Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 26/3/2014 alle 08:24


Enorme clamore intorno al risultato di Marin Le Pen. Davvero giustificato? Solo perché raggiunto alle elezioni comunali. Si fosse trattato di elezioni nazionali o europee, assolutamente no.
Il successo più clamoroso nella recente storia dei Paesi europei più importanti resta quello di Beppe Grillo passato da zero al 25%. Il suo diniego dell’alleanza con il Front National francese è un fatto rilevante e positivo ma non sorprendente come molti hanno affermato.
Cinquestelle non è assimilabile alla destra francese. Lo è invece certamente Lega Nord. Mi viene ancora rabbia quando penso alla definizione della Lega come “costola della sinistra”. Spiegata  dal suo inventore D’Alema aveva un sua dignità culturale ma sulla bocca di molti “seguaci” era francamente risibile e portava a scimmiottare la Lega in modo sciocco e maldestro.
Oggi la parola che si usa spesso  per spiegare le inquietudini che stanno scuotendo l’Europa è quella del “populismo” che viene caricato di molti significati negativi assai diversi fra loro. Io la trovo ingannevole, trasmette confusione e ambiguità.
Sarebbero populisti Le Pen, Lega, sinistra antagonista italiana ed europea, Grillo, in sostanza molti partiti e movimenti d’opposizione. E’ un errore grave mescolare insieme antieuropeismo, localismo, miti ideologici del Novecento, anti politica, nazionalismo, forte volontà partecipativa, impulsi costruttivi di cambiamento. 
Molti italiani considerano ciò che viene chiamato “populismo” come una giusta reazione ai rituali stanchi e complicati della politica e preferiscono il contatto (l’illusione del contatto) diretto con il leader. Sentimento molto discutibile ma non anti democratico. Considerare questi pezzi di società come degli avversari da mettere tutti sullo stesso piano vuol dire spingerli nelle braccia dei soggetti politici citati prima.
Con le elezioni europee in arrivo tutto ciò significherebbe un vero autogol. Mi sbaglierò ma penso che Matteo Renzi con le sue prese di posizione dimostri di aver avvertito pienamente questo pericolo.
 

Commenti dei lettori: 51 commenti -
Ti rendi conto che dici cose molto diverse da quelle che dicono nel tuo partito? A me però va bene.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 26/3/2014 alle 09:14
certamente l'ha avvertito..per questo son cominciate le riforme..e i cambiamenti..per cui ormai serve la mannaia ..oltre il bisturi..e velocità da F!..per recuperare equità dal degrado ai vari livelli, nonché concreta credibilità che si facciano le priorità..ricominciando la speranza per un avvenire sicuramente migliore..dopo aver toccato il fondo..in cui siamo..presto ricominciando a risalire dall'apnea per una boccata d'aria ..prima dell'implosione. o senza aspettare che si prosciuga il mare..
Scritto da zva il 26/3/2014 alle 09:23
Credo che il populismo non c'entri. Io dico: chi governa soddisfa le mie esigenze e quelle del contesto in cui vivo? Io dico no, questa Europa in gran parte mi "depriva". Mi deprime e non opera per dare possibilità e opportunità. Pertanto col voto intendo punire questa impostazione.
Scritto da Loris Jep Costa il 26/3/2014 alle 09:56
C’è una splendida vignetta di Altan, pubblicata sul primo numero 2012 dell’Espresso, che descrive il dialogo fra due dei diversi caratteristici personaggi di questo bravo fumettista. Uno, sorridente, che rivolge un caloroso augurio di ’Buon anno!’ all’altro ma che, purtroppo, da quest’ultimo riceve, come tutta risposta, un serio e laconico ‘abbassiamo i toni!’. In effetti, erano gli anni dello slogan ‘abbassiamo i toni’, usato come un mantra o, anche e peggio, come passe-partout per accattivarsi le simpatie di un certo ‘giro politico’ che - in adesione all’eroica abnegazione del Presidente Napolitano - andava dal centrodestra al centrosinistra, passando per il centro ed escludendo le ali estreme. Da una parte quelli dell’abbassiamo i toni e dall’altra gli impenitenti disadattati estremisti (di fatto, in parte corrisponde al vero, l’estrema destra è piena di disadattati). Il 2014, invece, è caratterizzato da un altro slogan: ‘al bando i populismi!’. Anche questo, utilizzato per tracciare un’altra ipocrita linea di demarcazione fra il politically correct e ciò che non lo è. Sono contenta che @Adamoli, attraverso questo post, non mostri altera diffidenza verso i cd ‘populisti’, anche perché io, oggi, lo sono. Se portare idee positive e di buon senso per il rinnovamento di questa società senza sprechi ed ingiustizie vuol dire essere populisti, lo siamo in tanti. Il post di oggi parla anche della Lega. E’ passato qualche anno da quando Cacciari si mise in testa l’ambiziosa idea di costituire un centrosinistra federale del nord; l’uomo di oggi è Alfieri al quale il PD, nel nominarlo Segretario regionale, ha assegnato le sorti della ‘questione del Nord’. Ne saremo sicuramente all’altezza.
