Tasse in busta paga: purtroppo l’Italia scala la classifica Ocse (organizzazione cooperazione e lo sviluppo economici) e si situa al quinto posto per tassazione sugli stipendi e al 22esimo per livello dei salari a parità di potere d'acquisto. Questo in un contesto caratterizzato da una pressione del fisco sui salari schizzata al 46,9% .
Ma vediamo qualche dato specifico. La retribuzione media di un italiano, quantificata in 25.155 dollari, è inferiore alla retribuzione media dell’Unione Europea, pari a 30 mila dollari.
Per cui smettiamola di dire che le tariffe sono inferiori a quelle europee, dato che lo sono anche gli stipendi.
In Italia un lavoratore che non ha famiglia si vede prelevare il 46,9% dello stipendio da tasse e contributi previdenziali (con un lieve aumento rispetto al 2009). Le cose vanno peggio in Belgio, Francia, Germania e Austria. In Italia, infatti, per un lavoratore sposato e con due figli il peso del fisco si attesta al 37,2%, mentre in Francia e Belgio il carico fiscale è superiore. Magra consolazione.
Occorre, quindi, diminuire la pressione fiscale per il mondo del lavoro italiano. Occorre riprendere il percorso di riduzione del cosiddetto cuneo fiscale sul lavoro iniziato nel 2007 ed interrotto dal governo Berlusconi.
La riduzione del peso si tradurrebbe in un maggior potere d’acquisto per i lavoratori, un aumento della competitività delle imprese e in una ripresa per l’economia italiana.