Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 17/3/2014 alle 16:52


Rapimento di Aldo Moro e uccisione della scorta. Uno dei giorni più brutti della mia vita. Un deputato, Luigi Michele Galli, mi aveva portato ad alcuni incontri di Moro con gli “amici”.
Eravamo in pochi e mi sentivo del tutto inadeguato, fuori posto. Ero un ragazzo e lo consideravo un profeta politico. Per non angosciarmi da allora non faccio paragoni fra lui e gli altri leader che abbiamo avuto.

Commenti dei lettori: 34 commenti -
Sarebbe interessante un tuo confronto fra Moro e Renzi. Forse hai ragione, meglio non farlo.
Scritto da Lupus il 17/3/2014 alle 17:37
Quando la Politica la faceva il Politico che ne conosceva il vero significato; poi arrivarono i "politicanti" e il risultato è sotto i nostri occhi.
Scritto da Alessandro Milani il 17/3/2014 alle 17:39
Giuseppe, se ricordi, ai tempi della DC, facevo parte del tuo Gruppo, quello Moroteo, eravamo minoranza.Quante battaglie abbiamo fatto! ancora oggi ne sono fiero! Ma " tempora mutantur, et nos mutamur in illis ". Ho riletto da poco le lettere dalla prigionia di Aldo Moro, e provo ancora oggi lo stesso senso di angoscia di allora per la vicenda umana di Moro che considero un martire. Quando, e se vorrai, potremo parlare di lui soltanto da un punto di vista politico, per comprendere il presente
Scritto da mario diurni il 17/3/2014 alle 18:11
Vengo da un'altra tradizione e sono ancora giovane per aver vissuto quei momenti ma la figura di Moro mi è rimasta nella mente insieme con Berlinguer.
Scritto da Lettrice affezionata il 17/3/2014 alle 18:42
Caro Giuseppe, mi associo a te nel ricordo di Moro; anch'io lo avevo conosciuto personalmente nel settembre 1969 in una tre giorni a Roma alla Camilluccia e ne ero rimasto affascinato; condivido il tuo pensiero sulla visione profetica di Moro come politico di alta statura e siamo rimasti in tanti orfani di lui.
Scritto da Gianfilippo Macchi il 17/3/2014 alle 18:44
Caro Adamoli, tu pensi che sia stato scoperto tutto quello che si doveva scoprire sull'assassinio di Moro?
Scritto da ff il 17/3/2014 alle 19:13
Aldo Moro fu, con i suoi compagni, Martire della Repubblica, quando ancora ci illudevamo di essere sulla via maestra della virtù e che ci attendesse un futuro dignitoso nel consesso della Nazioni. Non è così, quel sacrificio è avvenuto invano e tutti noi ne siamo responsabili, immemori e indegni come siamo di tanta grandezza di sacrificio. Eppure chi ancora crede nei valori della democrazia e della giustizia crede che verrà alfine il giorno in cui riscatteremo la nostra vergogna.
Scritto da ulderico monti il 17/3/2014 alle 19:21
Vorrei aggiungere che ho lasciato un commento sul post precedente sul rispetto che si deve al Parlamento.
Scritto da Lettrice affezionata il 17/3/2014 alle 19:28
Non riesco a separare la memoria che ho per A. Moro da quella per E. Berlinguer. La ferocia terroristica quel giorno terribile aveva un solo obbiettivo COLPIRE MORO CON LA DC ED E. BERLINGUER CON IL PCI. @ff 19,13 no, non sappiamo tutto su quell'assassinio. Se tutto fosse stato chiarito la storia dell'Italia sarebbe stata molto diversa, molto migliore da quella che abbiamo visto e conosciuto.
Scritto da robinews il 17/3/2014 alle 20:05
rimanemmo tutti a bocca aperta..sgomenti..era una persona mite ..morto per la democrazia..come sempre...inutilmente ammazzato..da delinquenti..che non vogliono che l'ordine e la razionalità si facciano avanti...come normalmente però avviene..inarrestabilmente..semmai solo rallentando i processi ma mai fermandoli..per il bene comune..nella sovranità popolare...