Scritto da eg il 26/3/2014 alle 10:37
Condivido quasi totalmente. Un chiarimento: Quando scrivi di stare attenti a non considerare pezzi pezzi di società che pensano certe cose come "avversari" perchè altrimenti si spingono gli stessi verso i vari soggetti "citati" vuol forse dire che metti sullo stesso piano Le Pen. Lega con Grillo e Lita Tsipras? Se la tua risposta è si (in linea di massima penso che tu non lo creda) credo sia profondamente sbagliato. Nelle ultime settimane c'è è chi ha scritto che Renzi (segue)
Scritto da robinews il 26/3/2014 alle 11:01
Robinews (segue) E' un populista "dolce, moderato". Io credo che la definizione sia in buona parte corretta così come credo che faccia bene ad esserlo. Se in Italia non avremo i fenomeni peggiori della destra peggiore (alla Le Pen o Lega) dovremo ringraziare Renzi e Grillo i quali dopo le elezioni europee. proprio a partire dai cambiamenti necessari per l'Europa DOVREBBERO INIZIARE A DIALOGARE E CONVERGERE INSIEME AL PSE E LA SINISTRA TIPO TSIPRAS. (segue)
Scritto da robinews il 26/3/2014 alle 11:08
Robinews (segue) Grillo tra l'altro ha dichiarato un certo interesse verso Tsipras e sule alleanze in europa non ha fatto gli stessi discorsi che ha fatto per l'Italia mentre ha escluso con certezza alleanze con la Le Pen. Le cose in generale, proprio a partire dall'Italia nell'Europa possono diventare interessanti.
Scritto da robinews il 26/3/2014 alle 11:10
Per la Le Pen, forse, ci stiamo allarmando più dei francesi. Per Salvini, la lega e le trovate "intellettuali" di D'Alema, niente di nuovo sotto il sole. D'Alema scantona spesso e chi ne faceva l'esegesi cercava di tenerselo buono. D'accordo, l'unico vero fenomeno sostanzioso è il partito di Grillo, una riedizione di Forza Italia, riveduta e corretta, ma nella sostanza identica nell'ideologia di contro tutti e solo per me. Credo nell'Europa: il nostro sarebbe un Paese ancora più degradato senza.
Scritto da Sic Est il 26/3/2014 alle 11:28
Va riscoperto il Progetto Europa che oggi pare gravitare solo intorno agli interessi economici di pochi privilegiati. Il passaggio fondamentale all' Europa Federale non trova più spazi nelle discussioni e questo ci allontana sempre più dall'obiettivo della costruzione di una componente internazionale in grado di competere con tutti i grandi paesi del mondo con pari dignità. La politica, quella vera, deve operare per costruire ideali di unità e collaborazione fra i popoli europei rompendo i meccanismi delle supremazie.
Scritto da Alessandro Milani il 26/3/2014 alle 11:37
Il Front National francese è diverso dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle, tutti però hanno in comune la critica verso le forme attuali della democrazia e una interpretazione semplificatrice della politica. Attraggono le masse perché c’è un malcontento generale diffuso ma non hanno proposte per risolvere la crisi. Dire di no all’ euro vuol dire ritornare all’ Europa dei nazionalismi, delle barriere doganali, degli Stati in concorrenza tra loro, degli interessi particolari che non tengono conto della realtà dell’economia globalizzata e interconnessa. La nascita di questi movimenti si spiega però con l’abbandono, da parte dei Partiti democratici, di un progetto complessivo di cambiamento, e il loro adagiarsi su aggiustamenti che non impediscono l’erosione del “Welfare State” in nome della necessità di tagliare i costi della spesa pubblica. Di fronte all’emergere di queste nuove forze politiche, a cui aderisce anche una parte consistente della classe lavoratrice, l’impostazione “destra-sinistra” non regge più e viene meno anche il bipolarismo che, di fatto, non è più in grado di presentare coalizioni omogenee e, in Italia, è sostituito da un precario assetto delle “larghe intese”. La politica “muscolare” dei due poli che si contrappongono e che si delegittimano vicendevolmente è un ostacolo che può essere superato soltanto da una visione della “società postmoderna” che deve tener conto come i problemi di identità siano diventasti più importanti degli interessi di classe. Il modello di democrazia maggioritaria va superato con quello di democrazia consensuale per evitare che le società vengano travolte dalle loro divisioni interni. Il “di qui o di là, del “sistema Westminster” bipolare non è più adatto a governare il Paese. Il Partito Democratico non può rimanere fermo sugli schemi di una “società fordista” che non esiste più. Il primato della politica deve essere affermato sulla base di una analisi realistica della società che porti al superamento di categorie politiche ormai obsolete. Consiglio di leggere l’ultimo libro di Marco Revelli. “Post-sinistra” ovvero “Cosa resta della politica in un mondo globalizzato (edizione Laterza – euro 5,90).
