Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 28/4/2014 alle 11:46


Delle due riforme costituzionali presentate dal governo la più conosciuta, dibattuta e difficile da approvare in Parlamento è l’eliminazione del Senato elettivo. Si parla invece pochissimo della revisione del Titolo V (rapporto Stato-Regioni). Eppure anche questa è una riforma decisiva e per molti aspetti la più critica e discutibile.
Il Titolo V della Costituzione, approvato dall’Ulivo nel duemila con pochissimi voti di maggioranza e poi dal referendum popolare del 2001, era apparso (abbastanza presto) eccentrico ed eccessivo. Nel tentativo di rincorrere la Lega sul terreno di un improvvido “federalismo” aveva assegnato troppe competenze alle Regioni creando azzardate e confuse sovrapposizioni con le competenze dello Stato e aveva ignorato la “clausola” centrale dell’interesse nazionale necessaria più che mai in un ordinamento di forte regionalismo.
Approfittando di questo impulso le Regioni sono andate incrementando, chi più chi meno, un gigantismo amministrativo spesso in contrasto con i Comuni ed altre Istituzioni locali che ha fatto parlare giustamente di neo centralismo regionale.
E’  necessario che le Regioni siano riportate nell’alveo costituzionale originario che era quello di produrre leggi, di fare programmazione e alta amministrazione (di larga scala) lasciando ai comuni singoli o associati il disbrigo dei tanti compiti amministrativi. E’ altrettanto necessario che le grandi infrastrutture di trasporto, l’energia, la promozione turistica all’estero, siano ricondotte allo Stato centrale.
Purtroppo il progetto governativo, anche per colpa di errori e omissioni delle Regioni che hanno raggiunto il minimo storico di popolarità, porta con sé una rischiosa ventata di centralismo anti autonomistico.  
A questo proposito qualche esempio può essere opportuno: nella sanità, nella formazione professionale, nelle politiche territoriali serve la legge “cornice” dello Stato (spesse volte colpevolmente mancante) ma la legge “quadro” basata sulle esigenze molto differenziate dei territori  non può che essere regionale.
Se non si farà in questo modo e vincerà la tesi centralista, esploderà la richiesta degli Statuti speciali (come Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino- Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia) che bisognerebbe invece abolire.
Al loro posto andrebbe rafforzata, per le Regioni con le carte in regola, la possibilità (già contenuta ma mai attuata nella riforma del 2001) di ottenere forme particolari di autonomia. Sarebbe sbagliato se questa norma, potenzialmente risolutrice della questione delle Regioni speciali, venisse soppressa dalla riforma.
Il progetto del governo non tocca il numero e la dimensione delle Regioni. Sarebbe viceversa logico che fossero dimezzate. Si realizzerebbero molti  risparmi ma soprattutto si renderebbe molto più efficiente tutto il sistema pubblico.
La dimensione demografica, sociale ed economica della Lombardia va invece benissimo così. E’ una sciocchezza parlare di macro Regione del Nord. Da noi si tratta solo di attuare lo Statuto esistente (agosto 2008) che parla di cooperazione fra le Regioni alpino-padane, finora rimasto purtroppo lettera morta.
Sarebbe una riforma troppo radicale? Non è forse radicale l’eliminazione delle Province e la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie locali? Per il cambiamento della struttura istituzionale e del rapporto Stato-Regioni-Comuni è tempo di radicalità.

Commenti dei lettori: 49 commenti -
"Nel 2001, nel tentativo di rincorrere la Lega, si è realizzato un pseudo federalismo eccentrico ed eccessivo". A me basta questo riconoscimento degli errori del passato per cercare di "non perseverare" negli errori. "Riforme, NO al Centralismo"? Al contrario e senza farla troppo lunga io dico "PIU' CENTRALISMO, SI GRAZIE"! L'Italietta del magna-magna (Lombardia compresa, anzi per prima) non è un paese maturo per una "autogestione" civile, onesta, professionale ed economicamente compatibile.