Scritto da zva il 17/3/2014 alle 20:05
Giusto, @Mario Diurni, giusto @Ulderico Monti: Aldo Moro fu un martire. Io ero molto giovane quando morì Aldo Moro, tuttavia mi colpi così tanto la sua barbara uccisione che mi avvicinai alla Dc e iniziai a votarla. Ma c'era qualcosa che non mi tornava, i carnefici di Moro non erano stati solo i brigatisti, la Dc era la stessa che aveva “lasciato andare” Moro al suo destino. Quando Leoluca Orlando costituì La Rete tirai un sospiro e vi aderii subito. Le difficoltà ci sono state, le contraddizioni anche ma erano gli anni di impeto civile. Mi ricordo di Caponnetto, padre Sorge, padre Pintacuda, Nando dalla Chiesa e se li confronto con i cuperliani, i renziani, i giovani turchi, mi viene uno scoramento.
Scritto da V.R. il 17/3/2014 alle 20:06
Questo commento sarebbe da postare nel post precedente. Ma tratta del dialogo in rete, che tutti noi vorremmo autentico e approfondito. E allora il mio commento può trovare collocazione proprio qui, mentre stiamo onorando Aldo Moro. La risposta che @Adamoli fornisce a @Eumeo nel post precedente mi ha rievocato le barzellette sui colmi. Con tutto il rispetto nei confronti di @Adamoli, non ci si può rivolgere a un iperboreo, che agogna la Germania di inizio secolo scorso, e dirgli “c'è sempre un momento nella vita di un italiano nel quale vorrebbe lavorare in Germania”. Il lavoro? “Arbeit macht frei” avevano scritto gli iperborei in quel luogo dove nessun italiano si recò volentieri per lavorare. Nonostante ciò, ne portarono molti lì dentro. @Adamoli continua con “non dovremmo prendere lezione dai tedeschi per ciò che hanno fatto e speso in proposito in tutto il dopoguerra”. Che l'esempio tedesco sia prima della guerra? A meno che @Adamoli pensi che @Eumeo sia @Monti, ma abbiamo già detto di no, abbiamo già detto che @Monti è un uomo serio, abbiamo già detto che @Eumeo gioca a fare il suo emulo, in maniera un po' scarsa. @Adamoli non se la prenda per questo mio commento, si faccia una risata, questi commenti sono il prodotto della libertà della rete. Ai tempi di Aldo Moro le libertà erano ben altre, erano quelle vere, più sofferte, riguardavano i diritti umani e civili. Adesso abbiamo la libertà della rete e i creativi dal tempo libero si sbizzarriscono. Buona serata.
Scritto da V.R. il 17/3/2014 alle 20:25
@ff (19.13) - Sugli esecutori materiali del rapimento e dell’uccisione di Moro sappiamo tutto. Sull’esistenza di eventuali mandanti ancora oscuri non chiudo a nessuna ipotesi ma penso sia difficile mantenere certi segreti dopo tanti anni. Il primo “mandante”, senza escluderne altri, era il clima torbido di quegli anni frutto di un’ideologia nichilista, feroce, disumana.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 17/3/2014 alle 20:31
Una precisazione. Nel precedente post avevo scritto che - se giovane - sarei emigrato (genericamente) nel Nord Europa. Per me la Germania è il Paese che non solo ha avuto finora 8 cancellieri, contro i nostri 70 governi, ma soprattutto è la patria di Bach e di Beethoven, di Wagner e di Strauss (Richard), di Marx e di Einstein. Ce n'è abbastanza per carburare gli ultimi giorni della mia esistenza. Oltre, naturalmente, il Signore Dio degli Eserciti!
