Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 3/3/2014 alle 14:48


Si fa un gran parlare del rapporto fra maggioranza e minoranza dentro il Pd.
La mia posizione è chiara. Se non c’è condivisione piena è meglio la gestione con una opposizione seria e magari fastidiosa. Mai creduto agli unitarismi fasulli. Sono stati una delle cause che hanno reso opaca la vita del Pd in molte realtà.
La situazione è cambiata e migliorata da quando i vertici si sono dimostrati scalabili a tutti i livelli anche da parte di chi non faceva parte della storica Ditta (copyright bersaniano).
Riconosco con piacere che era stato proprio Bersani ad aprire questa strada quando aveva voluto far partecipare Renzi  alle primarie per la guida del centrosinistra proponendo lui stesso una deroga allo Statuto.
Il partito si rinnova  forgiando la classe dirigente sulla visione culturale e politica e non più sulle antiche fedeltà. E' questo il vero tesoro da custodire.
C’è però un’avvertenza  molto importante. Chi ha conquistato la guida ha il compito di ricercare la sintesi possibile di posizioni diverse e chi fa opposizione, funzione rilevante, deve essere rispettato e messo nella condizione di agire.
Non è gradevole sentirsi ospiti nel partito. Una sensazione che ho provato anch’io varie volte. Eppure in Regione mi avevano voluto nei pochissimi posti di responsabilità disponibili. Ma mi sembravano concessioni alla mia storia personale più che alla dignità, alle idee, al pensiero politico a cui tenevo moltissimo.
Per questa esperienza dico ai nuovi vincitori: attenti all’arroganza. Nessuno deve sentirsi ospite più o meno desiderato. Tutti devono sentirsi a casa.

Commenti dei lettori: 41 commenti -
Da oggi vediamo gli emendamenti per la benedetta o maledetta legge elettorale,poi vedremo per eliminare la bicamerale con tutte le perdite di tempo e costi relativi ma la green economy deve partie da subito..altro che ad es. fosse per discariche a Roma in centri archeologici ma soprattutto presso le falde, guarda caso con ritardo avviso dell'ordinanza..a quanto pare anche non specificando che con l'As non si può nemmeno lavarsi o irrigare; scusate se è poco, ma questa sarebbe la gestione Italia
Scritto da zva il 3/3/2014 alle 14:55
Gentile Adamoli, in Regione le avevano affidato alcune responsabilità perché lei era la persona più adatta e non per ragioni politiche. Così avevo capito. Tutti, tranne la Lega, volevano che fosse lei il presidente della Commissione Statuto anche se apparteneva all'opposizione. La volevano i Verdi e Rifondazione come il Pdl delle varie confessioni. II suo partito non ci aveva messo molto sforzo. Ricordo male?
Scritto da Dirigente regionale il 3/3/2014 alle 15:20
Se confrontiamo i 300 mila votanti alle primarie tra gli iscritti e i 3 milioni di votanti alle primarie del Ballottaggio di dicembre si capisce come la "voglia" di potersi "sentire a casa" sia molto larga. La costruzione di un grande soggetto politico che possa essere la casa di tutti è un compito difficile sia per chi si sente a casa sua e chi è fuori ma vorrebbero abitarci. Chi oggi ha conquistato i vertici del PD ha il dovere di dare risposte non solo a chi è dentro ma anche a chi è fuori.
Scritto da robinews il 3/3/2014 alle 15:39
Visione culturale e politica...mi fermo qui. Il Pd, al momento, è tutto meno che questo. Hanno prevalso i riposizionamenti e quindi nonostante molti non lo gradiscono i più sono allineati a Renzi. Poi è questione di capire come e dove si esercita il confronto politico. Per ora tramite voto, con poco confronto, con sondaggi, format tv e qualche spruzzata social. No, così non va. La discussione è vera se le posizioni sono chiare e spendibili. Per ora siamo ai titoli e alle schermaglie. Nessuna visione.