Scritto da robinews il 28/4/2014 alle 11:28
Con questi articoli si respira con un buon ossigeno e si esce dalla polemica tutta politica ed elettorale. Questi contenuti sono troppo trascurati. La tesi esposta è convincente.
Scritto da Nicora il 28/4/2014 alle 11:43
FUORI TEMA- il decaduto fa il "miracolo e nuovi danni" anche in Europa. Dopo la sua gaffe sui campi di sterminio nazisti è riuscito a mettere insieme in un colpo solo Schulz-PSE e Juncker PPE (liberali inclusi). Devo riconoscere che mi sono sbagliato nell'indicare Napolitano come il responsabile delle "larghe intese" Italiane. Ora è più chiaro chi è il vero artefice dell'ideologia "larghintesista" in Italia e in Europa "l'è semper lu" (mi scusino i Lumbard se ho sbagliato il dialetto).
Scritto da robinews il 28/4/2014 alle 11:47
inappuntabile il tuo ragionamento. Ti pregherei solo di evitare la definizione "alpino-padane" che, sebbene geograficamente corretta, potrebbe sembrare un avallo dell'esistenza della "padania".
Scritto da bm il 28/4/2014 alle 12:06
Giusto, non si può gestire tutto da Roma, chi lo pensa è matto. Allora perché non riducono anche i poteri dei comuni oppure non sopprimono Roma, Catania e Napoli? Il malaffare è soprattutto nei ministeri di Roma dove tutto è coperto e segreto dalle complicità più oscure.
Scritto da C. Colombo il 28/4/2014 alle 12:07
Concordo su una lieve diminuzione delle regioni. Anche gli statuti speciali andrebbero man mano ridotti.
Scritto da Ferrario Antonella il 28/4/2014 alle 13:23
"E' tempo di radicalità". Dovresti dirlo anche a Vannino Chiti e ai suoi sodali del Pd e del M5S che non vogliono mai riformare niente.
Scritto da Tuo ex sostenitore il 28/4/2014 alle 13:31
Gentile Adamoli, condivido, la Regione deve fare leggi essenziali, più programmazione e meno compiti amministrativi. Mi hanno riferito che lei settimana scorsa al seminario riservato con il prof. Valerio Onida e il prof. Enzo Balboni è stato molto bravo. Non avevo dubbi. E' difficile trovare la sua competenza e passione nei consiglieri regionali e nei parlamentari lombardi di oggi.
Scritto da Dirigente regionale il 28/4/2014 alle 13:56
Lo Stato Centrale dovrebbe, per le materie di competenza regionale, emanare norme quadro e le regioni dovrebbero attuarle. Dare autonomia nell'inventiva delle materie ha generato anche il caso delle rappresentanze diplomatiche all'estero che sono il massimo esempio dell'uso idiota dell'autonomia stessa. Sono per l'abolizione delle autonomie regionali speciali e per l'accorpamento delle micro regioni con quelle limitrofe. Dieci regioni al massimo, e sono già tante.
Scritto da Sic Est il 28/4/2014 alle 13:59
Parli di “clausola dell’interesse nazionale necessaria in un ordinamento di forte regionalismo". Come federalismo è piuttosto debole. Spero che la Lega lo rilanci alla grande.
Scritto da Massimo D. il 28/4/2014 alle 15:33
@bm (12.06) - La dicitura "Regioni padano-alpine" è esattamente quella contenuta nello Statuto d'Autonomia della Lombardia del 2008. Stai tranquillo, però, il contributo della Lega nell'elaborazione statutaria è stato modestissimo. Volevano sempre qualcosa di più ma non sapevano bene che cosa.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 28/4/2014 alle 16:15
Le Regioni hanno una bassa reputazione ma è ancora più bassa quella della politica in generale. Secondo te per rilanciare le Regioni basta la riforma con le correzioni che tu indichi?
