Questa sera, alle 23.50, su Raidue, andrà in onda la puntata de "La storia siamo noi" che Giovanni Minoli ha dedicato all'"eroe borghese" Giorgio Ambrosoli, il liquidatore dell'istituto di credito del banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto l'incarico di indagare. Ambrosoli, sottoposto a forti pressioni e tentativi di corruzione, fece il suo dovere fino in fondo. Insieme al governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi e al vicedirettore generale Mario Sarcinelli non esitò a respingere improbabili piani di salvataggio presentati anche da Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti e svelò, con ispezioni e rapporti, le trame di Roberto Calvi. Arrivando a sottolineare la necessità di riconoscere la responsabilità penale di Sindona. Tutti e tre pagarono carissima la loro onestà e determinazione. Sarcinelli venne arrestato per, poi, naturalmente, essere prosciolto.A Baffi fu risparmiato il carcere solo in considerazione della sua età ma fu costretto a lasciare via Nazionale. Ambrosoli fu assassinato l'11 luglio 1979 dal killer Joseph Arico che aveva ricevuto 50 mila dollari da Sindona. La vicenda di Giorgio Ambrosoli fu una delle pagine più nere della storia della Prima Repubblica. Probabilmente, come ha detto il figlio Umberto: "Sarebbe bastato un piccolo sì, qualche piccola omissione, non prendere posizione. E avrebbe avuta salva la vita." Fa specie, pertanto, che, nella puntata de "La storia siamo noi" di questa sera il senatore Giulio Andreotti, alla domanda di Minoli che gli chiede perchè sia stato ucciso Giorgio Ambrosoli, risponda in un modo veramente ambiguo e inaccettabile: "Questo è difficile. Non voglio sostituirmi alla polizia o ai giudici - dichiara Andreotti -certo è che Ambrosoli era una persona che, in termini romaneschi, se l'andava cercando." Credo che queste incredibili parole si commentino da sole. E' proprio vero che se non si ha voglia di futuro, il passato ritorna.