Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/6/2013 alle 16:01

  

Fare la manutenzione al sistema istituzionale o cambiarlo in profondità?
Se questo è il dilemma confermo che sono da parecchi anni a favore del cambiamento della seconda parte della Costituzione. Nel Partito popolare ero parte di una minuscola porzione, nella Margherita ero in una consistente minoranza, nel Pd non lo so ancora.
Sono pervenuto invece in tempi più recenti a condividere l’idea del doppio turno di collegio (proposta ufficiale del Pd) come sistema elettorale. E da parecchi mesi  mi sento di appoggiare il sistema semi-presidenziale francese, comunque da ben prima delle incredibili vicende che hanno portato alla riconferma imprevedibile del Presidente Napolitano. Benché grave questa ordalia non giustifica da sola la scelta di cambiare radicalmente il sistema istituzionale.
Serve in realtà un Presidente della Repubblica che possa rappresentare l’unità nazionale perché eletto dagli elettori. E serve un “governo forte” che governi veramente. La paura della sinistra a questo riguardo la trovo immotivata. Se teme di perdere in eterno e quindi si sente protetta solo dal potere di veto che questo inconcludente sistema le offre, è una sinistra che si appalesa incapace di vincere e che non merita di vincere. Affermare  che i partiti sono forti solo con dei governi deboli è buffo e non rispondente alle altre realtà europee.
Un governo autorevole favorisce, non ostacola, l’evoluzione positiva della politica e delle istituzioni. Il governo Monti aveva deciso l’eliminazione delle province e ha dovuto accettare il no dei partiti facendo abortire una buona riforma. Da molti anni si vuole il dimezzamento dei parlamentari, la fine del doppione di Camera e Senato e non succede niente non per colpa di un potere governativo forte ma viceversa troppo debole.
Come può una forza politica che ha chiesto a Napolitano di assumersi delle responsabilità quasi simili a quelle di un Presidente francese (senza essere stato eletto dal popolo) rifiutare la prospettiva di una legittimazione popolare del Presidente che gli conferirebbe, questa si, l’autorità di scegliere il capo del governo e di guidarlo nella stabilità?
Ci sono però almeno tre condizioni per attuare questo disegno. La prima è l’approvazione di una legge sul conflitto d’interesse. Il Presidente non può portare sulle spalle il fardello intollerabile della commistione fra affari pubblici e privati. Ma diciamo la verità: chi non vuole una forma attenuata di presidenzialismo per paura di Berlusconi fotografa il disastro di tutti i suoi oppositori.
La seconda condizione è che non si pervenga al modello francese in ragione di uno scambio nudo e crudo  fra il Pd e il Pdl: a noi il sistema elettorale che ci piace, a voi il presidenzialismo. Si può registrare una convergenza  di vedute con una mediazione utile sul pacchetto complessivo della riforma ma non un baratto di questo tipo.
La terza condizione riguarda il mio partito ed è la seguente: è indispensabile porre questa riforma al centro del congresso. Non vedo nessun’altra scorciatoia possibile. Né quella del caminetto degli uomini forti (?) del Pd, né quella della Direzione, e nemmeno quella dell’Assemblea nazionale di mille persone. Chiamato a votare in quella sede voterei contro perché sede inappropriata.
Mi piacerebbe anzi che questo problema fosse presentato al congresso come “tesi” autonoma da tutto il resto. So bene che sotto molti aspetti è un’incongruenza  ma penso ad una sorta di referendum interno su cui ciascuno possa esprimersi liberamente a prescindere dai gruppi di appartenenza o dalla simpatia per questo o quel leader.
 

Commenti dei lettori: 65 commenti -
Perché non hai aspettato la Direzione del Pd di questa sera su questo problema complicato prima di scrivere questo post?
Scritto da Iscritto Varese il 4/6/2013 alle 16:31
D’accordo su quanto dici, ma temo che il dibattito sul cambiamento dell’impianto costituzionale serva a nascondere l’incapacità, o peggio la mancanza di volontà, di rifare la legge elettorale.
Scritto da Sic Est il 4/6/2013 alle 16:50
Questo post ti farà guadagnare l'epiteto di "berluscones" dai tuoi amici del Pd che ti vogliono tanto bene. Ah, ah, ah.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 4/6/2013 alle 16:55
In Italia un confronto serio sullo stato del nostro paese sembra proprio impossibile. Io ho 64 anni, da quando avevo 14 anni ho militato nei giovani comunisti, oggi mi riconosco in SEL. In tutti questi anni ho imparato ad amare la costituzione e la centralità del parlamento. In 50 anni ho anche imparato che i miei rappresentanti hanno spesso e volentieri tradito il mio mandato e la mia fiducia. Ho anche imparato che il sistema politico-istituzionale (che ho sempre difeso) non ha saputo governare e gestire il bene comune portando il mio paese e il futuro dei miei figli “nel baratro attuale” perché siamo ormai oltre l’orlo del baratro. L’ultima volta che ho subito un “tradimento” è stato quello consumato da parlamentari del PD eletti grazie anche al mio voto per il CSX, questi signori hanno votato un presidente della repubblica e un governo delle larghe intese (ma forse è meglio dire delle larghe fregature) che io non avrei mai voluto. Sono bastati 101 traditori per fare quello che la stragrande maggioranza degli elettori italiani non avrebbero mai voluto. In primo luogo quindi vorrei che non fossero più 101 traditori a decidere chi è il mio presidente della repubblica e il governo che mi dovrà governare, nel bene e nel male quindi per il futuro VOGLIO DECIDERLO IO! Oggi è vero che forse è inutile sbatterci sul modello di governo e sul semi/presidenzialismo visto che ha decidere della mia/nostra vita sono sempre di più e unicamente centri di potere internazionali totalmente estranei alla vita democratica del mio paese. Per oppormi a questo potere onnipotente extranazionale vorrei costruire una modalità politica e istituzionale per dare più forza al mio paese per combattere questo strapotere estraneo agli interessi del mio paese, dei miei interessi e di quelli dei miei figli. E allora che fare, FERMO RESTANDO I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL’ATTUALE COSTITUZIONE io dico un si grande e forte ad un modello che prevede l’elezione diretta del capo dello stato con il ballottaggio, si all’elezione diretta con il ballottaggio dei parlamentari con collegi uninominali, si alla elezione di meno della metà dei parlamentari per la camera dei deputati (250 massimo), si alla eliminazione del senato con al massimo una camera delle regioni dove discutere solo atti inerenti la vita delle regioni, si alla eliminazione delle provincie, agli accorpamenti di molti piccoli comuni e si alla creazione delle aree metropolitane, si alla eliminazione totale del finanziamento pubblico dei partiti ecc. ecc. Insomma, vorrei un sistema politico istituzionale “completo” alla Francese, dal quale si deve prendere tutto quello che di buono c’è in quel sistema e non solo il semipresidenzialismo. In Italia si deve prendere atto una volta per tutte che “è tutto il sistema politico-istituzionale-amministrativo e burocratico” che bisogna buttare alle ortiche. A sinistra (e non solo) prima prendiamo atto che viviamo in un sistema marcio dalla testa ai piedi e meglio è. Il Berlusconismo, il Grillismo, il Governissimo, il Renzismo, la criminalità organizzata diffusa e tutto il resto che ci fa sprofondare in fondo all’oceano è figlio di questo marciume e dei governi che hanno costruito un Italia e un’ Europa sbagliata che sa solo garantire le rendite finanziarie e di potere UCCIDENDO IL LAVORO, LE IMPRESE PRODUTTIVE, IL GIUSTO REDDITO DEL LAVORO E QUELLO CHE E’ RIMASTO DELLO STATO SOCIALE. Una sinistra, un centro sinistra, una classe politica che non sa fare i conti con questa realtà sarà destinata ad essere travolta dalla definitiva decadenza democratica, dalla povertà diffusa, dalle nuove forme di schiavitù che il mio/nostro popolo dovrà patire in un prossimo futuro. Sono ben cosciente che quello che scrivo ha un solo semplice significato, il povero Monicelli lo disse con estrema forza ai giovani Romani prima di morire, “PER SALVARVI DOVETE FARE LA RIVOLUZIONE”. Ma dove li troviamo oggi i rivoluzionari veri in italia?