Scritto da Giovanna G. il 28/4/2014 alle 16:28
molto interessante..per chi la sa o non lo sapeva..potremmo ora dire..elementare Watson..grazie
Scritto da zva il 28/4/2014 alle 17:10
Pochi si rendono conto che indebolendo le Regioni si indebolisce l'architrave del sistema autonomistico. Si devono eliminare gli enti inutili che si sono moltiplicati ma toccare i capisaldi dell'autonomia territoriale significa tornare all'Italia antica prima della Repubblica. I partiti sono considerati degli orpelli ingombranti, gli enti locali quasi e così gli spazi di reale democrazia si restringono pericolosamente.
Scritto da ff il 28/4/2014 alle 17:12
Se il decentramento fosse nelle mani di persone come @Adamoli, non avrei alcun dubbio per ampliarlo. Quando leggo e sento persone che parlano di rischi per la democrazia se si riduce un po di magna magna pseudo federalista mi sorge il dubbio che molti di questi sono proprio i soliti magna magna.L'altro giorno ero in giro per Pavia (Via Battisti) mia moglie ha notato un palazzo con su scritto "Regione Lombardia" e mi ha chiesto cos'era. Risposta "non lo so". Giuseppe mi puoi aiutare?
Scritto da robinews il 28/4/2014 alle 17:46
L’esperienza delle Regioni non ha trovato l’apprezzamento degli italiani che, di conseguenza, sono scettici sull’ulteriore allargamento delle autonomie locali. Gli enti regionali dovevano sostituire parte della burocrazia nazionale, invece l’hanno affiancata duplicandola; avrebbero dovuto funzionare con il personale delle Provincie e dei Comuni invece hanno assunto migliaia di dipendenti; hanno dovuto costruire decine di palazzi per svolgere le funzioni trasferite, ma la burocrazia statale non è diminuita. E’ anche a causa della costituzione delle Regioni che si è creato l’enorme debito pubblico che, negli anni Ottanta, è balzato dal 60 al 120 per cento del prodotto interno lordo. Quando i nuovi centri di spesa, anziché sostituirsi ai vecchi, si aggiungono a quelli è inevitabile che la spesa pubblica complessiva aumenti. Inoltre alle Regioni italiane è stata data ampia autonomia di spesa ma non anche quella dell’entrata; gli enti regionali sono sempre stati sollevati dall’onere di trovare le coperture perché queste, insieme all’inevitabile impopolarità, è stata sempre lasciata a carico della fiscalità generale: lo Stato è stato gravato dall’accusa di voler metter le mani nelle tasche dei cittadini mentre le Regioni sono state gratificate per non averlo fatto (salvo che per le addizionali di imposte). Ci si chiede: questi maggiori costi sono stati almeno compensati da migliori servi? La risposta è purtroppo negativa. La sanità, salvo che nelle regioni del Nord, non è migliorata e dal Sud continuano a verificarsi i “viaggi delle speranza” verso i meglio attrezzati ospedali settentrionali o nei Paesi europei. Ma anche nel Centro-Nord il decantato livello europeo della sanità si sta deteriorando, gli ospedali per acuti, i centri di eccellenza sono sottodimensionati rispetto ad una popolazione anziana che avrebbe bisogno di strutture sul territorio per la riabilitazione e la lungodegenza. Il settore trasporti è ancora peggio: i pendolari viaggiano nelle condizioni di cinquant’anno fa se non peggio; la linea ferroviaria Arcisate-Stabio dimostra come l’iniziativa pubblica sia del tutto carente rispetto al “federalismo” svizzero, questo si che funziona bene. La formazione professionale, fattore determinante per la crescita del Paese, è stata completamente appaltata al “terzo settore”, con rimborsi a piè di lista; la formazione è prevalentemente teorica, non ci sono scuole e laboratori e la Regione non ha mai sperimentato nulla di innovativo. In alcune Regioni i fondi stanziati sono stati fatto oggetto di una vasta corruzione. Altri settori, di competenza regionale, sono stati semplicemente dimenticati. E’ il caso della tutela dell’ambiente, del paesaggio, dei monumenti; l’unica legge regionale che ha avuto qualche effetto (negativo) è quella che autorizza l’utilizzo dei solai. Si badi bene, non è solo questione di risorse scarse: la Pianura