Scritto da Loris Costa il 3/3/2014 alle 16:15
Giusto, dillo però anche ai tuoi amici di Varese.
Scritto da Iscritto Varese il 3/3/2014 alle 16:35
Caro Adamoli, quando comandavano quelli dell'attuale minoranza hanno perfino impedito a Luisa Oprandi di diventare capogruppo del Pd a Varese, e si che era stata candidata sindaco. Le minoranze le facevano fuori senza riguardi.
Scritto da Donna di Varese il 3/3/2014 alle 16:48
@Loris Costa (16.15) - Che ci siano stati posizionamenti e riposizionamenti opportunistici è fuori discussione. Accade sempre quando cambiano le leadership in modo tanto profondo. Ma che la visione annunciata da Renzi sui media e nelle piazze sia molto diversa quella precedente e da quella di Cuperlo e Civati mi sembra chiaro. Perché tutto non finisca nel Gattopardo è necessario che trovi accoglienza una forte dialettica interna (Direzioni, Assemblee, Circoli) che sia in grado di favorire il rafforzamento e la trasparenza delle visioni. Se invece tutto si vende e si compra con la spartizione della cariche di governo e sottogoverno non ci sarà alcuna nuova alba ma un triste tramonto su un’intuizione (soprattutto prodiana) che ancora mi ostino a ritenere ricca di potenzialità
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/3/2014 alle 17:06
Solo per precisare a "Donna di Varese" che la Oprandi s'è fatta fuori da sola, come dimostra la sua non fulgida presenza su ben 2 poltrone,in Comune e in Provincia: L'autorevolezza bisogna conquistarsela,non basta essere donna! Piccole polemiche di corrente non sevono!
Scritto da donna militante,non ex il 3/3/2014 alle 17:07
Giuseppe, oggi tocchi un tema secondo me molto importante: la dignità, le idee, il pensiero politico: Allora ti chiedo, cosa resta ,nel PD, di tutto questo, della cultura democristiana, o meglio cristiano democratica? In Italia la fusione di diverse culture, socialista e cristiano democratica, ha portato alla nascita del PD ( intuizione prodiana), ma questa è un'anomalia, perché in tutta l'Europa, queste culture ( non ideologie), sono separate : socialista,cristiano democratica, ambientalista
Scritto da mario diurni il 3/3/2014 alle 17:44
e bada bene che dico socialista, e non post-comunista ( tra l'altro la maggior parte dei socialisti in Italia sono andati con FI),altra anomalia. Tutto questo è ancor più vero, per l'adesione al PSE,e allora ti chiedo ancora : cosa resta della cultura cristianodemocratica ( a cui credo che tu ancora ti ispiri) nel PD, o nel PSE? Non credo che basti aggiungere democratici a socialisti, parlo di idee, che sono quelle che fanno camminare i partiti. Il partito democratico negli USA è un'altra storia
Scritto da mario diurni il 3/3/2014 alle 17:56
La distinzione tra maggioranza e minoranza poteva avere senso in un partito interclassista come la D.C. dove peraltro prevalevano le soluzioni unitarie in nome di un comune progetto. Ma le differenze nel P.D. non sono ideali nè programmatiche ma di potere e di carriera. Il partito è già parte, fazione; le divisioni portano solo lacerazioni e lotte intestine. Meglio lavorare tutti insieme su un piano di lealtà e di servizio verso il bene comune senza ulteriori frammentazioni della politica.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 3/3/2014 alle 18:04
ed ha un'altra tradizione. In Europa l'unico esempio che abbiamo avuto con tale nome è stata la Repubblica Democratica Tedesca di Honecker, ma non credo che tu pensi a quella! Allora torniamo al punto centrale. la fusione a freddo di due culture diverse, soltanto per sopravvivere, e gestire il potere. Speravo che con Renzi qualcosa potesse cambiare ( vista la sua storia ), ma le sue ultime decisioni mi fanno pensare che ha prevalso il compromesso con l'ala sin del suo partito. Vedremo!
