Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 4/3/2014 alle 17:12


Da una settimana il Pd è formalmente nel Partito socialista europeo (Pse). Tre ore di discussione nella Direzione (121 voti a favore, uno contrario e due astensioni) per chiudere un tormentone che durava da sette anni ma che nell’ultimo periodo aveva perso intensità.
Cinque anni fa i democratici italiani avevano formato con i socialisti un Gruppo autonomo nel Parlamento europeo ma non avevano aderito al partito, oggi lo hanno fatto ottenendo che nel logo del Pse ci sia la scritta “Socialisti e Democratici”.
E’ una scelta giusta? Ecco alcuni spunti di riflessione:
-  I due grandi partiti europei, Ppe e Pse, sono ormai contenitori di tendenze diverse con tante contraddizioni. Nel Ppe convivono ferventi europeisti ed euroscettici. Nel Pse i laburisti inglesi accettano la cooperazione europea ma respingono l’idea federale. In tale contesto un partito nazionale ha la possibilità di giocare le sue carte alleandosi con altri partiti nazionali più omogenei senza perdere la propria identità.
-  In Europa pesano moltissimo i governi degli Stati sovrani più che le grandi famiglie politiche che sono però pur sempre rilevanti. L’obiettivo del Pd è superare le politiche d’austerità che secondo David Sassoli, capogruppo italiano, rischiano di indebolire la qualità della democrazia oltre che le condizioni di vita dei cittadini. Una dichiarazione così tranchant non la condivido ma fa parte del bagaglio culturale del Pd.
Martin  Schultz, candidato alla guida della Commissione europea per il Pse, è per tanti aspetti un socialista di vecchia scuola ed ha poco appeal elettorale ma è per la prospettiva di una forte unità politica. Una scelta molto netta che il Pd (con poca compagnia) potrà contrapporre agli anti europeisti italiani.
-  Sulla questioni dei valori e dei principi che riguardano la vita umana, le unioni civili, il testamento biologico, lo ius soli, in Europa si votano le mozioni e gli appelli ma non si fanno direttive cogenti. Le leggi restano saldamente nelle mani dei Parlamenti nazionali.
-  Matteo Renzi sta interpretando il ruolo della sinistra in modo diverso dalla tradizione italiana. Ha voluto riequilibrare l’asse con l’adesione al Pse? L’impressione è che abbia deciso di coprirsi il fianco sinistro per procedere con più forza nello scontro elettorale che alle europee vedrà il Pd insidiato da Grillo e dalla lista di sinistra di Tsipras. Il risultato europeo sarà decisivo per il futuro del Pd.
Torno alla domanda iniziale, scelta giusta? Sarà giusta se il Pd continuerà perseguire il rinnovamento culturale, se aiuterà il Pse a dare più freschezza alla sua casa sbarazzandosi di ogni residuo ideologico del Novecento dopo aver già cessato l’esperienza dell’Internazionale socialista.
Ai tanti che ritengono che il Pse vada bene così com’è ricordo che nei grandi Paesi europei, i socialisti hanno perso in Spagna, in Gran Bretagna, in Germania e sono in grande affanno in Francia. Sbagliano gli elettori? Non diciamo stupidaggini.                                                                                                                                                          

Commenti dei lettori: 101 commenti -
Chiedo scusa, è solo per segnalare a @Diurni di aver pubblicato, nel post precedente, le mie considerazioni alle sue riflessioni. Grazie.
Scritto da eg il 4/3/2014 alle 17:19
In sostanza è la scelta giusta solo se il PD non rinuncia a voler cambiare anche lo scenario dei partiti europei, nella prospettiva di una vera Europa politica. In questo senso quella votata dalla direzione è una scelta al ribasso, che di nuovo riduce le elezioni europee all'angusto scenario nazionale... Non a caso Romano Prodi non più tardi di qualche ora fa ha sottolineato che la famiglia dell'ALDE è essenziale a tenere viva questa tensione.
Scritto da Lodovico il 4/3/2014 alle 17:26
Se il parametro di giudizio sono i risultati elettorali, allora era meglio iscriversi al PPE no? #lasciatemiprovocare
Scritto da Francesco Anania il 4/3/2014 alle 17:46
Una scelta giustissima e al passo con i tempi, altro che errore.
Scritto da Gianni Beraldo il 4/3/2014 alle 17:47
@Francesco Anania (17.46), @Gianni Beraldo (17.47) - Accidenti che reattività. Leggete bene il post.. Sostengo che il Pse deve cambiare se non vuole diventare una forza sempre più minoritaria. Ne ho parlato in termini problematici, non ho detto che è stato un errore.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 4/3/2014 alle 17:53
Scelta giusta? NO OBBLIGATA. Renzi è diventato segretario di un partito "non partito". Il PD non c'era più da molto tempo, forse addirittura non c'è mai stato.Renzi ha vinto senza bisogno di combattere. Lui si è preso tutto quello che si poteva prendere in una "città morta". Per il futuro era obbligato a fondarne una "nuova", lo ha fatto con l'ingresso nel PSE. Questa operazione non centra nulla con il tormentone del passato. @Adamoli sostiene giustamente che questo tormentone (segue)
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 18:10
Robinews (segue). Aveva non solo perso intensità, ERA ADDIRITTURA STATO ABBANDONATO e oggi fanno ridere i D'Alema che cercano di intestarsi la decisione di Renzi. Per il segretario del PD e P. d. Consiglio è stato tutto facile, ancora meglio dell'affondare il coltello nel burro. Il PD ed il PSE non saranno mai quello che avevano immaginato D'Alema e amici ( scusate se non uso la parola compagni).Dovranno "ricostruirsi ex novo" perchè diversa dovrà essere l'Europa del futuro. (segue)
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 18:16
la scelta serve intanto ad accrescere le aspettative o credenziali e consensi del rinnovato PD renziano..il resto dipende solo da quello che ne sortirà a breve..con i provvedimenti sempre urgenti che attendono risposte definitive per passare al superamento di altri ostacoli..si spera fino ad intravedere presto la pianura...intesa come pianificazione di storture e disparità di riferimenti..o ingiustizie..anche assurde..a scapito del senso di logica ancora vigente nel cittadino comune o contribuen
Scritto da zva il 4/3/2014 alle 18:17
Robinews (segue) Quindi una scelta obbligata e non giusta. Lo stesso dilemma si presenta per il PPE. Specularmente per questo "agglomerato" politico si pone il problema del cosa essere nell'Europa del futuro. Un Europa che contiene in se un gigantesco punto interrogativo. Andrà avanti o dovrà arretrare? Gli eventi dell'est e la crisi costruiranno ineluttabilmente "un'altra Europa" e in quell'altra Europa ci saranno nuovi soggetti politici nazionali (nazionalisti) (segue)
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 18:23
Robinews (segue) O altri soggetti nuovi politici più caratterizzati come soggetti "sovranazionali" con una identità più forte europea e meno nazionale. Insomma il confronto sarà sempre di più tra nazionalismi nazionali e possibile nazionalismo europeo. La destra italiana su questo è assolutamente in ritardo se non addirittura incapace di coglierne la nuova prospettiva e probabilmente sceglierà di stare nel "nazionalismo nazionale". (segue).
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 18:29
Robinews (segue). Renzi con la scelta di collocare il "suo" nuovo PD nel PSE si colloca positivamente nella ricerca di costruzione della nuova Europa. Lo stesso vale per tutto quello che si muove in Italia e in Europa intorno alla Lista TSIPRAS per un'Altra Europa. In quest prospettiva sta la speranza dei popoli d'europa di avere un futuro, con "nuove" forze politiche che si forgeranno in questo crogiuolo sia a sinistra che a destra. Il PSE e il PPE dovranno per forza essere "altra cosa"
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 18:35
@Adamoli. Infatti non era una critica ma una costatazione personale. Ciao.
Scritto da Gianni Beraldo il 4/3/2014 alle 18:36
@Beraldo. Al passo coi tempi???? al passo con la convenienza del momento.. per il resto sono molto in sintonia con Adamoli.
Scritto da Alessandro Duina il 4/3/2014 alle 18:42
Chiedo scusa anch'io, ma dico ad @eg che ho letto le sue considerazioni, e le ho risposto nel post precedente.