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 26/3/2014 alle 11:46
@eg (10.37) - 1) Pensa che il titolo che avevo dato al post era: “Sono anch’io populista”. L’ho cambiato un attimo dopo solo perché mi sembrava troppo provocatorio. C’è un che di superiorità intellettuale in chi (non tutti) usa accusa gli avversari di populismo che proprio non mi va. 2) Sono un regionalista ma non ero favorevole alla macro regione del Nord quando la voleva Cacciari così come sono contro quella immaginata da Maroni e Salvini. Sostengo il segretario regionale del Pd, ma se volesse diventare il custode di un’ortodossia politica centrale e centralista lo contrasterei apertamente.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/3/2014 alle 13:13
@Robinews (11.01) - Dove hai trovato l’appiglio per farmi questa domanda? E’ evidente il mio distacco da chi mette insieme, per pigrizia, moda o ignoranza, fenomeni politici completamente diversi. Quanto alla convergenza con Grillo il mio scetticismo è spesso come gli occhiali di un ipovedente. Non scorso niente all’orizzonte.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/3/2014 alle 13:18
Grazie, @Adamoli (13,13), per la risposta. Bisognerà capire quali sono (saranno) gli ‘spazi di manovra’ di Alfieri, ossia il suo grado di autonomia. Vista così, non sembrerebbe molta. Oltre tutto, il ruolo di Alfieri sembrerebbe transitorio, di passaggio, in attesa di approdare, uno fra i tanti, a Roma o a Bruxelles. Infatti, viene difficile immaginare che la sua figura duri così a lungo da arrivare sino alle regionali del 2018. Però, non si sa, staremo a vedere. @Fiori (11,46) fornisce non solo utili disamine politiche ma anche interessanti consigli per la lettura (come fece qualche settimana fa con la biografia di Cavour scritta da Rosario Romeo, che abbiamo inserito fra i nostri prossimi acquisti). L’opera di Revelli, della serie iLibra, è in edicola proprio in questi giorni su iniziativa di Repubblica ed Espresso.
Scritto da eg il 26/3/2014 alle 13:41
Caro Giuseppe, in effetti, il successo del Front National in Francia sorprende, ma fino ad un certo punto. Da diverso tempo questa è una realtà presente nel panorama politico in pianta stabile. Ha schiaffeggiato i socialisti ai tempi del mite ugonotto Jospin mandando al ballottaggio con Chirac il quasi impresentabile Le Pen padre. Da anni poi nelle amministrative fa da catalizzatore dei malumori ed ora, dopo la cura “moderata” dell’altra Le Pen ( la figlia ), si presenta col volto rassicurante del nazionalismo profondo della provincia francese capace di accogliere a braccia aperte anche quei reduci della sinistra che si sentono senza patria in un mondo globalizzato e in cui il welfare viene sempre più ridotto. Dunque il FN è una delle tante risposte al disagio dei tempi moderni. E’ la risposta di chi vede nella nazione il suo centro, nell’interesse nazionale il suo paradigma, ma che usa anche quelli che erano i temi che ieri contestava per ridare certezze dimenticate. Così la Le Pen usa le “idee repubblicane” che ieri il padre aborriva e contestava, per dire ai francesi, “ieri si stava bene perché prima di tutto c’era la Francia” oggi si sta male perché c’è l’Europa con i suoi burocrati che ci impongono le sofferenze e le politiche economiche, c’è l’euro che ci impone sacrifici, c’è la globalizzazione che spinge a spostare le industrie all’estero e impoverisce la classe operaia e attira qui solo manodopera a prezzi bassi che fa concorrenza ai nostri francesi. Temi e parole d’ordine, queste, tuttavia, simili a quelle sia di Lega sia di Grillo. Salvini ha annunciato l’abbraccio politico al F.N. La Lega fa quello che l’ultimo MSI fece senza successo e lo fa su temi comuni, ma scoprendosi sulla risposta. La risposta di Le Pen è la nazione, la risposta della Lega, quella che vuole l’indipendenza del Veneto oggi e domani della Padania quale mai potrà essere? Dunque io vedo in questo volo pindarico della Lega la recita del suo “de profundis”. La chiusura di una storia ormai al capolinea. Questo apre un altro problema. Dove andranno quei voti certo non di destra che la Lega raccoglieva? Personalmente penso che, come già accaduto nella scorsa tornata elettorale, finiranno all’altro grande “populista”, Grillo. Grillo ha prontamente rifiutato l’abbraccio mortale della Le Pen, ma non lo ha certamente fatto per “idealità” ( sempre che il personaggio ne abbia di ideali …). Lo ha fatto per calcolo politico. Il suo elettorato è una mela tagliata in due. Prende voti sai a destra sia a sinistra. Li prende per motivi diversi e uno spostamento così marcato come quello che gli chiedeva la Le Pen rischiava di costargli caro. I temi, tuttavia e le soluzioni che si sentono sono quasi identiche. Ritorno alla moneta nazionale, via dall’euro, via dall’Europa e così via. Personalmente giudico il movimento di Grillo, almeno fino ad ora, non un beneficio per la democrazia, ma un pericolo. Non è solo per le improbabili arringhe che si sentono in parlamento da altrettanti improbabili parlamentari. La pericolosità del movimento è figlia di una malata lettura dei tempi. Di una pericolosa interpretazione della democrazia diretta e della contestazione della rappresentatività come canale di partecipazione. Dalla logica da setta che pervade ogni parola del capo e dei suoi uomini. Dunque anche noi non siamo messi molto bene. Ieri c’era chi interpretava le parole di D’Alema, come hai giustamente ricordato, come lo sdoganamento ad allearsi con la Lega, oggi c’è chi fa lo stesso, appoggiato dai solito maitre-a-penser, per allearsi con i cinquestelle perché anche loro sono di “sinistra”, si, ma quale sinistra? Grande responsabilità per il PD e per Renzi. Battersi e battersi senza risparmiarsi contro tutti i populismi. Di destra e di sinistra.
