Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 8/9/2008 alle 10:40

Che cosa avrei fatto io se il Consiglio Regionale fosse stato chiamato ad esprimersi su Eluana Englaro? È una domanda che mi sono posto in questi giorni. Così come in questi mesi ho cercato di immedesimarmi con il papà  per coglierne tutta la terribile angoscia.
L’amore che si può donare ad una persona quando la  scienza e la medicina sono impotenti di fronte alla malattia è assicurarle dignità, sofferenza controllata, un ambiente di cura altamente umano. Ma in che cosa consiste la dignità quando la tragedia colpisce così duramente? Le domande si susseguono in maniera inesorabile. Saremmo certamente facilitati nelle risposte in presenza di una volontà predeterminata nel testamento biologico. Per questo bisogna togliere con urgenza la discussione dalle pastoie ideologiche ed approvare una legge. Non è un giro di parole per evitarmi l’imbarazzo di rispondere. Mi assilla sempre il dubbio, che custodisco come un bene prezioso, ma affermo chiaramente che non avrei approvato la decisione della Regione di impedire alle strutture sanitarie di dar seguito  alla sentenza  della Corte d’Appello e quindi di accogliere Eluana  nel suo percorso verso la morte naturale.
Non abbiamo bisogno di bracci di ferro tra Istituzioni e poteri dello Stato. Ma semplicemente di affidarci  alla deontologia dei medici curanti e alla loro decisiva relazione con il paziente e la famiglia.

Commenti dei lettori: 11 commenti -
l'affermazione di Giuseppe Adamoli di dare seguito alle decisioni dei medici e della famiglia ha un altissimo significato etico. Un gesto di coraggio politico e laico che conferma ed esalta la stima che ho per lui. ulderico monti
Scritto da u.monti il 6/9/2008 alle 19:38
Sono pienamente daccordo con quanto ha scritto nell'articolo
Scritto da Albertina Rattaggi il 6/9/2008 alle 20:30
Caro Adamoli, apprezzo molto il tuo punto di vista e la condotta che dici avresti tenuto in caso di una votazione sul caso del diritto di Emanuela Englaro di morire secondo natura, se la tecnologia medica non avesse raggiunto questa quasi onnipotenza di tenere in vita un corpo acefalo, quindi incapace di vera vita. Di tutto abbiamo bisogno tranne di un conflitto tra Regione e Magistratura.. A ciascuno il suo compito. Penso che nessuno debba imporre il proprio punto di vista sulla volontà altrui. Per il papà della povera Eluana provo rispetto e pietà, quella pietas a cui molti dicono di ispirarsi, ma che in realtà stravolgono per opportunismo e fini politici. Sì ora è tempo che la Politica legiferi sul testamento biologico. Non vorrei mai trovarmi nei panni di Beppino Englaro se una cosa simile dovesse accadere ad uno dei miei figli. Un cordiale saluto.
Scritto da Angelo Eberli il 6/9/2008 alle 20:59
Dal testo: " Ma in che cosa consiste la dignità quando la tragedia colpisce così duramente?". Dignità significa non dipendere dalla volontà altrui, e se c'è sofferenza o privazione, che queste non dipendano dalla volontà altrui. In una nazione così vicina al Vaticano, c'è il pericolo che la volontà altrui sia demandata ad un'entità "celeste", o sia espiativa. L'unica soluzione è quella di esprimere prima la propria volontà, e non è indispensabile un quadro normativo per esprimerla.
Scritto da Silvano Madasi il 7/9/2008 alle 01:12
Caro Giuseppe, sono d'accordo con te, le tue parole misurano il dubbio e il travaglio di chi vorrebbe, col cuore in mano, trovare una soluzionea un dilemma con qui sempre più dovremo misurarci. Vorrei anche che una volta per tutte fossero rinfoderate le "armi" idologiche. Quella lombarda è una mossa da "furbetti" che poco onora chi l'ha compiuta.
Scritto da G il 7/9/2008 alle 12:13
In una società veramente civile una persona nelle condizioni di Eluana Englaro dovrebbe essere lasciata andare cristianamente verso la morte naturale, come del resto richiede il suo papà come ultimo atto di vero amore paterno. E' però più che mai necessario legiferare perchè ciascuno di noi possa stilare il testamento biologico.
Scritto da Ravani il 7/9/2008 alle 19:10
Credo che il testamento biologico, con valore legale, sia un atto di civiltà. Così finiranno le strumentalizzazioni, le contrapposizioni fra magistratura e istituzioni politiche. Alla luce degli ultimi avvenimenti il caso Englaro appare ancora, se possibile, più doloroso e straziante. Del resto non dimentichiamo che l'Italia è un paese ancora arretrato nelle terapie del dolore e delle cure palliative. Occorre far presto.
Scritto da Cesare Chiericati il 8/9/2008 alle 10:53
Eluana non solo non è una malata terminale, ma non viene neppure sottoposta a trattamenti medici. Non si può assolutamente parlare nel suo caso di accanimento terapeutico, semplicemente le viene dato da mangiare e da bere, esattamente come avviene a tanti anziani ricoverati in case di cura o ai neonati prematuri messi in un incubatrice. Come si può chiedere a un medico (o a chiunque) di smettere di dare da mangiare e da bere ad un'altra persona?Perchè Eluana morirebbe di fame e di sete!
Scritto da Franco Boni il 8/9/2008 alle 12:56
Franco, lo si chiede anche perchè è contronatura tenerla in vita; visto che la natura senza le macchine inventate dall'uomo l'avrebbe gia ammazzata
Scritto da ema il 8/9/2008 alle 13:36
Condivido tutte le parole scritte da Giuseppe Adamoli. Sono pacate e tormentate come è la coscienza di ogni persona conosce il senso della vita, dei rapporti e della dignità umana. Giacomo Castellano
Scritto da Giacomo Castellano il 8/9/2008 alle 19:43
Per Franco: guardi che a Eluana non viene dato da mangiare col cucchiaino, la forchettina e il coltellino .... viene alimentata con un sondino naso-gastrico attraverso il quale passa un apposito composto nutritivo. Lo stesso per il bere : non usano un bicchiere , magari con la cannuccia, viene idratata tramite flebo. A livello internazionale questa si chiama alimentazione artificiale ed è considerata a tutti gli effetti un trattamento medico.
Scritto da Antonio il 8/9/2008 alle 21:32
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