Padana è stata oggetto di una vasta e capillare speculazione e di una cementificazione tra le più alte in Italia e in Europa. Intere provincie sono coinvolte da alluvioni, frane, smottamenti; i danni costano di più della prevenzione: dunque è la volontà politica che manca ma c’è anche insensibilità, incompetenza e corruzione. So che vi sono molti politici, che credono seriamente e sono impegnati nella realizzazione del Regionalismo come ideale di democrazia più vicino alla gente ma purtroppo lo stato delle cose è quello che è, gli italiani non hanno sufficiente senso della comunità, al bene comune preferiscono il proprio particolare, alla politica sostituiscono il familismo dei gruppi, dei clan, non di rado delle cosche. Il “berlusconsimo” ha peggiorato la disaffezione degli italiani per la propria patria, ha interrotto quel processo educativo intrapreso dalle forse democratiche dopo la caduta del fascismo, ha puntato sull’individualismo e sul consumismo; i risultati nefasti si vedono. Non ci si deve rassegnare all’ineluttabile ma non si può neppure proseguire su una strada che compromette l’equilibrio finanziario soprattutto quando il progetto federalista non è chiaro, è pasticciato, manca di adeguata e tutto sommato è soltanto una nobile ma astratta aspirazione.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 28/4/2014 alle 18:05
Ma che paese allegro! Un condannato all'ergastolo, ottiene la licenza premio e scappa. Beh! direte voi; "E allora?". Infatti è nella norma della sgangheratezza italica, ma il bello è che era già una volta andato in licenza premio ed era scappato in Olanda. Intanto un altro detenuto a 5 giorni dalla fine della pena è morto perché si sono dimenticati di cambiargli la bombola dell'ossigeno. Era malato e ha finito di soffrire...
Scritto da ulderico monti il 28/4/2014 alle 19:03
@Giovanna G. (16.28) - La riforma programmata se migliorata in alcuni aspetti può recare dei benefici rilevanti ma, come sostengo ormai da parecchi anni, servirebbe una chirurgia profonda con un taglio di circa la metà delle Regioni. Pretendere di affidare al Molise le stesse competenze della Lombardia è stravagante. Si può contestare le scelte del centrodestra in Lombardia ma l’efficienza complessiva è ben diversa.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 28/4/2014 alle 19:12
@Robinews (17.47) - Conosco poco Pavia e non conosco per niente il nome delle vie. Penso che quel cartello indichi la sede provinciale della Regione. Noi dell'opposizione avevamo contestato la scelta delle “sedi distaccate” ma la maggioranza era andata avanti per la sua strada e ancora oggi si dice arciconvinta che sia stata la scelta giusta per i cittadini lombardi. Se devo giudicare dai risultati elettorali....
Scritto da Giuseppe Adamoli il 28/4/2014 alle 19:16
@C.M.F. (18,05) Applauso COSMICO. In attesa di un chiarimento di Giuseppe (17,46) ho provato a linkare su Regione Lombardia-sedi territoriali e ho dato un'occhiata ai link "cosa facciamo" "i nostri servizi". Sono rimasto allibito. Tutte cose che fanno anche i Comuni e Le Provincie, CHE VERGOGNA! In Italia, una grande e giusta esigenza di democrazia partecipata è diventata una immensa fabbrica dello "spendificio e sperpero del denaro pubblico" in tutte le regioni, lo ripeto, Lombardia compresa!
Scritto da robinews il 28/4/2014 alle 19:16
Bene, bene, si dia tutto alla burocrazia dello Stato: quello che ha moltiplicato la spesa pubblica; quello delle carceri che fanno schifo; quello che prima delle regioni aveva permesso di costruire dovunque sterminando le bellezze naturali, quello che provoca il fenomeno degli esodati; quello che è stato percorso dalle stragi ancora senza colpevoli; quello che divora con i suoi partiti e i suoi dirigenti cifre enormi; quello che non sa affrontare il flusso degli immigrati; quello delle mafie e della trattativa con lo Stato; quello dei servizi deviati; quello che, e potrei continuare a lungo. Parlo della mia Regione. Affermare che lo Stato avrebbe fatto di più e di meglio in Puglia è demenziale. Punto!!!
