento epocale, da questa modernità che avanza nel cuore della Chiesa millenaria e che è davvero “il segno dei tempi”.
Il mio pensiero va all’uomo Joseph Ratzinger, alla sua sofferenza, al suo atto di estrema razionalità, alla sua solitudine che deve essere stata fortissima di fronte alle questioni religiose ed ecclesiali più spinose (“la sporcizia sotto il tappeto”), all’accettazione delle forze fisiche che declinano anche per il Papa, alla consapevolezza di dover “esercitare una funzione” che richiede non solo piena lucidità mentale ma un massacrante sforzo quotidiano nella guida di una Chiesa alle prese con una secolarizzazione profonda e inarrestabile.
La portata simbolica della sua decisione è enorme. Forse vale un intero Concilio.
Una sola certezza: il grande teologo recherà ancora un servizio incommensurabile all’umanità intera.

Commenti dei lettori: 52 commenti -
Rileggo con emozione la pagina di "Luce del mondo" - 2010, in cui Benedetto risponde alla domanda dell'intervistatore Peter Seewald: "Quindi è immaginabile una situazione nella quale Lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta?". Ma fin in apertura del libro, il Papa affermava: "Il fatto di trovarmi all'improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me un vero shock. La responsabilità, infatti, è enorme".
Scritto da Ulderico Monti il 12/2/2013 alle 09:37
@ Ulderico Monti. Condivido le sue considerazioni sull'importanza e la forza del gesto di Benedetto XVI. Sono scosso. Quasi come se percepissi, in piccolissima parte (e già mi fa tremare) il travaglio interiore di un uomo di fronte ad una decisione storica, epocale, unica. Ma più che commentare (non ne sono capace in maniera profonda) è meglio che mi metto a meditare. Un saluto, signor Ulderico.
Scritto da FrancescoG il 12/2/2013 alle 09:38
In un suo libro del 2005, “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”, Ratzinger ha scritto: “Viviamo un momento di grandi pericoli e di grandi opportunità per l’uomo e per il mondo, un momento che è anche di grande responsabilità tutti noi. … Al crescere delle nostre possibilità non corrisponde un uguale sviluppo della nostra energia morale. Il vero, più grave pericolo di questo momento sta proprio in questo squilibrio tra possibilità tecniche ed energia morale. In questo senso l’illuminismo è di origine cristiana ed è nato non a caso proprio ed esclusivamente nell’ambito della religione cristiana, laddove il cristianesimo, contro la sua natura, era purtroppo diventato tradizione e religione di Stato. Nonostante la filosofia sia sempre stata appannaggio del cristianesimo, la voce della ragione era stata troppo addomesticata. …… …. E’ stato ed è merito dell’illuminismo aver riproposto questi valori originali del cristianesimo e aver ridato alla ragione la sua propria voce. Il Concilio Vaticano II ha nuovamente evidenziato questa profonda corrispondenza tra cristianesimo ed illuminismo, cercando di arrivare ad una vera conciliazione tra Chiesa e modernità, che è il grande patrimonio da tutelare da entrambe le parti”.
Scritto da Ulderico Monti il 12/2/2013 alle 09:39
@Francesco G e @Ulderico Monti - Condivido, caro @Francesco, il tuo forte impulso interiore alla riflessione sul gesto di Benedetto XVI. Poi, nei prossimi giorni, magari ne parlerermo. Conto sull'aiuto di @Ulderico Monti che ha sempre scritto parole "incantate" sul Papa tedesco.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 12/2/2013 alle 09:40
Mi permetto di aggiungermi a @Ulderico Monti e a @FrancescoG. nel fermare un pensiero sulle dimissioni di Ratzinger. Odifreddi (che scrisse un libro in cui ‘dialogava’ con Ratzinger) oggi scrive nel proprio blog: ‘Immaginiamo che dal 1 marzo sarà un sollievo, per papa Benedetto XVI, risvegliarsi di nuovo come l’uomo Joseph Ratzinger, e non essere più costretto a fungere da ingranaggio di una macchina di propaganda. Il silenzio nel quale prevedibilmente si chiuderà, gli sarà di sollievo. A noi, invece, toccherà un altro papa. Si diceva una volta che, morto un papa, se ne fa un altro. Questa volta, però, se ne farà un altro anche col precedente vivo! Il che significa che ci sarà risparmiata la sua penosa agonia pubblica, se non l’isteria collettiva del suo funerale. E’ dunque probabile, o almeno possibile, che le sue dimissioni verranno ricordate come l’atto più “progressista”, cioè normale, di un pontificato sempre conservatore, e spesso anche reazionario’. Personalmente, ho apprezzato il pontificato di Papa Benedetto XVI per la sua caratteristica spiccatamente spirituale e religiosa, a differenza di quella più dichiaratamente politica di Papa Giovanni Paolo II. Oggi ho provato un’umana comprensione per lui. Un uomo circonfuso dal dogma dell’infallibilità che ammette di ‘non avere più le forze’ è quanto di più prorompente ed esemplare ci possa essere. Nei prossimi giorni si parlerà ampiamente, non mancheranno anche le ipotesi più materiali, terrene, come quella dell’esistenza di qualche scheletro nell’armadio. Ma oggi è il giorno del plauso per quest’uomo. E delle risa per un altro uomo, Berlusconi, che ha solo 9 anni in meno di Ratzinger ma ha il viso tiratissimo di botox, il capello tinto mogano e non manca, anche durante gli appuntamenti politici, di imbarazzare le donne con battute da animatore di villaggio-vacanza.
