Adesso Bossi fa dietrofront e giustifica la frase “sono porci questi romani” come una leggerezza. Una battuta fumettistica alla Asterix che aveva tradotto l’acronimo SPQR (che sta per Senatus Populusque Romanus) con “Sono Pazzi Questi Romani”. Le scuse arrivano dopo due giorni di polemica, in cui anche il sindaco di Roma ha preso posizione, pretendendo l’intervento del Premier. E adesso, anche dopo la retromarcia del senatur, la questione non si è chiusa a tarallucci e vino, ma per ricucire il torto Alemanno ha chiesto un incontro in Campidoglio con Bossi, Calderoli e Tremonti.
Non è la prima volta che Bossi si lascia scappare battute infelici, per non dire offensive e lesive della dignità delle persone.
Cosa ce ne facciamo delle scuse di Bossi? Era meglio non insultare, che insultare e poi chiedere scusa. Un insulto è più importante di una mozione di sfiducia: se Bossi ha chiesto scusa per non far cadere il Governo, le sue scuse valgono ancora meno. Anche per l'incoerenza di votare 500 milioni destinati alla capitale.
Siamo stanchi delle cosiddette battute di Bossi e della poliitica dell'insulto che può allargarsi all'infinito come abbiamo visto ieri in Svizzera: serve impegno sui temi importanti per il paese, come per esempio la disoccupazione. È impensabile che tali esternazioni, già infelici e di pessimo gusto, sottraggano tanto tempo al lavoro serio e creino un clima irrespirabile.