Scritto da eumeo il 17/3/2014 alle 20:55
Caro Giuseppe, mi ricordo benissimo, eri un fervente moroteo e mi domando come mai oggi sostieni uno come Renzi che è l'opposto di Moro.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 17/3/2014 alle 21:18
Nella riunione ricordata da Adamoli al Collegio De Filippi, a metà mattinata, fu chiesta una pausa per riordinare le idee. Ma alla ripresa dei lavori Moro non c’era più; lo cercammo dappertutto ma non fu possibile rintracciarlo sicché né deducemmo che lo statista avesse deciso di troncare l’incontro. A quel punto monsignor Pigionatti ci rassicurò; Moro era nell’unico luogo dove nessuno lo aveva cercato, in Chiesa. Eravamo una decina di persone; Aldo Moro era venuto da Roma proprio per noi, perché non dava importanza al numero delle persone ma alla loro la qualità. E in quel gruppo c’era la metà del personale politico della Democrazia Cristiana provinciale. Quella conversazione ci aiutò a capire che l’Italia era in un fase delicatissima, attaccata da forze potenti e oscure sia alla sua destra che alla sua sinistra; quelle forze vollero la sua morte perché era l’unico statista che aveva capito la nostra situazione, frutto della nostra storia e della divisione del mondo tra le superpotenze. Quelle forze ci sono ancora; solo la democrazia è in grado di tenerle a bada e sconfiggerle definitivamente.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 17/3/2014 alle 21:31
@V.R. (20.25) - Perché mai dovrei prendermela? Se avessi la pelle così “sensibile” non porterei avanti un blog senza rete da ben sei anni. So benissimo chi è @Eumeo che ha avuto la cortesia di preannunciarsi con una mail, esattamente come avevi fatto tu, o qualcun altro per te. E poi accompagna sempre i suoi commenti con una mail autentica, ancora come fai tu. Ti posso assicurare che è un estimatore della Germania democratica del dopo guerra. Lo sono anch’io in buona parte. Ma ripeto (per chi non lo avesse letto) ciò che ho scritto sul post precedente: “per la difesa dell’Europa non credo che dovremmo prendere lezione dai tedeschi né per la loro storia né per ciò che hanno fatto e speso in proposito in tutto il dopoguerra”.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 17/3/2014 alle 22:10
@Diurni (18,11) nel citare le lettere di Aldo Moro, mi ricorda che anche nel libro che ho ultimato ieri ('Volevo la luna', di Pietro Ingrao, la propria biografia), un capitolo (il penultimo), è dedicato all'assassinio di Moro. Quali erano i sentimenti e le sensazioni, a Botteghe Oscure, in quei due mesi febbrili? Ingrao ricorda così: 'Presto cominciarono a giungere le lettere di Moro e furono un'emozione per tutti. Le rispettavo, ma non le capivo, e allo stesso tempo mi sgomentavano la confusione e l'inettitudine che vedevo nelle fila del potere legittimo. Il prigioniero si rivolgeva prima di tutto ai dirigenti del partito e alle massime autorità dello Stato. Più avanti sperò molto in un intervento del papa. Nella stretta prigione in cui era rinchiuso, presto comprese quale fosse l'obiettivo dei suoi rapitori: avviare una trattativa come fra gli eserciti di due stati in guerra, e quindi uno scambio di prigionieri che riconoscesse e legittimasse quei brigatisti come potere pubblico, a modo suo, statale. Moro era l'alta figura assunta a prova di quell'evento. E tale era l'esito che lo stesso prigioniero chiedeva fosse accettato dallo Stato italiano: in nome di un principio umano di salvezza della vita. Ma a far da ostacolo a quello scambio non c'era solo la gravità dei delitti che i brigatisti avevano commesso in quegli anni terribili. Era messa in discussione l'interpretazione dei poteri fondanti. Questo, forse, era il nodo che il prigioniero non affrontava, in nome – mi sembra – di un'etica (religiosa?) che poneva al di sopra di tutto la salvezza della vita. Moro scrisse una lettera anche a me, che però non riuscì a mutare la mia posizione sull'evento. Uscivamo da un secolo che nonostante tutto aveva visto avanzare sulla scena due guerre mondiali e milioni e milioni di esseri umani: non si poteva affrontare quel nuovo mondo con l'azione elitaria di un piccolo gruppo castale. Aldo Moro venne assassinato al primo mattino del 9 maggio ed il suo cadavere venne abbandonato in via Caetani, tra piazza del Gesù e Botteghe Oscure. Non ricordo chi mi diede quella notizia terribile. Corsi a via Caetani. Vidi quel corpo rannicchiato, ormai irreparabilmente muto: sentii una stretta al cuore, e dentro di me mi chiesi se la mia intransigenza non fosse stata un duro sbaglio'.