Scritto da eg il 12/2/2013 alle 09:41
@Ulderico Monti ha scelto uno dei pensieri più alti e più belli del Papa. C'è solo da sperare che la discussione sull'atto del Pontefice sia bene impostata e non scada nel solito chiacchiericcio pettegolo.
Scritto da Luisa B. il 12/2/2013 alle 09:42
@Giuseppe Adamoli. Caro Giuseppe, hai ben penetrato il mio rapporto, “incantato” come tu lo definisci, di venerazione e devozione per Joseph Ratziger. Ho amato altri pontefici, quali Giovanni XXIII e Giovanni Paolo, uomini di fede, di intelletto, di azione, “rivoluzionari” veri che hanno riformato il mondo. Negli scritti di Ratzinger, per quanto è comprensibile alla mia mediocrità, ho trovato conforto e speranza e stimolo all'ottimismo. Tra i molti insegnamenti, vorrei ricordare il monito del discorso di Ratisbona con l'energica riaffermazione del legame della fede cristiana con la cultura ellenistica e il richiamo alla visione che indusse Paolo di Tarso a volgersi ad Occidente. Fu sull'Areopago che Paolo aprì il nuovo destino dell'Impero e dell'Europa. Quel colle fatidico, tra mito e storia, vide il passaggio tra epoche della civiltà, ben esemplificate dalla trasformazione delle Erinni in Eumenidi. Ma il mio desiderio di fede non è mai stato esaudito, e dunque mi esclude dalla predestinazione della chiamata e della giustificazione, promessa della Lettera ai Romani (8,29). Ma io insisterò e credo che con altri – come @Francesco G che ringrazio e saluto - seguiremo la via della perseveranza.
Scritto da Ulderico Monti il 12/2/2013 alle 09:43
Ho riportato in questo post, per comodità di lettura, alcuni commenti fatti ieri relativi alle dimissioni del Papa.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 12/2/2013 alle 09:45
Caro Giuseppe, la Chiesa è vicina perchè è di Cristo. Forse siamo noi, qualche volta, lontani.
Scritto da Jury Franzosi il 12/2/2013 alle 10:30
Addirittura Joseph nel titolo. Quale confidenza!
Scritto da Un ciellino il 12/2/2013 alle 11:04
Caro Giuseppe, sono d'accordo con te: la portata simbolica della decisione è davvero grande, ma non toccarmi il Concilio (sempre che ti riferissi al Vaticano II). E' comunque un gesto di umiltà e sa Dio quanto la Chiesa, e non solo, ne abbia bisogno. E' anche un gesto "educativo": lasciare è spesso un buon esempio...ma parlo appunto a una persona che lo ha saputo dare. Ciao
Scritto da Claudio Brovelli il 12/2/2013 alle 11:05
... ma se anche un papa può dimettersi quante altre innovazioni saranno ora finalmente possibili nella chiesa?
Scritto da Paolaccio il 12/2/2013 alle 11:42
Giuseppe condivido quanto dici,e la delicatezza con cui affronti un evento simile.L'unica cosa che mi lascia perplesso è l'affermazione che la secolarizzazione sia inarrestabile.( a vedere e sentire Holland sembrerebbe così).Ma la storia non la conducono gli uomini,anche se ne sono interpreti importanti.Credo che dobbiamo vedere gli eventi con occhi diversi, e saper cogliere i " segni dei tempi",e non scadere in paragoni impropri con gli uomini politici italiani.Le forze del male non prevalebunt
Scritto da mario diurni il 12/2/2013 alle 11:45
Che bello, si sente parlar meno della campagna elettorale.