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 18:45
La scelta di Matteo Renzi di traghettare il Partito Democratico nella famiglia socialista europea è il prezzo pagato a Cuperlo e a post-comunisti per avere il loro appoggio al suo governo. E’ una scelta strumentale, disinvolta e non sostenuta da riflessioni profonde. Le motivazioni sono superficiali e, comunque, suggerite dalle tematiche economiche, non invece dai valori ideali e dagli obiettivi finalistici. Se il bipolarismo europeo si basa su due partiti disomogenei e comunque poco importanti rispetto al ruolo dei gruppi parlamentari, non bisogna dimenticare origini e storia. Il Partito Popolare, nato dalle forze democratiche cristianamente ispirate, è stato il promotore dell’Europa dei Popoli; è il partito di Sturzo, di De Gasperi, di Adenauer, di Schumann. Ha perso tale primato quando è uscita di scena la classe politica che aveva fatto l’esperienza della guerra e che aspirava a realizzare anche in politica “nuovi cieli e una terra nuova”. La Merkel non è Kohl, proviene dalla Repubblica Democratica Tedesca dell’Est ove la cultura democratica cristiana era assente e, in più, accettando l’adesione di forze conservatrici come Forza Italia ha in parte snaturato il Partito Popolare. Tuttavia ha conservato l’impronta originale del “cristianesimo democratico” mantenendo l’economia sociale di mercato e la cogestione in Germania. Ma il Partito Socialista è ancora di più un residuato del passato, non ha condiviso la vocazione europea e si è convertito per opportunità, non è mai riuscito negli ultimi anni a elaborare nulla di nuovo intorno alla integrazione europea: Inoltre rappresenta partiti nazionali prevalentemente in minoranza nei rispettivi Paesi. E’ frutto di uno schema vecchio senza una strategia riformista; l’idea socialista è stata logorata dalla storia del Novecento. Il Partito democratico viene dall’esperienza dell’Ulivo, dall’incontro delle due più grandi culture europee; ha un’identità diversa che aspira a cambiare le cose, a superare la politica come gestione dell’esistente. Se lo vuole fare in Italia, perché non gioca lo stesso ruolo in Europa dove la perdita delle idealità rischia di fornire armi ideologiche e alibi ai populismi anti-europei? Non ci si può rassegnare agli stati di necessità o di opportunità, Perché non si è contrattata la nascita di un nuovo, diverso e originale soggetto politico europeo? Perché non si è avviata una riflessione sulla importanza dei Partiti a sostegno dell’idea europea, superando i rigidi interessi nazionali? Ci vuole un ragionamento politico per contrastare la vocazione imperialistica di Putin e il disimpegno di Obama. Il caso dell’Ucraina lascia indifferenti i partiti, ci si domanda se vogliono davvero farsi carico di un disegno rifondatore dell’Europa. Renzi non ha neppure chiesto l’inserimento nello statuto dell’incipit della Spd tedesca del 1959 dove si afferma che “socialismo democratico in Europa affonda le sue radici nell’etica cristiana e nell’umanesimo” e che gli obiettivi da perseguire sono la libertà, la laicità, la giustizia, la solidarietà. Basta col minimizzare; è stato un errore colossale che non ci porta verso il “nuovo” ma verso il “vecchio” della politica trafficona degli interessi. Le idee non possono essere messe da parte per pigrizia, opportunità, improvvisazione; sono loro il lievito del futuro. Cambiare nome e basta è un misero espediente; gli slogan, le frasi vuote, le parole di circostanza non incidono sulla coscienza dei popoli. Alle elezioni di Maggio per il rinnovo del Parlamento Europeo il Partito Democratico si presenta con un biglietto da visita sgualcito.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 4/3/2014 alle 18:45
Sono molto giovane e vengo da una famiglia cattolica che s'interessava poco di politica. La scelta del Pse non mi esalta ma era l'unica possibile. La possibilità di contare nelle scelte importanti fuori dai due blocchi è ridotta al minimo. Meglio che Renzi si occupi bene del Pd e dell'Italia cercando di portarli fuori dalla crisi..
Scritto da Patrizia il 4/3/2014 alle 18:57
Giuseppe, spero che nessuno degli abituali frequentatori del blog consideri questa una inutile e vuota discussione, anche perché come tu ricordi tra poco vi saranno le elezioni europee, alle quali mi pare che attribuiate un valore enorme, per la sopravvivenza di Renzi, e del suo Governo. Qualche considerazione : gli antieuropeisti in Italia,( ma non solo) sono tanti, e ad essi è necessario contrapporsi con la forza delle idee.Oggi la scelta da che parte stare, a mio avviso, non è più soltanto
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 18:59
basata sulle scelte di politica economica, ma sui cosiddetti valori non negoziabili. Tu dici che in Europa non si fanno direttive cogenti, ma il Parlamento europeo ha da poco approvato il Rapporto Lunacek ( per fortuna non vincolante per gli Stati), con i voti di un compatto PSE, e purtroppo anche di una parte del PPE. I cristianodemocratici rischiano di essere minoranza rispetto a questi argomenti ( ricordo anche che il Belgio ha appena approvato una legge sull'eutanasia nei bambini).
Scritto da mario diurni il 4/3/2014 alle 19:11
@C.M.F. 18,45. Confrontarsi con molte delle tue riflessioni è sempre stimolante e positivo. Su quanto da te scritto all'inzio dei tuoi ragionamenti dissento. "Portare il PD nel PSE per Renzi è stato il prezzo che ha dovuto pagare a Cuperlo per.....ecc.? Sinceramente non credo. Renzi ha espresso la sua idea di entrare nel PSE molto tempo prima di diventare segretario e P.D.Consiglio. Su tutto il resto possiamo discuterne ,ma sull'inizio del intervento non mi sembra corrispondente alla verità!
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 19:33
Mi pare che la frase più importante di questo articolo sia l'ultima "Ai tanti che ritengono che il Pse vada bene così com’è ricordo che nei grandi Paesi europei i socialisti hanno perso in Spagna, in Gran Bretagna, in Germania e sono in grande affanno in Francia. Sbagliano gli elettori? Non diciamo stupidaggini". E' una critica moto giusta. Se un partito da molto tempo in Europa perde i voti invece di guadagnarli significa che qualcosa di storto c'è.
Scritto da Vanni il 4/3/2014 alle 19:41
@Vanni, 19,41. I partiti che si richiamano al PSE perdono in europa? E i partiti che si richiamano al PPE cosa fanno? Perdono anche loro! E allora? Se in Italia 9 milioni votano Grillo, se in Francia il primo partito sta per diventare quello della Le Pen, se in Grecia il prima partito sarà (lo è già) Siriza di Tsipras ecc. Occorre forse svolgere altri ragionamenti rispetto al passato. Tu stesso scrivi che forse NON SONO GLI ELETTORI A SBAGLIARE. Appunto.forse spetta ai partiti "cambiare"!
Scritto da robinews il 4/3/2014 alle 19:56
Il bello della democrazia d'altronde è proprio questo: il libero arbitrio a livello ideologico e di pensiero in maniera più generale.
Scritto da Gianni Beraldo il 4/3/2014 alle 20:40
E' stata la scelta migliore, oppure, se volete, la meno peggio.
Scritto da Un Pd Sesto S. Giovanni il 4/3/2014 alle 20:50
Non so che tipo di scelta sia, per diverse ragioni. Perché, proprio perchè il Parlamento Europeo ha mostrato appieno la sua debolezza, non si è vista una azione particolarmente incisiva per riequilibrare in senso democratico le decisioni prese dai diversi Consigli Europei nè per controllare appieno la Commissione che passerà alla storia come molto debole e questo anche per la scelta di riconfermare Barroso che davvero si capisce essere solo l'espressione di una turnazione implicita nell'assegnare la cariche europee. Poi proprio perchè richiamando la non cogenza degli impegni parlamentari europei si rischia di aggiungere inconcludenza alla già debole architettura europea. Il punto più vero rimane, al di là delle contraddizioni della figura di Shulz, quale Europa vogliamo. Tsipras ha un messaggio semplice e chiaro, rifiutare le politiche tedesche come medicine necessarie e a somministrazione controllate dalla Germania stessa. Il Pd, il Pse, non hanno delineato un'alternativa chiara. Per ironia della sorte Shulz, tedesco, potrebbe essere l'altra faccia della medaglia Merkel. Se penso proprio a quanto succede in Ucraina, ad esempio, vedo che noi italiani siamo spettatori passivi, convinti che in questo gioco decidono altri, che il pericolo è tanto grande quanto impossibile per noi (che comunque siamo un paese del G7 e quindi non si capisce pienamente perchè non abbiamo voce in capitolo). La mia sensazione è che se il grosso delle decisioni si prende e si prenderà ancora qui, nei rispettivi paese di appartenenza il rinnovo del Parlamento Europeo dirà poco sul futuro dei prossimi 5 anni. Pertanto mi sento di dire che Renzi ha finalmente fatto finire un tormentone inutile per il Pd quanto davvero inattuale nel momento in cui proprio il PSE non sta riflettendo sulla cosa più importante che è in campo: l'America sta profondamente cambiando, è tornata dinamica, attiva su tutti i fronti, cresce economicamente, è ancora la patria ideale delle nuove generazioni, forma i cervelli migliori, attrae risorse cinesi, guarda all'uscita dal tunnel della recessione e concede copertura sanitaria a molti. Insomma siamo ancora intenti a fare quel minimo indispensabile per poterci chiamare europei ma il tempo sembra scaduto. E questo parlamento che verrà non pare riempirà alcun vuoto.
