Politica, istituzioni e territorio. Dialogo oltre i partiti
Giuseppe Adamoli   adamoli1@alice.it
inserito il 11/11/2008 alle 11:19

A questo punto accetto anche l’invito a pubblicare la lettera che avevo scritto da San Vittore nei tre giorni (quattro giorni e tre notti per l’esattezza) della mia detenzione.
Le scrissi con mano tremolante su una panca di legno in compagnia di un tossicodipendente e un piccolo topo che correva avanti e indietro. Non l’ho mai più letta dal 1995 quando, dopo il risibile risarcimento dello Stato Italiano, dissi di no al suggerimento del mio difensore - il Professor Angelo Giarda Ordinario di Diritto processuale penale alla Cattolica di Milano – di ricorrere all’Alta Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Da allora misi tutto nel cassetto fino a qualche giorno fa.
La lettera mi dà ancora i brividi. Mi colpisce che, nel momento in cui mai e poi mai avrei immaginato di ritornare alla politica e in Regione (da cui mi dimettevo irrevocabilmente) abbia trovato la forza di una “professione di fede” nella politica e di una espressione di attaccamento alla Regione.
Da questo punto di vista la lettera pubblicata nella prima pagina della Prealpina, anche in forma autografa, è un documento impressionante che dà la misura del cambiamento culturale, politico, sociale intervenuto nei sedici anni che sono trascorsi.
Se questo cambiamento sia di segno positivo o negativo ognuno giudicherà. La nostra piccola storia non ha quasi mai un andamento rettilineo, ma è piena di chiaroscuri.

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Caro Direttore,

desidero far pervenire, attraverso la Sua Cortesia, il mio saluto ai lettori della Prealpina e i miei tantissimi elettori personali.
Non li ho mai traditi. Mi sono sentito mancare quando giovedì scorso, in cella, ho appreso dalla Tv la falsa notizia che avevo fatto ammissioni di colpevolezza. No. Sono e mi sento assolutamente innocente. Sono persuaso che il processo, che attendo con ansia liberatrice, stabilirà la mia estraneità ai fatti che mi sono stati addebitati.
Come Lei sa ho preso immediatamente l’iniziativa solitaria di dimettermi non già da un incarico esecutivo o di governo (capogruppo, assessore od altro), ma addirittura da Consigliere regionale. Per essere più efficace e preciso dirò che è come se Deputati e Senatori si dimettessero dal Parlamento. È questo l’unico parallelismo che regge.
Non so se è una cosa giusta in astratto. Non propongo certo il mio comportamento come modello valido per tutti. Un gesto così perentorio e decisivo deve sempre fondarsi su una motivazione assolutamente personale.
Ho amato la politica e dico a tutti, nell’apice del mio dramma personale, che la politica non è necessariamente sporca: si può viverla nella Dc e negli altri partiti come un’avventura positiva e bella quantunque, quando si sale nelle responsabilità e in questo contesto, rischiosa. Tutto ciò sarà tanto più vero dopo le inchieste giudiziarie in corso.
Mi mancherà la politica.
Ho avuto sempre la fortuna di essere accompagnato dal rispetto della gente, della stampa, dei colleghi. Con l’arresto mi è cascato il mondo addosso, all’improvviso.
Al richiamo della politica, oltre che alla voglia di riscatto culturale, devo la forza che mi ha consentito da giovane, dopo sette lunghi anni passati in fabbrica, per esigenze economiche familiari, di ricominciare a studiare lavorando, di diplomarmi e di laurearmi.
Alla Regione ho dedicato dodici anni intensi, dicendo di no al Parlamento con le sue suggestioni e qualche privilegio in più. Solo un mese fa molti mi accreditavano come il futuro Presidente della Lombardia. Ora con le mie dimissioni voglio contribuire alla governabilità di una Istituzione nella quale ho creduto.