Scritto da Fab il 12/2/2013 alle 13:04
Hic sunt leones, rappresentati da talune fameliche associazioni e istituzioni cosiddette religiose: vedi CL, IOR e tutte quelle comunità neocon che vivacchiano intorno al Vaticano alla ricerca di soldi e potere. Credo che il prossimo Papa dovrà darsi da fare per ripulire l'ambiente.
Scritto da Sic Est il 12/2/2013 alle 13:51
Caro Giuseppe ho sentito e letto di tutto sull'evento. A me piace pensare che il teutonico e rigido Papa Benedetto abbia semplicemente fatto vedere quanto sia umano. Mi piace pensare alla pietas di de Andrè ma allo stesso tempo un segno forte lanciato a tutta la chiesa.
Scritto da Francesco Calò il 12/2/2013 alle 13:54
Il caso ha voluto che Papa Ratzinger dopo il terribile terremoto dell’Aquila andasse a rendere omaggio, oltre che alle popolazioni, a Celestino V. Ieri, il Papa tedesco, ha compiuto lo stesso gesto del monaco che Dante condannò per il suo rifiuto a proseguire nella missione pietrina. Benedetto XVI è stato un grande Papa. Ieri sera a “8 e mezzo” non ho condiviso le parole di Mancuso, il teologo star di Repubblica e di un Italia cattolica che vede nell’idea di religione “supermercato” ( entri e prendi quello che ti serve ) il futuro della Chiesa di Roma. Non le ho condivise perché ha inteso, certamente con gentilezza perché Mancuso è uomo gentile, criticare e giudicare Ratzinger come un conservatore e un mediocre papa incapace di comprendere il mondo e di portare fuori dalle secche la chiesa cattolica. Benedetto XVI è l’ultimo Papa conciliare e già questo dovrebbe portare ad una considerazione diversa dell’uomo e della sua missione. Non è stato, sicuramente, un uomo capace di comunicare e di trasmettere empatia, ma è stato il Papa che ha dovuto affrontare cose che i suoi precedessori non hanno incontrato. Lo scandalo dei preti pedofili, lo scandalo di una Curia devastata dalle lotte intestine, lo scandalo di uno Ior ancora ingestibile e di un domestico divulgatore di segreti. Io non sono un amante della teologia, anzi, ma, sinceramente, io provo simpatia per questo Papa, e non da ora. Ne provo perché ho visto l’uomo di pensiero e di riflessione capace di dire al mondo “Guardate che io non posso cambiare il messaggio di Cristo. L’insegnamento evangelico è questo da duemila anni e sarà ancora questo per i prossimi duemila.” Ho simpatia per questo Papa perché appena eletto ha detto che il male peggiore per la Chiesa è l’arrivismo e il carrierismo dei suoi preti. E solo Dio sa quanti preti sono così ( per non parlare di noi politici….). Ho simpatia perché questo uomo così mite ha compiuto un gesto “rivoluzionario”. Ha detto che il Papa non è un monarca che governa fino alla fine dei suoi tempi. Ha detto che il successore di Pietro è un uomo che, se sente di non essere più in grado di svolgere la sua missione, per il bene della Chiesa e del “popolo di Dio”, si può dimettere. Dunque si introduce un fatto nuovo nella Chiesa Cattolica. La possibilità di scegliere, da parte del Papa, di scegliere di porre fine al suo mandato. Mi preoccupa che questo fatto sfugga ai molti critici di Ratzinger. Mi preoccupa che non si veda quanto di moderno e di nuovo e di rottura col passato ci sia in questo gesto e nel gesto compiuto da parte di un Papa che molti giudicavano come conservatore e tradizionalista. Questo gesto può cambiare radicalmente la Chiesa e non per ragionamenti politici, ma perché potrebbe aprire la strada a “tempi nuovi” a quei tempi che il Concilio ha anticipato e questo anche perché il Concilio non ha ancora compiuto tutta la sua potenzialità e ancora molto rimane da fare. Che strano paradosso. Un anno fa moriva Martini forse il cardinale più amato nel nostro Paese. Ora questo Papa ci lascia con un gesto che forse neanche Martini si sarebbe mai aspettato. La Chiesa ha avuto Ratzinger e Martini. La Chiesa è Cattolica cioè universale ed è per questo che dura da duemila anni…..