Scritto da Loris Costa il 4/3/2014 alle 21:25
Qualcuno mi spiega perchè ci si dovrebbe preoccupare se la scelta del PD sia giusta o sbagliata a livello europeo, quando in Italia per controbattere alle idiozie di Salvini, vi è la disperata necessità di una figura terza, perchè quella direttamente interessata, non sa che dire?
Scritto da disillusodallapolitica il 4/3/2014 alle 21:48
Boh! Io ero socialista nel '78. Avranno gli altri acquistato il brand?
Scritto da Antonio Pastore il 4/3/2014 alle 22:22
La scelta è stata un errore. Grave. Come gli arbitri che pensano di "compensare" e fanno imbufalire entrambi, così Renzi. Alle prossime elezioni europee, se trovassi i simboli PES e PPE, non ci metterei un secondo a scegliere....
Scritto da Massimo Galli il 4/3/2014 alle 23:16
I troppi rapporti "incestuosi" della politica italiana stanno per far nascere il figlio del porcellum: UN MOSTRO A 2 TESTE. 1 legge elettorale per la camera e il costituzionellum per il senato. Se da qui all'eventuale superamento del senato ci sarà qualche incidente di percorso si voterà quindi con ben 2 leggi elettorali. Le mie speranze per cambiamenti positivi e il superamento delle porcherie del passato si stanno affievolendo.Chi ben comincia è a metà dell'opera, se questo è il cominciare....
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 00:12
La scelta socialista i post-comunisti dovevano farla trent'anni fa, ai tempi di Berlinguer. Adesso tutto è cambiato: è crollato il muro di Berliuno, la società fordista non c'è più, il mondo è diventato globalizzato e interconnesso, l'economia finanziaria ha sostituito la produzione dei beni reali. Non si può dall'Ulivo tornare al socialismo, da Prodi a Craxi. E' il cammino dei gamberi. La gloriosa marcia verso il fulgido nullismo continua e non cambia il mondo.
Scritto da CMF il 5/3/2014 alle 07:53
@Camillo Massimo Fiori (18.45) - Il tuo è un commento organico che non si presta, a mio avviso, ad essere valutato punto per punto. Va considerato nel suo insieme. Il mio punto di vista ben più problematico l’ho già scritto nel post. Mi permetto quindi una sola osservazione sulle righe finali quando tu dici che il Pd si presenta alle elezioni europee con un biglietto da visita sgualcito. Può darsi, ma dal punto di vista del risultato conteranno infinitamente di più lo stato di salute del Pd e i primi risultati del governo. Renzi non parlerà mai del socialismo e del progressismo europeo, farà il minimo sindacale anche sul candidato Schulz benché questi abbia una forte credibilità nella difesa delle Istituzioni europee anziché del potere dei governi nazionali come vorrebbero la Merkel ed altri leader sia nel PPI che nel PSE. La mia interpretazione della decisione di Renzi già annunciata alle primarie? Il Pd è un cavallo a cui ogni tanto devi dare della biada che gli piace se non vuoi che s’imbizzarrisca troppo fino a perderne il controllo. La mia cultura e la mia esperienza politica mi hanno insegnato che se hai l’approdo chiaro in testa non c’è una sola via diritta e diretta per raggiungerlo. L’approdo, anche in Europa, è un partito europeo dei socialisti e dei democratici in grado di modernizzarsi senza mai perdere la tensione all’uguaglianza dei punti di partenza e alla giustizia sociale che sono gli ideali comuni delle dottrine politiche confluite nel Pd.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 08:22
@Massimo Galli (23.16) - Non è che tu hai in mente il PPE che fu e che entrambi votavamo con convinzione? A parte gli scherzi, guardaci dentro con attenzione. Forse anziché correre a mettere una crocetta sul nostro vecchio simbolo ti asterresti (almeno).
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 08:27
@CMF (07.53) - Leggo soltanto in questo momento il tuo ultimo commento. Sul fatto che i comunisti avrebbero dovuto fare la scelta socialista ai tempi di Berlinguer sono d’accordo. Ma il socialismo di oggi non è più affatto quello di allora. Sono cambiati i partiti italiani e anche i partiti europei, sia il PSE che il PPI, il primo in meglio, il secondo in peggio, naturalmente secondo me. Un’ultima annotazione, ti rendi conto siamo pochissimi a scaldarci per queste cose e che i media hanno trascurato la scelta europea del Pd? Quando questo succede mi domando sempre se siamo noi nel giusto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 08:40
Scelta giusta? Si, contrariamente a quanto affermano certi fossili (Fioroni per primo) innamorati del vecchio. Il PES con la formula (voluta dal PD) “Socialists & Democrats” è l’unica collocazione del PD. Concordo che occorre anche in questa formazione inalbare bene le pareti per eliminare un po’ di muffa, ma preciso che il PPE, dove hanno messo le tende partiti personali (Forza Italia) e movimenti settari (CL), non solo dovrebbe inalbare le pareti, ma rifare tutta la struttura. Per i diritti civili non credo che una società avanzata debba seguire gli insegnamenti dei vari “educatori” (in questo Blog c’è chi parla –come i cinesi di Mao– di educazione) ma solo il buonsenso. La democrazia è fatta di prese posizione che possono piacere e che possono non piacere, ma tant'è, altrimenti si chiama dittatura.
Scritto da Sic Est il 5/3/2014 alle 08:43
@Giuseppe, Il PPE della DC e della CDU. Certo, votando il candidato per forza in Italia, non voterei un FI o un NCD. Ma se trovo un centrista non mafioso...
Scritto da Massimo Galli il 5/3/2014 alle 09:16
Ok, la sinistra in Europa non se la passa bene e fin da ragazzo mi ricordo l'ironia che accompagnava la famosa battuta di Saragat sul "destino cinico e baro" che negava al PSDI i voti che -secondo lui- meritava. Da allora mi sono sempre astenuto dal pensare che la colpa di un insuccesso sia attribuibile agli elettori... eppure non riesco nemmeno a dire che chi vota la ditta Grillo-Casaleggio oppure il Berlusconi restaurato dopo 19 anni sia un gran genio nè della politica nè dei propri interessi contingenti ...
Scritto da Roberto Caielli il 5/3/2014 alle 09:21
Giuseppe, il problema sono le posizioni "chiarissime" ancorché non dichiarate. Faccio un esempio semplice: la lega non ha mai detto "i terroni a casa loro" ma il messaggio é sempre stato chiarissimo. Se leggi i documenti programmatici del PES non trovi nulla su temi etici e su temi di base come centralismo/sussidiarietá. Ma come la pensano la stragrande maggioranza credo di saperlo benissimo
Scritto da Massimo Galli il 5/3/2014 alle 09:24
Lo hai scritto chiaramente Giuseppe. L' Europa oggi non è fatta, e nemmeno condizionata, da gruppi politici che, divisi, contano poco o nulla, ma dagli stati sovrani che perseguono logiche ed interessi nazionali. Sul nostro continenete possono trasversalmente incidere solo i soliti 'poteri forti' mondiali. L' Europa vera ed unita è lontanissima da venire, rimane uno scatolone mezzo vuoto che nessuno vuole riempire. Stare con il PSE o il PPE è relativo, al massimo di fugace interesse tattico.
Scritto da paolo rossi il 5/3/2014 alle 09:51
COME MI E' STATO SUGGERITO TERRO' QUESTO POST IN PRIMA POSIZIONE PER UN ALTRO GIORNO per favorire la discussione su un tema complesso. Sono graditi anche più commenti per ciascun lettore per i chiarimenti necessari.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 09:58
Che il PD entri nel PSE (e Democrats...) ritengo abbia una labile risonanza. Poco più di un nota di cronaca. Avrebbe avuto senso e significato - senza ritornare al deludente Berlinguer - alla fine degli anni '90, con il famigerato "Progetto 2000" del PDS-DS che avrebbe (era scritto nero su bianco) dovuto traghettare i post-comunisti alla socialdemocrazia. Al giorno d'oggi è uno sbadiglio. E anche - a parer mio - la causa prima del fallimento della sinistra italiana.
Scritto da ulderico monti il 5/3/2014 alle 10:08
La gloriosa marcia verso il fulgido nullismo continua...@CMF 07,53. Ma il dopo Berlinguer, Craxi, Prodi si può pensare che davvero tutto sia limitato solo al PD dei Bersani, dei Veltroni, dei Letta, dei Renzi? Tornare dall'Ulivo al Socialismo non è possibile? Sicuramente. Nella società italiana restano però imponenti risorse culturali, sociali e storiche per una "NUOVA SINISTRA, IN UN MONDO NUOVO, PER UNA NUOVA EUROPA che potrebbe non essere e non è solo il PD senza tornare a Bertinotti.
