Ieri, in Regione, abbiamo iniziato a discutere il “piano di azione regionale 2011/2015 per la programmazione delle politiche integrate di istruzione, formazione e lavoro e del sistema universitario lombardo”.
La dote lavoro e la dote scuola sono due misure che richiedono un’attenzione particolare in un momento come questo, in cui occorre investire su innovazione e capitale umano. Innovare, infatti, è indispensabile soprattutto in Lombardia, regione che presenta caratteristiche di spiccato dinamismo economico, ma un minor tasso di iscrizione all’università rispetto al dato nazionale.
I giovani lombardi che non lavorano, né sono impegnati in percorsi di istruzione e formazione (i Neet per intenderci) nel 2010 erano pari al 16% della popolazione giovanile, rispetto al 15% del 2009 e al 22,6% in Italia.
Il confronto con altre regioni europee rivela che gli assetti dei mercato del lavoro regionale sono in qualche modo polarizzati e cristallizzati, così si avverte in modo forte la necessità di potenziare la formazione, investimento che porterebbe positive ricadute sull’occupazione.
Un excursus sui dati fa capire la situazione.
I tassi di disoccupazione della Lombardia si sono mantenuti, pur nella congiuntura sfavorevole, al di sotto della media europea. Un risultato che deriva dall'utilizzo intenso degli ammortizzatori sociali e dalla particolare natura e cultura del sistema socio-economico lombardo. Ma di cui non ci possiamo accontentare perché senza sostegni la tendenza è al peggioramento.
Entro la metà di gennaio concluderemo questa fase della discussione, focalizzando su apprendistato e tirocinio, temi su cui si è iniziato a ragionare negli scorsi mesi in commissione attività produttive, su iniziativa del Pd.