Scritto da roberto molinari il 12/2/2013 alle 14:17
Condivido il commento di Adamoli dal tratto molto umano e condivido quanto scrive @Molinari sul gesto nuovo e di rottura col passato compiuto da parte di un Papa che molti giudicavano come conservatore e tradizionalista. E invece si è rivelato "rivoluzionario".
Scritto da Elisabetta C. il 12/2/2013 alle 14:35
@eg, lei che ha apprezzato il pontificato di Papa Benedetto XVI per la sua caratteristica spiccatamente spirituale e religiosa, sarebbe d'accordo nel giudicarlo "spesso reazionario" come l'Odifreddi che lei cita?
Scritto da Cittadina cattolica il 12/2/2013 alle 14:41
Viviamo in tempi difficili,ma ce ne son stati di peggiori.CelestinoV abdico'(non e'chiaro se sua sponte o per costrizione)per cedere lo scranno al volpone BonifacioVIII,incallito politico.Auguriamoci che cio'non si ripeta. La Chiesa e il mondo hanno bisogno piu'di spititualita'che di politica,di bonta'e amore piu'che di calcolo e furbizia, di carita'piu'che di egoismo. Per questo il Papa ha lasciato, per dare un monito alla Chiesa di tornare alla spiritualita'e alla semplicita'delle origini,...
Scritto da giovanni dotti il 12/2/2013 alle 14:58
Benedetto XVI è stato sincero, non ce la faceva più a reggere le sorti di una Chiesa complicata nella trincea del mondo moderno. Ha fatto benone.
Scritto da Luca C. il 12/2/2013 alle 15:58
E se dietro ad un atto di debolezza si nascondesse un atto di forza? E se il ritiro di un gigante fosse per mettere “a nudo” i nani che si nascondevano alle sue spalle?E se la potatura di una pianta che non da’ piu’ frutti fosse per consegnare al futuro una possibile rifioritura?Come un defibrillatore, che sia una scossa per una gerarchia ecclesiale che si e’ da tempo rinchiusa in difesa tra le mura dorate e non riesce piu’ ad incidere nelle coscienze delle popolazioni?Dubbi che frullano
Scritto da Andrea Botta il 12/2/2013 alle 16:50
Grande gesto quello di Bendetto XVi, di una personalità che sa rinunciare a qualcosa oggi perché la Chiesa sia più grande domani. Lo dice un non credente.
Scritto da Giacomo L. il 12/2/2013 alle 17:29
Mi permetto di aggiungere. La ragione al servizio della fede, fino in fondo. Si accettano le stagioni della vita ed il corso della stessa, vero dono da vivere sempre pienamente, nelle varie fasi. Una scelta, quella del Papa, enormemente e profondamente religiosa, nella sua accezione più ampia. Esemplare. Anche simbolica, in maniera diversa e complementare, a quella di Giovanni Paolo II. (Condivido Francesco Calò. Grazie Giuseppe per aver riproposto i commenti di ieri).
Scritto da FrancescoG. il 12/2/2013 alle 17:53
In un mondo dove il potere prevale su ogni altra aspirazione umana il gesto, coraggioso e umile, di Benedetto XVI capovolge il nostro modo di pensare. Il Papa afferma con il suo esempio che il potere non è il fine ma un mezzo per conseguire un bene superiore; segue l’esempio di Gesù che, nel deserto, viene tentato da Satana proprio sulla logica di potere cui oppone il primato di Dio. Questa testimonianza vale di più di tante prediche perché la Chiesa, anche se molte volte nella storia si è arresa alle convenienze, porta con se l’impronta indelebile del suo fondatore. Il cristianesimo, infatti, non è una dottrina, una religione, ma una esperienza che ha come fondamento il fatto storico della “incarnazione”: Dio si fa uomo in Gesù Cristo, assume in sé tutta l’esperienza umana per purificarla dal Male; è un Dio vicino all’uomo, che si interessa dei suoi problemi, delle sue sofferenze, che vuole salvarlo nella sua totalità ed essenzialità e non soltanto nella sua limitata aspirazione alla felicità terrena. E’ Dio e non il Papa che guida la Chiesa la quale, con i tragici errori commessi nel passato, sarebbe già finita se fosse stata soltanto una costruzione umana. Le dimissioni del Papa significano abbandonarsi con fiducia alla Provvidenza Divina che regge la Chiesa come “popolo di Dio”; sono il risultato della matura consapevolezza che le sue forze fisiche sono insufficienti ad affrontare gli immani problemi che la Chiesa Cattolica ha di fronte: la scomparsa delle fede in larghi strati della popolazione, la diminuzione delle