Scritto da eg il 17/3/2014 alle 22:22
Un giusto ricordo, Giuseppe. Nel 1978 avevo un anno. La vicenda di Aldo Moro mi ha incuriosito in primis e poi appassionato. La conclusione mia è la medesima di Camillo Massimo Fiori. Gli scomodi italiani vengono fatti sparire (come Mattei, ad esempio). Dopo il popolarismo, pedagogico, siamo passati al populismo individuale. Ho sempre la speranza e provo a dare quello che posso per l'inversione di tendenza. Eticamente mi sento di doverlo anche a Moro.
Scritto da FrancescoG. il 17/3/2014 alle 22:47
E' vero Giuseppe, degli assassini materiali di Aldo Moro sappiamo quasi tutto anche se sussistono ancora diverse 'zone d'ombra'. Il tentativo, in quegli anni, di creare l'alternanza nel nostro Paese passava da un coinvolgimento del Pci . Un passaggio ineludibile. Ma questa opzione era osteggiata (uso un eufemismo) per ragioni opposte ma praticamente convergenti, da USA e URSS. Le Br erano autoctone ma dietro c'era anche un' altra una regia? Penso si possa rispondere affermativamente.
Scritto da paolo rossi il 17/3/2014 alle 23:08
Anch'io ricordo con angoscia ogni istante di quel giorno. Ho letto quasi tutto di Moro. Livelli di analisi che quelli di oggi non se li possono nemmeno sognare. E non è' solo questione di "tempi diversi". Quella di Moro era intelligenza politica allo stato puro
Scritto da Enrico Farinone il 17/3/2014 alle 23:18
Aggiungo che di queste possibili ingerenze, ivi compreso il 'lavoro' dei servizi segreti italiani oltre che dell' attività della P2, ebbi modo di parlarne con due esponenti in quegli anni entrambi strettissimi collaboratori di Moro, Bodrato e Pisanu, quest'ultimo divenuto senatore di Forza Italia e ministro degli interni. Mentre il primo era convinto che le Br avessero sempre agito in una sorta di delirante solitudine, il secondo era convinto esattamente del contrario...
Scritto da paolo rossi il 17/3/2014 alle 23:20
Grazie @Adamoli per la cordialità. Eumeo è uscito fuori non appena il Monti, deluso dalle vicende politiche italiane, ha manifestato il proposito di entrare in clandestinità nel blog. Evidente il suo tentativo di abbozzare un analogo lessico (la citazione del Signore degli Eserciti ne è una conferma), ma se ha mostrato nome, cognome e mail, la sua presenza è inoppugnabile. Io, tra i due coetanei (perchè sono pure coetanei!), preferisco il “Monti original” ( ho già spiegato perchè), anche se l'Eumeo brilla in tempestività, nel postare la sua precisazione a pochi minuti dal mio commento. Escludendo che mi stesse aspettando, mi viene da pensare che sia uno che viva la rete acca 24. Altro che nativi digitali! Abbiamo una schiera di senili digitali da far invidia a noi giovincelli.
Scritto da V.R. il 17/3/2014 alle 23:34
Un' ultima annotazione. Su quell'assassinio e sul ruolo dei servizi italiani ed esteri in quella tragica vicenda, ha scritto diversi circostanziati articoli ed alcuni illuminanti libri, il giornalista romano del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi. Agli interessati ne consiglio la lettura che ci porta dentro inquietanti accadimenti purtroppo alquanto reali che vanno ben oltre le più fantasiose spy-story.
Scritto da paolo rossi il 17/3/2014 alle 23:41
@EG. 22,22, Grazie per la segnalazione. Non ho il libro di Ingrao "voglio la luna", lo cercherò e lo leggerò con attenzione. L'interrogativo di Ingrao sulla intransigenza se fosse stata o meno un duro errore è un punto interrogativo che dopo la morte di Moro molti sostenitori della linea intransigente hanno posto alla propria coscienza. In quei giorni terribili ero un "esecutore" della linea intransigente del PCI. In qualche discussione provai timidamente a criticarla (mio solito vizio) segue.
