Ascoltare e lavorare insieme.
Stefano Tosi   tosi@tosi.it
inserito il 18/5/2011 alle 17:17

Il Censis ha lanciato il grido d’allarme. Negli ultimi 10 anni, cioè dal 2000 al 2010, abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Nello stesso periodo sono invece aumentati di 1 milione 896 mila unità gli italiani over-65.
Le cause sono molteplici e portano a diverse conseguenze. In primo luogo l’evoluzione demografica tende ad aumentare costantemente i segmenti di popolazione più anziana. Il numero dei nuclei famigliari aumenta con la contemporanea diminuzione media dei componenti, sono numerosissime le famiglie composte da una sola persona.
D’altra parte l’inserimento nel mondo del lavoro per i giovani è precario, con percorsi di istruzione poco indirizzati all’attività lavorativa. Basta vedere il gap esistente tra il grande numero di giovani di 15-24 anni impegnati nella formazione (il 60,4%) e i pochissimi laureati. Gli ultimi dati del Censis mostrano che è in possesso di un laurea solo il 3,1% dei 15-24enni (a fronte di una media europea del 7,8%) e il 20,7% dei 25-34enni (media europea: 33%). La laurea però nel nostro paese non è un lasciapassare verso il mondo del lavoro. In Italia lavora il 66,9% dei laureati di 25-34 anni, contro una media europea dell’84% (87,1% in Francia, l’88% in Germania).
Un altro fenomeno preoccupante è quello dell’inattività volontaria. L'11,2% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non è interessato né a lavorare né a studiare.
E’ da un contesto di questo tipo che deriva la mancanza di sicurezza sociale.
Si ha paura di scommettere sul proprio futuro e su quello delle nostre comunità perché diminuisce la spinta dei giovani, mancano ancora misure per prolungare l’attività delle persone over 60 e si riducono le opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.
Le nostre città risentono di questi cambiamenti.
 

Categoria: Persone
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