Scritto da Antonio (pugliese) il 28/4/2014 alle 19:28
Quanta confusione per far presto per chi ?
Scritto da Alessandra Bollini il 28/4/2014 alle 20:35
All'estero sono allibiti e nauseati per lo squallore del pregiudicato, in Italia e in questo blog e considerato necessario per le riforme. Viviamo proprio in un mondo tutto nostro, fatto di castelli in aria con molta sabbia.
Scritto da disillusodallapolitica il 28/4/2014 alle 20:55
Grazie Giuseppe, spero che la Segreteria Nazionale P.D. legga le tue osservazioni politiche e istituzionali, e ne tenga conto realmente.
Scritto da Giovanni Mariuccio Orsenigo il 28/4/2014 alle 21:02
@Antonio (pugliese) 19,28. No caro Antonio, il problema non è quello di di ri-dare indietro tutto allo stato centrale. Il nostro problema è molto più grave. Sembra che siamo sempre alle solite e cioè quello di passare come sempre dalla "padella a brace". Vivo come te in Puglia e la differenza tra i Vendola ed Emiliano da una parte e i Fitto-Palese dall'altra è certamente notevole. E fuori dubbio che sono molto meglio Vendola ed Emiliano. Detto questo non possiamo chiudere gli occhi (segue)
Scritto da robinews il 28/4/2014 alle 21:57
Robinews (segue Antonio pugliese) di fronte ad una realtà che resta comunque drammatica. Da Brindisi a Taranto (Ilva) e altro il fallimento è comune (Stato e Regione). E' una bella gara tra chi fa peggio. Vedi caro Antonio, i problemi che hai giustamente segnalato imputandoli allo stato centrale e alla sua burocrazia, con l'inganno del "decentramento" democratico hanno moltiplicato per 20 volte le stesse cose che denunci e nel caso delle regioni a statuto speciale le hanno triplicate.
Scritto da robinews il 28/4/2014 alle 22:06
@Antonio (pugliese). Bravissimo, concordo con la tua incavolatura. C'è il ritorno italiano della sfiducia in noi stessi, della lamentazione continua. Perché se i comuni sono gestiti male perché non li chiudiamo e non diamo tutto ai prefetti? In fondo anche l'Unione sovietica era gestita da Mosca e dai gerarchi comunisti. Anche l'Italia fascista era gestita dai podestà e dai gerarchi fascisti. Esagero per farmi capire di più, al fondo c'è l'attrazione del potere centralista, dell'uomo della provvidenza, dell'autorità dello Stato, c'è la sfiducia nel diventare protagonisti. Le regioni e i comuni non hanno fatto solo male. Le province anche se non moto necessarie. Bisognerebbe pensare prima di parlare gettando discredito su tutto.
Scritto da Un anti fascista il 28/4/2014 alle 22:15
Tu difendi il regionalismo ma i consiglieri regionali tacciono compresi quelli del tuo partito, compreso il segretario regionale che avevi sostenuto: zitto come un pesce. Si vede che sono impegnati in tutt'altre cose.
