Oggi Rete Imprese Italia, l’organizzazione delle Pmi che associa le imprese del commercio, artigianato e servizi, compie un anno. Una ricorrenza che invita a tracciare bilanci e a porsi nuovi traguardi. Il primo dato è che Rete Imprese a livello nazionale, affianco al governo, ai sindacati e a Confindustria, è diventata un quarto ente decisivo per il confronto. Un risultato positivo al quale si accompagnano, però, tante partite ancora aperte e sfide non giocate fino in fondo. Pensiamo alla burocrazia che costa decine di migliaia di euro ogni anno alle imprese italiane. La via della semplificazione è stata intrapresa, ma solo a colpi di slogan. Un esempio? “Impresa in un giorno”: doveva essere una rivoluzione per lo start-up e invece è si è incagliata in quelle lungaggini burocratiche che si proponeva di snellire. Oppure pensiamo alla riforma fiscale, un argomento di dibattito prima che di impegno concreto. O alla necessità di facilitare l’accesso al credito. Scrive Dario Di Vico sul corriere: "il varesotto, che nel 2010 è stato l’epicentro della ribellione dei piccoli contro il razionamento del credito, ha ripreso quasi a regime la sua attività ma non ha ancora affrontato a pieno la tematica della rispecializzazione e dell’innovazione". Un processo che può essere guidato anche dalla piccola e media impresa, ma occorre investire in politiche di formazione dei giovani e nell’apprendistato. In questo periodo di disoccupazione il 26,7% delle imprese italiane non è riuscito a trovare personale perché i giovani sono lontani dal mercato del lavoro. È necessario, quindi, far dialogare il sistema della formazione e il mondo del lavoro. Bisogna ancora imprimere un’accelerazione al movimento delle reti di impresa e rilanciare il rapporto tra Borsa e Pmi. Tanti i temi da affrontare in un compleanno con l'esigenza di dimostrare anche nelle province la validità e la condivisione del progetto.