Scritto da mario diurni il 3/3/2014 alle 18:05
Caro Giuseppe sono d’accordo, il gioco tra maggioranza e minoranza all’interno di un partito complesso è sempre qualcosa di arricchente, ma, nello stesso tempo di problematico. Perché le cose funzionino occorre il concorso di tutti, ma soprattutto occorre che ci sia la cultura politica e il senso della tolleranza. Se si crede, ma soprattutto si condivide la missione storica del partito allora è possibile che ci si divida sulla base di linee politiche e che i rapporti siano basati sulla tolleranza e il reciproco rispetto. Le cose cambiano se manca tuttavia la cultura politica. Cambiano se prevalgono sentimenti di “rivincita”. Cambiano se si pensa che una volta arrivati occorre compiere “pulizia etnica”. Cambiano se le finalità politiche sono sostituite da visioni “teologiche” che portano i “fondamentalisti” o più modernamente i “tifosi della curva” a prendere il sopravvento. Un partito è una comunità politica dove la politica deve avere dei limiti. Se si rompono legali affettivi, se si rompono amicizie in ragione della politica si mette anche a rischio la stessa comunità. Il principio di tolleranza deve essere sempre lo spirito guida. Il partito non è mai di chi vince, il partito è di tutti. Semmai chi vince deve governare e deve alimentare, far crescere la minoranza perché questo consente anche a chi ha vinto di mettersi in gioco e di non pensare che con lui tutto finisca. In un partito la minoranza non solo ha il diritto di esistere, ma anche deve poter lavorare liberamente per far conoscere le sue istanze. Tutto questo ha senso però se si condivide la missione storica, se così non fosse avremo chi sta dentro il partito, ma con un piede è allo stesso modo fuori, in attesa di tempi migliori. Ho sempre diffidato di coloro che teorizzano gli scontri durissimi ai congressi. Generalmente chi teorizza questo dimentica che occorre sempre pensare a come costruire il dopo. Se i rapporti sono stati rotti, se gli attacchi sono degenerati, per ricostruire poi occorre anche una cultura politica capace di mettere tra parentesi l’accaduto e impostare diversamente i rapporti, compreso il rispetto per le posizioni. Rispetto che non è negare la dialettica, ma semplicemente l’accettazione della diversità dei percorsi e non del fine. Oggi siamo su un crinale. Lo siamo non perché i tempi sono cambiati perché c’è Renzi e non c’è Bersani o viceversa. Siamo su un crinale perché ci sono evidenti limiti di cultura politica. Quando si da troppo spazio ai “tifosi della curva” a qualunque curva essi appartengano vuol dire che qualcuno ha rinunciato ad esercitare il suo ruolo e ha rinunciato a usare lo strumento più corretto, la cultura politica.
Scritto da roberto molinari il 3/3/2014 alle 18:21
Eppure Giuseppe io sono uscito dal Pd per questo...mi sono sentito a casa solo con l'Ulivo, un momento vero e plurale. Poi no.
Scritto da Loris Costa il 3/3/2014 alle 18:49
In un partito le minoranze sono il sale della democrazia per evitare errori mortali alla maggioranza che non deve mai porsi in maniera arrogante nel gestire il partito!
Scritto da Antonio Iosa il 3/3/2014 alle 18:55
E' "importante sentirsi a casa 2 e no estranei o tollerati per questo l' opposizione deve essere presente ed essere seria nel rapportarsi con le altre posizioni nel partito. Così il cammino potrà essere costruito.
Scritto da bruna croci il 3/3/2014 alle 19:52
La tolleranza verso chi sta all'opposizione misura la civiltà di un partito, su questo non c'è dubbio. Ma anche la minoranza deve essere propositiva e non chiudersi a riccio o lamentarsi continuamente.