Scritto da Mario T. il 29/4/2014 alle 08:49
@Camillo Massimo Fiori (18.05) - Condivido in parte il tuo intervento. Tutta la tua denuncia sulla spesa pubblica e sulla fiscalità generale è fondata ma la responsabilità è di gran lunga del governo centrale. Le lotte dei ministeri per “fabbricarsi” nuove competenze nei settori passati quasi integralmente alle Regioni è storia di questa Repubblica. Sulle politiche concrete mi limito ad un esempio. Dire che l’unica legge urbanistica che ha avuto “qualche effetto (negativo) è quella dei solai” non è giusto. In Lombardia abbiamo votato contro l’ultima legge per alcune scelte che ritenevamo sbagliate ma l’impianto era stato considerato corretto sia da noi che dalla principale cultura urbanistica (avevo scritto un piccolo libro al proposito). Fra la totale, colpevole e ingiustificata assenza dello Stato che avrebbe dovuto emanare la legge cornice da una parte e “l’avidità” dei Comuni che spesso vogliono concedere i permessi di costruzione più discutibili per incassare gli oneri di urbanizzazione la Regione ha rappresentato un punto di equilibrio soprattutto nella Prima Repubblica e anche nella Seconda. Per citare un caso che conosci bene, i ritardi, le omissioni, gli errori di Varese non sono imputabili a Milano. Ho scritto varie volte che le Regioni hanno rappresentato un “sogno tradito” anche per mano delle stesse Regioni oltre che di uno Stato occhiuto, disattento, geloso di poteri che poi non esercitava. Oppure, al contrario, fautore di un "federalismo" eccessivo e sgangherato che disattendeva il principio dell'interesse nazionale. Ma l’alternativa centralista è molto pericolosa, potrebbe favorire il degrado della pratica democratica dei cittadini come tu scrivi sempre. Caro Massimo, sono molto preoccupato della regressione della cultura autonomistica che è stata una delle principali e positive novità della Repubblica. La mia idea è che dobbiamo riprendere quel sogno con cambiamenti profondi e urgenti. Il mio post vorrebbe avere questo significato.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/4/2014 alle 10:26
Ora come allora la gattina frettolosa rischia di partorire gattini ciechi. Penso che sia ora che il Renzi annunciatore lasci il posto al Renzi statista. La politica, mi hai sempre insegnato, è anche mediazione, interpretare le ideee di tutti. De Gasperi e Moro sono nella storia sicuramente in modo diverso di come lo sarà Berlusconi! Renzi avanti, ma con attenzione. Far pagare le indennità di carica dei senatori alle regioni non mi sembra un gran passo avanti.
Scritto da Romeo il 29/4/2014 alle 11:17
Complimenti per la risposta a @Fiori. Mi domando quanti in Regione sono preoccupati della "regressione della cultura autonomista" e quanti, anche nel Pd, hanno la passione politica per coltivare di nuovo quel sogno.
Scritto da Una Pd Brescia il 29/4/2014 alle 11:18
Caro Giuseppe, riconosco la tua coerrenza a sostegno delle autonomie locali; anch'io non rinnego la fede regionalista ma l'impianto attuale delle Regioni e le loro dimensioni vanno radicalmente ripensate.
Scritto da Camillo Massimo Fiori il 29/4/2014 alle 11:58
Credo anch'io che le Regioni abbiano sprecato tanto denaro pubblico, specie in ruberie e progetti inutili. La nostra Regione non è esente da distrazioni di risorse pubbliche, particolarmente in certi settori sensibili appannaggio di CL e Lega: Sviluppo e Sanità. I buoni risultati sono stati raggiunti, ma gli appalti e i posti di lavoro, sono finiti sempre ai potentati degli amici, con il sistema dello scambio di favori. Autonomia di spesa sì, ma sotto controllo serio della Corte dei Conti.
Scritto da Sic Est il 29/4/2014 alle 12:37
Giuseppe, condivido i tuoi spunti. E anche parte delle criticità espresse da Camillo Massimo Fiori. A me il centralismo non convince, così come la frammentazione delle competenze su enti e entini. Anche la Francia, centralista da sempre, ha dei dipartimenti di una certa importanza. Domanda: la trasformazione delle province in enti di secondo livello, la rivisitazione delle competenze stato/regione, il senato per come è stato proposto, ci avvicinano al modello tedesco? Grazie.
Scritto da FrancescoG. il 29/4/2014 alle 12:42
Devo andare fuori tema. Il mio stupore nei confronti del PPE è sempre più grande. L'ex partito dei più grandi fondatori dell'Europa risolve l'inaccettabile solo dopo le elezioni. Interesse più forte della dignità? Juncker, Merkel e altri sono vittime di "una terrificante mancanza di coraggio"? "Le grandi trasformazioni del mondo attuale non possono giustificare la poca lungimiranza, l'assenza di idee e la direzione che stiamo prendendo". I virgolettati sono di Helmut Kohl, agosto 2011.