Scritto da roberto molinari il 26/3/2014 alle 13:51
Condivido la lucida e realistica analisi di C.M.Fiori. I"populismi" a mio avviso rinascono,con connotati differenti,perché l'Europa si è purtroppo fermata ad una visione puramente economico-finanziaria e monetaria e non ha saputo sviluppare politiche sociali,fiscali e giudiziarie omogenee superando gli egoismi e i conservatorismi delle élites dominanti dei vari stati componenti .Un po' di populismo quindi non guasta nel P.D.se serve a contrastare quelle formazioni che di solo popul.si alimentano
Scritto da giovanni dotti il 26/3/2014 alle 14:21
@Giuseppe Adamoli (13:13). Hai fatto bene a cambiare il titolo “Sono anch'io populista”, sebbene “provocatorio”. Il populismo sa tanto di pifferaio magico e, nel nostro Paese, di questa categoria ne abbiamo i magazzini strapieni. Sono europeista fino al midollo e, pertanto, mi sembra corretto ricordare, a quelli che credono che abbandonare l’Europa rappresenta la panacea di tutti i nostri mali, di studiarsi un po’ di storia, considerato che spesso la nostra memoria non va al di là di quello che abbiamo visto 24 ore prima in qualche talk show in cui partecipa un qualunque furbastro cretino che “ha capito tutto”. Non credo agli affabulatori a buon mercato che hanno in tasca la soluzione di tutti i problemi del mondo, non solo dei nostri. Che detta soluzione la tengono nascosta o che dicono solo qual è il traguarda senza spiegarci la tortuosità e i pericoli del percorso per arrivarvi. Aggiungo che l’Europa dei cosiddetti burocrati esiste solo nella nostra mentalità avulsa alla modernità (la Commissione è eletta dai Governi degli Stati) e che se qualche cosa di moderno (in tema di salute, di energia, di disgregazione di monopoli, di libertà di attraversamento delle frontiere, di legalità, di sicurezza, di costo dei servizi, di come istruire un appalto, di quali e quante garanzie devono essere date ai consumatori …) è stato fatto, perché obbligati da regolamenti cogenti e direttive puntuali, lo dobbiamo solo a questa entità sovranazionale che, in quanto a capacità di legiferazione, considero molto più avanzata dei nostri politici. Il nostro problema è che siamo europeisti a parole, mentre nei fatti siamo ancora affascinati dalla politica delle connivenze, delle amicizie interessate, del “tu mi dai una cosa a me e io ti do una cosa a te”. Il populismo, carissimi frequentatori di questo “blog” è la peggiore iattura che si possa immaginare perché prodromico all'arrivo dell’Uomo del destino.
Scritto da Sic Est il 26/3/2014 alle 14:51
@Adamoli, (13,18)grazie del chiarimento, oggi sono stato impegnato in lavori di sistemazione e tinteggiatura nell'ufficio di mio figlio e quindi avevo in testa altre cose.Comunque se noti bene avevo già anticipato la tua risposta messa nel mio intervento tra parentesi (11,01). Capisco il tuo pessimismo su Grillo ma io continuo a sperare, come ben sai sono un inguaribile ottimista (quasi sempre)
Scritto da robinews il 26/3/2014 alle 14:58
@EG. Carissima, ormai siamo 1-100-1.000 milioni di "populisti". Come ben sai io però sono un populista "anomalo". Alla parola populista (che non disprezzo affatto) preferisco sempre la definizione "classica" del "Rivoluzionario" che poi forse non sono cose molto diverse tra loro. Su Napisan sempre grande "sintonia". Ciao!
Scritto da robinews il 26/3/2014 alle 15:01
La torre di babele del 21mo secolo.
Scritto da Lella Goggi il 26/3/2014 alle 15:33
Abbiamo unito l'Europa sotto l'Euro e li ci siamo fermati. L'Europa sopravviverà ai cambiamenti globali se sarà unita e se le regole all'interno saranno uguali per tutti, se non sarà più considerato andare all'estero lavorare a Marsiglia o a Madrid, perché non dovrò fare enormi sforzi burocratici ecc per poterlo fare... L'Europa deve risvegliarsi... E le colpe le abbiamo anche noi, che per troppi anni abbiamo lasciato che altri tenessero il timone della politica europea scordandosi quella solidarietà che è tipica dell'Italia e che l'Italia portò nel patto fondativo della nascita dell'Unione. L'Europa nacque da una necessità e da un sogno. Ora deve diventare il futuro. Citando un film con Al Pacino: o agiremo tutti insieme, uniti e avanzeremo cm dopo cm o verremo spazzati via come singoli uno ad uno... Il futuro è alle porte: dobbiamo costruirlo consapevoli degli errori commessi. Non esiste una seconda opportunità...