Scritto da Robinews il 4/6/2013 alle 17:22
@Iscritto Varese (16.31) - Perché avrei dovuto aspettare la Direzione nazionale? Questo dibattito è all’ordine del giorno da qualche tempo ormai. Peraltro domani non scriverò nessun post e quindi potremo tranquillamente commentare quanto avrà deciso la Direzione di stasera.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/6/2013 alle 17:34
@Per tutti - Ho messo il lungo commento di @Robinews perché ci teneva tanto alla sua versione integrale. Io stesso sono stato più lungo del solito. Mi permetto però di consigliare a tutti la sintesi. E magari di suddividere il commento in più parti e in più momenti. Dico questo per incoraggiare la lettura di tutti gli interventi che sarebbe un peccato se venissero accantonati.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/6/2013 alle 17:35
Caro Giuseppe mi aspettavo questo intervento e credo che sia opportuno per aprire un dibattito serio anche se, magari, non esaustivo visto lo spazio a disposizione. Sarò lungo e me ne scuso. Personalmente non mi sono ancora fatto una idea precisa tra quelle che potrebbero essere le due proposte in campo. Il semi-presidenzialismo alla francese o la scelta di privilegiare la centralità del Parlamento con un robusto intervento, però, a favore dei poteri del Governo ( in sostanza il modello del cancellierato tedesco ). Il modello francese è affascinante soprattutto se lo si colloca nel tempo della sua affermazione, fine anni cinquanta. De Gaulle lo impose alla Francia per uscire da un sistema parlamentare frammentato e inconcludente (fine della quarta repubblica). Lo impose nel momento della necessità della decolonizzazione e dei conflitti che questa portava. Ma impose anche un sistema equilibrato di poteri dove il monarca repubblicano governava, ma anche doveva e poteva confrontarsi con la necessità di verificare il consenso anche promuovendo referendum da cui trarre indicazioni per le politiche da seguire. Certo De Gaulle arrivò a questo assetto nell'arco di qualche anno, non immediatamente, ma il Generale sapeva fin dall'inizio dove voleva arrivare e come interpretare lo spirito profondo della Francia. Altro dato da non dimenticare. La Francia è un Paese con un forte senso dello Stato, con la centralità del potere e scarso decentramento. Insomma, è un Paese che il monarca repubblicano lo vive serenamente anche a discapito del Parlamento che, in Francia, conta poco rispetto all'esecutivo. L'Italia ha una situazione per certi versi uguale a quella francese del 59 ( frammentarietà politica, inconcludenza parlamentare, crisi economica, populismo e così via ), ma in Italia abbiamo avuto venti anni di dittatura fascista ( in Francia de Gaulle i fascisti li ha presi a cannonate ) per cui la paura dell'uomo forte è endemica, quasi nel dna di un Paese rinato dalla resistenza e che ha sempre rifiutato, nell'età repubblicana, qualsiasi autorità troppo accentuata. Certo, tu poni giustamente alcuni aspetti che dovrebbero essere risolti se si vuole andare verso il semi-presidenzialismo, primo fra tutti quello del conflitto d'interessi, ma oggi siamo in grado di ottenere un provvedimento di questa natura? Personalmente ho sempre prediletto il sistema tedesco. Un sistema parlamentare con sbarramento, quindi che non porta al bipolarismo muscolare, ma favorisce un sistema che punta alla governabilità anche attraverso le larghe intese. Un sistema, tuttavia, che è federale con compiti diversi tra Camera e Senato e che consente all'esecutivo di governare senza doversi sottoporre ai ricatti delle minoranze. Oggi, devo essere sincero, vacillo. Penso all'esperienza di Mitterand che sconfitto tre volte seppe riunificare la sinistra e vincere le elezioni portando poi i socialisti su una linea riformista e socialdemocratica che, inizialmente, non gli apparteneva, ma di cui poi se ne fece portabandiera promuovendo personalità come Delors o Rocard. Vacillo perché vedo la difficoltà a promuovere un sistema che vede ancora la centralità del Parlamento con un Paese come il nostro che non riesce ad uscire dalla demagogia e dal populismo e che è sempre pronto a sostenere gli estremismi. Mi spaventa però l'elezione diretta del Presidente. Diciamola tutta. Un Presidente eletto dopo una campagna elettorale non rappresenta il Paese, ma chi lo ha eletto. Non abbiamo il senso di appartenenza e di identificazione degli americani o dei francesi. Noi, immediatamente, giocheremmo a delegittimare il vincitore e a innalzare barricate contro di lui. Ci possiamo permettere questo? Non solo so. Quello che condivido è però l'idea di promuovere la discussione tra gli iscritti del PD ( almeno non li riduciamo a fare solo le salamelle o la manovalanza per le primarie ) e farli votare per avere una indicazione chiara anche di quello che loro vogliono. E dopo tutto se non facciamo questo allora sarebbe meglio trasformare il partito in un “comitato elettorale” come molti giovanotti un po' analfabeti, politicamente parlando, vorrebbero senza rendersene conto.