Scritto da FrancescoG. il 29/4/2014 alle 13:02
Sempre fuori tema. Ma in qualche modo si lega all'autonomia dei territori del mondo. Scusate dell'invadenza. http://africaeuropa.it/2014/04/24/lettera-aperta-a-matteo-salvini-e-a-quanti-continuano-a-volerli-aiutare-a-casa-loro/
Scritto da FrancescoG. il 29/4/2014 alle 13:49
Da giovane “apprendista politico” sono stato affascinato dall’idea regionalista e trascinante di Piero Bassetti. È però capitato che anch’egli abbia manifestato sentimenti di sconforto per come si è evoluta la vicenda decentramento: eterogenesi dei fini? Devo ammettere che il commento di @CMF mi trova quasi completamente consenziente. Concordo anche sulle precisazioni che hai dato in risposta. La legge regionale “sulle soffitte” (legge Adiamoli?) ha avuto effetti negativi se usata a fini speculativi, ma ha anche consentito di usufruire di spazi, senza aumenti volumetrici per una famiglia in crescita. Per quanto riguarda il tema proposto, ritengo che il decentramento sia un fatto positivo, ma che debba essere sottoposto al vaglio di una seconda istanza di ordine superiore nei casi in cui possa cozzare contro l’ “interesse comune”. Fuori tema. @ Ulderico Monti: una condivisione emotiva quanto razionale. Ma, ormai, nessuno (anche nella magistratura) si indigna più. Pavidità?
Scritto da Angelo Eberli il 29/4/2014 alle 15:01
@Camillo Massimo Fiori (11.58) - Su questo concordo. Sono critico sul progetto di riforma perché se da una parte soffre di una tendenza centralista, e dall’altra non cambia le dimensioni geografiche, demografiche e sociali delle Istituzioni regionali metà delle quali non hanno più ragion d’essere.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/4/2014 alle 15:28
@FrancescoG. (12.42) - Le differenze fra i sistemi istituzionali italiano e tedesco resteranno forti anche dopo l’approvazione delle riforme in campo. Il loro è un vero federalismo, il nostro al più sarà un ,regionalismo forte e rinnovato (speriamo). Magari noi potessimo fare con il nostro Mezzogiorno ciò che i tedeschi hanno realizzato con il loro Est ex comunista. Ma qui entra in gioco anche la diversa qualità storica delle due democrazie, dei due sistemi politici, dei due popoli.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/4/2014 alle 15:31
@Angelo Eberli (15.01) - Bentornato sul blog. Sai che avevo intenzione di chiamarti in questi giorni? Una sola precisazione: la legge che portava il mio nome non era quella dei solai alla quale si riferisce @Fiori. La mia trattava il recupero edilizio e urbanistico dei comparti omogenei per favorire l’uso e il riuso dei vecchi edifici allo scopo di risparmiare le aree edificabili. Dopo una prima opposizione, anche il sindaco di Milano Formentini insieme a studiosi del territorio ne avevano richiesto varie volte la proroga ritenendola importante per Milano. Ma non poteva che essere una disposizione transitoria in attesa della legge regionale organica.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 29/4/2014 alle 15:35
Sui problemi più politici si sviluppa un dibattito intenso mentre su questi temi regionali la discussione è molto interessante ma meno calda e frequentata. Non riesco a capire perché.
Scritto da Giovanna G. il 29/4/2014 alle 16:11
La macroregione del nord era ed è soltanto un appiglio propagandistico per una Lega che non ha più niente da dire. Molti del Pd dovrebbero fare autocritica sulla loro debolezza verso Bssi e Maroni.
Scritto da Osvaldo il 29/4/2014 alle 17:19
Caro Giuseppe, grazie della risposta. La nostra formula d'autonomia deve funzionare. Altrimenti continuano i dolori. Condivido la necessità di controllo forte, non vessatorio, ma costruttivo. E, forse, questo viene meglio quando le controparti sono distanti e non si conoscono. Facessimo fuori la criminalità organizzata, altro che boom economico. Altro tema. In alcuni comuni, anche nel mio, una sola lista alle elezioni. Segnale politico particolare.