Scritto da Federico Antognazza il 26/3/2014 alle 16:39
@Sic Est (14.51) - Hai certamente capito benissimo lo spirito del mio post e la suggestione del titolo “Sono anch’io populista” che mi proponevo di scrivere. Il fatto è che trovo più giusto e produttivo chiamare per nome e cognome i filoni politici che avverso: nazionalismo, separatismo, localismo, demagogia politica, vecchio comunismo, cialtroneria culturale, anti politica, anti europeismo. E sai perché? Parlando con persone normali, che magari mi avevano sempre votato, ho capito che se li definisci populisti sorridono soddisfatti. Guarda che tu, io e molti che scrivono sul blog, facciamo parte di una minoranza di “appassionati”. Non sono loro (chi s'interessa poco di politica) che devono adeguarsi alla nostra sintassi ma noi (io almeno che a mio modo faccio ancora politica pur senza nessuna carica) che abbiamo il dovere di farci capire. Populismo è parola ingannevole.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 26/3/2014 alle 16:54
Giuseppe, mi domando sempre perché non affidano a te la scuola di formazione del Pd.
Scritto da Francesco (Milano) il 26/3/2014 alle 17:12
Buonasera. La Le Pen ha detto, qualche mese fa, "vado a casa dei francesi all'ora di pranzo. Cosi trovo i disoccupati, le casalinghe, i giovani che pensano di non aver speranze. Incontro, così, il mio elettorato". È politica. Il "populismo" ha sostituito il "popolarismo"? Sic est, condivido le parole sulle "amicizie". Ho un'esperienza di questi giorni (elezioni comunali in arrivo). Europa. Benzina del populismo fornita dal "chiagni e fotti" del Ppe. A casa si lamentano dell'Ue. In UE di casa.
Scritto da FrancescoG. il 26/3/2014 alle 18:20
Post molto anticonformista per uno del Pd. Mi piace l'idea di dare nome e cognome ai problemi invece di annacquarli nelle affermazioni generiche. Anche in Italia c'è il fascismo per fare un solo esempio, meglio non scordarselo e chiamarlo con il suo nome.
Scritto da Luvky il 26/3/2014 alle 19:13
Grillo ha detto no alla Le Pen ma la stoffa anti europea è la stessa.
Scritto da A.F. il 26/3/2014 alle 21:28
Interessante il riferimento ai seguaci di D'Alema che rincorrevano maldestramente la Lega. Bravo!
Scritto da Valceresio due il 26/3/2014 alle 22:10
I no continui di Grillo a tutte le proposte del governo dimostrano che ha un solo interesse: fare opposizione frontale per guadagnare voti mentre dell'Italia non si preoccupa molto.
Scritto da Giovanna G. il 26/3/2014 alle 23:13
Come temuto da molti la Francia diventa il vero anello debole dell'eurozona. Il tracollo dei socialisti non ha avvantaggiato la destra francese ma bensi i fascisti-populisti anti-euro del Front National. Non e' improbabile che qualcosa di simile possa accadere anche in Italia il 25 Maggio. Rassicura pero' il fatto che il m5s si distanzia nettamente dalle posizioni fasciste del Front National che in Italia trovano aperto consenso solo nella Lega Nord, un movimento ormai alla deriva e aperto a tutte le avventure pur di sopravvivere. Il presidente Napolitano ricorda giustamente ai nuovi fascisti anti-unione quello che e' stata l'europa al tempo del loro predominio. Negli ultimi 60 anni in un processo di unificazione certamente non privo di difficolta' e problemi l'europa ha vissuto in pace e con un innegabile progresso sociale ed economico. L'impatto negativo della globalizzazione che segue ad una prima fase positiva e condivisa e' indubbiamente duro e difficile ma non e' certo con il ritorno alle guerre locali di Salvini e della Le Pen che gli stati europei diventeranno competitivi nell'economia globale, al contrario il declino sara' accelerato e pericoloso perche' portatore di violenze e di nuove guerre.
Scritto da Flavio Argentesi il 27/3/2014 alle 08:22
Trovandomi sostanzialmente d'accordo con Molinari, non aggiungo altro nel concreto, se non la considerazione che non distinguerei troppo tra i diversi populismi, in salsa leghista o grillina che sia. Semmai possiamo dire che della Lega si sa tutto, le origini, la crescita e la triste fine nel posizionarsi con la destra lepenista. Di Grillo possiamo ora cogliere la confusione e le contraddizioni di qualsiasi movimento di fresca nascita (non ricordate forse il fascismo di "sinistra" di piazza San Sepolcro del 1919?). Un elemento però è in comune tra tutte le forze prese in esame da Adamoli: il tentativo di scardinare la democrazia rappresentativa o parlamentare, basata sull'equilibrio dei poteri e su un tessuto partecipativo che dovrebbe vedere coinvolti, con diverse responsabilità e funzioni, partiti, corpi sociali intermedi, istituzioni. Certo vi è anche chi nega che la democrazia sia quella rappresentativa, ma francamente non vedo alternative ad essa, a meno che si possa fare un salto all'indietro nel tempo e tornare ai tempi dell'antica Grecia o dell'antica Roma. Semmai stare attento a chi, per fretta o per vocazione leaderistica, mostra anche tra noi una certa insofferenza verso tutto ciò o verso tutti coloro che stanno tra il leader o al più tra l'esecutivo ed il popolo. Non dimentichiamo che l'appello al popolo, saltando le istituzioni ed i corpi sociali intermedi (peraltro inesistenti allora, almeno nella forma organizzata dell'oggi) è stato un'invenzione, e poi una prassi, della destra, fin dai tempi di Napoleone I e di Napoleone III in Francia:in fondo la legittimazione cercata attraverso i plebisciti, eludendo camere rappresentative o parlamenti l'hanno inventato loro. Chi ha orecchie per intendere, intenda!