vocazioni, le questioni etiche che sembrano configgere con la mentalità moderna, il confronto con il mondo e il dialogo con le altre religioni e le altre culture. Un programma che deve andare incontro alle necessità delle persone ma deve anche rispettare la verità che non può essere sacrificata al consenso delle folle. Il gesto del Papa mette la Chiesa di fronte a queste responsabilità, apre una nuova fase storica in cui le certezze tradizionali non bastano più e lo stesso Vangelo di Gesù va presentato all’umanità in modo comprensibile e convincente, soprattutto con esempi di comportamento ispirati alla logica dell’amore. Le dimissioni illuminano di luce nuova il suo breve ma difficilissimo pontificato che ha affrontato con determinazione alcuni problemi, come quello di far pulizia delle “sporcizia” nella cattolicità, che ha aperto un dialogo più fiducioso con la cultura laica razionale e con l’Ebraismo, l’Ortodossia e l’Islam, cioè le religioni che si riconoscono nell’unico Dio. Inducono anche a pensare che la sua spinta innovativa non sia stata secondata dalla Curia Romana. Benedetto XVI, anche nella sua scelta di rinunciare al papato, dimostra di essere veramente il successore di Pietro che confida nel suo e nostro Signore.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 12/2/2013 alle 18:07
Da una nota che scrissi nel gennaio 2009, per commemorare l'anniversario della morte di Lenin, riprendo alcune citazioni dalla Lettera Enciclica SPES SALVI di Benedetto XVI. Ragione e libertà: “Ambedue i concetti portano in sé un potenziale rivoluzionario di un’enorme forza esplosiva. La Rivoluzione francese fu il tentativo di instaurare il dominio della ragione e della libertà in modo politicamente reale. … L’Ottocento non venne meno alla sua fede nel progresso come nuova forma della speranza umana. … Karl Marx , con vigore di linguaggio e di pensiero, cercò di avviare questo nuovo passo grande e, come riteneva, definitivo, della storia della salvezza” . E rendere concreta l’utopia: la liberazione del proletariato, “le cui terribili condizioni di vita Friedrich Engels nel 1845 illustrò in maniera sconvolgente”. “La promessa di Marx, grazie all’acutezza delle analisi e alla chiara indicazione degli strumenti per il cambiamento radicale, ha affascinato e affascina tuttora. La rivoluzione poi si verificò nel modo più radicale in Russia. … Ma, dopo la rivoluzione riuscita, Lenin dovette accorgersi che negli scritti del maestro non si trovava nessuna indicazione sul come procedere”.   “Il tesoro morale dell’umanità esiste come invito alla libertà. La libertà necessita di una convinzione che deve essere sempre di nuovo riconquistata. Poiché la libertà dell’uomo è sempre fragile, la sua libertà deve sempre essere di nuovo conquistata per il bene. La situazione delle cose umane dipende in ogni generazione dalla libera decisione degli uomini che ad essa appartengono. Se questa libertà, a causa delle condizioni e delle strutture, fosse loro tolta, il mondo non sarebbe buono, perché un mondo senza libertà non è per nulla un mondo buono”. Che la storia del proletariato e del movimento socialista possano essere interpretate con l’ausilio della Lettera Enciclica può significare la tensione, per vie impervie, del Logos verso la libertà. Forse.
Scritto da ulderico monti il 12/2/2013 alle 18:46
@roberto molinari, Mancuso ha semplicemente espresso un suo pensiero per altro condiviso da molti. Non ha di sicuro offeso questo Papa ma ribadito il fatto che il "Pastore Tedesco" non è riuscito a cambiare questa Chiesa lenta e corrotta e che, in buona sostanza, si è rivelato un conservatore. Papa Ratzinger rimane un grande teologo e uomo di raffinata e profonda cultura, incapace però di fare pulizia in un ambiente invaso dalla gramigna. Da ultimo non si dice nè scrive "pietrino" ma "petrino".
Scritto da Adriano il 12/2/2013 alle 18:58
Aggiungo che il gesto delle dimissioni è stato certamente un gesto forte e rivoluzionario, ma nient'altro può essere definibile in questi otto anni di papato.
Scritto da Adriano il 12/2/2013 alle 19:00
Sono grato al Papa per tante cose e anche per aver oscurato una politica italiana deprimernte.