Nella Dc ho militato con coerenza, ho ricevuto grandi soddisfazioni e qualche cocente delusione, ho fatto difficili battaglie di minoranza, ho assunto ruoli dirigenti. Da ultimo ho conosciuto, da qualche singola persona, cattiverie e coltellate. Non abbandono la Dc, ma mi sono autosospeso almeno finché non sarà stato tutto chiarito nella vicenda giudiziaria.
Alla Prealpina dico grazie per l’attenzione che in passato mi ha rivolto. L’informazione sa essere crudele, l’ho ben provato sulla mia pelle, con semplificazioni ed omologazioni non sempre giustificate e qualche volta rozze e sommarie. Certe asprezze evitabili feriscono più di ogni altra cosa.
Ma chi si sottopone per sua scelta, come un uomo politico, al giudizio della pubblica opinione, deve accettare queste dure condizioni.
Ho pensato e ripensato tutte queste cose, e molte altre, nella solitudine estrema della mia lugubre cella del carcere. Alla fin fine ciò che mi angoscia di più non è la perdita del potere, alla quale vado incontro con un senso quasi di liberazione, o il dover cambiare completamente vita. No, non è questo, ma il capire che poteva venir meno il rapporto di fiducia con la gente, un patrimonio che ho costruito in tanti anni di politica severa e pulita.
È addirittura aumentato l’amore della mia meravigliosa famiglia, non ho perso l’affetto degli amici veri. Mi illudo se ritengo ancora di non perdere il rispetto di chi mi ha conosciuto personalmente?

Caro Direttore, la saluto cordialmente con i suoi collaboratori

Giuseppe Adamoli
(26 novembre1992)
Commenti dei lettori: 40 commenti -
Fa venire i brividi anche a me che non la conosco e sono di Milano. Ha mostrato un bel coraggio.
Scritto da Il pirata il 11/11/2008 alle 14:08
Commovente, non c'è che dire. Un esempio davvero buono.
Scritto da Uslenghi il 11/11/2008 alle 14:14
Una lettera edificante e positiva. Non ho vissuto quei momenti che devono essere stati davvero drammatici.
Scritto da Luigi Corsi il 11/11/2008 alle 15:31
I miei genitori erano già commossi ieri sera, figuriamoci stasera. La tua lettera fa accapponare la pelle anche a me che non ho vissuto quei momenti. Grazie.
Scritto da Federico il 11/11/2008 alle 16:01
Sicuramente, questa volta, sono tutto con Adamoli. Anche mia moglie che già propendeva per lui
Scritto da Bianchi Gio il 11/11/2008 alle 16:02
Non ti ho mai votato e non ti voto però ti stimo. Ti vedo sempre camminare per fondo campagna anche la sera tardi. Così ti mantieni lucido.
Scritto da Luciano di Vedano il 11/11/2008 alle 16:11
Così aumenta la mia nostalgia e la mia rabbia. Questo te l'ho detto già ieri. Chissà ora dove saresti, con tutti i limiti che hanno gli altri. Però va bene così. Continua come stai facendo.
Scritto da G.D. il 11/11/2008 alle 16:30
Lo ripeto anche qui. Dove lo troviamo uno che parla così chiaro? Non m'interessa di che partito è. Io sono con lui.
Scritto da Fabio il 11/11/2008 alle 21:47
La lettera è da far discutere nei corsi di formazione del PD e di qualsiasi altro partito serio. Vale molto di più della relazione di qualche trombone.
Scritto da Angela Maria il 11/11/2008 alle 21:52
Adamoli è uno intelligente che studia e riflette. Lo sapevo già e poi lo si vede dal suo blog. Perchè ha scritto il suo articolo di ieri e ha pubblicato la lettera commovente del 1992? Solo perchè glielo ha chiesto il "suo amico fedele"? Non credo solo per questo. Io leggo i suoi articoli (sono i migliori che si possono trovare a Varese) e ricordo che qualche mese fa ha scritto che la Giustizia italiana va riformata e le carriere dei magistrati separate.
