Lascia inquieti già dal nome, Odissea all’alba, l’operazione iniziata in sordina e sfociata nei primi bombardamenti sulla Libia. A dare il via i caccia francesi che intorno alle 15 di ieri sono stati impegnati in una missione di ricognizione. Poi è partito il fuoco. Dagli Usa e dall’Inghilterra sono arrivati i sottomarini armati di missili.
L’Italia si trova al centro di questa operazione militare.
Il nostro ruolo è strategico sia per la sua posizione, che per i rapporti avuti nel tempo con la Libia. La presenza delle basi di Aviano, Poggio Renatico, Amendola, Decimomannu, Napoli Capodichino, Trapani, Pantelleria, Sigonella, Gioia de Colle e Amendola ci coinvolge nelle operazioni militari anche senza un intervento diretto.
La decisione di attaccare il regime libico per difendere i civili, la cosidetta “ingerenza umanitaria”, è certamente motivata dalla risoluzione dell’ONU e dalla volontà di evitare una repressione disumana. Ma occorre sempre ricordare che non si può intervenire solo con un attacco militare per portare la pace e il rispetto dei diritti umani. Serve una politica tesa a sviluppare la cooperazione ed il reciproco rispetto nel Mediterraneo, fra l’Europa ed i paesi del Nord Africa .
E’ importante che tutto avvenga il più rapidamente possibile, anche per non compromettere un’iniziativa diplomatica e politica che è fondamentale per tutti i paesi europei.
Il pericolo è che un conflitto lampo si trasformi in un impegno lungo, senza una visione di crescita e sviluppo dei paesi al di là delle coste del Mediterraneo.
Saranno importanti segnali di solidarietà con le popolazioni che stanno soffrendo, i gesti, i messaggi, le azioni di aiuto aprono la strada alla pace.