Scritto da robinews il 17/3/2014 alle 23:42
Robinews (segue EG. ). Il desiderio di "discutere" quella intransigenza veniva subito soffocato con un giudizio "morale" drastico. CHI LA METTEVA IN DISCUSSIONE ERA UN POTENZIALE FIANCHEGGIATORE DELLE BR E COME TALE VENIVA MESSO A TACERE SENZA MEZZI TERMINI. Anche quella vicenda mi ha insegnato a non avere più paura delle proprie idee. In quella vicenda non vinsero la democrazia e le istituzioni. Chi vinse fu la morte e forse proprio da li nacque il declino democratico dell'italia.
Scritto da robinews il 17/3/2014 alle 23:54
Coincidenze. Stamani mi giunge il quotidiano messaggio di don Ambrogio Villa con la consueta citazione di un episodio del Vangelo, da cui traggo il passo di Matteo 5,37, che sento appropriato al vaniloquio del nostro tempo: “...Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì, No, no: il di più viene dal Maligno”.
Scritto da ulderico monti il 18/3/2014 alle 07:49
Anch'io ho un ricordo vivissimo del giorno del rapimento. Vi risparmio la cronaca e come ho vissuto la giornata, dalla rabbia ad un'assemblea di insegnanti per un certo clima d'indifferenza di fronte all'evento, alla manifestazione preoccupata e unitaria alla sera a Varese, presenti tutte le forze democratiche, dai partiti ai sindacati. Il rapimento peraltro - forse arrivai tardi a tale consapevolezza- mi fece peraltro comprendere definitivamente come le formazioni terroristiche avevano un solo obiettivo: abbattere lo stato democratico, facendo leva strumentalmente sul disagio sociale e sacrificando cinicamente le persone che assassinavano. In quegli anni anche tra le forze democratiche che combattevano il terrorismo vi era molta confusione: si stava faticosamente superando a sinistra l'idea sbagliata che i terroristi di sinistra fossero fascisti camuffati di rosso, poichè -sappiamo- appartenenevano invece all'album di famiglia della sinistra marxista e leninista, come ben rilevato forse qualche anno dopo da Rossana Rossanda. Vi era però un'altra lettura più sottile ed in fondo giustificazionista: quella dei compagni che sbagliavano o comunque di combattenti, con mezzi sbagliati, per la giustizia sociale contro gli arbitri del capitalismo. Questa idea era diffusa anche in ambienti della sinistra cattolica come la Cisl e la Fim di quegli anni, senza per questo associare il sindacato che nel suo complesso fece argine e pulizia al proprio interno contro l'attacco terrorista. Semmai a proposito sarebbe interessante esplorare i due filoni del terrorimo di sinistra di quegli anni, quello di ispirazione marxista e quello che, rifacendosi a San Tommaso, elaborò una autonoma lettura del diritto delle genti di abbattere con la violenza il tiranno, individuato non più in una persona, ma nella classe degli sfruttatori. Chiedo scusa se mi sono fatto prendere dal ricordo e sono andato troppo oltre, dimenticando, se volete, che in quegli anni c'era anche un terrorismo di chiara matrice fascista, che colpiva indiscriminatamente persone e cose (dalla strage di piazza Fontana a quella di piazza della Loggia a Brescia, al treno Italicus). Torno al pensiero iniziale: in quel tragico giorno del rapimento di Aldo Moro, il sottoscritto, al pari di molti altri,capì che i terroristi, neri o rossi che fossero, avevano un solo obiettivo:colpire al cuore la democrazia italiana e dar vita ad un regime autoritario e illiberale, con il pretesto, ripeto il pretesto, di battersi per la giustizia sociale. Per quet'ultimo obiettivo si battevano seriamente invece tutti i giorni, con gtrandi sforzi e sacrifici, i lavoratori, le loro organizzazioni ed i partitidemocratici.