Scritto da Qualunquista il 12/2/2013 alle 19:36
Per @cittadina cattolica: a differenza di Odifreddi, mi limito a osservare che il termine ‘reazionario’ abbia perso di incisività. Soffermiamoci solo sul ‘coup de théâtre’ di Ratzinger. A partire dalle individuali sensibilità, ciascuno dovrebbe attingervi stimoli di riflessione. La fede è un’esperienza soprannaturale e troppe parole non servono. Anche nel Vangelo si dice: ‘Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli’ (Matteo, 7,21).
Scritto da eg il 12/2/2013 alle 19:42
Bravissimo @Andrea Botta. Da una tradatese come lui.
Scritto da Angela il 12/2/2013 alle 20:39
Non capisco tutto questo sgomento per le dimissioni papali.Io lo trovo un gesto provocatorio e talmente in controtendenza da apparire rivoluzionario.La figura di Ratzinger brilla di una luce tutta diversa ai miei occhi da ieri.L'algido teologo tedesco ,il summus pontifex rigoroso nella sua doverosa auto interpretazione ,il vescovo che metteva in risalto più il simbolo più che il segno,la lingua più della parola,fa una miracolosa professione di umiltà e diventa uomo tra gli uomini,membro dell'ecclesia ,teologo praticante,ascoltatore silenzioso dell'altrui significante in attesa di interpretarlo.E soprattutto manda al diavolo il superego che domina e ci domina in un mondo,in cui non e ' possibile ammettere le proprie fragilità ,le proprie amnesie,le proprie emozioni annegandoci nel bla bla cui siamo condannati.E ' quello del papa un salto pari a quello che Boccaccio fa fare al poeta filosofo Guido Cavalcanti che sfugge alla chiassosa combriccola di bulli fiorentini che gli si affollano intorno così "si come colui che leggerissimo era ,prese un salto e fusi gettato dall'altra parte,e sviluppatosi da loro se ne ando'". Scusatemi se la faccio lunga (l'evento merita qualche parola in piu della media in parole dei social network)ma così Italo Calvino commenta quel salto di Cavalcanti che e ' il medesimo salto di Ratzinger ,entrambi a tutta prima austeri filosofi che passeggiano meditando tra i sepolcri di marmo di una Chiesa :"Se volessi scegliere un voto augurale per il nuovo millennio ,sceglierei questo :l'agile salto improvviso del poeta filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo ,dimostrando che la sua gravita' contiene il segreto della leggerezza ,mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi ,rumorosa,aggressiva,scalpitante e rombante appartiene al regno della morte ,come un cimitero di automobili arrugginite.".
Scritto da Andrea Bortoluzzi il 12/2/2013 alle 21:48
L'urlo strozzato in gola per parecchio tempo "Non ho più le forze, perdonatemi" alla fine gli è esploso a viva forza. Si, è un atto che rende più umano il papato da chiunque, d'ora in poi, sarà assunto. Ratzinger il rinnovatore. La curia romana ha le sue grosse colpe.
Scritto da G.G. il 12/2/2013 alle 23:21
Dopo il primo sbigottimento più ci penso e più mi convinco che Banedetto XVI ha dato una lezione al mondo intero.
Scritto da M.F. il 13/2/2013 alle 08:19
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI : due modi diversi di affrontare il declino della vecchiaia e la sopportazione "della croce ". Entrambi giusti perchè originati dalla " infallibilità " del Papa. Mi piaceva Giovanni Paolo II per la sua tenacia e Benedetto XVI mi è diventato più simpatico ora nella sua fragilità. Il problema della età non è secondario. Perchè alcuni vescovi lasciano la diocesi all'avvicinarsi degli 80 anni mentre intorno a quella età si può diventare Papa?
Scritto da Paolaccio il 13/2/2013 alle 08:54
Per Adriano. A dire il vero non ho proprio scritto che Mancuso ha offeso il Papa, anzi, ho detto che è una persona gentile. Mi sono limitato a dire che non ero d'accordo con lui. Ringrazio per la segnalazione dell'errore, nella fretta di scrivere succede....
Scritto da roberto molinari il 13/2/2013 alle 09:01
@Camillo Massimo Fiori. Lei scrive che il Papa afferma con il suo esempio che il potere non è il fine ma un mezzo per conseguire un bene superiore. Fin qui la seguo ma poi occorre essere un uomo di fede per credere che sia Dio che guida la Chiesa attraverso il suo successore in Terra. Se questo fosse vero come spiegherebbe i misfatti compiuti dalla Chiesa cattolica e ammessi dallo stesso Papa quando si e scusato per gli errori compiuti anche verso le altre religioni_
Scritto da Mario T. il 13/2/2013 alle 09:22
@Ulderico Monti. Lei parla di giganti della storia, Marx, Lenin, alcuni grandi Papi, altri grandi personaggi si potrebbero citare. In questo secolo non vedo nessuno di quella grandezza anche discutibile. Queso è sconsolante.