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 10:49
Caro Giuseppe poni nel tuo post spunti di riflessione interessanti. Devo anche dirti che per una volta sono in dissenso parziale con l’amico Fiori. Come Massimo ritengo che l’adesione al PSE portata avanti da Renzi abbia elementi di strumentalità. Non credo che sia stata fatta per pagare un prezzo politico a Cuperlo e ad altri della minoranza nel PD. Almeno non così. Renzi ( così come tutti gli altri candidati alle primarie ) l’aveva inserita negli obiettivi programmatici. Semmai il prezzo politico è stato pagato da Renzi per coprirsi a sinistra, per disinnescare un possibile problema per lui e perché il nostro ritiene questo tema assolutamente di secondo piano rispetto alle sue priorità. Questo fatto però sposta solo il problema, almeno per come lo percepisco io, e non lo risolve. Condivido l’idea che le due grandi famiglie europee sono molto cambiate in questi decenni. Il PPE a cui noi abbiamo sempre guardato con rispetto e che abbiamo sostenuto non ha più nulla a che fare con la tradizione di De Gasperi, Adenauer e Schuman. Nel corso degli anni questa aggregazione ha perso la sua carica ispirativa e si è modellata principalmente sulle grandi formazioni conservatrici e di tendenza liberale europea. Ricordo che Khol in una intervista, al suo interlocutore che gli chiedeva se si ritenesse un “liberale” e avesse sposato il pensiero filosofico di questa parte, rispose indignato, “niente affatto, io sono e rimango un democratico cristiano”. Non si può certo dire che oggi il PPE a trazione tedesca possa ancora definirsi come il padre della Germania unita voleva che fosse. Oggi il PPE ha spostato il proprio asse sulla conservazione dell’esistente. Sostiene fortemente ricette economiche liberiste e da l’impressione e forse anche qualcosa di più di non avere in alcun conto delle tensioni sociali che la crisi economica di questi anni ha generato. Insomma, abbiamo un raggruppamento che ha rincorso, per non farsi superare, la destra su tutti i temi a lei cari. Ma in questi anni anche la sinistra è cambiata. Certo il PSE contiene forze che molte volte hanno espresso ritrosia verso l’Europa, ma oggi il pensiero di Spinelli è sicuramente maggioritario in questa formazione. Il problema è però da affrontare sotto anche un’altra luce. Quanto dell’ideologia socialista è rimasto in campo per affrontare le sfide del XXI secolo? Questa ispirazione contiene in se sufficiente forza per volersi aprire e aggregare nuove risorse umane, culturali e di pensiero in grado di affrontare con nuovo spirito riformista la costruzione di una politica e una Europa nuova? Accanto a queste semplici domande ne aggiungo alcune altre che riguardano il PD da vicino. L’adesione del PD al PSE è avvenuta senza una discussione tra gli iscritti. Tutto giustificato con il fatto che la decisione era una proposta contenuta nelle mozioni dei candidati alle primarie e con l’ulteriore precisazione che di questa scelta si discuteva fin da quando fu fondato il PD. E questo è un altro argomento interessante. Con l’adesione al PSE cambia l’originalità del PD stesso. Un partito nato per il superamento delle tradizioni storiche che alla fine si ritrova ad abbracciarne una senza aver contrattato nessun cambiamento di sostanza ( non parlo della sciocchezza dell’aggiunta della parola democratici sul logo ) e di linea politica. Un altro problema che vedo e che spero possa fornire ulteriori argomenti di riflessione Il ruolo del cattolicesimo politico nel PD. Ovviamente non condivido le posizioni di Fioroni il quale, inadeguatamente in questi anni, ha voluto rappresentare una storia scambiando la nobiltà di alcune posizioni e di ambizioni culturali degne di nota con le meno nobili pretese di “posti” in ragione di una appartenenza. Ovviamente non è certo Fioroni il solo colpevole del degrado del cattolicesimo democratico. Buona parte della classe dirigente che si rifà alla storia del PPI porta responsabilità gravi. Responsabilità frutto della pochezza politica con cui si sono affrontati gli snodi cruciali della politica italiana, responsabilità nell’aver fatto prevalere un “fondamentalismo” ideologico e moralistico rispetto a chi aveva fatto scelte diverse partendo dagli stessi principi ispiratori e responsabilità culturali ed elaborative concretizzatesi nell’insufficiente proposta politica. Ovviamente questo non è altro che lo specchio di quello che è l’intero mondo cattolico italiano quindi, alla fine, non c’è da stupirsi se è questo che ha passato la politica. Tuttavia permane un problema che merita risposte. Come si potrà giocare un ruolo, per chi è cattolico, nel PD a fronte di una svolta che non è stata affrontata culturalmente, ma solo pragmaticamente e strumentalmente per affrontare le prossime elezioni europee.
Scritto da roberto molinari il 5/3/2014 alle 11:08
@ Giuseppe Adamoli - Quelli che si interessano oggi di politica hanno maturato la loro formazione nel contesto della realtà, della cultura, delle idee del Novecento quando erano i partiti politici a stimolare le classi intellettuali e dirigenti e a promuovere un dibattito non occasionale e spesso alto nelle masse popolari. Ma con il nuovo secolo tutto è cambiato: è cambiata la società divenuta fluida, i sentimenti prevalgono sulla coerenza dei valori, l’organizzazione fordista si è dissolta, il mondo si è globalizzato ed è divenuto interconnesso, l’economia finanziaria sostituisce quella reale. Purtroppo la cultura politica non è stata al passo con i tempi; la scomparsa dei partiti politici “veri”, sostituiti da movimenti tendenzialmente plebiscitari ha impedito lo sviluppo di una analisi e di un discorso politico approfonditi; mentre gli scienziati politici dell’era industriale sono divenuti obsoleti, quelli impegnati nella ricerca dei nuovi caratteri sono confinati in ambiti angusti di studio; gli intellettuali di ieri avevano una effettiva rilevanza sociale, quelli di oggi non contano. L’avvento dei Bossi, dei Berlusconi, dei Grillo ha riportato la prassi della politica alla preistoria. Come possiamo dare giudizi e valutazione sulla base delle “categorie” del passato? Un tempo la politica doveva mediare il conflitto sociale tra le classi per la distribuzione dei beni materiali; oggi la politica si svolge in una società non più classista ma di ceti medi in cui hanno rilevanza altri problemi come quelli della affermazione individualista, delle diverse identità che ci rendono diversi e irriducibili. L’economia (finanziaria) è molto più determinante della politica che è stata ridotta alla gestione dell’esistente, ai piccoli aggiustamenti. E’ venuto meno il finalismo dell’impegno sociale e politico; cioè che conta non è cambiare il modello di sviluppo ma raccogliere consensi e vincere le elezioni; tutto viene misurato su questa prospettiva. Ma così si è disperso quel processo educativo che aveva accompagnato l’evoluzione delle società europee dall’illuminismo in poi. Militando in partiti elettoralistici si è realizzata la profezia di Sturzo che, stando lontano dalle idee e dai valori originari, si è in parte persa la coerenza, il senso di responsabilità, le compatibilità con i valori originari. Non siamo più quelli che eravamo e non siamo ancora gli araldi di un mondo nuovo, ma soltanto i testimoni di un presente grigio e conformista. Per questo abbondano le definizione schematiche (vecchio, nuovo, conservatore, progressista, reazionario) che sono soltanto paraventi vuoti che nascondono la pigrizia e l’insufficienza del pensiero. Ma perché impegnarsi in una cultura politica nuova quando il successo si conquista con altri mezzi? Qui entra in gioco una questione etica che esprimo con i versi di Dante. “Fatti non foste a vivere come bruti ma per seguire virtute e conoscenza”.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 5/3/2014 alle 11:45
@Giuseppe Adamoli. Ho scoperto questo blog da qualche settimana e ci scriverò. Va bene per uno senza fissa dimora politica come sono io perché è aperto ai vari contributi. Sull'adesione del Pd al partito socialista europeo penso che la scelta era scontata e questo è il motivo per cui la stampa non gli ha dato molto rilevo. Non una scelta senza significato ma una scelta prevedibile e prevista.
Scritto da Massimiliano il 5/3/2014 alle 11:48
Chiedo umilmente scusa a tutto il blog. Da molto tempo sostengo che il disorientamento degli iscritti e degli elettori del PD sia dovuto alle responsabilità di una classe dirigente inetta. Mi sono sempre sbagliato. Oggi l'on. Dattorre mi ha spiegato che questo avviene per colpa di Civati perchè è sempre contrario a tutto. Civati infatti ha la responsabilità di aver criticato il "lodo" Dattorre sulla legge elettorale. Ma chi si crede di essere il "Pippo" di fronte a cotanto statista riformista?