Scritto da roberto molinari il 4/6/2013 alle 18:05
Risposta secca alla domanda nel titolo: presidenzialismo no..
Scritto da Dino il 4/6/2013 alle 18:31
Tema difficile, ho riletto due volte il post. Se mai se ne parla sarà sempre un tema ostico. Sono incerta, dipendo dai giorni e dagli umori. Questa sera mi pare che tu abbia ragione. Domani leggerò qualcosa d'altro e magari cambierò idea. Siamo disabituati a queste discussioni, purtroppo.
Scritto da Luisa B. il 4/6/2013 alle 18:46
Impossibile in Italia nominare un Presidente della Repubblica attraverso l'elezione diretta perchè non avrebbe più l'immagine del garante super partes. Bisognerebbe riscrivere tutta la nostra Costituzione, e ribilanciare tutti i poteri. Non vedo proprio come ci potremmo arrivare. Forse più semplice arrivare all'elezione diretta del Presidente del Consiglio, ma anche in questo caso le vere discussioni cominceranno nel momento in cui si dovrà elencarne con precisione compiti e poteri.
Scritto da bm il 4/6/2013 alle 18:47
Probabilmente estenuato dalle 42 righe dell'intervento di @robinews, Giuseppe Adamoli rivolge un accorato appello alla concisione, ma è immediatamente annichilito dalle 56 righe di @Roberto Molinari. Le 98 righe complessive io non le ho lette, e ne guardo bene, perché diffido anche di me stesso quando vado oltre le 10 righe. Come dice Seneca? Vita militare est.
Scritto da ulderico monti il 4/6/2013 alle 19:08
Dai primi interventi traspare tanto pessimismo. Ho già detto che temo che una specie di Ponte di Messina - la riforma costituzionale - (Berlusconi di ponti ne ha inaugurati almeno una decina) si sta architettando per non fare una stradina di quartiere - la legge elettorale. Quello che serve, e lo ribadisco per l'ennesima volta, è una legge per votare, meno idiota di quella attuale. Le grandi opere costituzionali possono aspettare per quando ci sarà un Parlamento coeso.
Scritto da Sic Est il 4/6/2013 alle 19:38
La mia solita domanda che resterà senza risposta perché non può darla Adamoli. Perché queste discussioni non si fanno nel Pd provinciale?
Scritto da Lettrice affezionata il 4/6/2013 alle 19:52
@bm il 4/6/2013 alle 18:47. “Impossibile in Italia nominare un Presidente della Repubblica attraverso l'elezione diretta perchè non avrebbe più l'immagine del garante super partes”. Davvero? Il Napolitano 1 non fu eletto con i voti dei maggiorenti del centrosinistra? Se abbiamo paura del voto popolare...
Scritto da ulderico monti il 4/6/2013 alle 20:05
Come eleggere il Presidente della Repubblica è la questione in coda alla lista delle questioni italiane. Vogliamo farne l'elenco secondo priorità? Cominciare dal punto di arrivo di un periglioso percorso vuol dire non voler iniziare neppure a muovere il primo passo.
Scritto da ulderico monti il 4/6/2013 alle 20:10
Il post di @Adamoli è uno dei più tempestivi e appropriati. In troppi fuggono dalla realtà. Qualcuno dice che si può aspettare! Proviamo ad esaminare onestamente il terrificante e gigantesco sistema istituzionale, amministrativo e burocratico del nostro paese: è o non è figlio del mercanteggiamento continuo della politica che si ripete regolarmente ad ogni tornata elettorale a tutti i livelli? se la risposta è si allora va spezzato in radice il sistema che produce questi danni incalcolabili.
Scritto da robinews il 4/6/2013 alle 21:01
@Robinews scrive: "Il Berlusconismo, il Grillismo, il Governissimo, il Renzismo, la criminalità organizzata diffusa e tutto il resto che ci fa sprofondare in fondo all’oceano è figlio di questo marciume e dei governi che hanno costruito un Italia e un’ Europa sbagliata...." Mi spieghi perché in un intervento con tante parti accettabile ci metti il "renzismo" insieme con le altre brutte cose che citi? Non ha nessun senso logico.
Scritto da M.F. il 4/6/2013 alle 21:05
@Monti. Siamo al dunque. Tutti si lamentano per le tantissime cose che non vanno e quando si discute cosa cambiare la risposta è niente. Non è mai la priorità giusta. Finora i partiti non sono riusciti a combinare un cavolo e il sistema istituzionale fa acqua ma perdio lasciamo tutto com'è adesso. Si dice cominciamo dall'economia ma se le istituzioni non vanno non riparte neppure l'economia e non si riducono i parlamentari, non si toccano la Camera e il Senato, non si eliminano gli enti inutili. Bisogna cambiare tutto il sistema che ci avete lasciato che ha funzionato per voi ma non funziona più per noi.
Scritto da Nic il 4/6/2013 alle 22:21
Bella domanda ma la risposta devono darla quelli che fanno politica. Se sarà giusta li seguiremo altrimenti li manderemo tutti a casa.
Scritto da Tommaso il 4/6/2013 alle 23:25
@Nic 4/6/2013 alle 22.21. “Bisogna cambiare tutto il sistema che ci avete lasciato che ha funzionato per voi ma non funziona più per noi”. Di grazia: NOI e VOI chi?
Scritto da ulderico monti il 5/6/2013 alle 05:40
@Nic. D'accordo. Temo, però. che questa maggioranza (fatta di due minoranze l'un contro l'altra armata, in cui una delle due, il PD, non è ancora uscita dallo choc della sconfitta elettorale e l'altra, il PDL, dipende dalle aule dei tribunali), possa fare ben poco per cambiare la Costituzione (ci vogliono almeno due anni di lavoro senza soste e senza inghippi). Cominciare è facile, come le grandi opere di Berlusconi, difficile, se non impossibile, è finire. Legge elettorale e nel 2014 al voto.