Scritto da mariuccio bianchi il 27/3/2014 alle 08:23
@Camillo Massimo Fiori (11.46) - Ho bisogno di un chiarimento su una tua affermazione. Hai scritto: “Il Partito Democratico non può rimanere fermo sugli schemi di una società fordista che non esiste più”. Sottoscrivo ovviamente ma perché trovi che siamo fermi lì? Ci saranno settori del partito che agiscono ancora in quell’ottica ma la guida di Renzi, certamente non esente da pecche, mi pare che abbia un orizzonte politico e culturale molto diverso.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/3/2014 alle 08:41
@Francesco (Milano) (17.12) - Ti ringrazio per la stima che mi dimostri sempre ma ti ripeto ciò che ho già risposto ad altri lettori. Non accetterei nessun incarico operativo dal Pd. Ciò che posso fare lo sto facendo con i miei mezzi e con assoluta libertà personale.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/3/2014 alle 08:42
Giuseppe, che in Francia abbia vinto il partito populista Di LePen è una interpretazione di certa stampa italiana, che vuole negare o nascondere il fallimento delle politiche del partito socialista francese, e di Hollande. Il FN ha preso il 5% in campo nazionale, ed al primo turno il vero vincitore è il centrodestra di Sarkozy. Questo si inquadra in una normale alternanza democratica, e contraddice in parte la analisi di CMF, ma credo che lui si riferisca alle anomalie della politica italiana
Scritto da mario diurni il 27/3/2014 alle 10:02
@Francesco G. Non ti sembra che il popolarismo sia andato in crisi prima dell'avvento del populismo? Non vedo relazione fra le due culture.
Scritto da Lorenzo .L il 27/3/2014 alle 11:42
I due ultimi commenti di F.Argentesi e M.Bianchi inducono a pensare,come pure due belle lettere comparse oggi su VareseNews a firma A.Cangemi e E.Vanoni. La globalizzaz.ci ha fregato,il capitalismo finanziario imperversa ovunque e la politica internaz.sembra orientata a difenderlo senza titubanze.La questione Ucraina ne è un classico esempio.Noi del P.D.come la pensiamo?Voglio sperare che non siamo per le sanzioni contro la Russia che ci riporterebbero indietro di anni,alla guerra fredda di pass
Scritto da giovanni dotti il 27/3/2014 alle 11:48
Il populista N. 1 al mondo, Papa Francesco oggi ha dovuto fare 2 lavate di testa molto pesanti. Una ad Obama che ha dimenticato in gran parte le ragioni della sua elezione alla casa bianca. L'altra ai nostri politici che hanno dimenticato di pensare al popolo perché troppo impegnati a pensare a se stessi e nella corruzione. I nostri politici, si sono recati a messa in vaticano e per non smentirsi ci sono andati con centinaia di auto blu con annesso autista. Renzi per favore fai presto!
Scritto da robinews il 27/3/2014 alle 12:43
Giuseppe, con te vorrei ragionare pacatamente ( in parte tu lo dici nel post ), su una grande parte della sinistra italiana che quando l'elettorato si esprime in maniera contraria ai suoi desideri e convincimenti , immediatamente si esprime tacciandolo di qualunquismo, populismo, fascismo etc .Basterebbe ricordare tutti gli epiteti affibbiati agli elettori del centrodestra. Nel campo opposto si parla ancora di comunismo. Questa è la più grande anomalia italiana, la delegittimazione reciproca.
Scritto da mario diurni il 27/3/2014 alle 12:54
Caro Giuseppe, concordo su tutto quanto hai scritto nel post e, in particolare, sul tuo intervento nel quale dici “facciamo parte di una minoranza di ‘appassionati’. Non sono loro (chi s'interessa poco di politica) che devono adeguarsi alla nostra sintassi ma noi (io almeno che a mio modo faccio ancora politica pur senza nessuna carica) che abbiamo il dovere di farci capire” (ore 16.54). Personalmente, definisco “autismo politico” quell’atteggiamento - particolarmente diffuso anche nel PD a tutti i livelli - in base al quale viene praticata ed alimentata un’idea di partito come sistema chiuso, che non ha bisogno di relazionarsi con l’esterno. Le sue degenerazioni patologiche sono la sclerotizzazione degli apparati, l’immutabilità del linguaggio, la stereotipia delle categorie, utilizzate più per rappresentare il proprio mondo, che non per interpretare e capire i cambiamenti che avvengono sempre nel mondo. Quest’atteggiamento induce a non considerare la complessità delle dinamiche del consenso e la natura magmatica della domanda politica. Liquidare genericamente come populiste tutte le istanze che emergono al di fuori delle offerte politiche strutturate dai partiti, significa non comprendere che il problema, forse, consiste proprio nell’inadeguatezza dell’offerta politica e dei partiti. Occorrerebbe, invece, riflettere criticamente e senza pregiudizi sulle istanze che nel corso degli anni sono state la bandiera di reazioni percepite come populistiche ed antisistemiche. Penso ad istanze come il federalismo, l’ecologismo, la legalità. Ma oltremodo ad istanze più recenti, come la democrazia diretta propugnata dai grillini in alternativa alle tradizionali forme partito, oppure a sentimenti diffusi, come l’insofferenza nei confronti dell’euro. Tutti sintomi che possono e devono essere interpretati e compresi, non liquidati ideologicamente.