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 12:53
Perdonami Giuseppe Non ho utilizzato a caso l'hashtag ironico #lasciatemiprovocare, visto che in quel momento volevo commentare solo l’utilizzo (sapiente in chiave comunicativa) dei risultati delle ultime elezioni dei grandi Paesi europei per aprire una riflessione critica sul tema, non avendo tra l’altro il tempo per rispondere sul contenuto reale del post. Però proprio nell’uso di quei risultati negativi in giro per l’Europa come esempio della necessità di aggiornare i “vecchi arnesi ideologici” del PSE che non sarebbero più attrattivi, vi è già l’errore proveniente da una mancata analisi di quei singoli risultati. È un po’ come dire che le squadre italiane ora non riescono ad esse più competitive in Champions perché gli allenatori italiani non si sono aggiornati dopo gli anni ’90. Gli spunti di riflessione che poni nel post, però, riconducono giustamente più al senso dell’appartenenza al campo oggi progressista in Europa, che può sostanziarsi solo aderendo al PSE: in primo luogo nel superamento delle politiche d’austerità e nel rilancio del progetto dell’Unione politica. Renzi non si è messo di traverso sul completamento del processo di adesione del PD al PSE non penso per un coprirsi il fianco strategicamente a sinistra, ma perché avendo un approccio de-ideologizzato non si è fermato alla simbologia del contenitore, ma ha colto piuttosto il nonsense della nostra non adesione da full member, ancor più ora che le famiglie europee (come dici bene) sono ormai sempre meno omogenee.
Scritto da Francesco Anania il 5/3/2014 alle 13:13
Sic Est, non so a chi lei alluda quando scrive di educatori alla Mao: Per me vale quanto scritto da Massimo Fiori quando ha detto dei principi ispiratori della SPD " etica cristiana, umanesimo " Del "buonsenso" di cui lei parla sono piene le fosse, e sarebbe meglio chiamarlo relativismo etico.
Scritto da mario diurni il 5/3/2014 alle 14:39
La democrazia è fatta solo di buon senso e di prese di posizioni? Si, quella dei salotti borghesi e radical-chic. La democrazia è "altro": è senso, coscienza, finalità, valori, progetto. Tutto cambia, tutto scorre, anche i fascismi non sono più quelli feroci di ieri, hanno messo le pantofole.Ma siamo sicuri che herr Schultz sia meglio di Brandt, di Shcmid, di Schroder? L'insostenibile leggerezza del relativismo autoreferenziale unita al mito del "buoin selvaggio"!
Scritto da CMF il 5/3/2014 alle 14:48
Però con il simbolo sulla scheda "Socialisti........." ??????
Scritto da Angelo Chiappa il 5/3/2014 alle 15:13
Nell'apprezzare la consueta radicalità del pensiero di @Fiori, ringrazio @Diurni per la risposta e lo informo di aver ribattuto con un altro commento (sempre nel post precedente). Nulla da aggiungere al vostro fervido dibattito in corso, se non che, oltre ad occuparci del contenitore, occupiamoci anche del contenuto, evitando di mandare in Europa persone che non sono (più) spendibili in Italia. Infine, a @Robinews dico che, in fondo, D'Attorre è stato contenuto: avrebbe potuto attribuire le colpe anche a Vendola, Airaudo, Landini, Cremaschi, ecc. Nel cercare i 'colpevoli del disastro', anziché frugare nella loro insipienza, puntano il dito altrove, spesso a sinistra. C'è sempre qualcuno che ci crede.
Scritto da eg il 5/3/2014 alle 15:45
@Roberto Molinari (11.08) - Concordo sul fatto che l’adesione del Pd al Pse è avvenuta senza una discussione appropriata. Se n’era parlato molto alla fondazione del partito, poi la tensione è scemata, quasi svanita, soprattutto per la responsabilità di chi ama tanto portarsi addosso l’etichetta di cattolico democratico. Una sola considerazione. Adesso, tu dici, siamo chiamati ad abbracciare una tradizione storica che non era la nostra. Mi domando e ti domando, perché entrare nel Pse dovrebbe significare questo? Abbraccio volentieri, per fare solo due esempi, il percorso di governo di Gerhard Schröder (di primissima classe) o quasi completamente Tony Blair (tu sai che era il mio leader preferito ben prima che sulla scena nazionale facesse irruzione Renzi) ma non il tutto resto. Come hai visto dal post e dai commenti sono problematico in questa materia. Lo sono perché non c’è in gioco la fedeltà ai nostri principi e ideali ma una prospettiva politica che nella sua sintesi complessiva si esprime meglio nel Pse che nel Ppe odierno. Il futuro del Pse dipende anche dal Pd. Penso che tu sia d’accordo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 15:47
@Massiliano (11.48) - Grazie per il riconoscimento al blog e per come ti sei riservatamente presentato. Voglio dire al tuo amico che probabilmente mi legge che non è necessario fare altrettanto. Scriva quello che vuole con una sigla qualsiasi. Meglio naturalmente se accompagna il suoi commenti con una mail.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 15:52
Giuseppe su un punto (e forse più), ha ragione C.M. Fiori. Il partito si è disinteressato totalmente della sua 'collocazione' nell' Europa politica omettendo qualsiasi confronto e dibattito perchè ai vertici si sono accordati Renzi e 'vecchia guardia' diessina. Aprire discussioni serie e quindi (per loro), capziose fa perdere solo tempo. Se questa è la 'nuova politica' meglio staccare la spina definitivamente. Vengo da un' altra scuola di pensiero, per molti paleozoica per me ancora vitale.
Scritto da paolo rossi il 5/3/2014 alle 16:07
Caro Giuseppe. Condivido buona parte del contenuto incluso il giudizio su Martin Schultz. Va comunque chiarito che pur essendo espressione di un solido socialismo vecchia maniera Schultz e' il candidato ideale per la presidenza della CE. Dico questo perche' nel ruolo di presidente del PE ha fatto una seria e decisa battaglia contro quei paesi che hanno come scopo l'indebolimento delle istituzioni dell'Unione a favore della sua trasformazione in una zona di libero scambio (UK, Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca e in parte Olanda). Schultz si e' fatto difensore del principio portante del pensiero di Schuman "l'Europa e' nelle sue istituzioni". L'operazione Tsipras indebolisce la candidatura di Schultz ma non piu' di tanto. Sono convinto che Grillo non fara' un grande risultato alle europee perche' non puo' configurarsi sulla stessa linea fascistoide della destra francese pena l'innesco di antiche paure sulle sanguinose diaspore della vecchia Europa. Il contributo del Pd a Schultz con l'operazioni Renzi potrebbe essere determinante. Nel caso D"Alema sara' premiato con la vicepresidenza della CE. Tutto da scoprire il ruolo di Giorgio Napolitano in questa vitale manovra per il futuro delle istituzioni europee. Credo che Napolitano sia il vero deus ex machina dell'operazione Renzi che ha usato D'Alema come agente a Bruxelles. Rimane il problema della gestione delle politiche di austerita' e della loro rimodulazione. Oggi tutti parlano male di queste politiche che purtroppo impongono dolorosi ma necessari sacrifici. Esse nascono non dagli egoismi di alcuni paesi forti dell'Unione ma dalla inevitabile necessita' di costruire nell'Unione tutta un sistema economico, industriale e sociale efficiente e giusto capace di competere nel mondo globalizzato. L'idea di sfuggire a questo con impossibili ritorni al passato (Lega Nord che vagheggia le antiche svalutazioni competitive e l'uscita dalla UE) o aggrappandosi a bizzarre teorie monetarie come la ME-MMT di Paolo Barnard e' pericolosa e porta con se il rischio di trascinare l'Italia verso il modello nord Africa. Le politiche di austerita' sono una dura disciplina ma l'economia e il sistema industriale italiano vanno profondamente ristrutturati. Migliaia di aziende chiudono e creano forte disagio sociale ma sono per la maggior parte aziende obsolete che vivevano su un mercato interno drogato dal debito pertanto che senso ha fare politiche di salvaguardia per questo tipo di imprese. Credi che senza questa drammatica crisi si sarebbe mai fatta una nuova legge elettorale e iniziata la riforma del senato e del titolo V ? Le grandi crisi sono potenti agenti del cambiamento e questa che stiamo vivendo e' davvero grande.
Scritto da Flavio Argentesi il 5/3/2014 alle 16:12
@Mario Diurni. Non mi riferivo a te, caro Dottore, anche se, d’impeto, mi verrebbe da rispondere "excusatio non ...". Centomila volte meglio una persona di buon senso che un "educatore" autoreferenziale. La democrazia non è una manifestazione di "etica", è solo un sistema di acquisizione della volontà popolare per governare un Paese. In democrazia anche i voti dei "poveri di spirito" hanno lo stesso peso di quelli che non si credono tali. L'educazione civica lasciamola alle scuole pubbliche. Il Catechismo agli Oratori.
Scritto da Sic Est il 5/3/2014 alle 16:23
Aggiungo che Renzi, da questo punto di vista, non ha inventato niente di nuovo. Credo si possa chiamare ancora doroteismo, rivisto e corretto ma sempre tale. Un accordo sulla legge elettorale (solo questo?) e un' assicurazione (chissà quale?) a Berlusconi da un lato, un po' di cadreghe agli ex diesse dall' altro e voilà, i giochi sono fatti. Rimango basito e sempre più perplesso.