Scritto da mariuccio bianchi il 18/3/2014 alle 08:05
@V.R. (23.34) - Quando, raramente, mi capita di scrivere qualcosa sui lettori che non si firmano sto attentissimo a non svelare nessun indizio, né confermando né sviando dalle ipotesi più varie. Lo dico a tutti per la tranquillità di ciascuno. Nel caso specifico ho detto solo che @Eumeo si era fatto precedere da una mail.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 18/3/2014 alle 08:45
@Mariuccio Bianchi (08.05) - Sottolineo le tue righe finali: “i terroristi avevano un solo obiettivo: colpire al cuore la democrazia italiana e dar vita ad un regime autoritario e illiberale, con il pretesto di battersi per la giustizia sociale. Per quest'ultimo obiettivo si battevano seriamente invece tutti i giorni, con grandi sforzi e sacrifici, i lavoratori, le loro organizzazioni ed i partiti democratici”.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 18/3/2014 alle 08:47
@Mariuccio Bianchi, rapire uno come Moro non fu operazione tanto semplice. Il coinvolgimento di servizi italiani o esteri, deviati o no, sembra certo. Non credo che i terrorristi volessero semplicemente produrre una svolta autoritaria nel Paese ma eliminare una politica che prevedeva l' avvicinamento dei comunisti nell' area governativa. I sindacati? Nella CGIL ma non solo, fino all' omicidio di Guido Rossa, da parte dei brigatisti, lo affermo da ex pci, ci sono state pericolose connivenze.
Scritto da mario macchi il 18/3/2014 alle 09:26
Caro Giuseppe, ricordo che un giorno mi raccontasti di qualche incontro con Moro a Roma accompagnato da un sottosegretario (l'On. Galli?). Delle poche persone presenti tra cui gli on. Morlino, Salvi, Bodrato, Pisanu. Erano stati i momenti più emozionanti della tua esperienza politica. Non avevo dubbi. Non c'è più nessun leader oggi in grado di suscitare un'emozione simile.
Scritto da Francesco (Milano) il 18/3/2014 alle 09:31
Dio sa quanto bisogno ci sarebbe di leader come Aldo Moro.
Scritto da Nicora il 18/3/2014 alle 10:31
Ciao @Robinews! Grazie a te per aver apprezzato il brano di Ingrao. E’ stata una pura combinazione, gli ultimi capitoli li avevo letti proprio domenica. Se ti capita, leggilo, è interessante, io vi sono accostata con la curiosità di chi non conosce un’epoca storica e politica: se pensi che Ingrao è stato in Parlamento dal ’48 al ’92! In generale, io le linee della fermezza non le comprendo, e non amo le dietrologie: ritengo che Moro (come già scritto da @Diurni, @Monti e @VR) si possa definire un martire, a causa della lunga agonia patita nella prigionia, la stessa prigionia che ora affolla le diverse dietrologie. Consoliamoci con i buoni frutti che Moro ha lasciato. Mi riferisco, per esempio, al figlio, Giovanni, la cui attività in Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato seguo da anni. I medici che parlano (anche nel blog) di ‘tutela della vita’, hanno mai letto gli annuali Rapporti Pit Salute di Cittadinanzattiva? La malasanità, di cui medici e amministratori sanitari, a diverso titolo, sono responsabili non è forse una minaccia alla tutela della vita? E Renzi che vuole occuparsi di edilizia scolastica, si è mai documentato con le annuali statistiche di Cittadinanzattiva sulla sicurezza, qualità e accessibilità delle scuole italiane? Non si limiti alle relazioni ministeriali, vada a fondo con la realtà presentata dal cittadino. E’ dall’empowerment del cittadino che passa la strada per la rinascita. PS: Ora, tempo permettendo, attacco con ‘Un eremo non è un guscio di lumaca’, della Zarri. http://www.einaudi.it/libri/libro/adriana-zarri/un-eremo-non-un-guscio-di-lumaca/978880620557 Si preannuncia come libro da leggere in silenzio, utile in questo tempo caratterizzato da schizofrenie e frastuono. E anche da vaniloquio, come giustamente evidenzia @Monti. E sulla Zarri, leggiti il bel post che dedicò in sua memoria il tuo amico Agostinelli http://www3.varesenews.it/blog/out.php?id=2706 Mi scuso per la lunghezza, ma il mio commento è destinato alla paziente lettura di @Robinews. Ciao!
Scritto da eg il 18/3/2014 alle 11:11
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