Scritto da Sic Est il 5/6/2013 alle 08:00
Il Partito d'Azione nella Costituente fu per il Presidenzialismo che, però, è sempre stato assimilato ad una concezione di destra. DC e PCI difesero l'impianto parlamentare per mantenere un rapporto tra i partiti le cui funzioni si erano cristallizzate in governo e opposizione. Su Craxi si chiuse la tenaglia del patto costituzionale. Il problema è Berlusconi o la paura di una disciplina gerarchica alla Mitterand nel caso di una vittoria del candidato del centro sinistra?
Scritto da La timida il 5/6/2013 alle 09:21
@Robinews (17.22) - Condivido la parte riguardante la riforma delle istituzioni e apprezzo, oltre che la tua passione che esce da tutti i pori, anche il tuo andare contro il partito di appartenenza che in questa materia è su tutt’altra linea. Non concordo però, e tu lo sai bene, su alcune tue affermazioni “apodittiche” ma in realtà tutte da dimostrare. Non puoi mettere sullo stesso piano il Berlusconismo, il Grillismo, il Governissimo, il Renzismo, la criminalità organizzata. E’ la stessa considerazione critica che ti ha rivolto@ M.F. (21.05), secondo me giustamente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 10:09
@bm (18.47) - E’ del tutto evidente che l’elezione diretta del Presidente comporterebbe un assetto diverso dei poteri dello Stato e la ricerca di un nuovo equilibrio istituzionale da scrivere in Costituzione. Un compito lungo e difficile ma forse ci vuole più coraggio a continuare così che a tentare una strada nuova. Mica dico che il nuovo impianto deve essere attuato domani mattina. Al contrario, per quanto riguarda il Pd, la premessa è un dibattito congressuale specifico che, indipendentemente dal risultato, sarà acceso e aspro. Sono invece contrario all’elezione diretta del premier. Era stata tentata in Israele e poi subito corretta.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 10:13
Sono del parere che con questa strana maggioranza non si possa assolutamente affrontare un tema delicato come la riforma costituzionale. Ritengo che si continui a cincischiare per non prendere di petto il tema del cambiamento del porcellum. Perché? Perché Berlusconi non vuole e con la nostra insipienza continuiamo a lasciarlo comandare.
Scritto da Angelo Eberli il 5/6/2013 alle 10:16
@Nic (22.21), @Ulderico Monti (vari commenti), @Sic Est (08.00), @Angelo Eberli (10.16) - M’interessa mettere in rilievo un fatto che ritengo importante. La diffidenza verso il cambiamento costituzione abbracciato calorosamente da @Nic deriva anche, ma certamente non soltanto, dal potere condizionante in mano al Pdl (Sic Est e Angelo Eberli). Ora, l’Italia per un certo tempo sarà tripolare (sinistra, Pdl, Grillo). Una riforma istituzionale di questa profondità non potrà avvenire se non con due dei tre poli che raggiungono una convergenza. In caso contrario resteremo nella palude attuale. Qualcuno dice che possiamo aspettare la prossima legislatura perché non ci sarebbe nessuna urgenza (Monti). Ma almeno discutiamone. Chiunque vinca le elezioni e formi il governo (speriamo il centrosinistra) dovrà necessariamente trattare con le altre forze politiche. Queste operazioni le decide il Parlamento e non si fanno da soli. Non reggerebbero mai.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 10:19
“Solo un governo di sinistra può fare una politica di destra”. Le parole di Gianni Agnelli sono quanto mai attuali. E’ vero che il governo non è propriamente di sinistra, ma il gruppo dirigente del PD si sta impegnando, come non mai, a convincere iscritti ed elettori che la politica di Letta rappresenta il nuovo orizzonte di una sinistra moderna, europea e riformista. E’ così che il ridimensionamento del regionalismo attraverso la revisione del Titolo V della Costituzione ed il presidenzialismo diventano le priorità di un premier che, dimentico del peccato originale che è alla base dell’attuale anomala maggioranza, mostra di essere alla smaniosa ricerca di visibilità. Anche su questo blog ci si confronta sui contenuti prescindendo da una valutazione politica e di metodo più generale, eludendo consapevolmente la vera questione politica che dovrebbe essere posta al centro del dibattito congressuale, prima ancora del merito dell’ipotesi sul presidenzialismo. Mi riferisco alla valenza dell’alleanza con il PDL e alla missione del Governo Letta che, da soluzione di transizione verso nuove elezioni, si sta profilando sempre più come un’alleanza politica organica e strategica. Questo cambio di rotta del Partito Democratico, che sembra destinato a ricompattare rottamati e rottamatori, stimola altresì una più attenta rilettura del tradimento dei 101, consumatosi lo scorso 19 aprile e dell’attivo ruolo di Napolitano nel legittimare l’opzione delle ampie alleanze.
Scritto da Leonardo C. il 5/6/2013 alle 10:38
@Adamoli e altri, è certamente vero che per semplificare ho fatte diversi esempi di quanti e quali figli sono nati dalla palude in cui viviamo, sarà anche vero che non mi risparmio analisi e ipotesi apodittiche, MA CONSTATA LA REALTA' GENERALE MI ASPETTO CHE IN TEMPI NON MOLTI LUNGHI AVREMO ANCHE NOI PIAZZA TAKRIR (Cairo) o ALTRE PIAZZE DELLA PRIMAVERA ARABA. Questo arriverà molto prima di quanto lo si possa immaginare. Il problema è se questa rivolta avrà esiti democratici o antidemocratici.
Scritto da robinews il 5/6/2013 alle 10:42
@M.F., fai bene a chiedermi cosa centra il Renzismo con le altre brutte cose? Avrei potuto aggiungere anche il Craxismo, la corruzione, l'evasione fiscale ecc. ecc. Quando dico Renzismo intendo dire a chi crede che Renzi sia la soluzione CHE SI SBAGLIA DI GROSSO PERCHE' RENZI NON PROPONE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE E SOSTANZIALE DI CAMBIAMENTO. L'ipotesi Renzi (la rottamazione) è semplicemente stare dentro al solito involucro identico a quello che ha determinato tutti i fattori della crisi.
Scritto da robinews il 5/6/2013 alle 10:52
Comincio a pensare che forse dobbiamo cambiare l'approccio alla discussione. Prima ridisegnare i poteri del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e del Parlamento, poi discutere di come eleggerli.
Scritto da bm il 5/6/2013 alle 10:56
Tutte le volte che si affaccia il tentativo di cambiare qualcosa scatta il freno della paura soprattutto a sinistra. E hanno il coraggio di dire che sono per il cambiamento. POVERA ITALIA.