Scritto da paolo rossi il 5/3/2014 alle 17:04
@Argentesi, 16,12, mamma mia con quanta freddezza e scusami se mi permetto "quanto cinismo" quando descrivi gli effetti devastanti delle politiche di austerità.Alcune riflessioni saranno pur vere, il cambiamento "indolore" non esiste, ma i costi del cambiamento sono pagati allo stesso "modo" dai poveri cristi e dai potentati finanziari? No di certo. Tratteggiare il cambiamento con modalità e tempi socialmente accettabili era possibile o no? (segue)
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 17:12
Robinews (segue Argentesi) E' su questo aspetto che ci dividiamo (forse). Il disastro era evitabile o inevitabile? E ancora siamo ancora in tempo a recuperare una situazione che sembra sia sfuggita di mano agli eurocrati che hanno agito in primo luogo ed esclusivamente a tutela degli strumenti, poteri e rendite finanziarie.E' dentro queste contraddizioni che si inserisce Tsipras con una linea non antieuropea ma per un'altra europa. Il PSE e con esso il PD non hanno saputo o voluto (segue)
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 17:19
Robinews (segue Argentesi) opporsi ai trattati capestro che hanno fatto macelleria sociale indiscriminata nei paesi del sud europa. Ora Martin Schltz, il PD, il PSE dicono che "quella politica di austerità" va modificata. Bene, ma lo loro credibilità è scalfita dal fatto che lo dicono perchè in campagna elettorale. Prima della campagna elettorale PSE e PPE erano uniti dalle "larghe intese dell'austerità". Se i buoni propositi (si fa per dire) del PSE e del PD potranno avere (segue)
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 17:28
Robinews (segeu Argentesi) un minimo di futuro dipenderà solo esclusivamente dal successo e dalla forza che dalle elezioni europee avranno forze come la lista Tsipras. E provocatoriamente aggiungo anche la eventuale affermazione di forze fortemente critiche contro "questa europa" a partire da movimenti come quello di Grillo. Personalmente ovviamente privilegio Tsipras che tra l'altro non esclude un rapporto di dialogo e convergenza con M. Schultz. (segue)
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 17:33
Robinews (segue Argentesi). La cosa che più temo e che in campagna elettorale si proclamano politiche alternative all'austerità e di convergenza con le forze della sinistra democratica europea MA DOPO LE ELEZIONI SI E' PIU' CHE PRONTI A CONTINUARE COME PRIMA E PEGGIO DI PRIMA CON LE LARGHE INTESE EUROPEE DELL'AUSTERITA'. Sembra che la cosa peggiore dell'Italia sia stata la principale "esportazione" del suo sistema nel sistema europeo in peggio naturalmente. Io non mi fido e sto con Tsipras.
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 17:39
Oggi Giorgio Napolitano ci ha informati che l'Italia è l'avvocato difensore per l'ingresso dell'Albania nell'UE. Questa è una vecchia politica del nostro paese sul tema dell'allargamento "all'infinito" dei perimetri europei. Alla base di questa scelta c'è un principio sbagliato e tragico. I teorici di questa linea sostengono che con questi ingressi i "deboli" diventano più forti (sic!). Io al contrario ho sempre saputo che molte piccole debolezze fanno una grande debolezza e non una forza!
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 17:56
Nei giorni scorsi ho scritto che il conto salato da pagare alla cassa per l'Europa sulla crisi Ucraina sarebbe presto arrivato. Previsione rispettata, domani il consiglio d'europa è chiamato a deliberare un contributo di ben 11 miliardi di euro per l'Ucraina. La Russia si frega le mani, l'America si frega le mani, l'Inghilterra si frega le mani, la Germania si frega le mani: TUTTI QUELLI CHE CI GUADAGNERANNO DALLA CRISI UCRAINA SI FREGANO LE MANI, il conto lo pagano i "poveri d'europa".Anche noi
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 18:18
Caro Giuseppe ( 15,47 ) sono assolutamente d’accordo con te. Il problema che mi pongo e ti pongo è proprio questo. Come poter rimanere in una tradizione che non è storicamente la nostra se non con il preciso intento di apportarvi significativi contributi. Dunque abbiamo preso atto che la tradizione “popolare” è andata snaturandosi in questi anni. Lì ci saremmo stati male se non malissimo. Potevamo contrattare significativamente la nostra adesione al PSE cercando di ottenere il rilancio di una visione riformista chiamata a ridisegnare anche il futuro di una Europa che vogliamo diversa e, invece, tutto è avvenuto con una decisione della direziona nazionale ( un unico voto contrario e scarso dibattito ) e l’incontro con le altre forze di sabato passato. Diciamolo, abbiamo perso una chance importante e, in parte, l’ha persa anche Renzi che ha derubricato la cosa a mero fatto strategico “se si vuol contare occorre aderire ad dei due grandi gruppi e così è anche la conferma del bipolarismo”. Grosso modo questo il pensiero del nostro. Ora, anch’io penso come te che i socialismi in Europa sono diversi e anche in contraddizione tra loro. Per lungo tempo i francesi tacciarono Blair di essere cosa diversa da loro e del loro socialismo, talmente diversa che Jospin arrivò terzo alle presidenziali facendo superare da Le Pen. Così come, io penso, che il socialismo di Gonzales fosse diverso e più moderno del socialismo radical chic di Zapatero. E che Schroder sia stato un grande leader capace di aprire ad una visione nuova e diversa coinvolgendo i “verdi” e incontrando la loro capacità riformista tant’è che con le sue riforme economiche ha portato la Germania che era il grande malato dell’Europa ad uscire dalle secche in cui era finita per l’alto costo della riunificazione. Ma oggi? Chi sono i leder socialisti? Che visione hanno? Come pensano di rilanciare l’Europa? Sono tutti temi a cui non si è data risposta. E c’è un tema che però mi è ancora più caro. Il socialismo liberale è sicuramente il filone a noi più vicino e consimile. Noi cattolici siamo in grado di portare il nostro bagaglio culturale fatto di “popolarismo”, moderazione che non è moderatismo, di cattolicesimo sociale impegnato nella realizzazione anche di opere, di libertà e di sussidiarietà, all’interno di una tradizione così gloriosa e di essere, in qualche modo, stimolo e fermento per l’elaborazione di una nuova “politica”, non ideologica, ma capace, nello stesso tempo, di essere una “narrazione”? E ancora. Io ricordo all’ultimo congresso della Margherita l’intervento di Giuliano Amato che, grosso modo, così diceva. “Non dovete aver paura a confrontarvi con la sinistra nel nuovo partito. Noi socialisti abbiamo imparato da voi cattolici il valore della libertà e della sussidiarietà”. Ecco io credo che se vogliamo accettare una sfida prima culturale che politica ci siano tutte le possibilità per farlo. Dipende però da noi e soprattutto da chi metteremo in condizione di giocare questa sfida. Un ultima domanda per chiudere questo ancora troppo lungo intervento. Cosa pensi della dichiarazione di ieri di Prodi in favore del gruppo ALDE?
Scritto da roberto molinari il 5/3/2014 alle 18:35
@eg (15.45) - Si, il Parlamento europeo deve completamente cessare di essere il ricettacolo di politici che vogliono prolungare la loro carriera o di cui ci si vuole sbarazzare in Italia. Non è sempre stato così ovviamente ma è accaduto troppo spesso.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 19:04
@Paolo Rossi (16.07) - Capisco bene ciò che vuoi dire, Paolo, ma il Pd si era poco interessato della politica del Parlamento europeo ben da prima dell’avvento di Renzi. Il problema culturale che tu citi esiste tutto ma chi lo sente come un peso grave non dovrebbe desistere dal dare il proprio piccolo contributo. Io cerco di metterci la mia virgoletta per passione civile e perché credo ancora nella politica. Spero che lo faccia anche tu, come stanno facendo @Fiori e molti altri.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 19:05
@Flavio Argentesi (16.12) - Grazie per il tuo contributo che apprezzo sempre per la tua lunga esperienza nelle Istituzioni europee. E' vero che le grandi crisi sono potenti agenti del cambiamento ma sono cauto perché siamo già passati attraverso la crisi del 1992-1994 e purtroppo il sistema politico italiano, per usare un eufemismo, non è cambiato in meglio, .