Scritto da G.G il 3/3/2014 alle 20:19
Caro Giuseppe il problema ben presentato nel post "sentirsi a casa", con l'aggiunta di quanto detto da@ Molinari mi crea il dubbio che nasca da un dente che duole. Cioè che vada oltre a concetti generali della cultura politica ( che costa studio e fatica e che non è in vendita nei supermarket). Siete entrambi membri della Direzione prov. del PD. Parlate a nuora affinche suocera intenda ? Come va la ricerca di sintesi in Direzione e operativamente in segreteria con gli amici di Civati ?Tutto OK?
Scritto da A.Vaghi il 3/3/2014 alle 21:16
@Mario Diurni (17.56) - Mi conduci ad un ragionamento lungo e complesso che forse sarebbe meglio rimandare a domani (o dopo) quando scriverò un post sul Pd nel partito socialista europeo. Le anomalie italiane sono tante nel campo sia del centrosinistra che del centrodestra. Sono il portato della nostra particolarissima storia politica. La cultura cristiano-democratica, o chiamala come vuoi tu, non è stata in grado dopo la Dc di farsi partito. Ci hanno provato in tanti, anche con l’appoggio di alti prelati del Vaticano e della Chiesa italiana ed hanno tutti fallito. Ciò significa, ma è solo la mia opinione, che quella cultura (tutt’ora esistente) può essere presente e influente in partiti diversi. Se è così, la scelta di una persona verso questa o quella formazione politica dipende molto dal suo giudizio sulle classi dirigente, sulle visioni sociali, sulle linee programmatiche, sull’eterno snodo uguaglianza-disuglianza e conservazione-innovazione. Ho individuato nel centrosinistra l’ambito più adatto per la mia cultura ma ho sempre rispettato le scelte diverse. Mi hanno spesso provocato chiedendomi: “come mai tu nel Pd?” Non ho mai replicato: “come mai tu nel Pdl”.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/3/2014 alle 22:00
@Camillo Massimo Fiori (18.04) - Dire che le differenze nel Pd sono soltanto di potere e di carriera significa dipingere un quadro fosco nel quale non mi ci riconosco. Esistono questi risvolti come ci sono sempre stati in tutti i partiti ma vi sono visioni e strategie diverse che a me pare di cogliere chiaramente. L’universo di Cuperlo è ovviamente conciliabile con quello di Renzi ma non è affatto sovrapponibile. Renzi dovrà certamente coltivare la profondità (Veltroni) ma possiede una sua originalità culturale e politica. La stessa considerazione si può fare per gli altri leader. Quando parlo di maggioranza e minoranza (nei casi di necessità) non intendo affatto rappresentare la frammentazione politica ma, al contrario, un modo per ricomporla nella chiarezza delle responsabilità.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 3/3/2014 alle 22:05
Il Pd come comunità di uomini e donne deve fare ancora molta strada. C'è il veleno ideologico che inquina ancora troppo e in questo modo si parla per partito preso. Il Pd di Renzi ha bisogno di un pò di tempo, quello che si era dato a Bersani.
Scritto da Andrea il 3/3/2014 alle 22:55
A @Diurni (non indico l'ora, in quanto non mi riferisco ad un commento preciso ma alla generalità dei suoi commenti, caratterizzati dal tema monocorde della sua paura per l'eventuale avvento del centrosinistra in Italia) dico che 'la tradizione non è il culto delle ceneri ma la custodia del fuoco'. (Mahler). Custodia, nel senso di trasmissione. Purtroppo, solo pochi sono animati da questo importante compito.
Scritto da eg il 3/3/2014 alle 23:19
Lasciatevelo dire, trovo questa discussione di alto livelo culturale e filosofico sul rapporto tra i diversi ruoli all'interno di un partito, per far si che esso cresca. Il problema maggiore, è che si tratta di una discussione astratta e basata sul nulla, non si sa quali siano i punti del programma della maggioranza del partito e del governo, e la minoranza su cosa dovrebbe pungolare la maggioranza? Qual'è la pietanza? Non è dato ancora saperlo, forse il fumo sarà la pietanza?
