Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 8/9/2008 alle 10:38

Le scuole oggi ricominciano.
L’augurio più sentito?
Che un futuro ministro dell'Istruzione, magari severo critico delle scuole al Sud e magari lombardissimo, non debba più andare a Reggio Calabria per passare l'esame di stato in modo facile (e furbesco).  

Commenti dei lettori: 5 commenti -
Dagli anni '70 la scuola è vittima dello sperimentalismo educativo trasversale alla nostra classe politica. Sulla pelle dell'istruzione si è fatto di tutto e di più dimenticando che l'insegnare come l'apprendere sono attività faticose, serie e per praticarle servono strutture efficienti, programmi chiari non disgiunti da una selezione avveduta. Prodi che di scuola se ne intende davvero dice che nessun paese può permettersi due generazioni di ignoranti. Credo si stia andando verso la terza.
Scritto da Cesare Chiericati il 8/9/2008 alle 11:02
Fate quel che dico, non quel che faccio... In più, in queste ore, la Gelmini si sta prodigando in dichiarazioni contrastanti al massimo tra loro: la scuola è uno stipendificio, ma bisogna pagare di più gli insegnanti. Eliminiamo la compresenza, ma non licenziamo nessuno. Ma perché non va a fare l'insegnante precaria? Perché non prova ad aspettare che la chiamino per un paio di settimane di supplenza a 300 euro la settimana? Generazione di ignoranti e categoria professionale di disperati.
Scritto da Laura S. il 8/9/2008 alle 12:47
Sono in pieno accordo con lo scritto di Cesare Chiericati. Ho insegnato per 30 anni alla scuola media. Sono andato in pensione anticipatamente perché non ne potevo più delle defatiganti riunioni dove si pestava l’acqua nel mortaio senza alcun giovamento, solo per far lavorare (si fa per dire) gli insegnanti nelle ore pomeridiane. Oppure a frequentare corsi di aggiornamento tenuti da personaggi che, in maniera sussiegosa, ci insegnavano a … scoprire l’acqua calda. Ribadisco quanto affermato da Chiericati: l’insegnamento e l’apprendimento sono attività faticose e non si possono ridurre a semplici attività ludiche come pretenderebbe certo pedagogismo che ha inferto danni difficilmente rimediabili alla scuola italiana. Inoltre solo chi non è mai stato in cattedra può ipotizzare che tutti i ragazzi possano andare a frequentare un Liceo, quasi che l’apprendimento del “saper fare” sia un’onta per gli studenti che si indirizzano verso gli Istituti Tecnici. Purtroppo sono d’accodo anche con la sua pessimistica conclusione.
Scritto da Angelo Eberli il 8/9/2008 alle 21:15
Perchè la Gelmini non va a fare la precaria? Ma è chiaro: ha detto che i precari dovranno dedicarsi al turismo e lei il suo viaggetto al sud lo ha già fatto.
Scritto da mirella il 8/9/2008 alle 21:56
L’amministrazione, anche nella scuola e nell’università, dovrebbe rappresentare la continuità di una linea di fondo anche quando cambiano i ministri e i governi. Così succede negli Stati che funzionano. Da noi ogni ministro si sente “padrone” del suo settore e mette in atto le sue idee, qualche volta i suoi capricci. E’ sbagliato. Le riforme servono ma devono essere grandi riforme pensate e progettate con spirito di ampia collaborazione. Nella scuola anche con chi insegna. Non per corporativismo sindacale, ne abbiamo già troppo, ma per giungere a progetti il più possibile condivisi. Non parlo del grembiule o del cinque in condotta, ma dell’insegnante unico e di altre innovazioni sostanziali che sarebbero sul punto di essere annunciate. Così non va.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 9/9/2008 alle 12:17
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