Scritto da Gianluigi il 5/6/2013 alle 11:05
@Tutti, quello che più mi spaventa è l'immobilismo di fronte a quello che sta per travolgerci. Oggi un grande costituzionalista (Zagrebelsky) ha detto cose che sento da 40 anni. La P2, il MSI, Gelli, La destra fascista ecc. Ho sempre apprezzato e apprezzo Zagrebelsky, Sento da oltre 40 anni denunciare cosa non funziona in italia; tutto è stato nascosto perchè le condizioni economiche lo consentivano, ORA QUESTO NON E' PIU' POSSIBILE. da buon democratico chiedo cosa i democratici vogliono ORA?
Scritto da ROBINEWS il 5/6/2013 alle 11:05
Sul presidenzialismo mi sono già espresso ieri. Non ho pregiudiziali su questa forma di governo in sé, ma più di una riserva sulle motivazioni per le quali se ne pensa l’applicazione nel contesto politico del nostro Paese. L’Italia non è la Francia. Il presidenzialismo adottato in un’ottica di rafforzamento della democrazia implica ci sia un solido sistema dei partiti ed un apparato burocratico indipendente dal condizionamento dei partiti. Come in Francia, dove il sistema politico rimane saldamente ancorato - anche nel nome dei partiti - alle tradizioni culturali e ideologiche del Novecento e dove lo Stato, a tutti i livelli, non è alla mercé dei politici di turno. In Italia, invece, il presidenzialismo viene invocato come antidoto alla ingovernabilità e come scorciatoia per aggirare la debolezza e l’inconsistenza strutturale dei partiti che, negli ultimi vent’anni, hanno per lo più affidato la propria identità ai personalismi dei leader, rendendoci decisamente più simili ai paesi sudamericani, che non alla vicina Francia. Da questo punto di vista capisco che il presidenzialismo sia nel dna di Berlusconi ma comprendo un po’ meno l’improvvisa conversione del PD. P.S. Un saluto invidioso ad @Angelo Eberli, che almeno si sconforta e si sgomenta respirando l’aria dell’isola d’Ischia :-) Buona continuazione.
Scritto da Leonardo C. il 5/6/2013 alle 11:13
Senza limiti... nell'ideologia della piazza, dopo le piazze di Mosca e di Pechino del passato, abbiamo chi auspica per il presente le piazze delle primavere arabe. C'è nella sinistra un filone di follia che periodicamente riaffiora. Oppure si tratta di provocazioni fascistoidi, travestite da sinistra?
Scritto da ulderico monti il 5/6/2013 alle 11:26
@La timida (09.21) - Le ragioni della profonda diffidenza verso il sistema francese sono tante, oltre a quelle che tu menzioni. Quando ne parlavamo con Guido Bodrato, uomo di rara intelligenza politica che pensa e scrive ancora molto, era quasi come bestemmiare in chiesa tanto era contrario culturalmente e politicamente. Mi prendeva quasi a male parole quando osavo dire che la Dc e il Pci avevano sbagliato a cestinare con fastidio e rabbia la proposta craxiana della “grande riforma”. In realtà, ritenevo e ritengo che doveva essere corretta ma la sua ispirazione innovativa era valida.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 12:16
@Leonardo C. (10.38) - Io resto fedele alla regola: le Istituzioni con tutti, il governo con i simili. E considero questo governo come soluzione eccezionale in un contesto elettorale di sostanziale pareggio. Senza gli errori gravi del Pd avremmo oggi un governo del Presidente, temporaneo e con pochi scopi, precisi e concreti. Invece abbiamo pagato a Berlusconi un prezzo alto e tu sei indotto a parlare del rischio di “un’alleanza politica organica e strategica”. Non attribuiamo però al Presidente, che non aveva nemmeno più il potere di sciogliere le Camere, responsabilità che sono soltanto nostre.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 12:19
@bm (10.56) - Sottoscrivo quanto tu dici. L’elezione diretta del Presidente è solo la punta dell’iceberg. Tutto il resto del sistema è da ricostruire e lo deve fare chi avrà eventualmente il compito di elaborare la riforma. Non serve la fretta ma neanche il rinvio continuo di misure incisive di cambiamento istituzionale.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 12:22
@Ulderico Monti, provocazioni fascistoidi travestite da sinistra? credo sinceramente che non sai di cosa parli! Nel 1968, chi scrive è stato aggredito di notte a Novate Milanese da un manipolo di fascisti armati di tutto, compreso bastoni e pistole. Tra questi c'era uno degli autori della strage di piazza della Loggia a Brescia. I fascisti li conosco bene, così come conosco bene chi rifiutando di vedere la tragica realtà senza intervenire in tempo SPIANA LA STRADA AL NUOVO PERICOLO FASCISTA.
Scritto da ROBINEWS il 5/6/2013 alle 12:30
Necessaria una rivisitazione costituzionale. Scorretto che detta variazione venga letta come un tabù da fare arricciare il naso specie a quelli (politici e certi costituzionalisti) che della Carta ne hanno fatto uno strumento per vivacchiare eternamente. Con questa maggioranza non credo, però, che si possa fare più di tanto, considerato che ancora non si è visto nemmeno uno, dico solo uno, straccio di proposta per una nuova legge elettorale.
Scritto da Sic Est il 5/6/2013 alle 12:34
@Leonardo C. condividendo alcune tue osservazioni sul modello francese mi pongo una domanda semplice. Il sistema amministrativo-burocreatico Francese e il rapporto politica-istituzioni e figlio del modello istituzionale Francese o viceversa. Il dilemma è sempre lo stesso è nato prima l'uovo o la gallina? Di certo il nostro sistema politico-istituzionale non ha eliminato le storture amministrative-burocratiche storiche MA LE HA ADDIRITTURA AMPLIFICATE E PEGGIORATE. restare dove siamo è sbagliato!
Scritto da robinews il 5/6/2013 alle 12:39
Sulla "ideologia della piazza e la follia che ogni tanto esprime una certa sinistra" vorrei sommessamente chiarire che LE PIAZZE NON CI SARANNO FINCHE' C'E' IL PANE. a me pare che oggi il comune sentire dice che il pane comincia a mancare e parecchio. Non sono uno che auspica la piazza, quello che penso è assolutamente indifferente. Sono uno che molto più semplicemente CONSTATA CHE LA PIAZZA E' MOLTO PIU' VICINA DI QUANTO SI POSSA PENSARE.