Scritto da disillusodallapolitica il 3/3/2014 alle 23:29
@Vaghi 21,16 fa domande enigmatiche e al contempo allusive a situazioni e fatti presenti nel PD Varesino che molti nel blog non comprendono a partire da Robinews.E' possibile qualche chiarimento e quale sarebbe il "dente che fa male"? La domanda è rivolta non solo a @Adamoli e @Molinari ma anche allo stesso @Vaghi. Chi sono le suocere e le nuore? Cosa ci sarebbe da addebitare agli amici di Civati? cosa c'è che non va? Fateci capire, altrimenti discutetene in un club "privè". Grazie!
Scritto da robinews il 3/3/2014 alle 23:32
Posso rassicurare il popolo del PD, dopo aver visto Civati per la prima volta in tv vi dico che avete in casa un autentico cavallo di razza. Forse il paroliaio, non si poteva permettere che lo sconosciuto diventasse noto, e gli ha tolto il terreno da sotto i piedi. L'importante è per Civati non uscire dal PD, cosa che penso non farà mai, ma, non farsi fregare con qualche candidatura che lo porti fuori dalla strada maestra, è nettamente superiore al Renzi.
Scritto da disillusodallapolitica il 3/3/2014 alle 23:52
...se però la vs intenzione è dare addosso a chi ha qualche linea di posizionamento a sinistra, che dirvi, dividetevi ed amici come prima.
Scritto da disillusodallapolitica il 3/3/2014 alle 23:56
@A. Vaghi (21.26) - Non faccio parte della Direzione provinciale ma solo dell’Assemblea Nazionale, un organismo pletorico che andrebbe rivisto insieme ad altre parti dello Statuto. Il mio post, come è richiamato anche dalla foto, riguardava tutti i livelli, in primis quello nazionale. Non ho più compiti istituzionali ma sono abbastanza informato di ciò che accade in molte realtà lombarde e non solo lombarde ed ho notizie non sempre rassicuranti sulla convivenza fruttuosa dentro il Pd. Da qui il mio invito a far sentire tutti a casa propria. Sul funzionamento del partito nella nostra provincia potrà dirti molto di più @Roberto Molinari, ovviamente secondo il suo punto di vista. Se altri vorranno, sarò lieto di far sentire la loro campana. Per quanto mi riguarda, prima di dare un giudizio preciso aspetto che il partito di Varese abbia finito di mettere il vento nelle vele.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/3/2014 alle 08:34
Se confrontiamo il nostro dibattito interno con la preoccupazione di dare il giusto spazio alle minoranze con quello del Movimento Cinque Stelle che sta per licenziare anche il sindaco di Parma Pizzarotti noi possiamo essere soddisfatti se non orgogliosi del Pd.
Scritto da Un Pd pavia il 4/3/2014 alle 09:43
@Giuseppe Adamoli (22:05), risponde “Quando parlo di maggioranza e minoranza (nei casi di necessità) non intendo affatto rappresentare la frammentazione politica ma, al contrario, un modo per ricomporla nella chiarezza delle responsabilità.” Mi sembra una precisazione fondamentale su quanto scritto nel Tema del Blog. Aggiungerei che sarebbe meglio non parlare di maggioranza e minoranza nell'ambito dello stesso partito (sa tanto di società per azioni), ma distinguere tra idee diverse dovute a diverse sensibilità e che non siano il risultato della regola del “Bastian Contrario”. La critica è il sale della politica, ma se ci si sente estranei è più coerente cercarsi un’altra “casa”. Certe prese di posizione, “a prescindere”, sono solo manifestazioni, spesso bulimiche, di bisogno di visibilità. È il metodo dei sindacati che per questo non trovano mai un’intesa, nemmeno quando è a favore dei lavoratori.
Scritto da Sic Est il 4/3/2014 alle 10:18
@Un Pd Pavia. Bravo, mi domando dove sono finiti nel Pd e anche nel blog quelli che spasimavano per l'intesa con Grillo.