Scritto da Leonardo C. il 27/3/2014 alle 13:08
Ieri mi ero compiaciuta per questo post, non intriso di altera diffidenza. Oggi, nel leggere il passaggio ‘parlando con persone normali, che magari mi avevano sempre votato, ho capito che se li definisci populisti sorridono soddisfatti’ (@Adamoli, 16,54), ho percepito una stonatura. Le parole che mi risuonano ambigue sono ‘sorridono soddisfatti’. Attribuire a persone ‘normali’, ‘non appassionate di politica’, un sorriso soddisfatto nel sentirsi dare dei populisti, è quasi come definirli citrulli. Escludo che l’intento di @Adamoli sia questo, essendo lui una persona educata e rispettosa; tuttavia mi preme evidenziare che non c’è nessuno che sorride soddisfatto per un ombrello di Altan calato nel fondoschiena. Quelli che incontro io non sorridono soddisfatti, se mai annuiscono esasperati: ‘sì, siamo populisti. Se contrastare la casta vuol dire essere bollati di populismo, sì, siamo populisti!’. In conclusione, non è forse meglio confermare quanto già si sosteneva ieri circa il concetto ingannevole del termine ‘populismo’? Leggo che anche @Diurni (12,54) è su questa posizione. Io comprendo i ragionamenti determinati e trancianti di @Molinari (13,51) e di @Bianchi (8,23) - che leggo sempre con interesse – ma la vera questione è non cadere nel tranello lessicale che ci porta a relegare nella sfera del ‘populismo’ anche la giustificata amarezza dei cittadini-sudditi italiani. Io capisco anche l’esigenza di mantenere un distinguo con coloro che sono culturalmente diversi da noi, ma che non sia solo un’esigenza di decoro e, soprattutto, che sia un distinguo vero, concreto, esemplare, non solo a parole. Anche Papa Francesco, questa mattina, ha condannato i politici che vivono lontani dal popolo. Toni e contenuti che lo fanno amare ancor di più, soprattutto dalla gente, le cd ‘persone normali’ alle quali, ieri, Adamoli faceva riferimento.
Scritto da eg il 27/3/2014 alle 14:16
@eg (14.16), @Mariuccio Bianchi (08.23), @Leonardo C (13.08) - Confermo tutto quel che dicevo ieri sul concetto ingannevole del populismo. Ad un termine così abusato, improprio e controverso preferisco nettamente - lo dico, a @Mariuccio Bianchi di cui condivido molte considerazioni - i nomi e cognomi che ho utilizzato ieri. Il mio riferimento alle persone normali che sorridono quando accusate di essere populiste non voleva esprimere nessuna superiorità etico-politica. Al contrario, era l’invito che rivolgo per primo a me stesso a farsi carico del loro modo semplice di vedere le cose. Il mio parere è che dovremmo sviluppare noi per primi una forte critica alla nostra democrazia rappresentativa per apportarvi dei miglioramenti sostanziali. Per questo sottoscrivo tutto il commento di @Leonardo C.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/3/2014 alle 16:01
@Giovanni Dotti (11.48) - Se prendiamo come misura del Pd la posizione del ministro Mogherini si può dire tranquillamente che l’Italia sulle sanzioni alla Russia ha una posizione molto prudente e responsabile. Mi pare che l’Italia sia giustamente molto più preoccupata di ciò che avviene e potrebbe avvenire nel Mediterraneo nel futuro prossimo.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/3/2014 alle 16:04
@Mario Diurni (12.24) - Sulla necessità dell’abbandono della delegittimazione reciproca sfondi una porta aperta e non mi sentirai mai dire che è colpa esclusiva di Berlusconi, anche se il suo contributo è stato notevole. Quanto agli epiteti rivolti agli elettori del centrodestra non c’è modo più stupido e autolesionistico di fare politica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/3/2014 alle 16:06
Partito Socialista Italiano / Circolo Giuseppe Garibaldi / Gallarate //   VENERDÌ 4 APRILE 2014 ORE 21 / COOPERATIVA ARNATESE / VIA CHECCHI 21 / VIA TORINO 64 – GALLARATE //     Presentazione del libro di  GIUSEPPE NIGRO /     CHI HA GOVERNATO IN LOMBARDIA  (1970 – 2005) / LA FORMAZIONE DEL CETO POLITICO /       Dialoga con l'autore   / GIUSEPPE ADAMOLI Consigliere Regione Lombardia (1980 - 2010)  ///     I cittadini sono invitati  /
Scritto da ulderico monti il 27/3/2014 alle 16:51