Scritto da Giuseppe Adamoli il 5/3/2014 alle 19:08
Un blog dedicato all'Europa, al PSE e al PD in Europa che si sofferma complessivamente a discorsi "lontani dalla realtà" rischia di non essere utile.Per esempio,, possiamo noi Italiani, noi europei, prescindere dal prendere posizione e contrastare strategie ben precise degli Americani che sono l'altra faccia della medaglia dei Russi? "GLI EUROPEI SI FOTTANO" questo il pensiero e l'azione USA in Ucraina (e in Europa). Victoria Nuland, vice segretario di stato USA (segue)
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 19:59
Robinews (segue) agli affari europei "scoperta" con le mani nella marmellata Ucraina. E l'Europa che fa? Neanche balbetta. E l'Italia che fa? Si allinea si dice, e con chi? Bho, forse con gli Usa, forse con la Germania, forse con la Francia, forse con gli Inglesi, forse addirittura con i Russi, Scacroni e Berlusconi sono i nostri migliori ministri degli esteri con Putin. Ma si non perdiamo tempo e smettiamo di vedere sempre ombre inesistenti. Da domani l'occidente è unito, 11 miliardi bastano!
Scritto da robinews il 5/3/2014 alle 20:07
SCELTA COERENTE! IL PD PERDE ANCHE QUANDO VINCE!
Scritto da Karim Sensibile il 5/3/2014 alle 20:59
Ma il PSE è già cambiato da tempo, che altro deve ancora fare? A meno che tu non creda che perdano o sono in affanno per il nome che si ostinano a portare (e che, tra l'altro, spesso stride con le politiche praticate).
Scritto da Rocco Cordì il 5/3/2014 alle 21:47
Grazie Giuseppe per le tue considerazioni. Sapete cosa penso sul Ppe e sul Pse. Sintetizzo: il primo è diventato dannoso (ricordo che sono anni e anni che governa in Europa e ha praticamente rotto l'Europa); il secondo mi sembra inservibile. Il Pd nacque, se non ricordo male, con una grande aspirazione, forse un sogno: farsi promotore a livello europeo di un area politica post ideologica che metta al centro il cittadino e non gli strumenti. Cosa è venuto meno? Forse le teste pensanti? L'accelerata sull'adesione al PSE è tattica? Cosa ne sappiamo noi sul cosa si vuol fare e come? Si va nel Pse per rinnovarlo? Su che basi? Con che spinta popolare? Lo so, parlo di utopie. Ma credo che senza obiettivi grandi, non si arriva nemmeno ai piccoli. Fare di continuo dicendo "era necessario"o "siamo in emergenza", non funziona. Bisogna farsi le domande e farle conoscere, prima di dare le risposte. Noi "operai" saremmo ben più contenti. @ Camillo Massimo Fiori. Sono perfettamente d'accordo con lei. Aggiungo: gli atteggiamenti tipo "ci pensiamo noi" (sottendono "abbiamo carta bianca") non costruiscono. Nemmeno un partito popolare ed interclassista. Però stabilizzano i comitati elettorali emotivi. A favore di pochi. Roba antisociale. Così penso, umile esponente della corrente informale dei democratici semplici. Un saluto
Scritto da FrancescoG. il 5/3/2014 alle 22:20
Ho rinnegato da adolescente le profonde radici socialiste della mia famiglia aderendo al movimento giovanile della DC di Martinazzoli: ora rinuncio a "morire democristiano"... ma solo per abbracciare il coraggioso progetto federalista che Guy Verhofstadt sta propugnando in tutta Europa e - questa settimana - proprio in Italia! L'unica tessera politica che mi resterà in tasca è quella del movimento federalista europeo...
Scritto da Fabrizio Simonini il 6/3/2014 alle 08:17
Giuseppe, interessarsi di politica e confrontarsi nei luoghi e negli ambienti dove viviamo è doveroso e lo è ancor di più per chi ha avuto qualche responsabilità. Per 'esercitarla' occorrono invece anche altre condizioni personali e collettive. Quando mancano non si possono costruire artificiosamente. Come sai sono il primo dei non eletti alla Camera, avrei convenienza a sperare in una durata della legislatura ma se, per caso, venissi ora 'richiamato'' in servizio' sarei in grande imbarazzo.
Scritto da paolo rossi il 6/3/2014 alle 09:31
@Roberto Molinari (18.35) - Ti ringrazio per la domanda finale che mi hai rivolto nel tuo commento. Romano Prodi ha smentito l’interpretazione che era stata data al suo messaggio di augurio a Guy Verhostadt in visita in Italia. “Le mie parole - ha precisato in una nota scritta - non sono un sostegno alla lista dei Liberal democratici. Sono invece l'apprezzamento a un metodo per far decollare davvero l'Europa che vogliamo”.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/3/2014 alle 10:25
@Robinews (19.59)) - Questa discussione è inutile per chi è sempre stato socialista e per i post comunisti. Chi è cresciuto con un’altra cultura politica non la sente affatto inutile come dimostra il dibattito appassionato (anche emotivo) e solo apparentemente astratto.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/3/2014 alle 10:27
@FrancescoG (22.20) - Giuste le tue domande e colpevole chi non se le era poste per tempo. Poi però la storia cammina ed esige delle risposte da chi guida, pro tempore, un partito o un'istituzione. In una situazione difficilissima come l’attuale è facile dire dei no ma penso che tutti dovremmo sforzarci di dire qualche si, magari problematico. La cosa che mi dispiace è che troppo spesso si scambiano i no per fedeltà agli antichi principi. E’ un rischio che voglio evitare. Penso che sia anche il tuo pensiero.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/3/2014 alle 10:32
@Fabrizio Simonini (08.17) - Tu parli dell’ultima tessera che ti resterà in tasca. Pensa che io che sono più anziano di te non dirò mai che quella del Pd è la mia ultima tessera. E sai perché? Non sono capitato in questo partito per fatalità. Sono fedele a De Gasperi, “Un partito è lo strumento politico più importante per una comunità di uomini e donne”. Ebbene se gli strumenti non vanno bene si possono cambiare. Te lo dico io che pure ho avuto un’evoluzione così lineare da apparire quasi banale: Dc (nella sinistra), Partito popolare con Martinazzoli, Margherita, Pd. Il futuro è sempre un’incognita.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/3/2014 alle 10:38
La sinistra disunita è una delle cause della sua irrilevanza in Europa. Il passo di Renzi è positivo ma la separazione polemica con la lista Tispras sarà un'altra ferita sulla capacità di incidere sui problemi economici più gravi.
Scritto da Mario T. il 6/3/2014 alle 11:15
@Adamoli, 10,27, Carissimo Giuseppe, credo proprio che non hai capito il senso del mio intervento delle 19,59. La mia riflessione riguardava esclusivamente la pesante ipoteca Americana sulla "non europa" e il silenzio su questo aspetto. Per il resto, anche rileggendo i vari miei interventi, non mi permetto di "giudicare inutile" il dibattito che rispetto profondamente. Un dibattito tra l'altro che riguarda non solo i cattolici ma anche chi proviene dalla cultura socialista e comunista.
Scritto da robinews il 6/3/2014 alle 11:47
Oggi intanto, la "non europa", quella dell'austerità, delibererà il pagamento del "pizzo" (11 miliardi di €uro) all'Ucraina dei cecchini "fascio-mafiosi" di Piazza Maidan. Cecchini che sparavano sia a poliziotti governativi che ai manifestanti (sono emerse prove inconfutabili). Per i cecchini fascio-mafiosi Ucraini i soldi ci sono e si trovano, la donna di 60 anni italiana con 35 anni di contributi, disoccupata, esodata, dovrà aspettare altri 6 anni per avere di che da vivere! W LA NON EUROPA
Scritto da robinews il 6/3/2014 alle 11:56
Martin Schultz in campo economico la pensa quasi come Angela Merkel. Tsipras contenterà solo la sinistra estrema e non sarà in grado di fare niente. La soluzione è nei movimenti come la Lega che stanno diventando sempre più forti checché ne dica il Pd.
Scritto da Ugo F. il 6/3/2014 alle 13:01
Caro Giuseppe, si. È il mio pensiero. Il mondo evolve, bisogna essere protagonisti concreti e non dare l'impressione di esserlo. È questo che mi preoccupa. Il sondaggio del momento scambiato per gli obiettivi della politica. Il conformismo, poi... Grazie delle tua. :-)
Scritto da FrancescoG. il 6/3/2014 alle 14:04
@Ugo F., 13,01, Cosa sia l'Europa per la Lega lo ha dimostrato "concretamente" con la storia delle quote latte e con i suoi "ministri (Tremonti) e Berlusconi in Europa.La vera paura per questa "non europa" o per dirla più correttamente "l'europa delle banche e dei poteri finanziari" questa volta viene dalla lista Tsipras. Oggi Piggi Battista, sul Corriere, organo ufficiale delle larghe intese per l'austerità nazionali ed europee esegue il suo compitino da bravo editorialista. (segue).