Scritto da Max il 4/3/2014 alle 10:55
Giuseppe ma se a livello nazionale, dopola 'forzatura' di Renzi con la formazione di un governo che ambisce a durare sino al 2018 senza alcun consenso elettorale, la parte politica che si riferiva a Bersani e c. non ha dato segni di vita rinunciando ad un' utile opposizione interna, unicamente preoccupata di portarsi a casa qualche ministro e sottosegretario, dove è finita la politica? La verità è che ne è rimasta proprio poca soffocata dentro questa dominante 'cultura dell' apparenza'.
Scritto da paolo rossi il 4/3/2014 alle 11:21
Gent.le @eg, per carattere, e per la professione che ho svolto, non ho paura di nulla. Temo soltanto l'incoerenza,ed il fanatismo degli uomini, ( ed ancor più delle donne).Mi auguro al contrario un centrosinistra moderno, coerente, non ideologico,che possa alternarsi al Governo con un centrodestra altrettanto moderno, coerente. Forse lei non ha colto fino in fondo quello di cui Giuseppe ed io abbiamo discusso: dignità, idee, pensiero politico, ed a costo di sembrarle monocorde continuerò a farlo
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 11:23
Lei cita Mahler, convertito al cristianesimo, che povero, quando scoprì il tradimento della moglie, fu colto da grave nevrosi ossessiva, ed incontrò Freud. La frase che cita, ricorda moltissimo Nietche, che ispirò Mahler in al cune sue opere, e che ispirò, soprattutto parlando del fuoco, alcuni movimenti che in Germania successivamente sarebbero andati al potere, con tutto quello che ne seguì. Io non mi sento spinto a nessuna missione eroica, e di pochi eletti. Spero che lei faccia altrettanto
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 11:32
A @disilluso della politica ripeto che le discussioni sulla dignità, idee e pensiero politico, non sono astratte, e campate sul nulla, ma i partiti politici, quelli veri, non ideologici, camminano proprio con la forza delle idee, che poi necessariamente devono essere tradotte in azioni coerenti. Per questo insisto in maniera " monocorde ", su quali idee oggi ispirino il PD.
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 11:38
Condivido il post. La cosa migliore è che non ci siano maggioranze e minoranze che durano un'eternità ma gestioni che possono alternarsi sulla base di progetti e idee diverse. E' il modo più efficace per evitare incrostazioni nocive e per favorire il ricambio del partito.
Scritto da Lorenzo L il 4/3/2014 alle 13:11
@Paolo Rossi (11.21) - Anch’io sono rimasto molto sorpreso dalla rapidità con cui quasi tutta la Direzione di qualche settimana fa ha accettato la trasformazione della strategia governativa: da governo a tempo a governo politico di legislatura. La paura delle elezioni ravvicinate ha fatto tombola. Oggi Cuperlo ha dichiarato che per lui è necessario che la nuova legge elettorale non vada in vigore prima dell’eliminazione del Senato. Quando la sopravvivenza vince su ogni altra considerazione. Io però ho una mia idea. Non scommetterei cento euro sulle elezioni nel 2018.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/3/2014 alle 15:48
@Diurni (11,32-11,38), la prego di non contestualizzare filosoficamente e storicamente l’aforisma di Mahler ma di limitarsi alla sua forza evocativa. Missioni eroiche? Ebbene sì, le donne svolgono quotidiane missioni eroiche, nel bilanciamento tra la vita lavorativa e quella familiare. Ubique e multitasking, le donne che conosco io portano sulle spalle, con fierezza e un pizzico di snobismo, il peso della discriminazione maschile pur sempre viva, presente e mal camuffata anche in questo secolo moderno. Apprezzo le sue ‘discussioni sulla dignità, idee e pensiero politico’ ma avverto anche la consapevolezza che la realtà, spesso, si sviluppa attorno ad altre dinamiche, che fanno sì che molti buoni discorsi (e molti buoni propositi) si infrangano contro gli scogli dei personalismi (come testimoniano alcuni dialoghi intercorsi in questo post). A che serve attribuire a questioni ideologiche o culturali le divergenze relazionali scaturenti da questioni personali, o di appartenenza a cordate amicali o di natura caratteriale? Non sto parlando della realtà varesina del PD che conosco solo molto superficialmente ma delle dinamiche relazionali in generale, con la piena certezza di non dirle nulla in più che lei già sappia. Ecco, a mio giudizio, questo è il limite delle ‘discussioni sulla dignità, idee e pensiero politico’. PS: il problema del fanatismo femminile venne già affrontato decenni fa da Totò e da De Filippo (‘Totò, Peppino e le fanatiche’) ma, a quanto pare, con scarso successo, dal momento che, come lei evidenzia, la questione è presente ancora oggi nella sua crescente pericolosità. Mi viene da pensare che tra le Pussy Riot e Putin lei prediligerebbe quest’ultimo. Ma è possibile che mi sbagli. Cordialità.