Scritto da FrancescoG. il 29/4/2014 alle 18:11
non so se vado fuori tema, ma dal mio punto di vista, di funzionario pubblico, molti dei mali che affliggono gli Enti locali e Decentrati stanno nelle logiche di potere e anti-meritocrazia che fanno di molti Politici "creatori dell'occasione.. x affiliati, amici & c." (per non dire peggio)dove vediamo logiche di lotte intestine di basso profilo, e dove allargarsi, ingrassare ed esagerare ha un suo perchè: aumentare gli spazi di potere x accontentare molti, peccato non c'entri il bene comune.
Scritto da B&B il 29/4/2014 alle 21:15
@FrancescoG (18.11) - Secondo te Francesco la lista unica del tuo comune è un segnale politico positivo o negativo. M'interessa la tua opinione.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/4/2014 alle 09:54
@BB (21.15) - Questo fenomeno esiste a tutte le latitudini anche nei nostri comuni. Succede quando le logiche politiche invadono la sfera burocratica. Mettere uno stop sarebbe assolutamente necessario.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/4/2014 alle 10:00
Caro Giuseppe, grazie della tua domanda. Un dato generale. In provincia di Como i Comuni che vanno alle elezioni con l'unica lista sono 14 su 97. Non è poco. Il nostro attuale consiglio è composto da tre gruppi. Si passerà a uno, se si raggiunge il quorum del 50% più uno dei votanti. Diversamente ci sarà un commissariamento (considerato alla stregua di sciagura da parecchi concittadini, me compreso). In paese c'è sostiene che l'unica lista è il risultato di un ampio consenso e di una profonda fiducia. Mi fa piacere, ma per indole mi sembra un voto eccessivamente generoso :-) E' un peccato che non si svolga un dibattito tra soggetti diversi su progetti, idee, suggestioni. Mi chiedo se il paese abbia concluso una propria fase, durata 65 anni. E cosa fare per riaprirne una nuova. Di certo si lavora su scenari inediti. Bisogna costruire una partecipazione diversa, fuori dalle sedi istituzionali e su cose più grandi del solito. E per andare a scovare quelle competenze diffuse che esistono e possono restare "congelate". Bisogna puntare ancora più in alto. Per farla breve: l'unica lista non mi appassiona, ma la situazione anomala potrebbe anche dare risultati notevoli. Almeno, ci si da fare per questo. Tu cosa ne pensi, Giuseppe? (PS: Ieri sera presentazione della lista. Non sono candidato e mi affidano il ruolo di l'anchor man e valletto :-) All'uscita l'Osvaldo, sui 70, mi si avvicina e mi dice: "T'e fà di bei rop in questi àn. Brau". E mi abbraccia. Vale dieci anni di lavoro).
Scritto da FrancescoG. il 30/4/2014 alle 15:16
@Francesco G. (15.16) - Nutro da sempre una certa diffidenza delle liste uniche in un comune come di un candidato unico nei congressi di partito ma qualche rara volta possono dare un buon risultato. Te lo auguro e mi dispiace molto che non tu non sia più in lista ma so che è stata una tua scelta.
Scritto da Giuseppe Adamoli il 30/4/2014 alle 15:39
@G. Adamoli. Saputo dell'unica lista, ero senza parole.Poi si guarda avanti, si tenta un'analisi e una proposta. A caccia della positività.Ti ringrazio per le tue parole. La mia scelta non è stata immediata, è maturata in famiglia (in senso ampio, comprende gli amici di sempre) e con il tempo.Nonostante pressioni, amici e conoscenti, politicamente vicini e lontani, dentro e molto fuori il paese, ho resistito :-) Darò un contributo senza gradi sulle spalline. Oggi va benissimo così :-) Grazie!
Scritto da FrancescoG. il 30/4/2014 alle 17:46
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