Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 25/8/2008 alle 17:56

Questa è la settimana dei Democratici americani, della loro Convention a Denver, soprattutto di Barack Obama e della First Lady Michelle. Posso ben immaginare il clima, l’eccitazione e l’entusiasmo esistenti a Denver. Nel 1988 ad Atlanta c’ero anch’io (una grande soddisfazione) nella delegazione italiana della DC alla Convention che incoronò Michael Dukakis, americano di origine greca, che aveva sconfitto nelle primarie Jesse Jackson, Gary Hart e Al Gore.
Ho ancora negli occhi l’espressione triste – malgrado la vittoria – di Dukakis e ricordo i discorsi travolgenti di Ted Kennedy e del Reverendo Jackson, quest’ultimo difficilissimo da capire nel suo accento stretto e nella sua tipica cantilena di predicatore religioso.
Poi Dukakis perse male contro George Bush, già Vice Presidente, e in quel giorno mi tornò alla mente il suo volto senza sorriso, segno di una personalità “introversa e riservata”, dicevano i giornali di allora.
Oggi è un’altra musica, è di scena la simpatia di Michelle, elegante e colta, anche lei afro-americana, pronta a subentrare a Jackie Kennedy nel cuore dei Liberal moderati. Le farà ombra la personalità forte e ingombrante di Hillary Clinton? Credo di no, oggi il futuro è tutto di Barack Obama e Michelle.
Grazie a You Tube possiamo seguire questo grande evento che interessa tutto il mondo. Ma che, forse, emoziona noi democratici italiani più di molti altri.

Commenti dei lettori: 5 commenti -
La simpatia di Michelle: il massimo a cui una persona di sesso femminile può aspirare vero? Simpatia, dolcezza, mitezza, aggettivi validi per la mamma. Ma Michelle non è la mamma degli USA è solo la moglie del candidato (probabilmente perdente) democratico. Ben altro spessore la signora Rodham Clinton: candidata al potere, brillante, ambiziosa, capace. Ma il mondo non è ancora pronto. Almeno Hillary ha potuto provarci, gli USA lo hanno permesso. In Italia accedi solo se sei una soubrette sic...!
Scritto da signoraoscura il 25/8/2008 alle 21:38
Non ne farei una battaglia di sessi. Obama ha vinto contro la Clinton semplicemente perchè finalmente è arrivato una candiato che riesce a far sognare al di là della contingenza. E' l'unica speranza per i Democratici e forse anche per l'america (molto difficile peraltro). Quel sogno che anche il PD se vuole ripartire deve essere in grado di mettere in campo (non con gli attuali dirigenti) .... Non rincorrendo la maggioranza e ammiccando con lei (vedi festa naz.le PD)
Scritto da Alessandro Duina il 26/8/2008 alle 09:42
Guarda caso chi suggerisce di non fare una battaglia di sessi è sempre un uomo, giudichiamo noi donne se e quando è il caso di combattere o meno. Suggerisco, inoltre, di andare a vedere la differenza di voti popolari tra la Signora Rodham Clinton e Obama: l'espressione democratica aveva deciso per lei. Il popolo sognava Hillary. Il PD ha candidate come Finocchiaro, Turco, Bindi oltre a uomini di livello superiore come Bersani; finchè "baffino" detterà legge,non andremo da nessuna parte.
Scritto da signoraoscura il 26/8/2008 alle 11:12
Gli USA e il mondo intero di riflesso hanno bisogno di un convincente successo della famiglia Obama. Gli Usa per ritrovare socialità interna e il mondo per farla finita con il mito dell'esportazione armata della democrazia, tratto distintivo degli anni (troppi) di W, Bush. Gli Usa devono tornare a generare speranze come durante la stagione dei Kennedy e, in parte, nell'era Clinton. L'alternanza al potere è l'essenza della democrazia USA, nel quadro di valori condivisi. Non scordiamolo
Scritto da Cesare Chiericati il 26/8/2008 alle 11:33
Ho parlato di Michelle Obama non solo perché simpatica, elegante, colta e afroamericana (tratti che mi piace sottolineare), ma perché può davvero aiutare Barack a vincere le elezioni. Obama è ormai indiscutibilmente il candidato dei Democratici, è l’unico che può far prevalere le idee di centrosinistra nel mondo in questo momento. Sono d’accordo con Antonio Polito: “McCain è un formidabile competitore. Uno al quale, se fossimo americani, non avremmo ragione di negare la Casa Bianca. Neanche quella di essere un repubblicano come Bush, perché McCain non è affatto un repubblicano come Bush, e forse non è nemmeno un repubblicano. Dal punto di vista degli americani, dunque, la partita è apertissima. …Ma dal punto di vista del mondo, non c’è gara: deve vincere Obama. L’America oggi è il baluardo della globalizzazione. E Obama ne è l’emblema: africano, musulmano, hawaiano, americano… Vedere un meticcio come Obama ascendere al podio del potere più alto del mondo sarebbe il miglior viatico contro il rischio di ripiombare nell’era dei nazionalismi e dei protezionismi e per restare sulla strada del progresso”. Questa è la ragione per la quale confermo la mia opinione. Hillary Clinton ha una personalità forte, è potente, popolare, agguerrita, ma alla Convention di Denver non deve fare ombra alla First Lady oggi del candidato, domani, speriamo, del Presidente degli Stati Uniti.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/8/2008 alle 17:36
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