Scritto da Giulio Malnati il 11/11/2008 alle 22:35
Tutto quello che lui dice su Di Pietro e la Magistratura che ha agito in ritardo sotto l'influsso della piazza va a sostenere la sua tesi. La Giustizia va riformata. Dice che le critiche di Berlusconi alla Magistratura sono forsennate e ingiuste ma sotto sotto afferma che la Giustizia è un disastro. Se è così, come io credo, gli dò ragione. Il problema è che è in minoranza nel suo partito dal quale non uscirà mai ma nel quale si sente un pò a disagio. Vero Adamoli?
Scritto da Giulio Malnati il 11/11/2008 alle 22:43
Sono "il tuo amico fedele". Mi rendo conto adesso di quanto ti dev'essere costato accettare il mio invito. Mia moglie mi ha sgridato e alla fine le ho dato ragione. Però forse ti sei tolto anche tu un peso dallo stomaco.
Scritto da un tuo amico fedele il 11/11/2008 alle 22:56
*Cosa risponde a chi le ricorda i dc Adamoli, Generoso o Darida, arrestati, assolti e risarciti per «ingiusta detenzione»? **«Che il problema sta tutto nella differenza tra indizi e prove. Per arrestare ci vogliono i gravi indizi: e vengono dall' accusa, senza contradditorio con la difesa fino all' udienza di convalida. Per condannare ci vogliono prove. E non sempre i gravi indizi sono sviluppati in prove: in uno dei processi che cita, neppure fu convocato il teste d' accusa». Non c' erano soluzioni alternative alla cattura? «No. Gli arresti avvenivano soprattutto all' inizio di ogni nuova indagine, quando massimo era il pericolo di inquinamento delle prove, che cessava o si attenuava solo dopo le ammissioni dell' indagato. Un pericolo che ho verificato più di una volta, di fronte a patti tra indagati per ridimensionare responsabilità o addossarle ad altri». «Mi resi conto che non riponevo più fiducia nella correttezza di alcuni pm, perché in quella circostanza ebbi la certezza che determinate notizie uscivano dagli uffici dei pubblici ministeri». ** Italo Ghitti, giudice delle indagini preliminari di Mani pulite dal 1992 al 1994 * Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it http://archiviostorico.corriere.it/2002/febbraio/16/Ghitti_Arresti_necessari_per_impedire_co_0_0202168806.shtml
Scritto da Andrea il 12/11/2008 alle 01:23
Ieri sera hai fatto piangere mia mamma. Mio papà invece faceva il duro ma era commosso anche lui.
Scritto da Giulio il 12/11/2008 alle 07:39
Che devo dire? La lettera si commenta da sè. Ci voleva una bella forza i quel momento a scrivere cose simili con tanta dignità e misura.
Scritto da Monti A. il 12/11/2008 alle 07:44
Grazie Giuseppe, o meglio, mi dispiace Giuseppe. Mi ha impressionato la serenità e la fiducia nella giustizia e nella tua innocenza. Mi colpisce il tuo attaccamento alla res publica e la tua preoccupazione di perdere il rispetto e la fiducia della "tua" gente. Un grazie anche ai tuoi familiari. Spero vorrai continuare ad affrontare i marosi della politica ancora lungo. Cercheremo di accompagnarti.
Scritto da Catone il 12/11/2008 alle 10:35
Una testimonianza drammatica sul progressivo imbarbarimento giustizialista di tangentopoli. Nel caso di Adamoli prevaricazioni ed errori sono emersi subito in altri ci sono voluti mesi e anni di attesa dolorosa. Alla "presunzione di innocenza" si era sostituita la "presunzione di colpevolezza", un'inversione intollerabile in un paese democratico. Scorie di quel costume permangono ancora nel corpo giudiziario. Nel caso Adamoli la gente capì e otto anni dopo gli rinnovò la fiducia. Che vittoria!