Scritto da ROBINEWS il 5/6/2013 alle 12:52
@Adamoli, grazie per la condivisione e apprezzamento per alcune delle mie riflessioni, grazie ancora di più per aver ribadito quello che non condividi delle mie opinioni. Vorrei anche esprimere SOLIDARIETA' a coloro che solo per aver espresso il proprio pensiero vengono subito tacciati di essere "provocatori fascistoidi" (@U.M.). Per furtuna lo stalinismo è un ricordo molto lontano altrimenti per i prusunti provocatori fascistoidi il Gulag, le picozze in testa e altre punizioni erano assicurate
Scritto da robinews il 5/6/2013 alle 13:27
Per @Adamoli. Non condivido quasi niente di quello che hai scritto sul presidenzialismo ma leggerti è sempre piacevole e istruttivo.
Scritto da Mario T. il 5/6/2013 alle 13:30
Aggiungo che è piacevole leggere quasi tutto il blog.
Scritto da Mario T. il 5/6/2013 alle 13:32
@Leonardo.C. Il mio soggiorno ad ischia sta per terminare e le condizioni meteorologiche non sono state quelle sperate. RImane il m io sgomento per le frasi captate e riferite da persone provenienti da regioni "rosse". Per quanto mi riguarda permangono le mie preoccupazioni. Anzi, se mi si consente l'uso di un'iperbole, non sono solo preoccupato, sono in apnea; mi servirebbe una camera iperbarica. E non ho ricette da dispensare. Ricambio la cortese condivisione.
Scritto da Angelo Eberli il 5/6/2013 alle 14:40
@Sic Est, l'unica proposta seria per la legge elettorale è stata quella di ritornare al mattarellum. Il Pd l'ha prontamente segata.
Scritto da G.G. il 5/6/2013 alle 15:32
@Roberto Molinari. Vanno bene i dubbi ma arrivati dove siamo desso bisogna decidere. Sono nettamente per il sistema semi presidenziale francese.
Scritto da G.G. il 5/6/2013 alle 15:34
Caro Adamoli, non credo che i 35 costituzionalisti nominati valgano la commissione dei 75 che elaborò la Costituzione,...ma voglio essere positivo e vedere le proposte. Letti i vari post permettimi un critico pessimismo. La gran parte degli interlocutori mi sembra assolutamente frenata davanti a qualsivoglia proposta innovativa. Sarà colpa del lutto non ancora eleborato...post elettorale? O nessuno si sente di contraddire Benigni con la sua Costituzione più bella del mondo?
Scritto da Fabrizio Piacentini. il 5/6/2013 alle 16:42
@Fabrizio Piacentini (16.42) - Il freno, forse, è rappresentato da una cultura riformatrice ancora debole malgrado i proclami propagandistici. Forse. E poi c’è il governo di larghe intese che essendo il contrario di quanto proposto in campagna elettorale non ha ancora finito di sbalordire e incupire moltissimi elettori della mia parte politica. A costoro, che comprendo benissimo, vorrei però dire che se anche il centrosinistra avesse vinto con il 51% i conti della riforma costituzionale (necessaria) sarebbero stati comunque fatti con il Pdl essendosi posto, Grillo, fuori gioco. Le corse solitarie in questo campo finiscono sempre dentro un incubo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/6/2013 alle 17:12
@Leonardo C. Secondo te prima di fare la riforma del sistema di governo ci vorrebbe "un solido sistema dei partiti ed un apparato burocratico indipendente dal condizionamento dei partiti". Belle parole e campa cavallo...Prova a rileggere Veltroni al momento della fondazione de Pd, per favore.
Scritto da Giorgio S. il 5/6/2013 alle 17:53
Molto bene @Adamoli decida il Congresso. Ma tu proponi l'apertura del voto ai non iscritti. Anche per eleggere le cariche di Partito ? Aiutami a capire perché io, iscritto, che sostengo finanziariamente il P. che friggo salamelle alle feste, che allestisco gazebo, raccolgo firme, presento liste, porto le mie proposte, ecc.ecc. dovrei lasciare che i miei dirigenti di partito vengano nominati dai miei amici Arturo e Corrado che iscritti non sono? E bevono tutto dai giornali di centrodestra...
Scritto da A. Vaghi il 5/6/2013 alle 18:36
Sono del tutto d'accordo con Roberto Molinari, con le sue perplessità attuali e con le sue precedenti, ora vacillanti, certezze. Anch'io, come lui, ho sempre preferito il sistema tedesco, se non altro nel tentativo (forse vano nel Paese delle eterne risse tra guelfi e ghibellini) di evitare il bastardo bipolarismo muscolare, che stiamo subendo da un ventennio. Non ho peraltro certezze, anche perchè si tratta di una materia complessa e ostica per non addetti ai lavori. Sarebbe fondamentale che nel partito ci fosse un ampio dibattito, preceduto però da un'informazione, anzi da una formazione di noi iscritti e militanti, soprattutto se ci verrà chiesto di scegliere tra l'una o l'altra opzione. Unica quasi certezza (d'accordo con Eberli): che la convenzione o commissione dei 35 non sia un alibi per eludere la riforma elettorale, ammesso poi che dai 35 esca qualche proposta chiara e che l'attuale parlamento faccia in tempo ad approvarla (al di là infine degli eventuali referendum confermativi).