Scritto da robinews il 6/3/2014 alle 14:26
Robinews (segue). Un editoriale in prima pagina per cercare di ridurre la lista Tsipras in una caricatura della sinistra come se tutto il progetto fosse ridotto alla candidatura di Luca Casarin. Sugli altri ben 72 candidati di alto profilo (da Spinelli a D'Avanzo ecc.) poche battute per dire che sono insignificanti. E poi che cosa avrà questo barbaro di un Casarin la peste bubbonica? Io lo trovo molto più interessante e "pulito" di tanti ladri frequentatori degli ambienti di governo (segue)
Scritto da robinews il 6/3/2014 alle 14:34
Robinews (segue) degli ultimi 20 anni. Leghisti compresi unitamente a non pochi del PD, SC, NCD, FI, TRATELLINI FASCISTI E COMPAGNIA RUBANDO. L'attacco di oggi sul Corsera alla lista Tsipras aumenta le mie aspettative, forse sta ad indicare che da questa lista possa venire una ottima resistenza contro l'europa della finanza, l'unica vera spinta per cambiare le politiche tragiche dell'austerità. Forse hanno coscienza che dalle elezioni europee possa arrivare il cambiamento europeo. Io ci sarò!
Scritto da robinews il 6/3/2014 alle 14:40
E Grillo? E il Grillo come fa? E il suo partito movimentato? Se prima erano in tanti a giocare all'Hully Grilli adesso son di meno e son rimasti gli Hully Grulli. La regola che i partiti privi di idee (ricordate Di Pietro, Ferrero, Ingroia rimasto anche disoccupato, la lega al 3%, per ricordare i casi più emblematici) alla fine si autodistruggono è sempre valida. A sinistra ci sono altre prove di novismo per lo più scopiazzato da altri paesi: qualche voto e poi ... il nulla.
Scritto da Sic Est il 6/3/2014 alle 15:33
Caro Giuseppe, ho una domanda per te e per altri volonterosi. Si può sostenere contemporaneamente Renzi, Grillo e Tsipras?
Scritto da Lorenzo L. il 6/3/2014 alle 15:37
@Lorenzo L. (15,37) - Mi fai una domanda retorica nel senso che la mia risposta è scontata. Non voterei Grillo neanche sotto tortura. Ho rispetto per la lista Tsipras che potrebbe riunire una sinistra oltranzista, sbandata e senza identità che in Europa potrebbe rappresentare una contestazione utile. Voterò naturalmente e con convinzione per la lista europea del Pd.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 6/3/2014 alle 16:00
@Lorenzo L. 15,37, Certo che si possono sostenere contemporaneamente anche "i contrari tra loro". Tutto quello che può essere utile a rimuovere la palude criminale "va bene". Una visione "rivoluzionaria" delle politica deve saper "utilizzare" sempre tutte le opportunità e le forze in campo. I chiarimenti, le scelte definitive, i conti finali si fanno sempre "dopo", prima si deve far fuori, far saltare il vecchio "tappo", l'avversario comune. "il nemico del mio nemico è un mio amico".
Scritto da robinews il 6/3/2014 alle 17:15
Vorrei chiedere a quanti storcono il naso per l'adesione del Pd al Pse, di quali misfatti ritengono colpevole la cultura socialdemocratica. Forse di aver inventato e diffuso lo "Stato sociale" ? D'accordo, oggi non è più di moda, così come per la Finanza anche le Costituzioni e la Democrazia sono un impiccio, ma io continuo imperterrito a ritenere che servano.
Scritto da Angelo Eberli il 6/3/2014 alle 18:34
Per domani sera, Enrico Marcora ha organizzato un'iniziativa finalizzata a “Una buona politica per l'Europa”. Partecipano Tabacci, Dellai e Giuseppe De Mita (Udc, nipote dei più famosi De Mita). Modererà Cirino Pomicino. Ci andrei giusto per vedere un po' di amici. Per il resto, a differenza di @Massimo Galli, sono pessimista sui popolari del centro e attendo sempre con speranza che il Pd si configuri come forza sociale sempre più capace di coniugare la dottrina sociale della Chiesa con le idee socialiste. Ma sto aspettando invano … il piccolo berluschino Renzi ha preso il sopravvento e io, ribadisco, sono pessimista. Il problema di come chiamarsi in Europa e di quale coalizione far parte diventa, a mio giudizio, secondario rispetto alla confusione italiana.
Scritto da V.R. il 6/3/2014 alle 20:27
@Robinews, stare due giorni sul post PSE, inficia il PSA. La vita sedentaria peggiora la salute e incrementa i valori ematici del PSA. Muoviti un po', non stare attaccato al computer, esci, vedi gente, la rete è importante ma la vita sociale ha ancora un suo perchè. Non te la prendere, ti sto scrivendo questo con la massima simpatia nei tuoi confronti. Leggo che adesso ti sei buttato su Tsipras. Non diventerai mica anche tu grecista come la moglie di @Diurni?
Scritto da V.R. il 6/3/2014 alle 20:35
@ Angelo Eberli - Lo "stato di sicurezza sociale" ha moltio padri, oltre la socialdemocrazia, i "liberal" Beveridge e Keynes e i partiti democratici cristiani. Tali partiti appartengono al Novecento; la società oggi è totalmente cambiata, non è più fordista, è fatta di ceti medi e non di classi, è globalizzata. E' una società "liquida" che non si riconosce più nei vecchi soggetti.. Era meglio "inventare" un soggetto nuovo; dopo Prodi e l'Ulivo non è possibile tornare al socialismo e a Craxi.
Scritto da CMF il 6/3/2014 alle 21:35
Nel Partito Popolare e nella Margherita avevamo dedicato molto tempo e molte riunioni allo studio della società post-moderna, sulla base degli studi di Beck, Stiglitz, Bauman, e del "blairismo". Noto con stupore che questa problematica, che fu alla base dell'esperienza dell'Ulivo, è totalmente assente nella cultura socialista e post-comunista recente. Persino nel P.D. si ignorano i caratteri della nuova società e questo spiega l'incapacità a comprendere e di correlare il "fare" con l' "essere"
Scritto da CMF il 6/3/2014 alle 21:51
In previsione della costituzione del P.D., Adamoli si fece promotore di alcuni incontri tra le dirigenze dei D.S e della Margherita: furono pochi ma di grande spessore culturale. Sono ancora meravigliato del fatto che nel nuovo Partito fu fatto posto a pochi dirigenti titolati ma furono esclusi tutti gli uomini di pensiero provenienti dalla D.C. (me per priimo). Non avevamo ambizioni ma solo la voglia di mettere a disposizione la nostra cultura aggiornata; così il P.D. è nato povero di cultura.
Scritto da CMF: il 6/3/2014 alle 22:21
@CMF (21.51): il problema è se tutti capivano ciò di cui si parlava. Lusi e Lusetti avranno capito qualcosa? E Fioroni? E Franceschini? E Marini che legge Stiglitz? E i due Bianco, Enzo e Gerardo?
Scritto da V.R. il 6/3/2014 alle 23:14
Se non ricordo male, Massimo D'Alema nello spiegare una delle motivazioni che portarono alla nascita del PDS, uso come argomento la orami superata contrapposizioni tra classi e la nuova composizione della società moderna in un grande ceto medio, che errore! Quelli del M5S, stanno incominciando a piacermi.
Scritto da disillusodallapolitica il 6/3/2014 alle 23:18
Sicuramente quelli che non hanno letto i nuovi politologi e non hanno analizzato la nuova società non capiscono compiutamente la realtà. Nella eleborazione della cultura politica c'è uno scarto di almeno vent'anni; la vera differenza non è tra destra e sinistra, tra giovani e anziani; ma tra chi cionbtinua a ragionare con i vecchi schemi e le vecchie categorie e chi usa cobncetti realimente nuovi. Oltretutto il "deja vu" annoia, si sente che non dice più nulla; i giovani stannmo alla larga!
Scritto da CMF il 7/3/2014 alle 08:16
Si consoli@CMF (22.21), a Varese avete prodotto Alfieri, che garantirà un futuro smagliante al PD lombardo e un'impennata delle vendite delle opere dei tre autori da lei citati.
Scritto da V.R. il 7/3/2014 alle 08:21
@ V.R. - Non so se Lusi, Marini e soci abbiano letto Stiglitz, Bauman, Geddins. e Beck; certamento lo ha fatto uno statista europeo come Prodi. Per questo è sempre stato una corpo estraneo alla vetero-sinistra. E' stato bocciato come Presidnte della Repubblica non per la sua età avanzata ma per le sue idee giovani. Grillini e leghisti sono alla preistoria, nell'età della pietra quando la democrazia non era stata ancora inventata nelle città della Grecia classica; sono il paradigma del.degrado.
Scritto da CMF il 7/3/2014 alle 08:50
Pensare che la società sia immutata è semplicemente ridicolo, Questa trasformazione ha frantumato, diviso e reso più debole molte persone che appartengono a condizioni e ceti diversi. Però in tutta questa trasformazione il padrone esiste ancora, ed è sbagliato far finta che non sia coì, basta pensare ai poveri parlamentari del PD costretti a votare ciò che vuole l'azionista di riferimento per difendere i suoi interessi. Prodi aveva detto basta e gli voltarono le spalle.
Scritto da disillusodallapolitica il 7/3/2014 alle 19:00
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