@ Giuseppe Adamoli – Il Partito Democratico non fa elaborazione culturale, non si è impegnato nella analisi critica delle fratture storiche e sociali della nostra società. La sua classe dirigente è scelta per cooptazione o attraverso meccanismi plebiscitari; i suoi rappresentanti sono certamente in sintonia con l’elettorato ma non necessariamente all’altezza delle sfide della governabilità. Il P.D. privilegia il “qui ed ora”, è impegnato soprattutto a vincere le elezioni ma non si rende conto che le politiche di governo, pur necessarie, sono poco incidenti rispetto alla formazione del consenso perché gran parte dell’elettorato non vota in base ad un criterio razionale ma per impulso emotivo. Il P.D. non è cosciente che nel confronto ideologico con i movimenti populistici i fatti sono importanti ma non sono tutto; gli sfuggono i motivi delle tensioni secessionistiche che emergono in molte regioni a cominciare dal Veneto e che mettono a rischio la fragile unità nazionale. Ha sottovalutato l’ingresso di queste nuove forze in politica che non ha contrastato con una forte posizione alternativa (anche gli intellettuali “organici” sono ammutoliti). Più che lavorare intorno ad un progetto di cambiamento il P.D. opera sull’esistente con aggiustamenti che non mettono in discussione l’egemonia dell’economia sulla politica. Non c’è nulla che possa vagamente assomigliare al piano di sviluppo dell’occupazione e del reddito formulato dal ministro Vanoni. Con il Senato ridotto a una generica assemblea di nominati (per risparmiare soldi) si sta perdendo l’occasione di trasformare la seconda Camera in un organo sovrano che si occupa delle politiche di lunga scadenza. I partiti non possono essere ridotti a leadership, Renzi sta facendo bene ma non può caricarsi sulle spalle il destino di un intero Paese. Non bastano propositi di senso comune pieni di illusorie banalità per rassicurare gli elettori ma bisogno costruire un progetto alternativo oltre l’emergenza.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 27/3/2014 alle 17:01
@FrancescoG - La tua risposta a @Lorenzo L. non risulta sul blog e non capisco perché. Scusami, me la puoi rimandare per favore?
Scritto da Giuseppe Adamoli il 27/3/2014 alle 17:34
@Mario Diurni - E' vero che il consenso del Front National non va oltre il 5 per cento a livello nazionale, ma per i meccanismi elettorali sta conquistando centinaia di comuni in aree spercifiche. Nel sistema maggioritario non contano i voti ma i seggi; può facilitare la governabilità ma anche l'avventurismo. Meglio la democrazia "mite" del proporzionalismo con soglie di sbarramento ragionevoli e preferenze "vere". In ogni caso mi pare che il bipolarismo stia saltando.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 27/3/2014 alle 19:39
Secondo alcuni politici italiani il Papa con il suo durissimo discorso di questa mattina porta acqua al populismo. Evviva il populismo.
Scritto da Osvaldo il 27/3/2014 alle 20:16
Il populismo è l'alibi dei politici e degli intellettuali che non riescono a spiegare il declino italiano. Quando non sanno cosa dire fanno discorsi difficili e tirano fuori l'accusa di populismo dal loro zaino pieno di buchi. Forse il loro tempo sta finendo come classe dirigente e io faccio il tifo.
Scritto da Reality il 27/3/2014 alle 20:34
Massimo Fiori, condivido le tue lucide analisi, ma non sono d'accordo sul risultato delle elezioni francesi. Il FN si è presentato in alcune centinaia di Comuni su circa 36000, ed ha vinto nei suoi feudi storici del Midi. Per la legge francese si va al ballottaggio anche in tre, basta superare una soglia, ma questo non basta per dire che in Francia il bipolarismo è finito. Forse lo sarà in un prossimo futuro, ma l'alternanza tra centrodestra e centrosinistra ancora tiene. Da noi non è così
Scritto da mario diurni il 28/3/2014 alle 08:00
Certo, @Giuseppe, rimando. Grazie della segnalazione. Dicevo più o meno così. @ Lorenzo L. Siamo d'accordissimo sui tempi. Sul legame, mi interrogo. Non so, mi sembra quasi che il populismo sia come una degenerazione del popolarismo. Quindi legati. Se prima c'era un dialogo, per così dire, biunivoco elettore/eletto, ora si esaurisce molto nel capo che parla e negli altri che battono le mani a prescindere. E' un interrogativo. Tu cosa ne pensi? Grazie per la tua sollecitazione.
Scritto da FrancescoG. il 28/3/2014 alle 08:27
La lamentela (se non è fine a se stessa) o l'aspro confronto (finalizzato) non sono populismo. In tanti ci siamo lamentati, ad esempio, degli errori centralisti sulla tassazione locale, dell'incertezza assoluta su quante persone compongono le liste per le comunali (ora sembra risolto). Roba che fa lavorare male. Se il populista è uno che si inferocisce con chi deve decidere, perché non si capisce il quadro generale e non ce la fa più a digerire le chiacchiere, mi sa che allungo la schiera :-)
Scritto da FrancescoG. il 28/3/2014 alle 08:33
@FrancescoG (08.33) - A proposito delle liste per le amministrative, hai visto la polemica dei Cinquestelle sul numero dei consiglieri nei piccoli comuni? Indecente sotto l'aspetto democratico. Ne parlo nel post di oggi.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 28/3/2014 alle 10:07
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