Scritto da Giovane ex rottamatore il 13/2/2013 alle 10:23
@ Mario T – La Chiesa è stata fondata da Gesù Cristo, che ne è il capo, ed è stata affidata a Pietro e ai suoi successori. “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt. 16,18). La protezione promessa da Gesù, cioè la Provvidenza Divina, presuppone l’onnipotenza di Dio ma anche la piena libertà dell’uomo. Gli uomini, anche quelli di Chiesa, non sono delle “marionette” teleguidate e la loro dignità comporta la loro libera azione, la possibilità dell’alternativa nella scelta tra il bene e il male, tra la verità e l’errore. I misfatti degli uomini di Chiesa rientrano in questa sfera di libertà ma delle loro azioni rispondono a Dio che però non giudica solo i fatti ma anche le intenzioni. La libertà è la condizione umana voluta dal Creatore e l’uomo la esercita nell’ambito della legge naturale che è attinta non dalla fede ma dalla ragione. E’ attraverso la ragione che il Papa ha maturato la consapevolezza di essere fisicamente inadeguato a sostenere il suo gravoso compito ed è l’ispirazione divina che l’ha confermato in una scelta, certamente sofferta, per il bene della Chiesa.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 13/2/2013 alle 11:42
Certo come sono della mia inadeguatezza a commentare la grandezza degli eventi e delle persone, mi affido alla lettura o rilettura per ritrovare sensazioni ed emozioni che dal passato mi rendano consapevole degli accadimenti presenti. Ho ripreso un testo che raccoglie un decennio di conferenze che l'allora cardinale Ratzinger pubblicò nel 2003 “FEDE VERITÀ TOLLERANZA” e fin dalla pagina 19 mi sono scontrato con una riflessione che a me richiede, in umiltà, una nuova e partecipe compenetrazione. “NELLA SUA TEOLOGIA DELLA STORIA DELLE RELIGIONI IL CRISTIANESIMO NON PRENDE AFFATTO PARTITO PER L'UOMO RELIGIOSO, PER IL CONSERVATORE, CHE SI ATTIENE ALLE REGOLE DEL GIOCO DELLE SUE ISTITUZIONI EREDITARIE; IL “NO” CRISTIANO AGLI DÈI SIGNIFICA PIUTTOSTO UN'OPZIONE IN FAVORE DEL RIBELLE CHE PER AMORE DELLA COSCIENZA OSA EVADERE DALLE CONSUETUDINI. FORSE QUESTO TRATTO RIVOLUZIONARIO DEL CRISTIANESIMO È STATO TENUTO COPERTO TROPPO A LUNGO SOTTO MODELLI CONSERVATORI”.
Scritto da ulderico monti il 13/2/2013 alle 13:01
Giovane ex rottamatore il 13/2/2013 alle 10:23. Non so quanto concordare con la sconsolata notazione sulla nostra età priva di "giganti". Forse le personalità, per essere tramandate nella storia, debbono decantarsi dalla contingenza, ma anche occorre arrivare puntuali agli appuntamenti faticidi della Storia. Si è detto ad esempio che Napoleone Bonaparte in un tempo di "calma storica" non sarebbe divenuto Imperatore, ma forse avrebbe avuto un modesto ruolo di ufficiale di guarnigione.
Scritto da ulderico monti il 13/2/2013 alle 13:15
Per completare l'opera Papa Ratzinger dovrebbe lasciare anche il Vaticano. La curia vaticana non se lo merita.
Scritto da Luigi il 13/2/2013 alle 13:26
Non entro nel merito delle valutazioni o dell’esegesi circa il gesto del Pontefice che lascio a chi possiede maggiori elementi di giudizio. Mi ha stupito, invece, la presenza di due errori in un testo in latino proveniente dalla Santa Sede (che ritenevo l'ultimo baluardo di tale lingua): "vitae" e "commissum" anziché “vita" e "commisso". Lo stupore deriva dalla severità, anzi dall'acribia dei miei insegnanti (preti) che del latino mi hanno fornito i primi rudimenti. Con quei due errori in un testo così breve non avrei meritato la sufficienza.