Scritto da mariuccio bianchi il 5/6/2013 alle 19:00
I padri costituenti hanno scelto l’elezione di secondo grado da parte delle Camere e dei rappresentanti regionali per conferire al Capo dello Stato un ruolo “super partes”. Gli eletti sono stati, salvo eccezione, all’altezza della loro “terzietà” ma i risultati quasi mai sono stati semplici e immediati. Chi non ricorda le interminabili sessioni della Prima Repubblica? Nella Seconda le procedure sono state più svelte e agevoli perché, casualmente, il Presidente è sempre stato eletto nei periodi di governo del centro-sinistra: che cosa sarebbe successo se il prescelto fosse stato Berlusconi? Con le ultime elezioni politiche il sistema non è stato in grado di esprimere alcuna maggioranza e anche la scelta del Presidente è rimasta bloccata. Ne abbiamo visto di ogni e, alla fine, si è dovuto pregare il riluttante, ottantaseienne Napolitano ad accettare la proroga nell’ incarico. Tra l’altro, quello che un tempo si riteneva un incarico quasi notarile si è rivelato di cruciale importanza per gli equilibri politici. Ciò che è successo nei mesi scorsi è la chiara dimostrazione che il modello di democrazia immaginato dai costituenti è alla fine, non serve più e non è neppure in sintonia con le aspettative di una scelta non delegata dei propri governanti da parte di un elettorato che ha fatto propria la cultura del soggettivismo. Occorre tenerne conto. Si deve andare verso una qualche forma di elezione diretta del Capo dello Stato, con uno o due turni, ma soprattutto bisogna ridisegnare i poteri complessivi del governo della Repubblica, modificando la seconda parte della Costituzione. Non è indispensabile copiare i sistemi esistenti in altri Paesi; i vari elementi possono essere variamente combinati tra di loro. Ad esempio l’attuale “porcellum” – depurato dall’assurdo premio di maggioranza e dalla designazione dei candidati da parte delle segreterie politiche – è un modello di proporzionalismo che può essere modificato e perfezionato. Il “mattarellum” ( con parte di maggioritario e parte di proporzionale) esige il metodo uninominale (che premia i noti e notabili) ma che difficilmente può essere accettato perché oggi non ci sono soltanto i due Poli ma anche Grilllo e Monti che sono una forza non trascurabile. Insomma non bisogna avere orrore del cambiamento ma cambiare con oculatezza e buon senso, comunque fuori dagli schemi ideologici e da quelli che erano validi il secolo scorso ma sono inattuali nella presente società flessibile..
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 5/6/2013 alle 19:02
Prima che il congresso si esprima nessun organismo del Pd potrebbe autorizzare il cambiamento della Costituzione in senso presidenziale. Su questo punto sono fermamente convinta.
Scritto da Elisabetta il 5/6/2013 alle 20:33
cose buone e cose cattive insieme al governo. Oggi l'immaggine insaguinata del sindaco di Terni al quale la polizia gli ha spaccato la testa con una violenza inaudita e assolutamente ingiustificata mi aveva impressionato, A questo episodio ci sono state due reazioni del governo, 1) il silenzio del ministro degli interni, 2) le scuse di E. Letta e l'invito alla polizia a comprendere la rabbia sociale che monta nel paese. Bene Letta, Malissimo Alfano. Peccato che siano insieme al governo.
Scritto da robinews il 5/6/2013 alle 21:03
Gentile dott. @Fiori, ho letto con interesse il suo commento (per par condicio, occorre dire che anche quello di @Vaghi, 18,36 rende, eccome se rende). Giusto ricostruire gli intenti dei nostri Padri Costituenti, non concordo con lei sulla riluttanza di Napolitano (come ebbi già modo di scrivere, non vorrei ripetermi, il nostro Presidente non era certo desideroso, a differenza di @Eberli, di raggiungere Ischia accompagnato dalla consorte) e pongo l’attenzione alle sue parole di chiusura: ‘la presente società flessibile’. In questa ormai capillare flessibilità, qualcosa di ancora fermo rimane, cioè la carriera politica dei nostri giovani dirigenti. Iniziano con l’occupare un ruolo istituzionale per due mandati (per esempio in Regione) e non sono nemmeno sfiorati dall’ipotesi di tornare, al termine delle due legislature, al proprio lavoro (sempre che l’abbiano). Richiamando l’attualità, mentre i 1400 dipendenti della Indesit, a giorni, verranno posti in esubero, molti (non tutti) dei nostri giovani dirigenti dormono sonni tranquilli, grazie a quell’automatismo - che si sostanzia di una regola non scritta - che consentirà loro di toccare tutti i livelli della carriera politica. Nessuna flessibilità, anzi piena garanzia di ‘occupazione’ e di ‘stipendio’. A prescindere dalle loro competenze. Ora, è possibile che io stia correndo troppo ma, le assicuro, senza presunzione, che ne ho viste così tante da averle azzeccate quasi tutte. E mi piacerebbe pensare che la mia non sia malignità ma adesione alle parole pronunciate ieri da Papa Francesco ossia che i cristiani non dovrebbero usare ‘un linguaggio socialmente educato’, incline all’ipocrisia, ma adottare la stessa trasparenza dei bambini. Papa Francesco ha condannato il ‘politicamente corretto’, adornato di lusinga e di adulazione. Comprenderà il motivo per il quale, da un paio di mesi, io la invito a tenere corsi di formazione ai giovani dirigenti varesini. Almeno da far comparire una luce di passione, civile e politica, nei loro occhi. Almeno che la loro permanenza ‘a vita’ in politica diventi brillante.
Scritto da eg il 5/6/2013 alle 22:33
@ eg - Nella flessibile società moderna sembra che il posto fisso sia quello dei politici; non è sempre vero ma counque mi auguro che lo occupino con spirito di servizio.
Scritto da CMF il 6/6/2013 alle 07:27
Manganellato il sindaco di Terni, ovviamente dalla polizia. Oppure, secondo il sindacato della polizia, 'ombrellato' da un manifestante. Come cittadino di una democrazia occidentale, mi chiedo perché si è tollerato che venisse occupata una stazione ferroviaria. L'ideologia della 'piazza' è inaccettabile e chi la giustifica e la promuove è oggettivamente un antidemocratico. Fascista o antifascista che si dichiari, secondo antiche e ambigue definizioni.
Scritto da ulderico monti il 6/6/2013 alle 07:40
Quest’Italia è un paese strano. Esempio (1): Ombrellata o manganellata? That is the question. Il sindaco sembrava sicuro, la foto ci chiarisce che forse era disattento e ignorava la differenza tra un manganello e un parapioggia chiuso. Comunque sia, il caso è stato creato per il piacere di quell’anti Stato anarchico che si rigenera in queste occasioni. Mi chiedo se non sarebbe opportuno, prima di propalare idiozie, capire cosa è avvenuto? – Esempio (2): Qualcuno aveva gridato al miracolo quando si è parlato del distacco da Equitalia di tutti gli Enti territoriali, quasi a far capire che non si sarebbero più pagate le tasse. Distrutta Equitalia il risultato sarà che la gestione delle riscossioni sarà aggiudicata a società private che invece di un aggio medio del 9% se ne beccheranno uno del 30%.