Scritto da Cesare Chiericati il 12/11/2008 alle 10:39
Caro Giulio Malnati, più che la magistratura è da riformare la politica. E' quella che in Italia è un disastro. Dove si vedono condannati seduti in parlamento? E dove si vede un capo del governo che si porta dietro i suoi avvocati a fare le leggi per annullare i reati per cui è inquisito? Bisogna prendere invece esempio da Adamoli, che ha avuto fiducia nella legge ed ha affrontato il processo, prima però DIMETTENDOSI.
Scritto da Adriano il 12/11/2008 alle 11:06
Sono un giovane e l'esempio di Adamoli mi incoraggia a fare politica
Scritto da Carmine il 12/11/2008 alle 12:52
Un bel coraggio e una bella dimostrazione di pulizia morale. Altro che discorsi pomposi e vuoti.
Scritto da Maria il 12/11/2008 alle 13:16
Non buttiamo tutto in politica, Adriano, la Giustizia va riformata profondamente proprio per liberarci da tutti quelli che se ne approfittano. Io dico che c'è anche Berlusconi ma molti altri nelle banche, nell'industria ecc.
Scritto da Virginia. M. il 12/11/2008 alle 13:36
Ma allora, Virginia, è la Giustizia (in quanto organo istituzionale) che va riformata o il sistema Italia in toto? O è una questione di ricambio di PERSONE?
Scritto da Adriano il 12/11/2008 alle 17:05
Ho stampato e messo da parte la lettera. E' un documento interessantissimo sul piano culturale oltre che su quello emotivo.
Scritto da Maria Grazia il 12/11/2008 alle 17:23
Potrai sempre andar fiero di quello che hai fatto in politica partendo da zero. Bravo.
Scritto da Leonardo il 12/11/2008 alle 17:52
Caro Giuseppe, ho letto e riletto la tua "lettera dal carcere" e ti confesso che ho rivissuto l'intimo dolore che provai allora quando la notizia del tuo arresto piombò come un macigno nelle case di tanti di noi che ti abbiamo avuto come esempio e guida non solo nella politica.....! Allora pregai perchè la giustizia desse ragione della tua rettitudine; oggi continuo a pregare perchè tu possa essere sempre testimone credibile della fede che anima il tuo impegno. Un abbraccio. Federico Quaglini
Scritto da Federico Quaglini il 12/11/2008 alle 19:02
caro Giuseppe non ho mai dubitato di te mi ricordo molto bene ai tempi che seguivo i tuoi discorsi non ti conoscevo di persona ma era la tua persona che mi dava fiducia oggi voto PD perché mi fido di te non dei nostri amici perché la testa è uguale prima Di Pietro non è un santo ha sbagliato anche lui ti ringrazio di non aver accettato di passare a FORZA ITALIA
Scritto da FRANGELLA PASQUALE il 12/11/2008 alle 19:14
Ricordo quei momenti come un incubo. Non riuscivo a capacitarmi per quanto ti era successo! Sei stato grande per la dignità dimostrata in quei momenti così frustranti e ancora oggi lo sei per i toni pacati e tolleranti con cui riesci a parlare di quel triste periodo.
Scritto da Romeo il 12/11/2008 alle 19:18
Confesso che speravo in una larga solidarietà ma che temevo anche una certa freddezza non dagli amici ma da chi accede liberamente al tuo blog. Sono felice per te della credibilità personale che godi. Io non l'avrei fatto, l'ho detto subito a mia moglie. Un'altra volta hai dimostrato coraggio come quando avevi scelto di stare all'opposizione non solo dentro la DC. ma dentro un sistema che comprendeva il PSI e una fetta molto importante del PCI.
Scritto da Giovanni R. il 12/11/2008 alle 21:22
Giuseppe, amico di lunga data: quel novenbre 1992, io con amici D.C. ci trovavamo in segreteria Provinciale di Via Parravicini per sistemare l'impiano elettrico con radio accesa, con sorpresa a dato la notizia del tuo arresto.......siamo restati senza parola. Tu ricordi i tre giorni di carcere, io non dimentico quel momento di triste notizia. Cammina ancora, c'è ancora bisogno della tua persona. Pinuccio di Viggiù
Scritto da Lorini Giuseppe il 12/11/2008 alle 21:23
Bravo Quaglini, so che sei sincero ma quando torni con noi nel PD? Giuseppe sarebbe molto contento, sono sicuro. Te le ricordi le riunioni a Brebbia? Le convocavi tu e quando c'era Giuseppe il livello alto era assicurato. Guarda che nel PD la libertà è garantita. Non è vero che comandano gli ex comunisti.