Scritto da ex insegnante il 13/2/2013 alle 16:14
Sarà molto interessante capire come si realizzerà la coesistenza fra i due Papi. E' molto probabile che Ratzinger vivrà appartato e in modo riservato ma sorgeranno certamente tanti problemi delicati da risolvere soprattutto se i cardinali non troveranno fra loro l'intesa necessaria.
Scritto da Luca C. il 13/2/2013 alle 17:02
Oggi il Papa ha fatto capire bene perchè si è dimesso, perchè non ce la faceva più a sopportare i giochi di potere di tanti cardinali e tanti vescovi. Se è stato vero anche in passato bisogna riconoscere che questo Papa è stato forse il migliore di tutti.
Scritto da Osvaldo il 13/2/2013 alle 20:00
Benedetto XVI ha squarciato un velo di spessa ipocrisia che ha messo in evidenza personalismi, rivalità, fratture nell'alta gerarchia. Questo spiega la decrescente influenza del Vaticano sul mondo. Il suo successore dovrà essere a suo modo un rivoluzionario.
Scritto da Il pirata il 14/2/2013 alle 08:27
Vorrei puntualizzare per chi ancora parla di complotti all'interno della curia romana (N.B.: non è sicuramente una congegazione di suorine) che Joseph Ratzinger nei suoi quasi otto anni di pontificato ha creato la maggioranza dei Cardinali elettori, 67 su 117. Li ha eletti di Sua inziativa in quanto Sovrano assoluto dell'unico Stato assoluto rimasto al mondo. Pensare che era contornato di un covo di vipere (scelto dal Papa stesso) è ragionare all'italiana: la colpa è sempre altrove.
Scritto da Sic Est il 14/2/2013 alle 09:21
Per @Sic Est, il Papa ha certamente delle responsabilità per la scelta di cardinali, vescovi, alti prelati vaticani ma la sua decisione di lasciare il Pontificato è tuttavia di eccezionale portata. Ammette che ci può essere, anche per la mancanza di energia che comincia a sentire, qualcuno che meglio di lui possa governare la Chiesa. Tanto di cappello e un profondo rispetto per il suo mettersi umanamente a nudo.
Scritto da Nicora il 14/2/2013 alle 10:44
Andrei oltre l'ultimo commento: non e'solo nella Chiesa che vanno ricercate le ragioni del "gran rifiuto"di Papa Benedetto ma in ultima analisi nella bacata politica italiana che ha invischiato la Chiesa coinvolgendo le alte gerarchie Vaticane in affari e compromessi non sempre limpidi per averne l'appoggio e far chiudere un occhio sulle tante ruberie, illegalita', imbrogli finanziari e miseria morale degli ultimi anni.
Scritto da giovanni dotti il 14/2/2013 alle 13:26
FORSE QUESTO TRATTO RIVOLUZIONARIO DEL CRISTIANESIMO È STATO TENUTO COPERTO TROPPO A LUNGO SOTTO MODELLI CONSERVATORI”. Se è vera la contrapposizione tra rivoluzione e conservazione che Ratzinger denunciava nel testo del 2003, si dovrà considerare che la religione - essendo sovrastruttura delle società storicamente determinate - entra in crisi con la crisi delle società. La nostra è una religione declinata al maschile, riflesso di una società che deriva dall'organizzazione patriarcale. va
Scritto da ulderico monti il 14/2/2013 alle 13:47
Ringrazio tutti per l'intensità e la qualità del dibattito. Non sono più intervenuto per l'estrema difficoltà di scegliere gli interlocutori. Sui problemi aperti nella Chiesa cattolica, da qui alla nomina del nuovo Pontefice, ci saranno altre occasioni per intervenire sul blog. Si è dischiusa una fase - nessun "specialista" sa dire quanto lunga - al termine della quale sarà tutto molto diverso dentro la Gerarchia e nel rapporto con il mondo e le altre religioni. L'atteggiamento più giusto penso stia nell'osservare atttentamente con un atteggiamento di umiltà e di grande rispetto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/2/2013 alle 18:30
Caro A. è molto tedesco: l'imperativo categorico.Lo trovo coraggioso, razionale, giusto. E' normale che una persona anziana si trovi inadeguata ad un compito molto difficile: rivoluzionario. Potere delle chiavi, infallibità, inferno, ecumenismo non di facciata, le altre religioni, e poi libertà di coscienza, divorzio, controllo nascite, aborto, fine vita... meno Cielo e più Terra, meno Aristotele e più Darwin. Essere convinti di possedere la verità, di essere "buoni", è sempre molto pericoloso
Scritto da Rodolfo Veneroni il 21/2/2013 alle 08:13
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