Scritto da Sic Est il 6/6/2013 alle 07:57
@A. Vaghi (18.36) - La mia risposta alle tue domanda è differenziata. Per il leader nazionale si. Credo che per il prossimo congresso si debba garantire la partecipazione degli elettori che si registrino all’albo. E’ una regola statutaria, è avvenuto fin qui con Veltroni e con Bersani e non vedo una ragione per cambiare alla vigilia del congresso. Peraltro i candidati e i loro progetti saranno conosciuti, ne parleranno televisioni e giornali e quindi si tratterà di un voto informato anche da parte di chi non è iscritto. Per i segretari regionali sono contrario. L’elezione sarebbe pressoché anonima. Nessuno al di fuori della solita cerchia sa chi sono i segretari in carica e tanto meno saprebbe chi sono i candidati. Benché nello Statuto ci sia scritto che siamo un partito federale questa è una gran balla. Il partito regionale è l’anello debole dell’impianto del Pd. Finché qualcosa d’importante non cambi il voto degli iscritti è più che sufficiente. Da convinto regionalista mi dispiace moltissimo ma è così. Sulle segreterie provinciali ho dei dubbi. Ha senso la partecipazione degli elettori? Mah! Dipende da molte cose: albo degli elettori, informazione corretta ed efficace, controllo sul finanziamento della campagna. L’Italia è lunga. Mi è capitato di visitare molte regioni nel corso degli anni e osservare non solo le Istituzioni regionali ma anche i partiti ed ho visto cose assai discutibili. Se l’elezione aperta agli elettori non è una cosa molto seria finisce che in molte parti d’Italia diventa una pagliacciata. Se la commissione Statuto di cui faccio parte sarà chiamata a discutere questo problema prima di dare il mio parere vorrò guardare bene anche le norme di dettaglio. Stai tranquillo che terrò informati i lettori del blog. In un partito che funziona bene gli iscritti sono l’avamposto militante e le occasioni per partecipare e far valere le proprie idee non dovrebbero mancare. Io che sono iscritto ad un partito da quando portavo i pantaloni corti se al mio partito partecipano anche gli elettori sono soltanto contento.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/6/2013 alle 08:51
@Adamoli 8.51 grazie della precisazione. Opportuna. In precedenza aveva inteso qualche margine di ambiguità sul tema : elezione degli organi dirigenti del Partito.
Scritto da A. Vaghi il 6/6/2013 alle 09:47
Quanta velocità per giustificare e prendere sul serio la versione della polizia sull'ombrello agitato (e fotografato) PECCATO CHE IL SINDACO DI TERNI ABBIA CONFERMATO DI AVER RICEVUTO LE MANGANELLATE DELLA POLIZIA SULLA TESTA. Quanto allo scandalo dell'occupazione di una stazione ferroviaria è stato molto più comprensivo il Presidente del Consiglio E. Letta che certi solerti frequentatori del bolg che probabilmente del dramma operaio che resta senza lavoro e senza sostegno economico SANNO POCO.
Scritto da ROBINEWS il 6/6/2013 alle 10:15
Qualche "novello" democratico ha scritto "PERCHE' SI E' TOLLERATO L'OCCUPAZIONE DELLA STATZIONE DI TERNI"? A quando gli applausi per i fucili e mitra spianati pronti a sparare contro i lavoratori in lotta per dei diritti "costituzionali"? In italia questo è già successo ad Avalo, negli anni sessanta e in molti altri periodi. AVANTI POPOLO ALLA RISCOSSA! ha dimenticavo, scrivendo questo cose è facile che diventi antidemocratico e fascistoide.
Scritto da robinews il 6/6/2013 alle 10:36
Cari colleghi, è noto come Alcide De Gasperi non abbia mai interferito, in quanto Presidente del Consiglio, nei lavori dell’Assemblea Costituente, tanto da apparire, a torto, perfino disinteressato alla elaborazione del testo costituzionale. In occasione dei Patti Lateranensi volle parlare dal suo banco di deputato, per sottolineare appunto, come scrive Leopoldo Elia, la deliberata scelta “di non interferenza governativa nell’elaborazione della nuova Costituzione”. Da Presidente del Consiglio parlò solo sul tema dell’Alto Adige. All’epoca il Banco del Governo era riservato al Comitato direttivo della Commissione dei 75. Oggi assistiamo a un rovesciamento di impostazione. Il Governo si considera perfino come proponente di una riscrittura anche incisiva della Costituzione, con una iniziativa come quella della nomina dei 35 saggi che di per sé costituisce un’autentica anomalia in un processo di revisione costituzionale. Una maggiore prudenza nella decisione del Governo sarebbe stata auspicabile. Ma ciò che più desta preoccupazione è la disinvoltura con la quale si affrontano temi come quello del presidenzialismo che stravolgono alla radice l’impianto della Costituzione coerentemente fondata sulla preminenza del Parlamento. Trasformare la Repubblica parlamentare in una Repubblica presidenziale significa archiviare la Carta del 48 e passare a un diverso assetto costituzionale. Per un’operazione del genere, come osservava Dossetti, non può, se non con grave forzatura, essere utilizzato l’articolo 138 della Costituzione. Ciò che invece urge è la revisione della legge elettorale che inficia di legittimità ogni decisione, alterando la vita democratica dell’Italia. È su questo punto essenziale che dovrebbe concentrarsi l’impegno parlamentare con un Governo che ne agevoli il corso. Soluzioni decenti per una buona legge elettorale sono possibili, prendendo soprattutto in considerazione quelle dei più grandi paesi europei, ma anche originali proposte come quelle presenti nel sito della nostra Associazione. Sul tema del presidenzialismo, che ha sostenitori anche nella nostra Associazione, apriremo un vasto dibattito tra i soci, a partire da un convegno previsto nella prima decade di luglio. La nostra preminente preoccupazione è che tutto si svolga in modo pienamente legittimato e democratico, cominciando, in primo luogo, a correggere le storture attuali che hanno la loro fonte nella legge elettorale che rischia di inquinare per la sua dubbia costituzionalità di illegittimità ogni atto deliberativo degli organi dello Stato. Colgo l’occasione per inviare il più cordiale saluto. Gerardo Bianco
Scritto da Roberto Caielli il 7/6/2013 alle 09:14
@Roberto Caielli (09.14) - Conosco bene Gerardo Bianco. E' sempre stato contrario a toccare la Costituzione. Nel post ricordo che sulla modificazione della Carta Fondamentale nel Partito popolare ero parte di una minuscola porzione, nella Margherita ero in una robusta minoranza, nel Pd non lo so ancora. Ora Gerardo Bianco afferma che "sul tema del presidenzialismo, che ha sostenitori anche nella nostra Associazione, apriremo un vasto dibattito tra i soci, a partire da un convegno previsto nella prima decade di luglio". Parteciperò a questo incontro che sarà senz'altro interessantissimo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 7/6/2013 alle 09:21
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