Non pensate a quale partito ma pensate a quale paese.
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inserito il 20/1/2009 alle 19:52

 

I dati ISTAT  dello scorso novembre relativi all'industria fanno registrare il peggior calo nel settore economico dal 1991 ad oggi: rispetto all'anno scorso la  riduzione del  fatturato per quanto riguarda il mercato interno è del 13%, mentre  scende fino al  15% quella del mercato estero. Ancora più significativa, vicina al 30%,  la flessione degli ordinativi. Una caduta a picco  che si evince  anche nell'analisi dei dati di queso inizio anno. I settori  più in crisi quelli della produzione di mezzi di trasporto, con incidenze fortemente negative sull'industria automobilistica nazionale,  quello dei mobili, delle macchine e degli apparecchi meccanici.

Una crisi  che però il governo minimizza, tanto che il premier la definisce " un momento di flessione non così drammatico come tutti pensano". E trova anche la ricetta motivazionale ricordando agli italiani che "bisogna avere paura soltanto di avere troppa paura"

La crisi invece c'è e non è nè momentanea, nè congiunturale, ma deriva da una serie di problemi che si sono accumulati dal dopoguerra ad oggi, passando per la grande sfida della competitività globale nella quale, ad inizio del duemila, l'Italia è entrata a fatica.  I suoi effetti sono concreti e solo una pesante miopia politica e sociale può nascondere che dietro i numeri della recessione  ci sono picchi di disoccupazione, un lavoratore su dieci e due milioni di precari  a rischio del posto di lavoro, famiglie in crisi profonda, piccole e medie imprese ed esercizi commerciali costretti a chiudere i battenti.  Anche nella nostra provincia.

 

 

 






 
Categoria: Economia, Persone
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