Scritto da N.G. il 12/11/2008 alle 21:39
Caro Giuseppe, la lettura della tua lettera mi ha stretto un nodo alla gola per due motivi: primo perchè ho rivissuto quei tempi e ho pensato alla sofferenza che hai dovuto sopportare; secondo perchè oggi non riesco ad immaginare politici così.Ci conosciamo da decenni; non ho mai avuto dubbi sulla tua onesta ti ho sempre seguito e sostenuto e continuerò a farlo. Paolo VI diceva " La politica è la più alta espressione della carità" e tu la POLITICA l'hai vissuta e la vivi cosi. Grazie.
Scritto da Tino Rossi il 12/11/2008 alle 22:42
Caro Giuseppe, Ti stimo da molto tempo, ho il piacere di conoscerTi di persona e di aver discusso molte volte di politica con Te, non ho mai avuto dubbi sul Tuo spessore, questa Tua esperienza la raccontasti una sera con un apparente distacco commovendo tutti.. Certo che leggere la lettera è stata un'esperienza unica! Quanti "Politici della 2a repubblica" avrebbero il coraggio di dare le dimissioni in casi simili? Il Tuo Senso dello Stato e il Tuo spirito di servizio non sono comuni!
Scritto da Tiziano Zocchi il 13/11/2008 alle 00:16
Che stile, che emozioni. Ero in aula come cronista quando dopo il suo ritorno al Pirellone si parlò di un caso di giustizia per un altro consigliere, poi condannato. Anche allora la testimonianza, lezione, mi permetto la licenza, fu encomiabile, e chiaramente alquanto sofferta, davanti agli insulti alla Magistratura e non alla legittima critica. E' bello pensare che la politica sia una sana passione civile. Grazie.
Scritto da Un cronista il 13/11/2008 alle 08:38
Riconfermo fiducia, ammirazione e solidarietà espressa di fatto in quei giorni. Ad maiora!
Scritto da Diego Massari il 13/11/2008 alle 09:34
Ho letto la tua lettera iera sera: fantastica. Dovevo dirtelo anche se ci siamo conosciuti so poco tempo fa.
Scritto da Adele il 13/11/2008 alle 09:34
Adesso capisco perchè ci sono gli adamoliani. Anche Paolo Rossi una volta l'ho sentito dire così.
Scritto da Fabio il 13/11/2008 alle 10:06
Va bene, però adesso non si monti troppo la testa. A parte gli scherzi, complimenti vivissimi.
Scritto da Eugenio il 13/11/2008 alle 10:32
Sono contento di aver letto la lettera di Adamoli, mi dà uno scorcio di uno scenario che non conoscevo perchè ero troppo giovane. Sottolineo però che mi piace l'articolo su Di Pietro perchè guarda avanti e sulla giustizia dice cose che condivido anch'io che sono laurendo in giurisprudenza.
Scritto da Andrea G. il 13/11/2008 alle 17:20
Caro Giuseppe, ti ho incontrato casualmente in quel triste periodo. Ricordo che eravamo davanti al comando dei Vigili del fuoco di Varese. Avevi il volto e le parole di un uomo provato ma che spera fermamente nel riconoscimento della propria onestà. La mia stima per te non è venuta mai meno.
Scritto da Ovidio Cazzola 13/11/08 il 13/11/2008 alle 18:41
Ringrazio vivamente tutti per le parole gentili, di sostegno e di affetto che mi sono state rivolte. Alcuni dei temi politici affrontati li riprenderemo in seguito nel nostro quotidiano dialogo
Scritto da Giuseppe Adamoli il 14/11/2008 alle 10:46
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