Scritto da eg il 4/3/2014 alle 16:17
Suvvia Gent.le @eg, ha preso troppo sul serio la mia frase sulle donne, che voleva essere soltanto ironica. So bene quanto le donne facciano fatica ogni giorno, essendo sposato da 40 anni ad una donna meravigliosa che fa la moglie, la nonna, la madre, la grecista. Riguardo alle relazioni, alle simpatie non so risponderle, perché non so di cosa stia parlando. Non ragiono in base alle simpatie personali, questa è più una prerogativa " femminile", e forse non le sono simpatico per quello che penso
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 18:37
@mario diurni, guarda che ti sbagli se pensi che abbia usato dell'ironia in quello che ho scritto, ripeto apprezzo molto la discussione da voi fatta, il punto è che aver sentito Civati in tv dire che vorrebbero essere informati su cosa il governo Renzi vuole fare, per avere almeno un'idea su cosa confrontarsi con la maggioranza, mi ha fatto cadere le braccia. A voi questa cosa è passata liscia come l'olio e non puoi accusare me che non capisco l'alto senso della discussione, se non si ha nulla..
Scritto da disillusodallapolitica il 4/3/2014 alle 20:15
Ora faccio una critica, come è possibile oggi scrivere che vi sono partiti che sono fortemente ideologizati: assurdo, mi sembra il solito spostare il ragionamento dove fa comodo. Se Renzi tocasse ancora le pensioni per esempio, io lo prenderei a calci, poi non è che mi direte che appartengo a coloro che hanno preclusioni ideologiche vero?
Scritto da disillusodallapolitica il 4/3/2014 alle 20:34
@Diurni (18,37), nel mio commento sostenevo che, spesso, in politica, gli attriti fra le persone vengono spacciati come divergenze ideologiche e culturali, quando invece, in molteplici casi, sono divergenze che attengono la sfera meramente relazionale. Lei - a conferma che la comunicazione scritta, fra sconosciuti, non funzioni alla perfezione - ha semplificato il mio ragionamento introducendo il concetto di 'simpatia' (parola che non era affatto contenuta nel mio commento, perchè credo che la simpatia sia un bagaglio troppo esiguo per potersi muovere nel mondo). Ma non era di simpatie personali che stavo parlando. Ad ogni buon conto, non tema di non essermi simpatico; anzi, in quest'ultimo suo commento lo è doppiamente, perchè sopperisce ad un'ironia con un'altra ironia (quando attribuisce alle donne la prerogativa troppo irrazionale di 'ragionare in base alle simpatie personali'). Quando giudicavo il suo pensiero troppo monocorde, mi riferivo ai temi etici. Io ho smesso già da un po' di cercare Dio nei Tabernacoli delle Chiese, operazione troppo comoda e facile; è più soddisfacente (seppur più faticoso) scorgerlo negli esseri umani e nella vita di tutti i giorni. Ed è per questo che, da cristiana, ammiro il pensiero espresso oggi da Papa Francesco: 'I valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita della mano ve ne sia una meno utile di un'altra. Per cui non capisco in che senso vi possano essere valori non negoziabili'. La ringrazio per il dialogo e la saluto cordialmente.
Scritto da eg il 5/3/2014 alle 15:25
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